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Autore: Heart    21/02/2016    2 recensioni
Naraku si è ritirato dopo che la sfera si è spezzata in due. Una parte ce l'ha lui e l'altra Kagome.
Nel silenzio, una nuova presenza appare. Una giovane arrivata da molto lontano per distruggere una volta per sempre la Shikon no Tama.
Ma qual è la sua vera missione? Misteri e segreti si susseguiranno con l'andare del tempo, sentimenti sconosciuti usciranno allo scoperto e attrazioni fatali provocheranno quasi la morte.
Il mondo del sovrannaturale apre le sue porte.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Triangolo
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XVIII
“100 gradi sotto lo zero”

 
 
Il vento scompigliava i lunghi capelli argentati. La notte si era presa il suo meritato posto dopo una lunga giornata di sole.
Un uomo rimaneva seduto su un muretto di marmo a contemplare la radura circostante. Si beò del silenzio di quel momento fatto di pace e armonia con la natura; non c’era nessuno a disturbarlo o infastidirlo con le sue sciocche idee.
Sesshomaru sembrava addormentato, ma internamente rifletteva su tutta la faccenda. Da quando era ritornato al suo castello le cose si erano evolute in un modo inaspettato. Per prima cosa l’attacco di guerra da parte delle terre dell’est, suo padre che tentava di impartirgli delle lezioni di vita e infine la faccenda delle chiave e del potere che sarebbe scaturito da essa. Tutto il mistero girava intorno alla ragazza venuta da un altro mondo, quando lui non sapeva nemmeno che cosa ci fosse al di fuori di quella epoca. La sacerdotessa più volte aveva narrato le vicende del futuro, le scoperte e tanto altro… sì, lui ne era rimasto incantato, ma una cosa non gli era andata giù. I demoni si erano estinti, lasciando la supremazia agli umani. Aprì gli occhi, in cui si rifletteva una luce assassina e si alzò leggiadro, il suo corpo era in perfetto equilibro. Saltò nel vuoto per poi galleggiare grazie ai suoi poteri. Si ritrovò a percorrere le vie del palazzo senza una destinazione ben precisa, ma il suo istinto gli diceva di proseguire … si ritrovò di fronte ad una stanza. Il suo profumo era delicato, ma nello stesso tempo deciso. Tentò di calmarsi e poi aprì la porta. La stanza era interamente al buio, per fortuna lui ci vedeva ugualmente.
La ispezionò tutta, ma capì che la sua proprietaria non era lì. Girò i tacchi e si diresse verso le stanze del bastardo, ma constatò che tutti loro dormivano.
Si chiese dove fosse quella ragazza.
Uscì nuovamente e la trovò nel giardino adiacente al palazzo.
Era sulla grande quercia che con la sua maestosità dominava quel luogo, con le ginocchia portate al petto e il viso rivolto al cielo, i lunghi capelli che volavano liberi. Era bellissima. Scosse la testa dopo quella sua affermazione mentale ed avanzò.
Dafne sembrava non essersi accorta del nuovo arrivato, ma non era così. I suoi poteri aumentavano ogni giorno di più. Quella mistica forza scorreva nelle sue vene inondandola di pura energia. Lo aveva avvertito già da un bel po’ di tempo, da quando il principe si trovava su quel masso ad osservare il nulla. I suoi poteri erano illimitati, era molto facile entrargli nella mente senza essere scoperta, ma c’era qualcosa che glielo impediva, forse era quel battito che si faceva sentire quando il bel principe avanzava verso la sua direzione.
-Dobbiamo parlare! – Disse duro Sesshomaru, alzando la testa verso la sua direzione.
La ragazza non si mosse, rimase a contemplare il vuoto, lo sguardo fisso davanti a sé.
Come era possibile che tutto stesse succedendo adesso? Era così meschino il destino? Sulle sue spalle gravava un grande peso. Adesso, proprio adesso le chiedeva di lasciare tutto, di separarsi da tutti loro? Se tutto fosse stato così semplice non lo avrebbe pensato, non avrebbe esitato nemmeno per un attimo, ma se non era lei il fulcro, doveva essere qualcun’ altro. Odiava lasciare le cose a metà. Era nata per quella missione, dopotutto… sorrise.
-Dannata donna! –Detto questo, con un fruscio di vesti, Sesshomaru lanciò contro Dafne la sua frusta di luce, la ferì ad una guancia ma non ottenne la reazione aspettata. Lei rimaneva ferma, fissa con lo sguardo su un punto morto nel cielo.
Così, preso dalla impazienza, lui cercò di acchiapparla dal collo, ma la sua mano lo fermò in tempo. In grembo custodiva un piccolo corpo addormentato. Sesshomaru spalancò gli occhi per la sorpresa e indietreggiò. Non si era accorto della sua presenza, come aveva potuto farle del male?
-Ti credevo più calmo, invece sei come tuo fratello. Così diversi, ma simili allo stesso tempo. Non ti sei accorto che con me ci fosse qualcun altro, questo è un grande sbaglio, principe. – Gli disse, lanciandogli un’occhiata agghiacciante.
Il demone non rispose fissando il piccolo corpo raggomitolato tra le braccia della donna.
-Il tuo compito è quello di proteggerla, ma mi sembra che ti sia passato di mente. – Affermò decisa, sorpassandolo con grazia.
-Zitta! –Ringhiò offeso.
-Ti farò abbassare la testa un giorno o l’altro brutto cagnaccio! –Lo ammonì per poi incamminandosi verso le sue stanze.
-Ah, mi stavo dimenticando, la prossima volta maschera bene le tue emozioni, sai non sei così abile a tener su la tua apparenza di freddezza… Rin è riuscita a smascherarti. – L’apostrofò.
Sesshomaru era in collera. Quella donna lo stava mettendo in ridicolo, non gli importava che fosse la signora dell’inferno, doveva pagare per tutto ciò che gli aveva inflitto in tutto quel tempo. Un sorriso maligno gli si allungò sul viso, aveva trovato la punizione adatta.
 
 
 
 
ΩᴔΩ
 
-Credo di aver detto tutto. –Dichiarò Dafne dopo aver spiegato la situazione ai suoi amici.
-Allora questo libro ci condurrà a queste famose chiavi? Ma non sarà troppo facile? Sono pur sempre dei Kami. –Affermò Miroku poco convinto.
-Beh non è che dice tutto, loro si rivelano solo quando sentono che c’è qualcuno con la giusta frequenza. È un poco strano da spiegare, ma sarete guidati dal vostro istinto. –Terminò Dafne.
-Tu non vieni nee-chan? -Chiese Rin preoccupata.
-No, tesoro. Ma sarò qui quando ritornerete, - le disse accarezzandole la testa – stai sempre insieme a Sesshomaru e di sicuro non ti succederà nulla. E poi se avrai bisogno di me, chiamami e arriverò in un battibaleno. –Terminò.
-Ok siamo pronti. –Ammise Inuyasha. Detto questo il portale si aprì e i ragazzi sparirono davanti gli occhi di Dafne.
-Buon viaggio. Speriamo che vada tutto bene. –Affermò.
Acchiappò la sua borsa e sparì da quel giardino, era arrivato il momento di riprendersi una parte della sua eredità.
 
