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Autore: Noel11    21/02/2016    1 recensioni
Una ragazza. Nulla da perdere e tutto da guadagnare.
[Dal Capitolo 1:
Si alza in piedi e si mette ai margini del cornicione. Guarda la città svegliarsi, quella città completamente diversa da quella in cui viveva prima. Scuote la testa energicamente "No" disse "è inutile pensare a un passato che non esiste" e vorrebbe convincersi che non esiste, perché sa che sarebbe tutto più semplice se non fosse esistito. Sospira guardando le prime luci dell'alba facendosi investire dalla fresca brezza mattutina di un giorno di ottobre "è ora di andare, si va in scena" .]
Quanto siete disposti a pagare per la libertà?
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Capitolo 8
Non mi piacciono le cose facili



Quando arrivarono a destinazione, la zona era già stata tracciata e chiusa al pubblico. Le transenne con i nastri segnaletici delineavano il perimetro della scena del crimine che davano il permesso di oltrepassare solo agli agenti e ai ragazzi della scientifica.
Scese dalla macchina insieme al suo collega. Quel quartiere non era abituato a vedere così tanti poliziotti in giro, era diventata all’improvviso una città fantasma. Riusciva però ad intravedere qualche persona affacciarsi alla finestra, chi nascondendosi dietro le tende cercando di non dare nell’occhio e chi invece si faceva vedere fregandosene di quello che avrebbero pensato o detto.
<< È un bel casino>> disse il suo collega Paolo.
<< Già>> diede un ultima occhiata in giro << Muoviamoci, non siamo i benvenuti qua e non abbiamo molto tempo>> e camminò per raggiungere la scena del crimine.
Prima di passare all’interno del vicolo furono fermati da due agenti chiedendo di identificarsi.
<< Colonello Marta Gaballo, sono qui insieme al mio collega, il capitano Paolo Fabbri, per l’indagine sull’omicidio avvenuto la scorsa notte.>> mostrò il distintivo, seguita poi dal suo collega che fece lo stesso.
Passarono i nastri e iniziarono ad incamminarsi nel vicolo. La luce del sole illuminava la maggior parte del luogo, però sembrò non bastare visto i cavi elettrici che ricoprivano il terreno, sicuramente avranno portato dei fari o qualche lampada per individuare tracce nascoste ad occhio umano. << Dio, che puzza!>> si tappò il naso con le dita Paolo. Lei d’altro canto cercava di non concentrarsi sul fetore, ma su ogni particolare che ricopriva quel luogo per fare una migliore analisi una volta raggiunto il cadavere, e non sembrava mancare poi così tanto visto la faccia del suo collega e dal forte odore che ormai aveva infastidito anche lei.
Trovarono gli uomini della scientifica, ricoperti con le tute e le apposite attrezzature, perlustrale l’aerea e isolare ogni oggetto che potesse costituire una prova. Tra tutti, uno solo spiccava per le sue capacità e infatti fu il primo ad accorgersi del loro arrivo e a dargli il benvenuto.
<< Marta e Paolo! È un piacere rivedervi.>> si avvicinò a loro.
<< Il piacere è tutto mio Patrick. Allora, che mi mostri di interessante oggi?>> chiese, tralasciando altri convenevoli inutili al momento.
<< Oh, una cosa molto interessante! Sicuramente questo ti piacerà. Ma adesso non perdiamoci troppo in chiacchiere, c’è una persona che muore dalla voglia di conoscervi.>> finì con una battuta macabra, ed era per questo che risaltava fra tutti, oltre al fatto che sapesse fare bene il suo lavoro, era l’unico che scherzava sempre su morti e cadaveri. Ma alla fine se hai a che fare con la morte quasi tutti i giorni, è meglio riderci sopra. Non trovate?
<< Sono elettrizzata tanto quanto lui. Parlaci un po’ del nostro nuovo amico, mh?>> chiese stando al suo gioco.
