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Autore: _Sherazade_    20/02/2016    1 recensioni
Alina è una grande sognatrice, ma sfortunatamente, tutti i suoi sogni sono andati in fumo.
Da anni è costretta a sopportare la seconda moglie del padre, e quella nuova famiglia nella quale non è mai riuscita ad integrarsi. Lei ci ha provato, ma è stato del tutto inutile.
La giovane capisce che non può andare avanti in quella maniera, e decide finalmente di separarsi da quel nucleo tanto stretto.
Sarà però durante una piccola vacanza che la nostra protagonista riuscirà davvero a far avverare i suoi sogni.
Sospesa fra regni incantati e una realtà all'apparenza dura, riuscirá la nostra eroina a completare il suo percorso?
Genere: Fantasy, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Iris - custode dei mondi'
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- Capitolo Secondo -




Mentre mi recavo al lavoro, i soliti, tristi pensieri mi affollavano la mente.
Non potevo fare a meno di pensare, anche se meno spesso, a quella vita che mi era stata strappata via dalle mani.
Quando lasciai l’azienda di famiglia, fu per me un periodo difficilissimo. Non era solo e semplicemente un discorso di testardaggine, la mia. Non avevo rinunciato a quello che mi spettava, a ciò che era mio di diritto per capriccio.
Avevo capito che se avessi accettato le loro disposizioni, i loro di capricci, come appunto svendere così l'eredità dei nonni, non ne sarei più uscita. E io volevo distaccarmi da loro.
In quel periodo fu come se l'oscurità mi avesse avvolta nella sua tenebrosa stretta, ma qualcosa riusciva ancora a non farmi sprofondare. A volte, di notte, mi pareva quasi di udire una ninna nanna, in una lingua a me sconosciuta, e una voce maschile che non avevo mai udito. Una voce che cantava solo per me. E non solo, a volte mi pareva di sentire il profumo di mia madre.
Mi mancava, soprattutto in una situazione difficile e complicata come quella. L'unica cosa che mi restava da fare era quella di rifugiarmi nella nostra vecchia casa, nel nostro giardino. E zia Lilian capì cosa fare per potermi tirare fuori dal baratro in cui mio padre mi stava involontariamente buttando, offrendomi un lavoro nel suo negozio. Non era il mio sogno... ma imparai ad amare quel nuovo lavoro e quella nuova vita che, pezzo dopo pezzo, stavo ricostruendo.
Lilian, vedendo che la situazione in casa non era della migliori e capendo il mio disagio, mi propose perfino di andare a vivere con lei.
Forse per orgoglio, o forse per altro... non accettai, preferendo seguire un mio codice. Volevo riuscire a tornare nell'appartamento di mia madre solo con le mie forze. Volevo guadagnarmi la mia totale indipendenza da tutto e tutti.
Volevo che il momento in cui avessi lasciato casa di mio padre, sarebbe stato per andare a vivere da sola.
Non volevo che quel momento venisse visto come una fuga fra le braccia della zia adorata.
Ma quello non era l'unico motivo che mi frenava, ce n'era un altro, molto più fastidioso: mio padre.
Ero consapevole del fatto di avergli creato io stessa dei dispiaceri, a cominciare da quella furiosa lite. Non riuscivo più a togliermela dalla testa, ma non potevo nemmeno vivere la mia vita in sua funzione. O vivere per servire la sua famiglia.
Volevo indietro la mia vecchia vita... ma non l'avrei mai più riavuta.
Potevo solo scegliere di stargli vicino ancora per un poco.
E così feci nel successivo anno, dal momento in cui cominciai a lavorare da zia Lilian, e finalmente, il mio traguardo così tanto sospirato, e a lungo ricercato, era quasi a un palmo dal mio naso. Finalmente avevo quasi raggiunto la somma che mi ero prefissata di ottenere prima di poter andare a vivere per conto mio.


