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Autore: Beks00    20/02/2016    1 recensioni
Non serve parlare e non serve neppure capire.La vita ha la stessa logica di un sogno. A volte di un incubo.Un sogno o un incubo che prima o poi finirà,e sarai libero....la cosa difficile è avere il coraggio di finirla.
Nicole era in macchina per andare a lavorare, come ogni giorno ormai da anni. Non la faceva impazzire l'idea di gestire la vita di un'altra persona, ma lo stipendio gli permetteva una vita decente e poteva stare tranquilla. O così pensava.
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Nicole stava guardando la forma del suo viso sul cuscino. Come poteva sbavare così tanto di notte?
“Forse ho sognato del cibo...una torta..al cioccolato”
    
Ci impiegò un quarto d’ora per vestirsi, riflettendo su come sarebbe stato meglio presentarsi in un’occasione simile.   Elegante? Modesta? Esageratamente elegante?. Il dilemma venne risolto dalla frase filosofica del “come va va”.
-Avanti Nicole... devi solo fare da baby sitter ad un poppante, che sarà mai- Diceva a se stessa, bevendo un caffè in piedi nella cucina
Non aveva una casa chissà quanto grande, guardando la sua cucina errò fuori uno dei suoi più grandi ricordi, uno dei più felici

-Come può vedere la casa non è ammobiliata...- Nicole camminava dietro l’agente immobiliare, guardandosi tutt’intorno. Non era un gran che alla vista, i muri ricoperti da una carta da parati un tempo verde chiaro, ora rovinata e grigia. Il parquet era scuro, incrostato da anni di polvere, Nicole si mise a pensare da quanto tempo quella casa era chiusa. Le finestre opache, le trovò ugualmente belle, una volta pulite lo sarebbero state ancora di più e chissà che bel panorama urbano, visto che l’appartamento si trovava vicino la piazza Times Square.
-Bhe... Così d’impatto può apparire, amm..insomma- Si guardò intorno con un labbro leggermente storto.    
-La prendo- Fu talmente veloce che si stupì di se stessa. La donna la guardò un secondo sorpresa, per poi sorridere cordiale.
-Bene. Allora la informerò sul prossimo appuntamento per concludere l’accordo- Strinse la mano a Nicole, che ricambiò il sorriso.

Il rumore della porta che si chiudeva la fece tornare sulla terra. Lo aveva fatto davvero, aveva quell’appartamento. Era folle, molto folle sopra ogni cosa, era uscita solo ieri da casa dei suoi genitori che adorava con tutto il cuore, ma non era più una bambina anche se i suoi la trattavano ancora come tale. 
Aveva sentito il profondo bisogno di andare per la sua strada, vivere la sua vita, certo non sarebbe sparita dalla circolazione ma aveva bisogno del suo spazio ormai. 
Guardava quell’appartamento girando su se stessa, scrutando ogni particolare ogni sfaccettatura, viaggiando con la fantasia su come avrebbe colorato le pareti, che piatti avrebbe comprato, se avrebbe appeso dei quadri e quanti, di primo impatto sembravano cose sciocche ma in quel momento Nicole pensava fossero le più giuste.

Con una leggera fatica aprì la finestra, tanto vecchia da scricchiolare. 
-Ci vorrà un po’ d’olio- La spalancò, affacciandosi. La luce del sole la colpì piacevolmente sul viso, il cielo era limpido quel giorno, c’era un palazzo probabilmente vecchio, di un colore rosa antico. 
In basso le persone camminavano, ignare di una giovane spettatrice che osservava ognuno di loro, sognando di essere in un futuro quella donna a braccetto con un bel uomo, ridere insieme, o magari quella donna al telefono con una valigetta.                                                                                                                               

In ogni caso il suo futuro lo avrebbe vissuto lì, ne era ciecamente convinta. Dopotutto quella era casa sua. Il suo rifugio, dove avrebbe vissuto.


Sorrise al ricordo, per poi guardare l’orologio regalatogli dalla madre.
Le cinque e mezza.
-Oh mio dio!! Mezz’ora?? Devo correre!- Più veloce della luce aprì la porta dopo aver preso le chiavi della macchina. Con immenso soglievo arrivò cinque minuti prima delle sei.
Le piaceva da morire quella villa con il giardino, percorse quella sorta di vialetto passando vicino al labirinto. Si diede una leggera sistemata davanti la grande porta, poi suonò il campanello.

“Aspetta. Ma dove lo trovo una volta dentro?... Starà in camera sua a giocare con le macchinine? “

La porta si aprì, Nicole guardò dentro senza scorgere nessuno.

