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Autore: Lady Castalia    23/03/2009    1 recensioni
Tratto dal Capitolo IV
Quella ragazza esisteva nella loro vita da solo sue giorni, eppure era riuscito a turbarlo e sconvolgerlo come mai gli era successo prima.
Qualcosa in lei lo attraeva a se, come una falena dalla luce di una candela.
Il suo timore, era quello di rimanerne irrimediabilmente bruciato.Introduzione modificata. E' vietato creare l'effetto riga vuota all'interno della stessa.
Nausicaa212, assistente amministratrice.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Capitolo 4


Era arrivata ormai davanti alla porta dell’ufficio di Silente da un quarto d’ora.
La professoressa di Difesa era appoggiata al muro con aria annoiata, a differenza sua, che faticava ormai a nascondere il tormento che le agitava l’animo.
Passarono ancora alcuni minuti, quando finalmente la porta si aprì e la professoressa McGranitt si affacciò, facendo cenno ad entrambe di entrare.
Una volta dentro, le fecero sedere sulle sedie a fronte della scrivania, proprio come le era successo il giorno prima, quando la sua vita era stata totalmente stravolta da una sola, semplice, unica parola.

Magia.

Incredibile come un luogo che fino al giorno prima, le aveva infuso calore e sicurezza, in quel momento riuscisse solo a trasmetterle angoscia e solitudine.
Erano tutti li, di fronte a lei, in silenzio.
La strega, seduta al suo fianco non mostrava ne ansia, ne preoccupazione.
Alex sapeva che avevano discusso su quello che le era capitato, e nonostante bramasse sapere cosa le fosse realmente successo, lo temeva.
Era li, in presenza di quei maghi, che avevano esaminato e tratto conclusioni sulla sua vita.

Sul suo futuro.

Chissà cosa sarebbe successo ora.
Forse sarebbe stata cacciata.
O peggio ancora sarebbe rimasta.
Sentiva già ogni singolo sguardo puntato su di lei, il brusio della gente che la circondava, additandola come diversa.
La storia si sarebbe ripetuta e sarebbe rimasta sola, di nuovo.

Assorta in quei tristi pensieri, non si accorse che la McGranitt si era avvicinata alla sua sedia e ora le stava di fronte con aria seria.
"Signorina Crawley, temo che sia mio dovere informarla, come capo della casa dei Grifondoro, che per un periodo indefinito verrà trasferita in una stanza al di fuori dalla Torre."
In quel momento fu come ricevere uno schiaffo in pieno viso.
Lo sentiva bruciare.
Faceva male, dannatamente male.
A stento riuscì ad aprire bocca, rivolgendosi a tutti i presenti, non solo alla donna che le stava davanti con aria dispiaciuta.
"Perché?" - chiese Alex, in un soffio.
Una sola semplice domanda, che avrebbe potuto porre fine ad ogni suo dubbio.
Ma, che ancora una volta, non avrebbe avuto risposta. La McGranitt sospirò, senza sapere cosa fare, tanto che si volse in direzione di Silente in cerca di aiuto.
"Alexandra capisco il tuo turbamento per l’accaduto, ma ti assicuro che è per la tua sicurezza. La tua stanza verrà momentaneamente spostata vicino a quelle delle tue insegnanti di Difesa." - spiegò con calma e con tono bonario il Preside.
Purtroppo non avevano trovato altra soluzione possibile, temevano che il fenomeno potesse accadere di nuovo e finché la ragazza non avesse imparato a controllare i suoi poteri, sarebbe stato più sicuro per tutti tenerla sotto controllo.
"E’ una soluzione temporanea, non temete. Appena la signorina Isabelle e la signoria Danielle lo riterranno opportuno, farà ritorno alle sue stanze nella Torre. Per ora la prego di attenersi alle nostre istruzioni." - cercò di rassicurarla ulteriormente la McGranitt.
Per un attimo si guardò in torno, scrutando l’espressione della strega mora al suo fianco.
Non aveva aperto bocca e non aveva espresso giudizi in alcun modo. Ma la guardò dolcemente, come per confortarla.
"Infondo, non ho altra scelta." - disse infine Alex seria, un’ombra a incupirle i limpidi occhi verdi.
"I suoi effetti personali verranno trasferiti nella stanza accanto a quella delle signorine... questa sera stessa. Mi dispiace." - concluse la professoressa di Trasfigurazione, poggiandole una mano sulla spalla per confortarla, tornando poi alla sinistra di Silente, ancora seduto dietro la sua scrivania.
"Per oggi può ritenersi esonerata dalle lezioni, è stata una lunga mattinata e immagino desideri riposare." - le disse Silente.
Ormai non c’era più nulla da dire, la decisione era stata presa.