Il negozio di musica di zia Lilian si trovava al piano terra della palazzina di famiglia nella quale lei stessa viveva, e nella quale, molto presto, sarei andata a vivere anche io.
Era sempre stata presente nella nostra casa, e ricordo con piacere i momenti in cui mi portava a spasso con lei, o per negozi con la mamma.
Zia Lilian è sempre stata solare e sorridente, allegra e spensierata. Lei è sempre stato il mio sole, soprattutto dopo la morte della mamma.
Lei e la mamma non si somigliavano molto fisicamente, ma erano così legate che credo nemmeno la morte abbia potuto recidere quello che loro avevano costruito insieme.
Io ho preso molto del mio aspetto da mia madre: come me aveva gli occhi verdi ed era castana, ma a differenza mia i capelli erano mossi. Avrei tanto voluto avere dei bei boccoli come i suoi, invece mi son dovuta accontentare dei capelli lisci. Non sono brutti, so di avere una bella chioma, ma ho sempre avuto un debole per i capelli voluminosi. Come mia madre e come zia Lilian. Lei è una rossa naturale, con ricci meravigliosi e occhi così azzurri da ricordare il cielo d'estate.
Mia madre era molto dolce, era una persona molto posata, le piaceva divertirsi e le bastava davvero poco per farlo. Amava i piccoli piaceri della vita.
Entrambe avevano una cosa in comune: quando si mettevano in testa qualcosa, nessuno riusciva a smuoverle dalle loro posizioni.
Erano legatissime, e forse è anche per questo che io e la zia abbiamo un così forte attaccamento.
Entrambe cerchiamo nell'altra un ricordo di Bianca.
Non è una cosa così superficiale come vorrebbe sembrare. L'affetto che ci lega va ben al di là della ricerca di mia madre, ma lei, nonostante il suo trapasso, ci ha permesso di starci ancora più vicine.


Parcheggiai l’auto a pochi metri dal negozio, sicura di veder sbucare dal nulla Lilian per andare insieme al bar.
Oramai era diventato un piccolo rito per aprire al meglio la giornata, e non solo quella lavorativa.
Il piccolo Bar gestito da Mike, il proprietario di origine inglese, era aperto da svariati anni. Nonostante la zona non fosse una delle più trafficate, era riuscito a farsi la giusta pubblicità e a farsi un bel giro di clienti.
Col tempo, e con le belle entrate, era riuscito addirittura ad espandere il suo bar. A sostenerlo all'inizio fu anche zia Lilian, che lo aiutò a spargere la voce. Da allora loro due sono sempre stati ottimi amici. E sarebbero anche qualcosa in più se solo lei lo volesse. Lui è innamorato da molti anni di lei, ma credo che lei abbia il cuore già impegnato per un altro.
Non vedendola arrivare, la precedetti, non sarei rimasta fuori al freddo ad attenderla per chissà quanto.
- Buondì, cappuccio e brioche integrale. - chiesi a Mike, entrando sorridendo nel bar.
Mike mi squadrò. Mi conosceva da così tanto tempo da sapere se c'era qualcosa che non andava, se ero preoccupata o se nascondevo qualcosa.
- Che faccia strana abbiamo stamattina! Hai litigato con tuo padre o Angelica?
- Guarda, non ricordarmelo. Mi ha incastrata un’altra volta, per quella mocciosa. - dissi sbuffando. La sera prima avevo avuto un acceso dibattito con mio padre proprio a questo riguardo. Qualunque cosa lei volesse, era per loro un ordine. Ordine che però toccava a me seguire e soddisfare. - La bambinetta vuole a tutti i costi che la sua festa di compleanno si faccia in un locale, o al massimo, dato che lei è comprensiva, in una sala d’albergo. Ti rendi conto? A quattordici anni io non ero così! - stavo già dando in escandescenza, anche se mi ero ripromessa di non lasciarmi più coinvolgere in questo tipo di cose. E soprattutto, di non lasciare che eventi del genere mi sottomettessero. Ma era più forte di me, me la prendevo troppo a cuore. - Certo, non posso negare che anche io avrei voluto fare delle belle feste ai tempi, ma nulla di così spropositato. Sta esagerando e loro due, – riferito ovviamente a mio padre e ad Angelica, - non fanno altro che peggiorare la situazione già abbastanza grave di suo. Va bene la festa, ma parliamo di ragazzini. Basterebbe una bella pizzeria! Per i locali c'è ancora tempo. - Mike rise, non tanto per la storia in sé. Oramai era abituato ai miei resoconti, e quello non era nemmeno uno dei più straordinari. Lui sorrideva per me, dato che in occasioni del genere, quando un discorso mi prendeva, o quando mi arrabbiavo, tendevo a gesticolare parecchio.