“Ma...Come? “

- E’permesso?...- Fece un passo avanti. Guardando a destra e sinistra, ritrovandosi davanti al viso una signora. Sobbalzando leggermente sul posto e mettendosi dritta.
-Amm... Io sono-
-Il signorino Alex è in salotto. Mi segua- Aveva un tono di voce piatto e acuto, come se fosse in una muta agonia. 
Nicole la seguì in silenzio, lanciandole qualche sguardo stranito, era davvero inquietante.                                  
-Signorino... E’ arrivata...- Si girò, ora Nicole la vide bene in viso, sembrava un vecchio pesciolino rosso, dagli occhi a palla, leggermente chiusi. La seguì con lo sguardo finché non sparì dietro la porta. Il silenzio calò nel salotto, Nicole rimase a guardare la porta non sapendo cosa fare, doveva girarsi? Sedersi? Oppure restare ferma lì come una deficente?. 

Opto per la prima. Una volta girata si trovò davanti “il bambino che giocava con le macchinine”, stava sdraiato sul divano con un libro in mano.
Indossava una maglietta a maniche corte blu scuro, con qualche cosa scritta sopra, dei jeans stretti sopra e più larghi sotto e senza scarpe, in ciabatte. Venne un secondo rapita dal suo sguardo, talmente tranquillo e concentrato a fantasticare chissà di cosa. Scuotè lievemente la testa, decisa ad attirare la sua attenzione. 
Si schiarì la voce, nulla. Si sentì infastidita.                                                                                                                                        

-Buongiorno- Chiara e coincisa. Alex alzò gli occhi cerulei dalle pagine del libro, scrutandola, completamente
-Oh...Sei arrivata- Davvero? Se n’era accorto ora? Nicole strinse lievemente le labbra.                                         
–Già… Alle sei, come mi era stato detto.- Si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. La guardò per un paio di secondi senza dire nulla, poi esordi con un sorrisino.                                                             
-Bene. Allora seguimi - Sorpassandola aprì la porta. Lei si affrettò a seguirlo, non voleva sbucasse la donna pesce di nuovo.
-Dunque quanti impegni hai di preciso?- Affiancò Alex nel corridoio.
-Questo l’ho fatto... Questo pure... Mmm... Mi manca la registrazione, palestra con Jackson eee...Basta. Però oggi non è molto.- Concluse con un gesto della mano. Stava scherzando? Era poco? Nicole non era molto daccordo.      

-... A me sembra che per un ragazzo di diciassette anni siano tanti...- Lo guardò un secondo di traverso. Alex ricambiò lo sguardo, con un alzata di sopracciglia.                                                                                              
-E'solo sabato... Vedessi il lunedì. Solo la domenica èlibera- Ok non era normale, questo pensava Nicole, non erano certo affari suoi ma cavolo, si parlava di un ragazzo, non di una bambola di plastica
-Wow hai una vita intensa... Avrò molto da fare standoti dietro- Disse con tono leggermente sconsolato. Lui si accigliò ampiamente, aprendo una porta alla fine del corridoio.
-Hey hey... Dietro a chi?? Mica sono un bambino- Ribatté risentito.
-Non un bambino... Un ragazzo- Esibì un sorriso, tranquillo, la sua reazione l’aveva divertita. 

Alex fece schioccare la lingua sul palato.
-Ma vaaa. Ormai sono un uomo. Tiè, mi cresce pure la barba.- Si passò la mano sulla mascella con un sorrisetto, lasciando la porta aperta per lei.
–C’è tempo per essere uomo... Sei ancora un ragazzino- Allungò la mano verso la guancia di Alex, strofinando i polpastrelli sulla pelle.
-E poi non sento nessuna barba qui- Disse con tono leggermente ironico, guadagnandosi uno sguardo contrariato.  
–Perché l’ho tagliata... Allora da domani non la taglio più e vediamo... Nicole- La guardò, con fare ammaliante. Che divertì molto Nicole. 
-Mh, vedremo- 

Varcata la soglia della porta, dinanzi a lei si estendeva una stanza di almeno dieci metri per dieci, il parquet chiaro e lucido, al suo interno, i tipici strumenti che si trovano in una palestra qualunque

“Ovvio... E’ricco. Mamma che bello” 