ΩᴔΩ
 
Il boato che si propagò dopo il loro atterraggio li mise tutti in allarme. La prima a fissare tutta la zona fu proprio Kagome che si guardò in giro con circospezione e non capiva dove cavolo fossero finiti quella volta.
Dafne non aveva detto nulla a riguardo e per un attimo ebbe paura, si strinse al braccio di Inuyasha e solo allora notò come il demone fosse conciato.
Il suo sguardo da smarrito divenne di terrore, si allontanò giusto un momento per fissare il luogo, per poi mettersi la mano vicino alla bocca per non far trapelare la sua esclamazione di puro terrore.
I suoi amici la notarono tremare e fu subito raggiunta da Inuyasha e da Sango.
Kagome diceva con la testa di no, ma più lo ripeteva e più lo viveva con i suoi stessi occhi. Il suo istinto le diceva di scappare e di farlo anche alla svelta, erano in pericolo.
-Kagome stai tremando, che cosa succede? – Domandò Inuyasha preoccupato, la strinse tra le braccia ma non ebbe l’effetto sperato.
-Dobbiamo andarcene, se ci trovano siamo finiti! –Urlò rigida.
-Spiegaci almeno dove siamo. –Proruppe Sango.
La zona in cui si erano ritrovati era deserta, solo pochi alberi spogli ornavano quel luogo. Il terreno era formato da uno strano terriccio nero e irregolare, c'erano delle ringhiere, fatte di... uno spago con degli aghi? E poi cosa era quell’aria inqueta e piena di terrore?
Sango ne rimase turbata e non era la sola. Miroku le si era fatto più vicino, le strinse la mano e poi la fissò.
-Non mi piace questo silenzio. E poi c’è troppo desolazione in questo luogo. Avverto un’aura negativa. –Borbottò il monaco.
- Siamo nella tana del lupo. Accidenti, perché Dafne non è venuta con noi! Dobbiamo stare alla larga da questo posto, da qui non si fa più ritorno! - Disse decisa Kagome.
-Dove siamo, donna! –L’apostrofò Sesshomaru pronto a scattare se fosse giunto qualcuno, ma solo allora si accorse che non portava più le sue vesti e le sue spade.
- Siamo in un lager, ovvero in uno dei campi di concentramento e siamo nel 1900. In breve, siamo vivendo la Seconda Guerra Mondiale. –Sentenziò.
-Eh? Non capisco. –Disse confuso Inuyasha.
- In questa guerra morirono migliaia di anime, un pazzo di nome Hitler sterminò decine di uomini poiché li riteneva inferiori. I campi di concentramento sono luoghi dove c’è la morte assicurata, nessuno mai rifarà ritorno da essi, solo pochi sono riusciti a sopravvivere, ma solo grazie agli americani. Adesso resta solo da scoprire in che anno siamo. Spero non agli inizi, altrimenti siamo spacciati –Dichiarò Kagome.
Ma qualcosa li distrasse.
Dei camion giganteschi si stavano avvicinando e lì l’agitazione di Kagome aumentò, urlò agli amici di scappare, perché, se i tedeschi li avessero catturati, sarebbe stata la fine.
La distanza che li separava dal pericolo sembrava non aumentare mai, anzi, pareva diminuire. Infatti ad un certo punto dei soldati vestiti di tutto punto li braccarono. I tre ragazzi cercarono di proteggersi e di dare protezione alle ragazze, ma realizzarono che in quel tempo le armi erano più efficienti e così, il primo ricevette un colpo all’addome con il calcio della pistola. Le urla di Kagome squarciarono la tensione in due, cercò con tutte le sue forze di raggiungere il suo demone, ma fu fermata da due uomini che la zittirono con un colpo alla nuca, tramortendola per un po'.
Dopo essere stati caricati sulla vettura peggio degli animali, si ritrovarono ansimanti e spaventati.
Rin si teneva saldamente alla gamba di Sesshomaru e il demone ringhiava in maniera pazzesca, quegli uomini avevano osato minacciarlo.
Con un gesto inaspettato posò la sua grande mano sulla piccola testolina della bambina che tentò di sorridere, ma il sorriso le morì quando l’auto si fermò di botto; gli altri deportati avevano il viso sporco e terrorizzato sapendo quale fosse la loro fine. Quando furono raggruppati, quattro tizi con delle armi mai viste iniziarono ad osservarli, per poi selezionare i prigionieri.
I militari si fermarono davanti al gruppo di Kagome, osservando prima le ragazze e poi sui ragazzi.
Erano strano che qualcuno portasse i capelli così lunghi e poi di quello strano colore, ma i tedeschi non demorsero.
-Che bel visino. Sei proprio un fiorellino, dolcezza! –Disse il comandante, accarezzando il viso di Kagome.
La ragazza deglutiva con forza, mentre tentava di non piangere.
Il comandante passò anche da Sango, e stavolta non si fermò ad osservare il suo viso, ma anche il corpo, palpeggiandole il seno e poi scendendo più in basso.
A quei gesti Miroku perse la testa, tentò di avanzare, ma due soldati lo presero a pugni.
-Miroku! - Urlò di rimando Sango.
-Dove stai andando, puttana! – Il comandante prese la ragazza dai capelli e la riportò al suo fianco per poi darle un sonoro schiaffo facendole spaccare il labbro.
"Siete dei mostri!" Si ripeteva Kagome. L’odio per quegli esseri era tantissimo, se fosse stata più forte, forse avrebbe avuto il coraggio di ucciderlo seduta istante.
Le ragazze e  i ragazzi furono separati, invece Rin e Shippo furono portati insieme da un’altra parte.
 
 
 
 
 
La pioggia cadeva dal cielo nero.
Kagome era raggomitolata su se stessa, mentre tentava di riscaldarsi da quel freddo polare. Aveva lavorato tutto il giorno, aveva mangiato pochissimo-anzi niente- e adesso piangeva per quella fine atroce che già si immaginava. Aveva scoperto che tutti avevano perso i loro poteri erano dei normalissimi uomini, e poi la mancanza di Inuyasha si faceva sentire.
Ancora ricordava le frustate di qualche ora prima nel tentativo di cercare di nascosto almeno lo sguardo del suo demone, ma era stata scoperta. Sango aveva lottato contro un branco di soldati, ma l’avevano picchiata selvaggiamente e poi avevano tentato di farle violenza, fortunatamente non riuscendoci.
Quella giornata sembrava interminabile.
Chiuse gli occhi ma si sentiva troppo paralizzata dal terrore per farlo, quindi li riaprì subito, non le piacevano quei sorrisi dei soldati e poi del comandante, di sicuro avevano qualcosa in mente.
 