- E alla fine? - chiese lui incuriosito. - Com'è andata? - gli bastò una mia occhiata per capire.
- Secondo te? - alzai gli occhi al cielo un'altra volta. - Alla fine ha ottenuto tutto quello che voleva. Come sempre, del resto, ma quello che non sopporto è che alla fine io debba pagarne le conseguenze. Vengo sempre coinvolta in faccende di cui non potrebbe fregarmene di meno.
- Dovrai organizzare tu il tutto? - mi chiese portandomi al tavolo la mia ordinazione. Annuii sbuffando.
- Dovrò stare alle sue direttive, e organizzare l'evento. Per fortuna Angelica ha un amico proprietario di un albergo, per questo gran parte del lavoro è fatta. Dovrò solo andare là a parlare con questo tizio e dare a lui le indicazioni e quant'altro. Oggi dovrebbe chiamarlo lei per mettersi d'accordo sulla sala da prenotare, e io nel pomeriggio dovrò recarmi sul posto per prendere dei documenti e dargli ulteriori dettagli. - sorseggiai il buon cappuccino, mentre Mike mi sorrideva.
- Certo che non vogliono proprio farle mancare nulla. Se adesso fanno una cosa del genere, quando ne compirà diciotto... ? - commentò lui, facendomi strabuzzare gli occhi.
- Non voglio nemmeno pensarci! Per fortuna, quando arriverà quel giorno, io sarò fuori da quell’inferno, e la cosa non mi tangerà minimamente.
In quel momento entrò Lilian nel bar.
- Calma, Alina, - disse lei sorridendo, - ti si sentiva fin dal negozio. Siamo parecchio agitate oggi, eh!
- Scusa zia, ma proprio non è giornata. - e cominciai a raccontarle tutto quanto. Zia Lilian annuì, cercando di consolarmi e di minimizzare. Non lo faceva perché riteneva che io esagerassi, ma solo perché sapeva che era più dannoso per me starci male e rimuginarci sopra, anche se avevo perfettamente ragione.
- Angelica rovinerà la figlia se continua a concederle tutto. - scosse la testa. - Ma la cosa non deve farti abbattere. Alla fine, tutto quello che ne verrà fuori, riguarderà solo e unicamente loro. Lasciale perdere, Alina. - Mi disse lei con la sua solita dolcezza.
Una volta, poco dopo la morte di mia madre, avevo sperato che papà se ne innamorasse, perché le volevo bene, e perché sentivo che insieme avremmo potuto formare una nuova famiglia ed essere felici.
Purtroppo mi toccarono Angelica e Kalika, e la mia unica consolazione era stato il fatto che i due avessero scelto di non procreare. Di Kalika ne bastava e avanzava una soltanto.
Ero grande, e con la mia maturità avrei potuto gestire la cosa col giusto distacco, ma ai tempi non so come avrei potuto reagire all'idea di una gravidanza di Angelica.
- Non glielo hai ancora detto, vero? - disse Lilian mescolando il té, senza incrociare il mio sguardo.