-Tessssorooooo!- I due vennero distratti dai loro pensieri da una voce molto nasale e abbastanza alta, a detta di Nicole, davvero irritante.                                                                                                                                    
-Ciaaao...- Rispose con non curanza Alex. Nicole guardò il ragazzo, proprietario di quella voce.                         
Era il tipico ragazzo muscoloso, con una canottiera fluo che lasciava scoperti i pettorali, dei shorts blu attilati con le gambe muscolose scoperte i capelli a spazzola, gli occhi scuri e leggermente all’insù, la pelle abbronzata e un gran sorriso.
-Lui chi è?...- Lo scrutò attentamente
-Piacere! Sono Jackson! Da oggi farò mantenere il corpo di questo ragazzo, come un dio greco!- Guarda con un occhiata eloquente Alex, che si girò verso Nicole, serio tranquillo e incrociando le braccia si rivolse a lei.  

-Cambiamolo...- Esordì a bassa voce, Nicole alzò il sopracciglio guardandolo.                                                         
-Perchè? Neanche hai iniziato e già lo vuoi cambiare?- Non aveva senso effettivamente, ma lo pensava solo lei.
–E’gay... Cioè-

“ Ecco il bambino”

-Facci una lezione... Se non va lo cambiamo- Uno scontro di sguardi, finché il ragazzino non cedette, roteando gli occhi. Si avvicinò a Jackson.
-Opla!! Andiamo!- Sorrise energicamente, dando uno schiaffo sul sedere di Alex, che serio si riavvicinò a Nicole.
-....Mandalo via subito prima che la sua vita abbia fine- Che viziato, insomma, che bisogno c’era?? Lei sbuffo leggermente, avvicinandosi a Jackson, che sostituì il sorriso con uno sguardo sconvolto.

“Mi dispiace, devo ammetterlo”

-Vabbene niente palestra- Esordì Alex dirigendosi verso una porta. Nicole non poté fare a meno di esibire un’espressione confusa.
-Cosa? Non ti devi allenare?- Si avviò dietro a lui, seguendolo.
-Domani domani- Lei ampliò lo sguardo confuso, continuandolo a seguire.                                                                  
-Nono... Sono i tuoi impegni non li puoi saltare- Alex alzò le spalle non curante, camminando.                                  
-Non ho un allenatore. Non la faccio- Ok, Nicole si stava alterando. Questo ragazzino aveva il potere di farla innervosire come pochi. Gli si piazzo davanti, impedendogli di uscire dalla palestra. Lui di tutta risposta alzò il sopracciglio, senza preoccupazione ne timore, quella piccoletta non lo spaventava certo. 
-Figurati, ti alleni da solo, saprai fare qualche esercizio no?- Era intenzionata a non mollare. Ma neanche lui, che con una mano la scansò, sorpassandola.                                                                                                                    

Era proprio cocciuto, Nicole peggio di lui, una volta fece venire la gastrite alla madre perché voleva andare in vacanza con degli amici, ma la madre non era disposta a permetterglielo. Una settimana dopo era partita in settimana bianca.

Gli si ripiazzò davanti, ostacolandolo.
-Nono forza vai- Gli mise una mano sul petto per spostarlo indietro, senza risultato ovviamente. Poté sentire la consistenza solida dei suoi muscoli, chissà quanto si allenava.

“Questo non gioca con le macchinine… Solleva i tir”

-Non ne ho voglia. Quindi no- Sosteneva lo sguardo di Nicole, con sfida.

“Non crollo bambola”

Nicole dovette fare un respiro profondo per non esplodere. Mise su un’espressione dura.                                  
-Avanti vai! Inizi già male, chi ti regge se vai avanti così!- Doveva stare calma, dopotutto era una questione di lavoro. Alex la guardò, corrucciando leggermente la fronte, meno strafottente e più serio. Nicole pensò che i suoi occhi erano talmente chiari da vederci dentro il proprio riflesso. 
-Vengo in palestra ogni santo giorno. Per una volta che non c’è  l’allenatore non ci vado- Il suo tono di voce serio ma quasi grave, Nicole sapeva sicuramente che era la verità e forse aveva leggermente esagerato.        
- Dipende da cosa hai intenzione di fare al posto della palestra- Incrociò le braccia, ora totalmente calma e le sembrò che anche Alex si sciolse. 
-Devo registrare una canzone- La donna annuì.
-Va bene andiamo allora-

La sala di registrazione si trovava nell’ala ovest della casa. Grande forse come la palestra, Nicole prima o poi si
sarebbe persa in quella casa piena di corridoi, camere e scale.
-Eccoti Alex… Ora possiamo iniziare- C’erano quattro ragazzi li, sicuramente la band, o semplicemente quelli che avrebbero accompagnato la voce di Alex. Nicole sapeva che cantava ma non che era lui a farlo ovvio.