 
All’altro lato del campo i ragazzi se la passavano male, dopo aver capito di aver perso il loro potere, si erano guardati negli occhi e avevano cercato di creare un piano di fuga. Sesshomaru era un abile stratega e questo avrebbe permesso loro di fuggire, ma c’erano dei punti che gli erano ignoti e solo Kagome sapeva.
Il futuro era un mondo davvero orrendo, preferivano cento mila volte il loro.
Erano pressoché le cinque del mattino, quando i soldati irruppero nel casolare dove dormivano.
Furono trascinati in una stanza e fatti svestire dei loro indumenti, Miroku aveva il viso pallido e i due demoni se ne accorsero. In fine giunse anche il loro turno. Due grandi forbici erano in mano a due soldati. I due fratelli fecero del loro meglio per uscire puliti da quel postaccio, ma Inuyasha era ancora debole dopo il colpo del giorno prima. Furono portati via loro i capelli, come trofeo, visto anche il colore insolito per poi essere sfruttati per i loro muscoli.
Il cantiere era poco distante dalla zona notte, e si sentivano da lontano i martelli che picchiavano le rocce.
Intanto anche alle due ragazze venivano rubati i fluenti capelli, le lacrime erano precipitate copiose dai loro visi, ma si dovevano dare un contegno, il peggio ancora doveva arrivare. Altre crudeltà erano in serbo per loro.
Le urla erano melodie per i soldati che si eccitavano peggio delle bestie.
L’inferno sembrava una passeggiata al confronto.
 
 
 
 
 
 
 
ΩᴔΩ
Un fruscio di veste bianca sul lucido pavimento di quel tempio antico. Il cielo sembrava presentare in sè sia la luna e sia il sole. Quel luogo era vietato agli esseri inferiori e bandito a coloro che vivevano nel cielo.
L’aria era satura di potere e di elettricità.
Dafne si avvicinò agli scalini che l’avrebbero condotta sull’altare di pietra di luna. Solo una volta nella sua lunga vita era giunta al suo cospetto, dopo aver aiutato la madre nel ripristinare Luce. Quel luogo veniva occultato da una potentissima barriera sacra, nemmeno gli esseri superiori potevano attraversarla o entrarci. Solo due persone potevano farlo e una era lei: La custode dell’Aoi Honȭ .
Le vesti bianche ornavano il suo corpo formoso, marcando i punti precisi, dando più rilievo. Dafne era concentrata, la sua mente era sgombra da ogni pensiero. Vide l’altare su cui risiedeva una grande roccia bianca, dove alcuni riflessi davano la sensazione che fosse viva. Avanzò in silenzio, il pavimento iniziò a trasformarsi, il marmò si sciolse per magia e divenne una conca d’acqua, nel cui centro risiedeva la pietra di luna. Conficcata all'interno di quest'ultima c'era la spada maledetta.
La ragazza immerse prima un piede e poi l’altro, facendo sì che la stoffa galleggiasse a contatto con l’acqua cristallina.
Quando giunse dinnanzi ad essa si fermò. Sciolse il nodo che teneva unita la stoffa e la fece ricadere nell’acqua. Il suo corpo nudo fu avvolto da una strana energia e pian piano i suoi capelli mutarono colore, come anche gli occhi.
Allungò il braccio verso l’arma e iniziò a canticchiare una strana canzone antica, con la quale chiedeva la sua benedizione e il suo aiuto.
-Lo so che sono ancora giovane e devo imparare molte cose, ma in quanto immortale non ho paura del passare del tempo. Ho ereditato questo gene da mia madre, devo tutto a lei. Ho bisogno di essere indipendente e forte, in quanto voglio proteggere la mia famiglia e le persone che amo. Il potere che racchiudo dentro non mi darà mai la garanzia di una vittoria, ma se si sta tutti uniti, possiamo superare le nostre debolezze. –Disse calma, rivolgendosi alla spada.
Nessuno fiatò. Il silenzio era diventato spettrale.
Dafne non demorse. Aveva fiducia in se stessa.
Lei era forte. Era stato uno dei primi insegnamenti della madre.
È strana questa vita, non pensavo che una stupida ragazzina potesse entrare dentro questo luogo sacro e chiedere il mio aiuto. Disse una voce.
-Lo sai meglio di me, che il destino fa brutti scherzi. –Affermò piatta, mentre avvertiva intorno a sé un'aura diversa dal solito.
Hai fegato, a presentarti di fronte a me. Riconosco il tuo spirito ragazza, ti ho prestato il mio aiuto quella volta, quando sei andata nel passato; in quel momento la tua ira era così forte che non sono riuscito a non aiutarti, eri battagliera e tenace nel voler proteggere quella sciocca umana. Tuttavia non sarà così facile avermi, non sei stata la prima a chiedere la mia forza; prima di te, tanti esseri mi hanno supplicato, ma alla fine hanno avuto la loro punizione.
-Ma io non chiedo la tua forza, dentro di me già ne scorre abbastanza. –Rise Dafne, portandosi più avanti.
Allora che cosa cerchi in me? Sono lo spirito più odiato da tutti, mi hanno confinato in questo luogo sacro per non fuggire.
-Dimmi, hai avuto mai avuto qualcuno da proteggere? Ogni essere ha una parte di luce e di oscurità, io sono nata da questa divisione. Vivo la vita sapendo che sono una delle poche persone che ha questo potere, darò tutta me stessa per portare a compimento questa missione. –
Proteggere. Non dire assurdità. Il male distrugge, gode del dolore.
-Esattamente. Non credere che io sia così sciocca da venire in questo territorio senza oscurità –
Il tuo potere è molto forte e questo mi eccita. Sono sicuro che puoi fare meglio, ti trattieni con quegli sciocchi demoni, ma leggo in te sete di vendetta. Li vuoi avere tutti in pugno, dimostrare quanto vali.
-Allora unisciti a me, regneremo il mondo sotterraneo. –
La signora degli inferi mi chiede un’alleanza? E come vorresti gestire l’altra parte di te? Luce e oscurità non possono vivere insieme.
-Oh sì invece. I miei genitori ci convivono da moltissimi anni e ancora sono uguali, il loro legame li equilibra alla perfezione. –
Ti stai basando su un legame che potrebbe rompersi in ogni istante.
-Hanno combattuto tante sfide, ma ancora sono in piedi. Io ho fiducia nel loro amore, un giorno, vorrei essere come loro. Ma per il momento devo garantire la salvezza del mio popolo. Che cosa scegli, amico mio? –Domandò Dafne allo spirito della spada.
Lo spirito rimase in silenzio per attimi interi, intanto Dafne cercava di rimanere calma. Avvertiva dentro di sé una strana fitta, di sicuro i suoi amici erano in pericolo. Voleva urlargli di muoversi, ma dalla sua bocca non uscì nulla. Rimase a fissare quella coltre oscura depositarsi sul manto immacolato della pietra.
È veramente strano che un essere come te, divisa da più parti sia riuscita a penetrarmi dentro. Sono stato chiamato in diversi modi in questi ultimi millenni, ma mai amico. Anche se hai conquistato il mio stato d’animo non darti alla pazza gioia, sono uno spirito ribelle e autonomo, non mi farò mettere i piedi sopra la testa da una ragazzina come te. Ti aiuterò, ti donerò l’equilibro che ti serve per raggiungere le vette del tuo potere… ma ricordati che tutto ha il suo prezzo.
-Ne sono consapevole. – Ammise lei sorridendo – per cominciare nei migliore dei modi la nostra amicizia, che ne dici se mi dici il tuo nome? –
Sbruffona. Ma accetto. Prima le signore.
-Dafne Kuran. – Mormorò, avvicinandosi alla spada.
Prese un lungo respiro e poi pose la mano sull’elsa. La spada vibrò a quel contatto e, mentre avanzava nell’estrarla il cielo divenne un arcobaleno di colori, trasformando il suo intorno di luce.
-Mekai no Kokoro! –Urlarono all’unisono Dafne e lo spirito.
L’energia dello spirito si condensò intorno alla lama e alla grande pietra di lapislazzulo che regnava al suo centro. Dafne emanava uno strano bagliore da cui poi fu avvolta come un guanto, facendo alzare il vento e levitando verso il cielo. Gli abiti cerimoniali sparirono, ma una nuova uniforme si materializzò sul suo corpo.
-Nome azzeccato Mekai, da ora in poi saremo indivisibili. –Disse Dafne.
Bando alla ciance, ragazza mia, i tuoi amici se la stanno vedendo brutta. Non credi che dovresti mantenere la promessa data?
-Non mi rimangio mai una promessa. – asserì. –Mekai partiamo subito per il 1940! –
Detto questo sia Dafne che la spada sparirono nel nulla.
 