- No, non ancora. - ammisi io. - Sai com’è fatto papà. Oramai ci siamo, manca poco e io volevo proprio aspettare il raggiungimento di quell'obiettivo ma, dati gli ultimi avvenimenti, il trasferimento non può che essere imminente. Lascerò passare la festa di Kalika. - dissi smorzando una risatina. - Rischierei altrimenti di sentirmi accusare della rovina del compleanno della bestiolina… ehm, della piccola cara. Aspettare qualche settimana non mi ucciderà. - Era comunque una questione di tempo. Tutti i figli, prima o poi, devono lasciare il nido. E anche per me era finalmente giunto il momento, dovevo solo trovare il tempo e la maniera per informare mio padre della mia scelta.
Per mia fortuna, quell'appartamento era la mia eredità, e nessuno poteva avanzare diritti o pretese su di esso. Forse, sotto sotto, anche mio padre sapeva che presto avrei lasciato la loro casa, ma non aveva mai osato sollevare l'argomento per paura che l'evento si verificasse ancora prima del dovuto.
Mancavano ancora delle piccole cose per rendere l'appartamento completamente confortevole, ma quei soldi a lungo risparmiati, sarebbero serviti allo scopo.
Avevo grandi progetti in testa per l'arredamento, e zia Lilian mi aveva promesso che un giorno avremmo fatto spese insieme proprio per rinnovare i locali. Ero entusiasta all'idea di condividere con lei quella bella esperienza.
Ci sarebbe dovuta essere anche mia madre, ma con zia Lilian, era un po' come se ci fosse stata anche lei.
- Ce la farai? - mi chiese fissandomi con apprensione.
- Certo, sono più forte di quello che sembro. E non intendo cedere, non posso restare con loro per sempre.
Nei sogni ero l'indomita Giustiziera, mentre nella realtà ero solamente Alina, una ragazza costretta dal destino a vivere una vita che non aveva mai sentito sua.
Mi ero chiesta più volte se non ero nata nell'epoca sbagliata... Quanto avrei voluto vivere nell'epoca delle dame e dei cavalieri! I romanzi e i film ambientati in quei contesti erano i miei preferiti in assoluto.
Segretamente sognavo di poter incontrare il mio principe azzurro, un cavaliere, o un potente mago che dal nulla sbucasse fuori da dietro l'angolo e che mi portasse via.
Anche se erano sciocchezze, erano piccole cose che mi facevano sorridere e stare bene. Erano illusioni, ma almeno non facevano male.
- Cosa c’è Alina, a che pensi?
- Niente zia, ero solo persa nell'idea di comprare insieme l'arredo di casa. Ci conto sul tuo aiuto! - le dissi ritrovando l'allegria.
- Ora capisco, avevi un'espressione serena. E chi lo sa, magari, una volta che avrai lasciato la casa degli orrori, - disse facendomi ridere, - troverai anche il tuo spasimante ideale.
- Chi lo sa... magari lo troverai tu al mio posto.
Ridemmo insieme di quelle battutine sciocche. Entrambe alla ricerca di un amore quasi impossibile da ritrovare nel mondo nel quale vivevamo. Ma fermamente convinte di ciò che desideravamo. Anche la zia, come me, aveva un ideale di uomo, ed ero certa che il suo cuore fosse già impegnato verso qualcuno che purtroppo non era mai stata in grado di catturare.
Ero certa che un giorno entrambe, avremmo trovato l'amore della vita, prendendoci così una rivincita verso quel mondo che tanto ci aveva tolto. Gustando finalmente quella felicità a lungo ricercata.
- Si sta facendo tardi, che ne dici di andare? Vedo già Casia sulla porta del negozio che smania per entrare. Non possiamo farla attendere oltre. - Casia era una delle inquiline della nostra palazzina, e una delle persone a cui tenevo di più. Dopo zia Lilian, ovviamente.
Era una donna simpatica, aveva circa una sessantina d’anni, ma aveva una forza e un’energia tale da fare invidia ai giovani. I capelli erano ingrigiti dal tempo che passava, ma a lei non importava e li mostrava con orgoglio.