-Ok, forza con la prima- Il ragazzino entrò nella stanza insonorizzata, mise le cuffione e si posizionò davanti il microfono. Nicole non era capace a cantare, forse canticchiare a bassa voce ma chi non è capace?
Si sedette su una sedia li fuori la stanza insonorizzata, davanti vari tasti comandi a lei sconosciuti.

“Che roba”

Si poggiò sui pannelli e per errore accese il microfono interno alla stanza, la voce di Alex la colpi come un fulmine a ciel sereno, ma non ne rimase scioccata anzi, fu piacevolmente sorpresa.

“E’ molto bravo”

Lo guardava da dietro il vetro e ascoltava la sua voce, singolare perché davvero particolare, capace di produrre note molto basse e alte, con uguale intensità e bravura. Un timbro naturalmente basso, leggermente roco, certo le note alte non erano in falsetto ovvio, e Nicole ringraziò il cielo per questo, la sua amica Eulalia odiava le voci troppo alte, e a forza di dirlo le fece odiare anche a lei.

Non seppe dire quanto durò tutto, forse un’oretta, ma non se ne era curata minimamente, troppo presa dalla voce di Alex. Quel ragazzino questa volta l’aveva stupita. Talmente tanto che non si rese conto che, ormai avevano finito.
-Grande Alex, bravo come sempre. Ci vediamo la prossima volta- Il diretto interessato alzò la mano in cenno di saluto, uscendo dalla sala.
Guardò Nicole, si chinò leggermente, sembrava addormentata con gli occhi aperti.

“Sia sonnambula?”

-Hey… Ho finito- Questo bastò a farla uscire dal suo mondo fantasioso dove la colonna sonora era la voce di Alex.   -Oh...- Si alzò dalla sedia, sistemandosi la camicia bianca. Alla fine si era vestita abbastanza decentemente, una camicia con sotto una gonna alle ginocchia e dei tacchi neri, non altissimi ma il pezzo forte erano i capelli, completamente sciolti sulle spalle.
Alex la osservò un paio di secondi.

“Però è decisamente bella… E’ innegabile”

Si schiarì lievemente la voce e aprì la porta.
-Ora..- Aprì la porta e fece per uscire. Nicole ovviamente lo bloccò prima.
-Ora dove vai?- Si aspettava qualcosa tipo “vado a scalare il monte Everest a mani nude , senza corde e senza”. Giù di lì almeno. 
-…A pranzare?- La guardò come fosse la cosa più ovvia del mondo. Nicole aggrottò le sopracciglia e controllò l’orologio al polso regalatogli dalla sua migliore amica Eulalia. 

“Accidenti sono le tre ci credo che ha fame! Non ho fatto caso al tempo 
che passava, qui dentro si scorda che i minuti passano “

-In effetti. Ok andiamo- Si diressero verso la sala da pranzo. Questa villa le sembrava sempre più un castello. 
Era seduta a capotavola di un tavolo enorme, lungo abbastanza da dover alzare la voce per parlare con eventuali ospiti da l’altro capo. Alex era scompostamente seduto alla sua destra, intento a guardare il suo piatto con uno sguardo sconsolato. Nicole diede una veloce occhiata al piatto.

“Ci credo che non mangia”

Quello non era cibo ma un concentrato di vitamine, proteine e altro che Nicole non voleva neanche conoscere. Tornò a guardare il suo piatto, una bella bistecca media, con contorno di patate. Tagliò la carne e portò il boccone davanti alla bocca, ma fu frenata da un verso frustrato proveniente dalla sua destra. Girò lo sguardo verso il ragazzino responsabile del verso.

“Nono non guardarlo. Mangia le tue cose”

Rialzò la forchetta, quella bistecca aveva un aspetto e un odore magnifico.                                                                 
–Hey… Dammi un po’ di carne…- Sussurrò Alex a mezza bocca. Nicole girò lo sguardo verso di lui, a malincuore posò il boccone nel piatto, doveva mangiarlo assolutamente.
-Assolutamente no… Tuo zio è stato chiaro. Non devi mangiare queste cose- riprese la forchetta, invano.       
-Ma dai! Stai guardando?? Mi faranno morire di fame!- Alzò leggermente il suo piatto, con uno sguardo abbastanza contrariato. Nicole abbassò nuovamente la forchetta. 
-Perché allora non ti lamenti con lui e gli chiedi di poter mangiare di più?-
-Perché tanto non mi darebbe ascolto- Il suo sguardo era completamente rapito dal piatto di Nicole.
-No- Liquidato velocemente. 
Per la decima volta alzò la forchetta, poteva sentire l’aromatico odore della carne, deliziosa. Ma evidentemente mangiare quella buonissima bistecca non era nel suo destino.
-…Dai…- Un tono così disperato, tenero quasi, come un bimbo che prega la mamma di non fargli mangiare le verdure.