 
ᴔΩᴔ
Erano passati cinque giorni da quando erano arrivati in quel postaccio. Ormai non avevano più tentato la fuga, sapendo che era inutile.
Avevano dovuto convivere con un epoca diversa, dove tutto era stato girato in modo differente. I ragazzi si potevano fissare solo a fine giornata, quando i soldati davano quel misero pasto. Il freddo artico li aveva spossati, la temperatura si abbassava ogni giorno di più.
Si erano stancati di quel gioco, non gli importava più di ottenere più potere o meno, ma solo di ritornare a casa. I loro volti erano irriconoscibili, per non parlare dell’abbigliamento, i campi erano un modo di umiliare la gente. Le donne venivano trattate da bestiame, violentate e picchiate selvaggiamente, nelle notti più buie si sentivano le urla disperate dei vecchi o alcune volte anche dei bambini. Per lo meno loro erano tutti vivi, anche se si erano separati.
-Questa volta Dafne me la pagherà cara, non ho più intenzione di ascoltarla. –Disse furiosa Sango.
Kagome la guardò, poi chiuse gli occhi stanca. Aveva male in tutto il corpo. I lividi erano ovunque, si sentiva martoriata, aveva dovuto sopportare le pene dell’inferno e infine che cosa aveva ottenuto? Nulla.
Aveva pianto come una bambina, si era umiliata per non essere uccisa.
Tutto si stava sgretolando. Era un bruttissimo incubo.
 