<< Uff, le informazioni di base sono quelle più noiose.>> disse sbuffando, per poi ricomporsi << L’uomo che abbiamo trovato è Carmine Nitti, 45 anni, conosciuto anche come “Il Piovra”. Pappone della zona, gestisce i traffici di prostitute e a quanto pare è proprietario di due strip club qui intorno che usa per vendere la merce, ma non solo, vende anche prostitute. Cioè diventano proprietà di chi le ha pagate, un vero e proprio mercato degli esseri umani.>> rabbrividì un po’ a quel pensiero.
<< È abbastanza conosciuto in centrale. Non abbiamo mai avuto abbastanza prove per incastrarlo, e dopotutto un pezzo come lui sembra essere intoccabile.>> ci mise rabbia in quella costatazione.
<< Vero. Ma a quanto pare qualcuno c’è riuscito.>> sorrise mostrandogli il cadavere.
<< Cosa gli è successo?>> chiese continuando ad osservare con occhi spalancati quel corpo.
<< Qualcuno gli ha rubato il cuore, letteralmente.>> ghignò alla sua battuta per poi continuare << La vittima non è stata trascinata in questo vicolo, c’è entrata di sua spontanea volontà visto l’assenza di scie di sangue sul terreno. Dopo di che gli è stata nastrata la bocca in modo che non potesse urlare o chiedere aiuto. È stato fatto un taglio partendo dalle clavicole per poi proseguire per tutto lo sterno, una precisione da chirurgo devo ammettere.>> guardò i fogli dove aveva segnato tutto quello che aveva scoperto e continuò << Dopo aver inciso e levato la pelle, l’assassino ha letteralmente spaccato le ossa delle costole, buttato fuori il polmone e preso il cuore. Tutto questo è stato fatto mentre la vittima era ancora cosciente, ma sicuramente avrà perso i sensi per il troppo dolore durante la rottura della gabbia toracica.>>
<< Indizi che ci possono dare un quadro generale sul pazzo assassino?>> Marta non credeva ai suoi occhi, chi poteva fare una cosa simile?
<< Nessuna traccia di DNA trovata sui vestiti della vittima. Niente.>> disse amareggiato.
<< Cosa? Com’è possibile?>> chiese stupito Paolo.
<< Non lo sappiamo. Le uniche cose che abbiamo trovato, oltre al polmone, sono state il coltellino con cui l’uomo ha cercato di difendersi inutilmente e questa.>> finì mostrando una piuma nera intrisa di sangue.
<< Una piuma? Seriamente? Tutto quello che avete è una piuma?>> chiese scettica Marta.
<< Già. Io e la mia squadra pensavamo fosse di un capo sintetico, come uno di quei boa di piume che si mette intorno al collo, ma non ne siamo convinti. La analizzeremo in cerca di qualcosa, magari ci rivelerà il DNA o magari scopriremo una nuova specie di uccello. Ho già un nome pronto in quel caso!>> disse emozionato come un bambino.
Marta sospiro, non avevano niente in mano se non una piuma. << Analizzate la piuma in laboratorio, e appena avrete i risultati mandateli direttamente in centrale. Giusto o no, qui c’è stato un omicidio ed è nostro dovere indagare anche su una vittima come lui.>> lo indicò con la testa, disprezzandolo, non volendo neanche pronunciare il suo nome << Esaminate ancora per un po’ l’area, angolo per angolo, non fatevi sfuggire niente e chiudete l’accesso a chiunque tranne che a noi.>>
<< Agli ordini, Capo.>> disse Patrick prima di raggiungere la sua squadra e ritornare al lavoro.
Marta e Paolo ritornarono indietro, uscendo da quell’angolo di morte e tornando dentro la loro auto.
<< Pensi che possa essere stata una delle sue prostitute ad ucciderlo?>> chiese ingenuamente Paolo.
<< Assolutamente no. L’hai visto?! Quale donna avrebbe così tanta forza da tenere fermo a terra un uomo grande e grosso come lui e disarmarlo per giunta?>> qualcosa non le tornava ed odiava non avere niente tra le mani. Guardò fuori il finestrino della loro macchina, osservando ancora quel vicolo. Come avevano fatto a trovare un cadavere lì dentro? Qualcuno doveva essere entrato per forza. << Da chi è stato dato l’allarme?>> chiese improvvisamente, girandosi verso Paolo.