“Non è possibile… “

Un profondo sospiro. Avrebbe voluto ucciderlo, ma dopotutto provava anche pietà per lui, al suo posto sarebbe morta da un pezzo con quei piatti.
-Va bene prendi dai…- Un sorriso vittorioso si formò sul viso di Alex, che afferrò il piatto di Nicole e lo mise di fronte a sé.
-Un pezzo non tutto il piatto- Parole dette al vento. Poggiò un gomito sul tavolo e si mise a guardare quel “povero affamato e denutrito” ragazzino.                                                                                                                           

–MMM… Cibo… Vero cibo- La sala da pranzo si riempì dei suoi versi da ghiottone, che divertirono leggermente Nicole. 
-Ok basta. Ora fai mangiare me- allungò la mano verso il piatto, che venne prontamente spostato da Alex. La donna si accigliò.
-Hey hey ne hai mangiata la metà e il piatto è mio- Tentò di riaverlo, inutile, il ragazzino era tosto.                  
–Noooo….- Strascicò la voce, come in un dramma teatrale.
-Si invece- Riuscì finalmente a gustare quella deliziosa carne, con fierezza. Sotto gli occhi depressi di Alex, ma dopotutto la fame ti spinge anche a implorare, se non di peggio pensò Nicole.

“Dio era buonissima…”

Stava per mettersi più comoda contro lo schienale della sedia, mando ovviamente, fu interrotta.                      
-…Nicole…- Il ragazzino incrociò le braccia sul tavolo, guardandola attentamente. Anche se con un leggero rammarico, Nicole alzò gli occhi su di lui.
-Dimmi Alex…-
-Dimmi avanti… Parlami di te. Sennò mi annoio forza- Nicole non era convinta di aver capito bene, oppure temeva di aver capito benissimo. Cosa voleva quel ragazzino? Era la sua vita, perché doveva raccontarla a lui? Però effettivamente anche lei era annoiata.

-Di me?... Bhe ho una vita abbastanza normale, un lavoro e una casa.- Guardò il ragazzino, per poi poggiare il mento sulla mano del braccio puntato sul tavolo.
-Non è che ci sia molto da sapere..- Sperò di smontare l’intenzioni di Alex di voler parlare per forza di lei, la sua vita non era affar suo. E poi non era abbastanza interessante per voler essere sentita. 
-Daidai- Ma ovviamente il ragazzino non si arrese, e con un sospiro esasperato, decise che forse qualcosa di irrilevante poteva dirglielo. Per farlo tacere.
-Posso giusto dirti che… Molte il mio lavoro mi annoia. Che vivo da sola e bhe… Tu che vuoi sapere ?- Sul viso di Alex si formò un sorrisino, che un po’ allarmò Nicole.

-Tutto-

Che cavolo voleva dire? Voleva sapere con che dentifricio si lavava i denti? Con che ciabatte andava per casa e che pigiama usava? Però Nicole fece buon viso a cattivo gioco, dopotutto sembrava solo un ragazzino curioso.                                                                                                                                                                                      
-Allora. La mia famiglia non vive molto lontano, sempre a Manhattan. Ho una sorella di nome Sophie- Un ragazzo davvero curioso.
-Grande o piccola?- Che ti importa? Questo avrebbe voluto dirgli Nicole, ma sarebbe sembrata molto scortese, e non lo era.                                                                                                                                                              
-Di quattro anni più piccola- Alex annuì, mettendosi più poggiato al tavolo, per potersi godere meglio il “racconto”. 
-Amm… Vediamo. La mia situazione sentimentale non ti interessa quindi passiamo oltre..- Così sperava almeno, ma il ragazzino la interrupe prima che potesse dire altro.                                                                                  

-Nono dimmi dimmi- Esibì uno dei suoi sorrisetti, e usò un tono particolarmente interessato. Nicole immaginava che non l’avrebbe lasciata stare se non glielo avesse detto, allora opto per la generalità.
-Diciamo che ora ho una relazione con un tipo… Ma non ti dirò i dettagli della mia vita privata- Assunse un tono quasi imperativo. Non gli avrebbe detto altro di quell’argomento, anche perché Gregory era solo una storiella, forse poteva diventare qualcosa, ma per ora era solo quello. Una storiella.

