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Autore: DreamingIsLiving    19/02/2016    0 recensioni
"Ci hanno insegnato a combattere, resistere, sputare sangue pur di sopravvivere, eppure ci hanno fatto dimenticare ciò che vivere significhi".
Genere: Avventura, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ciao a tutti! grazie a quelli che hanno avuto la pazienza di aspettare così a lungo la mia pigrizia :) 
Sono pronta a commenti sia positivi che negativi 



  -­‐selezionare livello gravità-­‐ 
 "Massimo"
 

-­‐selezionare variabile climatica-­‐
 "Pioggia" 

-­‐selezionare caratteristica principale nemici-­‐

"Velocità"


-­‐scelta selezionata con successo. Inizio sessione tra dieci, nove,..-­‐

Controllare la respirazione, rallentare il battito cardiaco, chiudere gli occhi, cancellare qualsiasi emozione possa influenzarti.
Mentalmente ripetei tutte le istruzione che potessero tornarmi utili.


-­‐..cinque, quattro,..-­‐


Aprire gli occhi, abituarsi alla luce, tendere i muscoli, renderli pronti a scattare.

-­‐.., due, uno -­‐
--- sessione iniziata, in caso di interruzione d’emergenza pronunciare la parola decisa -­‐.


Nonostante le gocce di pioggia fossero virtuali cominciai ben presto a sentire freddo. Ovunque esse si appoggiassero, a causa dell'aumento di gravità, sentivo come se a colpirmi fossero stati sassi.
Mi accorsi a mala pena del primo nemico e schivai di un soffio il proiettile che mi aveva indirizzato. Con rapidità estrassi la balestra dalla fodera alle mie spalle, presi la mira e premetti il grilletto. L'uomo cadde a terra agonizzante, la punta piantata in gola, prima che la sua immagine si infrangesse in un mare di numeri e lettere.


-­‐ un nemico sconfitto, nessun segno vitale, morte immediata, trachea trafitta -­‐
 Ne colpii altri due con la stessa precisione precedente, concedendo ad essi appena il tempo di vedermi.


-­‐ aorta perforata, morte immediata -­‐


-­‐ scatola cranica disintegrata, morte immediata – 

-
Non riuscii ad evitare che il proiettile di un quarto mi sfiorasse la spalla. Sentii un dolore acuto. Soffocai un gemito e scoccai la mia ultima freccia.


-­‐ recisione di sezione collo midollare, morte immediata -­‐


Mi rilassai, lasciai che i muscoli si distendessero. Quando udii l’ultimo nemico avvicinarsi ebbi appena il tempo di estrarre i due coltelli che portavo alla base della schiena per deviare la sua mazza ferrata. Era uno umo robusto, circa il doppio di me, come statura e, soprattutto, come forza.
Sfruttalo a tuo vantaggio, mi imposi. La testa cominciava ad esplodermi, ogni goccia artificiale mi rendeva sempre più debole. Con un colpo di reni riuscii ad evitare il suo attacco diretto e, sfruttando il suo sbilanciamento, colpirlo al cuore.
 

-­‐ morte immediata -­‐

Aspettai che lo scenario si dileguasse e la stessa voce annunciasse la fine dell’addestramento.
– ferita mortale, sessione fallita – disse invece, prima che una scossa si addentrasse nel mio petto costringendomi a piegarmi su me stessa.
Riguardai più volte il video dell’addestramento.
Possibile che non mi fossi accorta di averne tralasciato uno? Adesso che mancava così poco a che tutto divenisse realtà, a che venissimo trovarci nella battaglia concreta.. come potevo permettermi errori del genere? Come potevo essere così superficiale. Là fuori non avrei avuto una seconda possibilità. Non sarebbe stato un semplice Game Over che non danneggia nessuno se non il
tuo orgoglio. Tutto quell’addestramento, quella preparazione, a nulla sarebbero valsi se avessi sprecato le poche occasioni che mi sarebbero rimaste. 


“ho imparato a non prendermela troppo” la voce alle mie spalle mi vece sobbalzare, non mi ero resa conta che ci fossero altre persone con me in quella stanza.


“da noi” aggiunse “un addestramento rimane un addestramento, nonostante gli istruttori cerchino di fare di ogni cosa una questione di stato, ben presto si capisce che è necessario dare a tutto il giusto peso”. 

Il sorriso di Alyssa era sincero, spontaneo, senza alcuna traccia di compassione. Non stava cercando di consolarmi, bensì di insegnarmi. 


“già ma se fossimo stat..” provai a replicare.


“se ci si ferma troppo a riflettere su cosa sarebbe potuto accadere, si perde il contatto con la realtà. Ciò che serve, quando si sbaglia, è analizzare con attenzione le cause. Traccia il percorso con tutte le trappole in cui ti sei imbattuta ed evidenzia quelle che non sei riuscita ad evitare. Solo così non ricadrai negli stessi errori”. 


Aspettai che continuasse, lasciando che i minuti passassero, la fiducia che era in grado di trasmettere mi rassicurava. 

“nei film dopo un silenzio come questo, di norma, si passa al bacio tra i protagonisti, prima della grande guerra, dopo la quale non sanno se si rivedranno o meno..” mi fissò con una tale intensità che non riuscii ad evitare di indietreggiare “.. A te spiace se saltiamo e passiamo direttamente alla parte in cui si parla del più e del meno?”. 

Scoppiò a ridere ed io non potei che imitarla. 


“c’è un bel tempo fuori” sospirai quando riuscii a riprendere fiato. 


“no, ti prego” esclamò “quando si tocca l’argomento tempo vuol dire che l’interlocutore è così noioso che non vedi l’ora di sbarazzartene, è una sorta di..” assunse un’espressione scherzosamente minacciosa “..vedi di levarti dai piedi perché sono troppo gentile da mandarti via a calci io!”.