Nonostante l'età, Casia era una donna estremamente elegante e femminile, una donna molto decisa e forte, un modello per chiunque.
Coltivava moltissime passioni: teatro, cinema, letteratura, musica, sport… e se c’era qualcosa di nuovo, lei lo provava. Diceva che la vita era talmente breve che lasciarsi condizionare dalla paura era troppo stupido. Bisognava rischiare ogni tanto. Avrei tanto voluto essere come lei sotto quel punto di vista, ma io, invece, ero davvero una preda facile della paura e dei tentennamenti; ma mi ero ripromessa di migliorare, e di prendermi più cura di me stessa, che non degli altri. Inseguendo di più i miei desideri e i miei sogni.
Casia conosceva tutti nella zona. Era anche stata una buona amica dei miei adorati nonni. Anche lei ci aveva consolati dopo la perdita di mia madre, e aveva fatto una bella lavata di capo a mio padre quando aveva ufficializzato la sua relazione con Angelica.
Purtroppo la donna non aveva gradito, e da allora, Casia non era più stata la benvenuta a casa di mio padre.
Io però avevo continuato a frequentarla, fregandomene di quello che Angelica pensava di lei, e di quello che mi diceva mio padre. Lui era libero di stare con una donna che a me non piaceva, e io ero altrettanto libera di passare il tempo con una cara vecchia amica che si era sempre presa cura di me.
- Buongiorno, fanciulle. Siamo in ritardo, vedo!
- A dire il vero sei te in anticipo. - disse Lilian tirando su la serranda. - Ecco, ora siamo aperti.
Zia Lilian prese subito posto dietro al bancone. Aveva un bel po’ di affari da sistemare, fra bollette, fatture e quant'altro. Il lavoro in un qualsiasi negozio non finiva mai.
Il mio lavoro all’interno del negozio era piuttosto semplice, o almeno, per me lo era dopo tutto quel tempo. Ma probabilmente, era diventato semplice perché adoravo stare lì con loro. La sera eravamo entrambe distrutte, ma soddisfatte per quello che avevamo fatto. Per quello non mi era mai pesato, per quello ero felice di quell'unico aspetto della mia vita che ero stata in grado di scegliere e dirigere come volevo io.
- Fammi indovinare, cara, - disse Casia poggiandomi una mano sulla spalla, - problemi a casa. - non era una domanda, la sua.
- Sono un libro aperto?
- Solo per me e Lilian. - Casia mi sorrise e si indignò notevolmente quando seppe quello in cui mi aveva coinvolta Angelica senza la mia approvazione.
- Hai provato a dirle no? Quella donna dovrebbe fare da sola queste cose, e non obbligare te a farle per lei.
- Lo so, ma come potevo rifiutarmi?
- Bastava dirle no, mia cara. - scossi la testa.
- Sai bene che non è così semplice.
- So che è dura per te questa situazione, e per questo preferirei che tu fossi un po' più dura. Non puoi permettere loro di sfruttarti così, a loro piacimento. Tu vali quanto e più di loro, non scordarlo mai! - io la ringraziai, e sapevo che aveva davvero ragione. Ma per l'ultima volta, volevo essere condiscendente con mio padre, e regalargli quell'ultimo contentino. Sarei presto stata libera, quindi quell'ultimo sforzo, per quanto fastidioso, l'avrei fatto senza più lamentarmi.
- Sarà l'ultima volta, te lo prometto. Dovrò portare pazienza ancora un pochino, una volta passata la festa sarò finalmente libera. Cose come questa non saranno più di affare mio, Casia. Sarà poi solo questione di qualche giorno, presto io e la zia andremo a fare compere per gli ultimi pezzi di arredo. C'è un letto a baldacchino in ferro battuto che mi piace da matti! Se vuoi puoi unirti a noi. - dissi convinta.
- Certo che voglio venire. Non puoi andare a fare shopping, specie per un'occasione così speciale, senza di me. Ma, dimmi, riguardo tuo padre come ti senti?