Mi dispiace tanto, io …
Entrambe le ragazze rizzarono in piedi sentendo quella voce e si guardarono intorno, ma c’era solo silenzio.
È tutta colpa mia, dovrei essere io al vostro posto. Ho peggiorato la situazione con le mie folli idee. Dovevo sapere che non eravate in grado di superare le varie sfide, questa è stata la peggiore, spero che riuscirete a perdonarmi.
-Dafne sei tu…?- Chiese sottovoce Kagome.
Dall’oscurità apparve un flebile raggio, dal quale comparve la ragazza nominata.
Aveva il viso distorto dal dolore.
-Non doveva succedere questo, lo specchio ha sbagliato luogo. La chiave non si trova in questo mondo. –disse dispiaciuta. –Vi prego di accettare le mie scuse. –abbassò il capo come supplica, le due ragazze rimasero senza parole.
Tuttavia in quel momento qualcuno irruppe nel capannone, un gruppo di soldati iniziò a buttare a terra le donne alla ricerca di qualcosa.
-Tutti fuori! –Urlò uno di loro. Tutti saettarono al di fuori e si radunarono al centro della piazza.
Dafne divenne invisibile e diede delle dettagliate istruzioni alle due ragazze, che, prese alla sprovvista, iniziarono a tremare.
State tranquille non vi lascerò.
Kagome guardò Sango e annuirono. Si ritrovarono nel piazzale e attesero il verdetto di quella ispezione notturna.
Gli stivali rintoccavano al suolo e le donne temettero per la loro vita.
-Mi è giunta voce di una fuga. Se qualcuno sa qualcosa si faccia avanti. –Sentenziò il comandante. Nessuno fiatò a quelle parole.
-Allora procederò con le sentenze… -abbassò di slanciò il braccio e un soldato sparò alla prima donna, che cadde al suolo con un buco in fronte.
Le urla di disperazione fecero allarmare tutti, ma il militare li fece zittire tutti quanti. Li fissò uno per uno, fino a fermarsi davanti a Kagome. La prese in malo modo –inginocchiati! - urlò autoritario.
La ragazza fece come ordinato.
Il cuore le batteva forte, sentiva il respiro irregolare e la testa pesante. Percepì il cambio d’aria e poi il colpo. La frustata fu agghiacciante e  talmente dolorosa che le fermò quasi il cuore e la fece urlare.
-Ditemi chi è, sennò la uccido davanti ai vostri occhi. – Annunciò con una strana luce negli occhi.
-Non avete pena per questa donna? No?! - Un altro colpo giunse sulla schiena di Kagome, ma stranamente, diversamente da come si aspettava, lei non avvertì nulla. Il dolore era scomparso anche per la prima percossa  che l’aveva quasi uccisa.
Il comandante continuò nella sua furia, senza sapere che lei non pativa più. Alzò gli occhi e lì, vide Dafne che la fissava in un modo diverso, la sua figura stava iniziando a trasparire, non più invisibile, e Kagome temette per l’amica.
Un flash le folgorò la mente –Dafne stava subendo il suo dolore, la stava proteggendo,- pianse per quell’atto, ma più i colpi diventavano pesanti, più il sangue giungeva ai suoi piedi.
-Basta! - Urlò Kagome.
-Dico io basta, feccia! - Esclamò l’uomo, gettandola al suolo e puntandole addosso una pistola.
-Sono stanco di tutti voi, vi ucciderò uno per uno. –Affermò.
Premette sul grilletto, ma qualcosa lo fermò.
Il comandante indietreggiò di fronte a quella creatura, era una donna, ma le sue fattezze mutavano ogni secondo che passava.
-Tu! - Lo indicò. –Sei un pessimo esemplare, se solo fossi esistita in questo periodo vi avrei disintegrati tutti. Ritieniti fortunato perché assaggerai la mia lama che brama la morte. –Disse senza colore, mentre il suo viso diventava una maschera di ghiaccio.
-Chi diavolo sei? - Urlò l’uomo, puntando l’arma contro Dafne.
-Lo scoprirai presto! - Rise istericamente Dafne, aprendo le braccia.
Fatto questo, dal suo corpo iniziarono ad uscire diverse ombre oscure, che si trasformarono in spiriti della morte. –Figli miei, divorate queste anime impure e reclamatele come vostre, stanotte faremo piazza pulita. –
La bestia era ricomparsa più forte di prima, il suo dolore, il furore verso coloro che distruggevano la vita era folle.
-Dafne ritorna in te. –Affermò Kagome, ma Sango la tirò a sé.
-Dobbiamo cercare i ragazzi e scappare da qui. –Annunciò stanca.
La sacerdotessa annuì e andarono via.
Più volte Kagome si voltò indietro  per guardare l’amica, ma ogni volta ritirava lo sguardo nel vedere quelle disgustose scene di morte.
Trovarono i ragazzi nel loro casolare, tentarono di spiegare loro un poco di cose, ma gli spettri avevano iniziato a divorare chiunque.
-Sono mangiatori di anime, dobbiamo andare via. –Proruppe Miroku prendendo la mano di Sango.
-Chi li evocati? - Domandò Inuyasha, ma quando si voltò verso il luogo indicato divenne pallido.
La loro Dafne era avvolta da una energia oscura, era irriconoscibile, rideva come una pazza e le sue dita erano intrise di sangue.
-Quella stupida ha perso il controllo! – Mormorò Sesshomaru guardandosi a destra e manca, non sentiva Rin, dov’era la piccola?
-Inuyasha! Inuyasha! –Tutti si voltarono e trovarono il piccolo demone volpe in uno strato pietoso, aveva le lacrime agli occhi.
-Shippo, stai bene? - Chiese preoccupata Kagome.
-Dobbiamo fare presto, Rin è in pericolo. -
Ascoltando quell’affermazione Sesshomaru si mosse da solo, il suo cervello percepiva solo l’assenza di Rin, la doveva trovare ad ogni costo. Prese dal bavero il demone volpe e gli ringhiò, chiedendogli dove fosse, ma lui terrorizzato non parlò, indicò solo la struttura più avanti.
-Oh Dio si trova nelle camere a gas! - Urlò Kagome.
Sesshomaru fu più veloce e giunse prima, ma non c’era nessuno al suo interno.
Cercò di ascoltare il vento e allora ritrovò la piccola voce della bambina. Era in pericolo. Il lager era in fiamme, i sopravvissuti iniziarono a sparpagliarsi ovunque nel tentativo di scappare, loro invece si diressero verso il lago ghiacciato.
Quando giunsero a destinazione trovarono diversi cadaveri che si stavano sbriciolando dopo che le ombre avevano strappato da loro le anime; attorno al ghiaccio frantumato si ergeva la piccola Rin con il viso terrorizzato, poiché il freddo dell’acqua la stava paralizzando.
-Rin! – Gridò il demone individuandola.
- Signor Sesshomaru! - Esclamò felice lei.
La piccola cercò invano di avvicinarsi, era molto stanca e il freddo le aveva paralizzato i muscoli.
-Sto venendo a prenderti. –Nessuno fiatò a quella decisione, Il demone sembrava più umano che demone, ma con un equilibro da vero professionista giunse vicino alla piccola, allungò la mano…ma qualcosa la spinse sotto acqua.
Uno spirito maligno la stava portando più in basso, il demone non ci pensò un attimo e si tuffò.
L’acqua era oscura non si vedeva nulla, ma doveva farcela. Lottò contro i suoi limiti umani e alla fine acchiappò il corpo della piccola e se lo portò al petto, riemergendo.
-Devi resiste Rin! Rin rispondimi. –Le diceva, mentre il fiato si condensava.
-Miei! - sibilò avanzando un anima maligna.
Sesshomaru avvolse il corpo di Rin con il suo come scudo, si preparò all’attacco, ma non avvenne nulla.
Lo spirito fu tagliato in due. Quando riaprì gli occhi si trovò davanti Dafne con una spada in mano e un'aria furiosa.
-Ahhhhh! - urlò così forte che i ghiacci si ruppero.
Nel frattempo una strana luce apparve di fronte ai due nell’acqua. Rin cercò di sorridere al demone anche se debolmente.
-Ci sei sempre per me, signor Sesshomaru. –Disse piano per poi svenire tra le braccia del suo demone.
Quest’ultimo afferrò le due chiavi che si erano materializzate al loro cospetto e prima che esse potessero dire qualcosa, esaudì il suo desiderio.
 
 
 
Il castello dell’ovest era in silenzio, eccetto per il caos che regnava nella sala grande, dove la signora madre stava inveendo contro quegli ospiti non graditi.
Ad un certo punto una forte luce la fece fermare, indietreggiò e dal nulla apparve il gruppo scomparso.
I loro corpi caddero come sacchi di patate al suolo, privi di sensi.
La demone, prima che qualcuno riuscisse a dire qualcosa, si concentrò suoi loro aspetti e inorridì alla visione del figlio senza capelli, ma lo erano tutti quanti.
Con gli occhi sgranati e basita come tutti gli altri, cercò di dire qualcosa, ma le parole furono frenate dall'apparire di una strana luce che si divise in più sfere. Esse poi si riunirono ai corpi dei ragazzi, dando loro finalmente un aspetto pulito. I capelli ritornarono lunghi e le vesti originali, tutto erano ritornato al suo posto.
-Sesshomaru mi deve delle spiegazioni. – Concluse la signora madre.
-Sono d’accordo con te una volta tanto, ma per ora credo che sia meglio portarli nelle loro stanze. –Affermò Toshi.
Quella storia stava diventando tanto assurda da sembrare un' inutile e impossibile arrampicata sugli specchi.
 