<< Mh… Dai tabulati telefonici della polizia risulta che qualcuno ha chiamato da un telefono cellulare. E a detta dell’agente che era alla postazione quando è arrivata la chiamata, la voce era quella di un ragazzo.>> disse accendendo infine la macchina, pronti per ritornare in centrale.
<< Partiremo da lì allora.>> ora aveva una pista, qualcosa da cui iniziare.
<< Cosa faremo con la stampa? Ci hanno visto tutti entrare lì dentro, le persone parleranno e potrebbero inventare balle per attirare l’attenzione.>> strinse i pugni sul volante, mentre ricordava quante volte qualche idiota li faceva andare fuori pista dall’indagine per il solo gusto di avere dieci minuti di popolarità.
<< Gli diremo la verità. Faremo sapere all’assassino che ora siamo sulle sue tracce.>> disse con un tono di sfida. Chiunque avesse fatto tutto quello era uno psicopatico e, se non l’avessero fermato, l’avrebbe fatto ancora, magari la prossima volta a qualcuno di innocente.
 
 
<< Hai tu il sette bello?>> chiese Giorgio a Matteo. Erano stanchi di stare fuori in giardino sotto quell’albero a non fare niente, così le carte napoletane erano state di loro compagnia fino alla decima partita.
<< Credi che se ce l’avessi te lo direi? Tanto perderai comunque, imbroglione!>> si concentrò sulle carte, facendo calcoli mentali, pronto a vincere almeno quella partita.
<< Si certo, chi ha vinto le altre partite? Avanti Teo, muoviti così vinco pure questa.>> le ultime parole famose.
<< SCOPA!>> urlò Matteo, prendendo tutte le carte dal terreno e chiudendo la partita con una sudata vittoria << Ho usato anche il sette bello! Due punti per me, egocentrico del cavolo!>>
<< Guarda come esulta il bambino!>> disse Giorgio, tenendogli testa con le sue frecciatine << Stai così a secco che scopi solo giocando a carte.>> lo guardò sfidandolo.
<< AH-AH-AH. Ma come siamo spiritosi! Che c’è? La sconfitta brucia?>> riprese le carte per rimetterle a posto << E poi ho fatto progressi con lei.>>
<< Davvero? Io ero rimasto che ci avevi parlato solo quella volta quando non c’era Erica. E bravo il mio Teo, hai trovato il coraggio di affrontare un cane da guardia.>> gli diede una sonora pacca sulla spalla.
<< Già…>> iniziò a disagio << Non è andata proprio così.>> non poteva mentirgli a lui. Giorgio lo guardò con una faccia confusa, Matteo fece un sospiro ed iniziò a spiegare << Quella volta in cui abbiamo parlato non c’era Erica ed era per questo che ero riuscito ad avvicinarmi, ma le altre volte Erica mi vedeva. Parlavo con Alice e lei mi guardava con il solito sguardo pieno di odio, quindi come mi guarda da una vita. Il fatto è che lei non fa niente. Non mi minaccia di morte, non mi avvelena il cibo, mi fulmina con lo sguardo e basta.>> disse incredulo delle sue stesse parole.
<< E non è una buona notizia questa?>> chiese Giorgio.
<< Si…>> ripensava a quelle piccole conversazioni che aveva scambiato con Alice, si era avvicinato di più a lei e aveva scoperto cose interessanti. Primo che non era fidanzata, e questa era un’informazione fondamentale, non voleva cornificare qualche poveretto. Solidarietà maschile. Poi aveva scoperto che abitava a pochi isolati lontano da casa sua, e infine che, come aveva detto lei, lavorava come barista in un Night Club di cui non aveva mai sentito il nome.
<< Ma?>> si intromise Giorgio nei suoi pensieri, riportandolo alla domanda di prima.