Fortunatamente Alex parve arrendersi all’evidenza. E cambiò argomentazione, qualcosa di non troppo privato e facilmente rivelabile. Non capiva bene perché  ma sentiva di voler sapere di più su questa donna.

“Sei interessante…”

-Età?- Puntò suoi occhi color cielo in quelli nocciola di lei.
-Uffa cosa? Io e te dobbiamo solo lavorare insieme. A che ti serve sapere la mia vita?- Domanda lecita, anche perché a Nicole non era mai piaciuto parlare troppo di sé. Non ha mai incontrato nessuno a cui interessasse sapere di più su di lei, tranne Eulalia certo.
-Curiosità…  Quanti anni hai quindi?- Nicole lo guardò rimanendo in silenzio qualche secondo per poi rispondere.

–Ventisei…  Quasi ventisette-
Alex assunse come un’espressione pensierosa. Che incuriosì Nicole, non era un’affermazione su cui meditare, aveva solamente riferito dei numeri rilevanti la sua età. Cosa lo interessava tanto?                                     -

-Mh… Solo dieci anni- Alex espose questo pensiero casualmente a voce medio alta. Nicole corrucciò la fronte, che intendeva quel ragazzino?
-Solo dieci cosa scusa?-
-Ah?... Niente niente-  Deviò abilmente il discorso.
Nicole si ritrovò abbastanza confusa. La curiosità di Alex l’aveva colpita molto, davvero spiazzata. Si era quasi trovata ad un tratto in difficoltà, doveva ammetterlo. Non essendo abituata a tutta questa confidenza, non sapeva se la risposta lo avrebbe soddisfatto o annoiato.

Ecco un grande difetto di questa donna. Temere il giudizio altrui, è perennemente angosciata da quello che magari gli altri penserebbero di lei, e per questo prima di fare le cose riflette almeno cento volte. Eulalia glielo ha ripetuto mille volte che i pensieri degli altri non contano, l’importante è quello che si pensa di se stessi.
Nicole scosse leggermente la testa.

“Ok smettila di pensare”

Girò lo sguardo verso Alex, che aveva un cipiglio in viso. Forse l’aveva sorpresa mentre rifletteva. E la guardava, fisso con i suoi occhi dai tratti marcati. Come a volerle scavare una fossa dentro per scoprire cosa vi è dentro. Nicole dovette spostare lo sguardo su l’orologio pur di non guardarlo ancora, ma sentiva il suo sguardo addosso. Perenne.

“Di qualcosa…”

-Va bene… Devi fare altro?- Tentò con questa domanda di sviare in un certo senso quelli che erano i pensieri di Alex in quel momento. Che parve riprendersi da un torpore, come se fosse stato buttato giù dal letto. Distolse lo sguardo per posarlo sul piatto.
-No.. Ho finito per oggi- Nicole si rilassò leggermente. Sarebbe potuta tornare a casa a dormire un po’. Ma per qualche strano motivo, trovava difficile alzarsi da quella sedia. Come un’energia che le impediva di muoversi. Guardò nuovamente Alex, che sembrava stare nello stesso stato di lei.

Questa donna era strana, molto. Non capiva cosa lo spingesse a fargli delle domande su di sé, anche perché non gli era mai importato neanche di sapere il nome della domestica.
Perché lei si?.

-E’ davvero interessante…- Fu come un sussurro, ma Nicole lo sentì benissimo. Dischiuse lievemente le labbra, le sue sopracciglia castane si inarcarono leggermente.
-Cos’è interessante?- Lo guardò. A cercare di capire la risposta più ovvia, o meglio, quello che lei avrebbe voluto sentirsi rispondere.

-Tu… Sei interessante…- Una semplicità spiazzante. Che investì Nicole completamente. Si scioccò della sua reazione fisica, un caldo fluido alle guance. Si affrettò ad alzarsi.                                                                                                                                                                     
-Se è tutto per oggi io andrei a casa-
-…Certo-
Si diresse piano verso la porta. Una volta lì giro leggermente verso il giovane ragazzo. Che la guardava a sua volta.

-Arrivederci… Alex-
-Arrivederci…-

Troppo formale, troppo insignificante. Ma è solo l’inizio di tante cose, che modificheranno la formalità, trasformandola in affinità.
   
 
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