“allora tocca tornare all’argomento bacio?” mi finsi preoccupata “hai una mentina?”.


“sfortunatamente è nell’altra borsa” sorrise “è destino che si lascia perdere, la prossima volta mi farò trovare pronta”.


Non prendere troppa confidenza, mi raccomandai, è e rimane un sicario, micidiale e letale.


“pronto??” urlò “ci sei?”


“eccomi” riacquistai il controllo di me, imponendomi di stare al gioco.
Non che fosse difficile, stare con lei mi permetteva di essere me stessa, quella persona che spesso cercavo di nascondere, impedendomi di fingere qualsiasi distacco.


“vuoi che ti faccia fare un giretto di visita?” le proposi.


“oh, sei gentile maaa.. no, grazie. Ci ha già pensato il tipo abbastanza agitato di prima” mi rispose.


“devi scusarlo, a volte è così..”

“..impulsivo? testardo? Tranquilla, Gabriel è uguale. Sempre pronto a scattare, però sono convinta che farebbe di tutto per aiutarmi, è un bravo ragazzo..”


“è il tuo..?” chiesi, di impeto, pentendomi subito di averlo fatto. Anche se fosse stato la cosa non riguardava me.


“no.. anche se le prospettive di vita per quelli come noi sono mediamente basse” si prese una pausa per enfatizzare il concetto “ci tengo ad arrivare alla mia ultima ora con tutte le rotelle al loro posto e non sclerata completa”.


La sua risata genuina era estremamente contagiosa “compiango la poveretta che un giorno starà con lui, ma sono contenta di poterlo considerare un amico”. 


Amico, ripetei fra me e me, non sono così diversi da noi, amano, provano affetto..


“è la classica persona che si butterebbe in mezzo al fuoco, incurante del pericolo, per salvare me. Lui e Azrael sono una bella coppia” concluse. 

“non sembra l’ideale come capitano” provai a cambiare l’indirizzo della conversazione. 


“Azrael dici? Non si può dire che sia logorroico e neppure particolarmente socievole ma è leale”.


La ragazza si immerse nei suoi pensieri, lasciandomi fuori ad aspettare. 

“già” sospirai “lealmente e fedelmente pieno di sé”.


“non è facile capirlo” sospirò “nessuno penso sia stato in grado di riuscirci, di riuscire ad andare molto oltre la superficie. Ciononostante io e Gabriel non saremmo qui se non fosse per lui, ci ha salvati senza pensarci due volte, gli siamo debitori..”.

Qualcuno deve avergli ordinato di salvarli, mi sorpresi a pensare, non trovando alcuna altra ragione per cui un tipo come lui avrebbe dovuto fare qualcosa che non fosse un ordine. 


“non giudicarlo troppo frettolosamente.. e non perderci neppure troppo tempo.. è..” si fermò a riflettere sulla parola più adeguata “.. difficile”.

Troppo tardi, disse una voce nella mia testa, non riesci a pensare ad altro, vero? Aggiunse maliziosa. 

“quando due ragazze si ritrovano a parlare con così tanto feeling, cominciano i problemi per noi maschietti”.

Vidi la figura imponente di Gabriel comparire al nostro fianco.
Rimasi basita, come facevano ad essere così silenziosi?

“se stavate parlando di me non fermatevi, sono tutt’orecchie” il suo sorriso malizioso fece risaltare gli ultimi tratti infantili del suo volto. 


Erano così giovani..


“non ci siamo fermate dieci minuti fa, quando tu sei arrivato. Quindi non vedo perché dovremo fermarci ora” sospirò Alyssa.

Allora lei si era accorta della sua presenza, eppure mi era sembrata assorta nel dialogo quanto me. Nonostante le sessioni di allenamento il divario che mi separava da loro era immenso.

“appunto” la provocò lui. 

“stavo appunto per raccontare a Ginevra di quella volta che ti tinsi i capelli di verde oliva” 

Più o meno il colore che stava assumendo la carnagione del suo viso in quel momento, notai.

“ci sono state scelte migliori” ammise, scrollando le spalle.


“che poi..” aggiunse ridendo la ragazza “ qual è il tuo colore naturale? Per quanto mi sforzi non riesco a ricordarlo” 

“allora siamo in due, sorella” esclamò, accompagnando la risata di lei con la propria, molto più fragorosa.
Erano ricordi lontani, di una felicità così semplice da apparire impalpabile. Sentii il ventre che le doleva come se avesse ricevuto una pugnalata.
Amici.. affetto.. cosa le rimaneva ora? Raccontava la sua storia come se valesse qualcosa. Come se le servisse a qualcosa.
Immagini confuse nel silenzio che la opprimeva. Colori leggeri che ora lasciavano un vuoto incolmabile.
Aveva affrontato tutto distrattamente, dandolo per scontato. Non rendendosi conto di quanto poco tempo e spazio vi fosse. Di quanto avrebbe fatto male ripensare ogni attimo a ciò che non aveva più, di quanto anche il solo non aver potuto dire addio l’avrebbe sconfortata. Faceva male, un male cane.
La guerra infuriava dentro di lei, avrebbe voluto urlare per combattere quel maledetto silenzio, avrebbe voluto correre fino a perdere il fiato, obbligando anche la sua stessa mente ad abbandonarla all’unico oblio che le avrebbe impedito di pensare, immaginare, ricordare.
Eppure più di ogni altra cosa avrebbe voluto non sentirsi più così infantilmente, stupidamente, sola. 

Sentì appena la mano di Isabelle stringersi alla sua, cercando di confortarla.
Ginevra era stata ancora risucchiata in quell’abisso, in quell’inferno, dove passato e presente combaciavano, levigandosi. 
  
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