<< Ma è strano. Come ha fatto Alice a fargli cambiare idea?>> domandò sia a Giorgio che a se stesso. Non fece in tempo a ricevere risposta che sentì dei passi sull’erba provenire alle sue spalle. Non si girò subito, preoccupato che fosse qualche professore che li avrebbe di nuovo rinchiusi in classe, ma dalla faccia sorridente di Giorgio capì che non era una minaccia. Si girò mettendosi subito una mano davanti agli occhi per ripararsi dal sole, per poi vedere meglio che la figura alle sue spalle era Alice.
<< Hey>> disse lei, sorridente e con dei quaderni in mano.
<< Ciao>> rispose lui << Che ci fai qui? Non c’è lezione ora?>> chiese, anche se non gli dispiaceva trovarla lì con lui senza Erica che lo fulminava continuamente.
<< Potrei farti la stessa domanda lo sai?>> lo guardò con un sopracciglio alzato per poi spostare lo sguardo sull’altro ragazzo << Ciao, io sono Alice.>> porse una mano per presentarsi a Giorgio, e visto che lui non era un ragazzo normale, non poteva presentarsi normalmente. Infatti da seduto si mise in ginocchio con una gamba, mentre prendeva la mano di Alice e gli lasciava sul suo palmo un delicatissimo bacia mano << Il piacere di conoscerti è tutto mio. Io sono Giorgio.>> disse guardandola negli occhi e sorridendole. Matteo non poteva credere ai suoi occhi, quel roscio lo stava facendo di proposito. Voleva farlo incavolare davanti a lei, mostrando la sua…. Gelosia? No, non poteva essere gelosia. Diciamo che non gli va a genio che qualcuno gli metta i bastoni tra le ruote.
<< Wow, un vero gentleman.>> sorrise Alice.
<< Purtroppo di uomini come me ne sono rimasti pochi al mondo.>> disse con aria sofferente. Matteo non poteva credere a quello che stava vedendo. << Oh ma che maleducato che sono. Siediti con noi, ci farebbe piacere la tua compagnia.>> Giorgio colpì il terreno vicino a dove stava lui, per offrirgli un posto e lei lo accontentò.
Matteo non riusciva a parlare in quel momento, voleva solo concentrarsi per non far esplodere la rabbia scaturita da quella scena.
<< Allora Alice, perché sei qui con i cattivi ragazzi? Pensavo che tu fossi una di quelle buone come la nostra amica Erica.>> chiese ghignando Giorgio.
<< Oh sì, lo sono. Ma io e latino non andiamo molto d’accordo, è meglio per tutti e due se ci prendiamo una pausa, le cose non possono funzionare tra di noi.>> finì ridendo.
<< Beh noi ce l’abbiamo con tutte le materie, quindi ti possiamo capire.>> gli mise un braccio intorno alle spalle. In quel momento Matteo iniziò a vedere rosso.
<< Giorgio ha una ragazza!>> sbottò così, uscendosene con quell’affermazione fuori contesto. I due lo guardarono confusi, ma Giorgio dopo ghignò, avendo ottenuto la reazione che cercava. Le cose si stavano facendo più chiare nella sua mente.
<< Sfortunatamente per te, mia cara, è vero. Il mio cuore appartiene solo ad una ragazza, l’ho donato a lei tempo fa e ora è in mani sicure.>> finì guardando nel nulla con aria sognante.
<< Sono felice per te Giorgio. Me ne farò una ragione non ti preoccupare, per il resto del genere femminile invece sarà un duro colpo.>> ammise scherzando, scuotendo la testa.
<< Bella, intelligente e anche munita di sarcasmo. Mi piace questa ragazza.>> disse Giorgio guardando il suo amico.
<< Non avevi da fare?!>> niente, non riusciva a trattenersi. Giorgio capì che stava per esplodere, quindi decise di accontentare il suo amico.
<< Hai ragione. Devo raggiungere la mia amata, e qui sono di troppo. Alice è stato un piacere conoscerti, spero di rivederti presto.>> disse facendogli l’occhiolino.
<< Non ho dubbi su questo.>> sorrise di rimando. Giorgio si allontanò non prima di lasciare una pacca sulla spalla al suo amico ed avergli sussurrato un << Non fare casini.>>
Rimasero soli, sotto quell’albero, con il vento che tagliava il silenzio appena creato dalla scomparsa di Giorgio.