ᴔΩᴔ
 
 
Non ti credevo così pazza! Hai messo tutti quanti in pericolo! Per fortuna ero con te, sennò in questo momento saresti un cumolo di polvere! - Urlò furioso Mekai verso Dafne.
-Se non stai zitto ti uccido! - Lo minacciò Dafne, ma lo spirito rise a quella beffa.
Sciocca! Ti disintegro io prima. Dannazione, il tuo potere è più forte di quanto avessi immaginato, dovrei rivedere i miei piani.
-Vai all’inferno! –L’ammonì ella, alzandosi dal suo letto.
Erano passati due giorni dal ritorno, i suoi amici erano ancora in convalescenza, invece lei si stava riprendendo alla grande, sì, aveva temuto che il suo potere esplodesse da un momento all’altro, ma grazie a Mekai si era salvata. Aveva fatto una buona scelta a richiamarla al suo fianco, gli doveva un favore. Chiuse le ante del bagno e si avvicinò alla vasca stracolma di acqua calda, quando s’immerse si rilassò.
I capelli galleggiavano nell’acqua, le braccia si intorpidivano per il calore, una pace per i sensi.
La porta fu aperta con forza e dal nulla apparve una figura maestosa e furiosa.
-Donna! Questa me la paghi! - Ringhiò Il principe, facendosi vedere in tutta la sua stazza.
-Buongiorno anche a te, come vedi sono impegnata adesso. –Gli disse con fare sbrigativo, ma quel comportamento non fu gradito da Sesshomaru che avanzò verso la vasca.
-Esci subito da qui! Dobbiamo parlare! –Urlò ancora.
L’intero palazzo vibrò a quell’ordine, ma a Dafne non faceva né caldo, né freddo.
-Ti ho detto di uscire fuori! -.
Ringhiò anche lei adesso, e, con la forza del pensiero, lo sbatté fuori dalla stanza.
Che caratterino quel demone. Sono curioso di vedere che cosa ti farà. Lui non sa chi sei realmente, non è vero? Oh... mi sta piacendo questa situazione.
-Smettila di gonfiarti, borioso pallone gonfiato. –Disse Dafne, mentre prendeva un grande telo per coprirsi.
 
Quando uscì dalla stanza trovò Sesshomaru che camminava avanti e indietro per la stanza; quando la notò si parò di fronte a lei e la buttò contro al muro.
-Il buongiorno si vede dal mattino. –Affermò la ragazza, l’effetto del bagno era scivolato via.
-Tu, sei sola una feccia! Come hai osato mettere in pericolo la vita di Rin? Tutta questa faccende delle chiavi, e Dio chissà cosa. Me ne lavo le mani, non ho bisogno del tuo aiuto per accrescere il mio potere. – Dichiarò freddo come il ghiaccio.
-Oh questo lo sapevo di già. Le sfide servivano a far uscire una determinata parte del vostro io, e tu, amico mio sei riuscito dove era impossibile. –Annunciò, togliendosi le mani dalle spalle.
-Io ti uccido! – detto questo Sesshomaru sguainò gli artigli e la trafisse al ventre, rise a quella piccola vittoria, ma si ricredette quando lei gli fece morire il sorriso.
I suoi occhi erano rossi.
-Stupido, sono immune ai tuoi veleni. Sono io stessa un veleno mortale. – lo sbeffeggiò.
-Mocciosa! –
-Fermo Sesshomaru! –
L'apparizione di un’altra figura bloccò l’attacco del demone, infatti sulla soglia della porta la signora madre stava osservando la vicenda, - Credo che questo dibattito sia inutile, perché non finirlo attraverso uno scontro? L’arte della spada è un buon inizio per dare fine a tutto. –Disse lei orgogliosa.
-Perché no, ho bisogno di mettermi alla prova, adesso che ho un nuovo alleato dalla mia parte. –Annuì Dafne.
I due demoni la fissarono con attenzione.
-Perfetto. Se perderai ci dirai tutto, invece…-
-Oh vincerò sicuramente…e poi prenderò il mio premio. –Rise malignamente Dafne.
-Quella ragazza non sembra umana. –Borbottò la demone.
-Infatti non è del tutto. –Continuò Sesshomaru.
-Sai? –Domandò curiosa la madre al figlio.
-Nasconde un grande potere sotto quelle vesti, non immagineresti mai chi sia realmente, il suo segreto è talmente bene celato che nessuno ha osato scoprirlo. –terminò Sesshomaru andandosi a preparare per lo scontro.
 
 
Dafne si stava rivestendo con calma. uno scontro per mettere alla prova la sua nuova arma... rise a quella vittoria, già gustava le facce degli altri.
-Mai sottovalutare il proprio avversario. –Disse una voce.
La ragazza si voltò per fissare il nuovo arrivato.
-Ci rivediamo Luna, quale buon vento ti porta in queste terre? - Domandò.
-Ho un messaggio da parte di vostra madre. –
L’uomo la fissò con attenzione.
La bambina che aveva visto in tutti quegli anni si era trasformata in una donna bella è forte. Era orgoglioso di lei, il suo potere cresceva con lei, anche se alle volte usciva fuori dal suo controllo.
-Lo penso anch’io che mi sto gonfiando fin troppo, ma sai che quando entrano in gioco altre parti di te, non capisci più nulla. Mia madre ha dovuto combattere contro di loro per parecchio anni, ma alla fine ha capito che l’unica cosa da fare era di rendersi simile. A volte li temo, soprattutto la bestia che cova dentro la mia anima, ma sono pur sempre io, la Dafne di sempre. –
-Concordo. Il potere alle volte non è la soluzione a tutti i problemi, in certe situazione abbiamo bisogno di fare un passo indietro per riprenderci l'umiltà. – Dichiarò Luna per poi avvicinarsi alla ragazza.
-Luna, mi mancate tutti quanti, ma ormai il tempo sta per scadere.
Per te… Sarò pronta per questo compito? – Chiese Dafne abbracciandolo.
-Nessuno è mai pronto per affrontare il proprio destino, ma abbi fiducia in te e nelle persone che ti amano. –la strinse nel suo abbraccio caldo per poi dissolversi – ti attendiamo tra dieci giorni, quando il tuo destino si compirà. –
 
 
 