- Lo sai, una parte di me non vorrebbe lasciarlo, ma è necessario. Non solo per me, per rendermi indipendente, ma soprattutto perché non ne posso più di quelle due. Lui è un adulto e ha fatto le sue scelte: giuste o sbagliate che siano, sono le sue scelte. Che prenda atto di quello che ha fatto, e che scenda a patti con le conseguenze relative.
Io gli vorrò sempre bene, ma è giunto il tempo per me di pensare a me stessa.
- Brava! - disse lei abbracciandomi con slancio. - È così che ti voglio! E comunque, anche se andrai via di casa, l'amore che ti lega a tuo padre non svanirà mai, quindi non preoccuparti troppo. Anche lui capirà.
- Lo spero. A volte vorrei tanto essere lontana da qui. Magari potessi vivere un'avventura magica come quella dei libri. Magari potessi viaggiare nel tempo o per mondi inesplorati e lontani anni luce da noi. Sarebbe bello, e sarebbe sicuramente più semplice sopravvivere nella giungla o in un regno ostile, piuttosto che avere a che fare con Kalika. - dissi ridacchiando assieme a Casia e a zia Lilian che ci era passata accanto.
- Tieniti stretto il tuo desiderio, magari si avvera. Il mondo in cui viviamo è davvero strano e magari, da qualche parte, una fata ti ha sentito e farà avverare il tuo sogno. - mi strizzò l’occhio. Casia aveva studiato molto, e si era soffermata spesso a raccontarmi delle varie credenze popolari, nelle quali lei confidava moltissimo. Non era la prima volta che mi diceva una cosa del genere, e pur non credendoci, sperai in cuor mio che davvero una fata mi permettesse di vivere una storia meravigliosa.
- Magari, amica mia! Se si avverasse ne sarei davvero felice. Ma ora... dimmi per cosa sei venuta. Un nuovo CD?
- No, sono in cerca di un certo film. Deve essere emozionante e romantico. Hai qualcosa da consigliarmi? - mi si accese subito la lampadina. Una cosa che adoravo del mio mestiere? Aiutare i clienti a scegliere qualcosa, e la mia conoscenza dei prodotti in vendita era tale da permettermi di essere sempre un passo avanti.
- Forse ho qualcosa che fa al caso tuo. Vuoi seguirmi?


 
L'angolo di Shera ♥

Ciao a tutti, nonostante questo capitolo fosse "pronto" da settimane, mi son decisa solo ora a pubblicare.
Non chiedete... il mio cervello non funziona bene in questo periodo -.-.
Mi hanno rinnovato il contratto, e di lavoro, devo dire, ce ne è anche fin troppo per i miei gusti.
Oggi davvero tanti, TANTI, clienti.

Non mi lamento del lavoro in sé, dico solo che è stancante, e la sera l'ultima cosa che desidero è attaccarmi al portatile.
E stasera non faccio eccezioni, anche se una particina di me, vorrebbe anche mettersi dietro con la revisione.
Ma credo che attenderanno i prossimi capitoli prima che io ci metta mano. Spero comunque per la fine dell'anno di riuscire a pubblicare tutti gli, attuali, venti capitoli (epilogo incluso).
Prevedo comunque di, se non aggiungere un nuovo capitolo, di allungare ben bene gli altri, anche per dare spazio a un personaggio in particolare, dato che nella prima versione, ahimé non ero riuscita a dargli quel tocco in più che invece aveva nella mia testa.
Ed essendo uno dei personaggi principali, non posso proprio perdonarmi di non avergli dato maggior impatto nella storia.
Insomma, devo creargli nuove situazioni in cui lui possa essere al centro dell'attenzione.

Per il resto, spero che quest capitolo vi sia piaciuto, non ha subito la terza revisione da parte del mio moroso, ma spero sia comunque all'altezza.

Un bacione, a presto (spero davvero di rifarmi viva presto XD)

Shera ♥
  
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