<< È simpatico il tuo amico>> disse lei.
<< Già… quando non fa lo stronzo>> sorrise per quella verità, perché sapeva quanto il suo amico potesse diventare un grande stronzo.
<< Scommetto che avete un rapporto simile a quello mio e di Erica, non e vero?>> chiese alzando un sopracciglio.
<< Si, lo considero come un fratello. Su questo non ho dubbi.>> detto questo, rimasero in silenzio per un po’. Fu lui a romperlo questa volta con una domanda che gli girava in testa da un po’ << Non sei qua solo perché non ti piace latino, vero?>> chiese guardandola in quei occhi verdi, che con la luce del sole sembravano ancora più chiari e brillanti.
<< Vero>> ammise lei << Sono venuta qui perché volevo parlare con te.>>
<< Okay, spara.>> era agitato. Ogni volta che qualcuno gli diceva così, non erano mai buone notizie.
<< Vedi, la cosa è che sto litigando molto spesso con Erica. Il fatto che parliamo non le va a genio per qualche motivo a me sconosciuto, e sono stanca di ricevere occhiatacce da lei. Ma non voglio perderla e non voglio neanche litigare più con lei. E da quanto ho capito tu vuoi solo una sveltina con me, quindi facciamolo e basta.>> finì come se avesse detto la cosa più normale del mondo.
<< C-cosa?>> chiese strabuzzando gli occhi.
<< Dai, non fare il finto tonto. È palese che ti vuoi divertire e io ti trovo attraente. Quindi leviamoci questa cosa, ma non una parola con Erica!>> lo minacciò alla fine.
Lui non riusciva a parlare. La bocca gli si era seccata improvvisamente e il respiro era accelerato. Stava per ottenere quello che lui voleva, quello per cui si era fatto il culo tutte quelle settimane, ma era sbagliato.
Lei non ottenendo nessuna risposta, si avvicinò lentamente a lui. Ritrovandosi a pochi centimetri di distanza dal suo viso. Lui non riusciva a muoversi, era come se si fosse congelato sul posto, nonostante il caldo di quella giornata. Continuarono a guardarsi negli occhi, lei mise una mano sul petto di lui, all’altezza del cuore. Rise << Non essere così nervoso. Non è la prima volta, no?>> disse continuando ad avvicinarsi a lui, mettendo l’altra mano dietro al collo, arrivando a sfiorare i suoi ricci, accarezzandoli. Dentro la testa di Matteo, mille pensieri si stavano scontrando, ma solo una cosa era chiara, tutto quello era sbagliato. Si ridesto dal suo stato di trance, la prese per le spalle e l’allontanò bruscamente. Lei lo guardò con incredulità.  
<< No, grazie. Non mi piacciono le cose facili.>> si era sbagliato su di lei, tutto quello che aveva detto gli aveva fatto crescere la rabbia che aveva dentro << Non ti preoccupare per Erica, non ho intenzione di rivolgerti la parola dopo quello che hai detto.>> sputò velenoso. La spostò, prese le sue cose e se ne andò lasciandola lì da sola.
Alice si rimise seduta sotto l’albero, alzò lo sguardo per osservare il cielo. Odiava davvero tanto latino.







Angolo autrice (comunicazione importante)
Eccoci arrivati al capitolo 8. Questo capitolo resterà qui per un po' finchè non avrò tempo di riaggiornare. Purtroppo a causa di impegni vari e scuola (esame di stato gioia della mia vita..) non potrò più aggiornare ogni Domenica, quindi appena il tempo me lo permetterà scriverò un nuovo capitolo e riaggiornerò. Non ho nessuna intenzione di lasciare la storia incompleta e neanche di riagiornarla dopo anni, su questo voglio esssere chiara. Vi chiedo di avere pazienza e se volete di aspettare.
Ringrazio tutti quelli che leggeranno e recensiranno la storia.
A presto.
E. xx

 
  
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