ᴔΩᴔ
 
L’arena era piena di gente.
Dafne entrò al suo cospetto decisa a portare a termine la sua missione, sì, stava riflettendo su ciò che le aveva detto Luna quel giorno, ma era proprio indecisa sul da farsi. Se una parte di lei le gridava di stenderlo e farlo tacere per sempre, l’altra sembrava più clemente.
I demoni incitavano Sesshomaru e, se lo avesse sconfitto -cosa che a parere suo era un gioco da ragazzi, a farsi- i suoi alleati lo avrebbero disconosciuto come generale e tutto si sarebbe buttato in aria.
Sapeva come era fatto Sesshomaru, lo aveva osservato a lungo in quei mesi di convivenza: aveva un cuore di ghiaccio, ma al suo centro regnava il fuoco. Quell’affetto che lo manteneva vivo era per quella bambina sola, che con il suo altruismo lo rendeva forte... lui ancora era cieco all’evidenza, ma con gli anni lo avrebbe compreso. Forte e bellissimo, due aggettivi che gli calzavano alla perfezione.
Si riscosse da quei pensieri per poi estrarre il suo amico. Mekai era avvolto da uno strano alone di oscurità, ma quando la mano di Dafne toccò la pietra blu al suo centro, l'aura nera sparì. Il suo potere sarebbe stato celato per il momento, il duello doveva essere un modo di allenarsi, sì, un allenamento dove non ci sarebbero stati né vincitori né perdenti. Beh, riuscendo a realizzare quel piano senza farsi scoprire dall’intuito del grande Sesshomaru.
La signora madre dettò le regole, in quanto si poteva usare qualsiasi cosa, fino alla resa del proprio avversario.
-Che lo scontro abbia inizio. –Sentenziò e le urla di incitamento della platea iniziarono.
Inuyasha & Co. Si guardarono negli occhi, era solo una buffonata, i due ragazzi sapevano benissimo chi era Dafne e del suo potere. Inuyasha lo aveva affrontato più di una volta e ricordava le parole del padre a proposito, tutto poteva essere mascherato dall’evidenzia. Quella donna era una potenza della natura.
Lo scontro procedeva con lentezza, i due sfidanti si osservavano a lungo per tentare di cogliere l’avversario inpreparato, ma ogni volta che si toccavano rimbalzavano all’altro capo dell’arena.
-Quando inizierai a fare sul serio? –Chiese Sesshomaru.
La ragazza sembrava tranquilla, ma quella strana energia che galleggiava intorno a lei non prometteva nulla di buono. Quella spada era maligna, la sua forte mole di potere era allucinante, e Sesshomaru si chiese dove l’avesse trovata.
Ricordava una tale forza da Songa, ma essa era stata distrutta da Tessaiga e Tenseiga.
Calibrò il braccio e sfrecciò con Bagusaika verso la ragazza, che parò con un abile mossa l’attacco.
-Il gatto ti ha morso la lingua? –Domandò innervosendosi. Dato che non rispose iniziò a darsi da fare, sferrò diversi attacchi potenti, ma lei li parava senza problemi.
Dafne non si faceva scoraggiare.  Il suo essere forgiata come guerriera era stato durissimo, sia Luna e sia la madre le avevano impartito delle severe prove, in cui tutto poteva succedere, ma la cosa importante era che ogni scontro si poteva rilevare come un buon allenamento, dove scoprire dettagli in più dell’avversario; era stato questo a farle scoprire i vari punti deboli della sua famiglia. Tuttavia adesso erano immuni a quei punti, gli allenamenti servivano per forgiare l’anima e il corpo.
Era orgogliosa di quel forte sentimento, se erano deboli il loro legame poteva essere spezzato, ma se erano immuni…tutto si poteva risolvere.
Così rispose al primo attacco. Stanca di essere inutile, cominciò a fronteggiarlo.
-Sai Sesshomaru, ho sempre voluto combattere contro di te, ti ho sempre reputato un abile avversario. Mi sono detta che con te sarei diventata più forte, e così è stato. Da quando ti seguo i miei poteri si sono condensati e ho visto i primi risultati, ma questo non significa che sarò la tua vendetta personale. Il mio compito è proteggere la mia gente, come signora devo rispettare le leggi che i miei predecessori hanno dichiarato, tuttavia sono davvero stupefatta che ci sia una persona come te. Il tuo cuore che all’apparenza sembra di ghiaccio, in verità brucia. Lo sento da qui, farai faville in futuro e non è vero che nel tempo a venire i demoni si distingueranno, loro regneranno una parte del mondo. Inizia da adesso a contare le tue terre, non sbaglio mai una premonizione. –
Detto questo scattò in avanti, spinse il ginocchio a terra e alzò il busto per colpirlo con la spada.
Il colpo arrivò improvviso, ma non lo fermarono.
Entrambi se la stavano giocando, i loro sorrisi presagivano una lunga lotta. Il demone fu sorpreso da tali parole, ma soprattutto della tecnica di combattimento. Era altrettanto elegante e veloce, chiunque l’avesse allenata era un vero maestro.
Lo scontro durò più di due ore, nel corso delle quali nessuno dei due sembrava stanco, mentre la platea urlava per la piega che stava prendendo.
 
-Ha vinto il padron Sesshomaru! - Urlò di gioia Jaken.
-Feh era palese …-Borbottò Inuyasha allontanandosi da quel salone di pazzi.
Pian piano tutti uscirono fuori dall’arena, rimasero solo i due combattenti.
-Avevi tutte le carte per sconfiggermi, ma all’ultimo minuto ti sei tirata in dietro –Disse freddo, rifoderando la spada.
-Ho perso è questo che vale. –Affermò Dafne uscendo anche lei. Aveva notato il pallore del demone, le forze gli stavano venendo meno, ancora non era guarito del tutto. Aveva combattuto contro Mekai, ma alla fine aveva vinto lui, ma in verità era tutto l’incontrario.
Sesshomaru era furioso. Quella donna lo aveva fatto di proposito. Era a un passo da averlo sotto i piedi, bella e forte come mai l'aveva vista. La sua eleganza la avvolgeva come un guanto invisibile. Era molto determinata e lo riconosceva… la prossima volta avrebbe fatto di tutto per non risultare così patetico.
 
-Credevo che fossi a riposare. –Disse Dafne verso Inuyasha che se ne stava fermo a fissare il cielo scurirsi.
-Quanto ancora continuerà questa farsa? Vuoi far accrescere i nostri poteri per quale motivo? Non solo per il nemico imminente, ma …. –Disse il demone confrontandosi con l’amica.
-Sei diventato più maturo dall’ultima volta Inu-chan. Beh, tra breve saprai la verità. Il vostro allenamento vi servirà per il futuro, vi attendono molti pericoli, ma saprete superarli…in fin dei conti sarete coloro che regneranno sul mondo orientale. –Dichiarò lasciando il demone senza parole.
-In che senso? –
-Lo capirai con il tempo. Adesso devo andare a riscuotere il mio premio. –Aggiunse saltellando come una bambina.
-Quella è tutta matta, Fhe! –
 
 
- Complimenti ragazzo mio, sei stato bravissimo. Anche se speravo che fosse lei a vincere, mi sembrava che stesse andando benissimo. –Confermò Toshi, mentre posava la mano sulla spalla di Sesshomaru.
-Tks! Una presa in giro. – Mormorò serio il demone per poi allontanarsi, si sentiva un trofeo ambulante.
Scese la lunga scalinata e si sedette sull’erba, la sera era giunta, infine. Chiuse gli occhi e si accorse di essere davvero stanco, se lei avesse approfittato di tale situazione in questo momento sarebbe stato sulla bocca di tutti... da una parte la ringraziava, ma aveva l’intuizione che ella sapesse. Gli aveva detto del futuro, perché la sacerdotessa gli aveva mentito? Non è che forse era tutta una bugia? Si stava prendendo gioco di lui? A tale pensiero strinse i pugni con forza, se solo si azzardava a fare qualcosa altro, questa volta le avrebbe tirato fuori il cuore dal corpo!
-Oh che paura! – Esclamò Dafne, che scese dall’albero con un salto. Sesshomaru se la trovò a un palmo di naso.
-Mi stavi spiando donna? –Asserì.
-Ma no, ero nelle vicinanze. Comunque mio caro Sesshomaru ero venuta a riscuotere il mio premio. –Disse con un sorriso grande.
-Togliti! –La fece alzare di scatto e l’allontanò.
-Non sei un gentil uomo. E io che pensavo che ti fossi ammorbidito. -
-Ti sei sbagliata. -
-Sei una seccatura Sesshomaru, tutte le mie idee se ne stanno andando all’inferno. Credevo che fossi più intelligente. –L’ammonì.
-Non so di che cosa stai parlando. –Disse voltandosi per recarsi verso le sue stanze.
-Te ne vai? Uffa ero venuta qui per parlare, ma tu non vuoi sentire... e va bèh. Comunque dopo tutto avete ragione a non voler più sapere nulla della mia pazzia, ma vi chiedo di attendere, ormai manca poco. Dopo aver recuperato tutte le chiavi, potrete sconfiggere Naraku e potrai proclamarti imperatore. -
-Continua. – Adesso aveva tutta la sua attenzione.
-Il futuro ormai è chiaro. Dominerai il continente orientale e tutti sapranno chi sei realmente, il tuo impero sarà il più florido e avrai ricchezze e potere, tuttavia, un grande uomo dovrà essere accompagnato da una donna che saprà aiutarlo nei momenti più difficili, ella sarà la chiave di volta. – Dichiarò Dafne.
I suoi occhi erano vuoti, ma poco dopo ritornarono al suo consueto colore. –Tuttavia dovrai fare affidamento su qualcuno che ti aiuterà nel compiere questo progetto, la fiducia sarà tutto. Detto questo che mi dici? Non ti sto mentendo Sesshomaru, lo so che Kagome aveva detto altro, ma il mondo è diviso in molti altri mondi paralleli. Come credi che lei sia finita in questa epoca? Ella ha un grande potere dentro di sè, ognuno di noi ha un proprio cammino…- disse chiedendo gli occhi, - sai, anche io vengo da un’altra dimensione, dove tutto è diviso da due forze potenti, ma esse vengono equilibrate dalle stesse frazioni, basta poco per giungere al collasso di entrambi i mondi. Io sono una parte integrante di questo equilibro. Sono stata destinata a vivere per l’eternità per reggere questo peso. –Confessò assente.
-E’ questo il tuo segreto? –Domandò il demone.
Sembrava così fragile in quel momento, su quel corpo c’erano delle responsabilità inimmaginabili.
Entrambi rimasero in silenzio a contemplare i loro pensieri più nascosti.
-Stanotte andrò alla ricerca dell’ultima pietra della morte, poi vi lascerò in pace. Non mi vedrete più. –Affermò triste. –Ma prima ho intenzione di reclamare il mio meritato premio. –
Sesshomaru alzò il viso e si ritrovò a specchiarsi nei suoi occhi, sembravano così intensi in quel momento.
Si ribellò a quel gesto, ma la ragazza lo afferrò con entrambe le mani e lo fermò contro l'albero con una abile mossa. Il demone non riusciva a muoversi, all’improvviso avverti un tocco delicato sulle proprie labbra. Non si era accorto di questo gesto, la ragazza lo stava baciando. Ma la cosa alquanto allarmante era che il suo corpo non reagiva, non si ribellava, anzi stava rispondendo a quel bacio.
La strinse tra le braccia dopo che fu liberato dalla sua stretta e approfondì quel contatto.
Sentiva le fiamme dell’inferno danzargli dentro il corpo, il suo potere defluì dentro di lui e per un attimo si sentì inondato dal bruciore incandescente del fuoco.
Era questo che si provava a baciare un essere superiore?
Si staccarono entrambi senza fiato, lei gli sorrise e lo sfiorò di nuovo ma più leggermente.
-Grazie Maru-chan. –Disse piano, mentre spariva dalla sua visuale, dissolvendosi.
 
 
 
 
 
 
 
Nota dell’autrice:
Buona sera! Ho superato il mio record, 29 pagine!
Diciamo che ci sono state parecchie cose da raccontare, di solito metto poche cose, ma questa volta ho voluto ricompensarvi del tempo che avete dovuto attendere.
Bando alle ciance, volevo spiegare un poco di cose.
Per primo il contesto storico, non so bene perché ho scelto il periodo della guerra, ma ero indecisa su questo o sull’antica Roma; poi mi sono detta, forse so meglio spiegarla e via. Forse ci sono fin troppe crudeltà e, sappiamo come è andata la storia. Il mio piano era quello del distacco tra i personaggi, di farli immergere nel futuro, si, perché questo avrà un ruolo importante. Dopo le macabre vicende, che spero che non sia stata troppo traumatico, come ad esempio vedere Inu e Sessh pelati, sì, perché anche per me è stata una impresa… tuttavia si sono risolte in bene le cose, anche se il peggio ancora non è finito.
Seconda cosa, abbiamo la comparsa di un altro personaggio: Luna. Lui sarà presente da ora in poi, scoprirete più cose tra un poco.
Abbiamo Mekai la spada, se riesco carico il disegno così vi fate un idea.
Per terzo abbiamo il bacio tra Dafne e Sesshomaru, vi ho sorpreso? Un pochino?
Spero di aver risposto a tutte le vostre domande se ce qualcosa, sono sempre a vostra disposizione.
Heart
 
 
 
 
 
 
 
 
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