Congedate entrambe, la McGranitt scrutò il vecchio preside con occhio inquisitorio.
"Dimmi Minerva, ho come la sensazione che qualcosa non ti convinca." - assentì Silente, incrociando le mani nodose sotto il mento.
"Albus niente in questa storia mi convince, e tu lo sai meglio di me!" - sbottò la donna indispettita.
"Converrai con me che non c’era altra soluzione." - rispose Silente scrutandola attentamente.
La professoressa emise un sospiro rassegnato.
"Lo so Albus, ma quella ragazza dovrà essere messa al corrente di ogni cosa al più presto."
"Non temere, tutto a tempo debito. Alexandra scoprirà quanto prima le sue vere origini." - un bagliore attraversò gli occhi dell’anziano preside.
Hermione Granger era stata la scelta più giusta e ora che le due professoresse di Difesa erano arrivate, sperava con tutto il cuore che le cose sarebbero andate per il meglio.

Appena varcata l’uscita Alex si lasciò andare appoggiata al muro, esausta e afflitta.
Nemmeno un giorno e già veniva allontanata da quelli che sarebbero potuti diventare i suoi amici.
Fantastico!
Non osava immaginare cosa sarebbe potuto succedere ad arrivare alla fine dell’anno.
"Finalmente!" - sbuffò la strega mora appoggiandosi a sua volta contro il muro, al suo fianco – "Non ne potevo più di stare tappata li dentro, mi da i nervi. Non capisco perché non sia venuta mia sorella ad accompagnarti! E’ lei quella con la diplomazia, che sbriga tutte queste faccende." - asserì la strega scocciata.
Alexandra la guardò sottecchi, abbastanza perplessa, per poi lasciarsi sfuggire un discreto risolino.
Quella di tutto aveva, tranne che di una professoressa.
Per lo meno era riuscita a farla sorridere, data la situazione.
"Coraggio torniamo in Sala Duelli, quella megera di mia sorella ci starà aspettando." - le disse rivolgendole a sua volta un sorriso, per poi incamminarsi lungo i corridoi.



***




Erick Donovan aveva deciso che per quella mattina i professori e l’intera scuola, avrebbero fatto a meno di lui.
Stava seduto in riva al Lago Nero con aria assorta, traendo tiri nervosi dalla sigaretta fra le sue eleganti dita.
Quando poche ore prima aveva intravisto il suo volto, avrebbe voluto svegliarsi nel suo letto, per rendersi conto che era stato soltanto un incubo.
Ma era reale, era li, in quella scuola.

Perché?

Di sicuro non per lui, visto che era stata proprio lei a scaricarlo.
Anzi, la parola più adatta da usare era, abbandonarlo.
Aveva ancora vivido nella mente il ricordo di quel giorno.
Una mattina si era svegliato nelle fredde lenzuola dell’appartamento della ragazza.
Appena il tempo di mettere a fuoco le ombre circostanti, per rendersi conto che non vi era più traccia ne di lei, ne di quella sadica di sua sorella.
Solo un misero pezzo di carta, abbandonato sul cuscino vuoto al suo fianco.
Poche righe, fredde, scostanti.
Troppo, per essere lette più di una volta, senza sentire una morsa attanagliargli il cuore.
Non l’aveva più vista.
I primi tempi, non si era dato pace.
Ooh si, l’aveva cercata per interi giorni, senza sosta.
Poi si era arreso all’evidenza di averla persa.

Per sempre.

Il destino però, avevo deciso di tendergli un insidioso tranello.
Quella mattina il suo castello di ghiaccio era caduto in mille pezzi davanti a quel viso, quegli occhi.
Certe volte, aveva creduto che il suo ricordo pian piano stesse svanendo, rendendo la sua figura sempre più opaca, labile.
Ma appena l’aveva vista tutto era tornato, come un fiume di lava a sciogliere la sua fortezza.
Ora cosa sarebbe accaduto?
Il suo unico desiderio era riaverla tra le braccia.
Riaverla e basta.
Con quest’ultimo pensiero si avvio verso i cancelli del Castello.
Aveva bisogno di distrarsi, di tenere la mente lontana e per farlo aveva un solo modo...



***




Per Draco Malfoy quella giornata si stava prospettando un vero Inferno.
Già dalla mattina, avrebbe volentieri ingoiato del veleno piuttosto che svegliarsi e ritrovarsi davanti quella maledetta con quello sguardo indifeso e ferito.
In tutta quella storia, se c’era uno che era stato preso per il culo era lui!
Poi come se non bastasse quell’idiota di Erick, non si vedeva dalla fine della lezione di Difesa e anche se non l’avrebbe mai ammesso, era preoccupato.
Arrivato al dormitorio, decise di andare a controllare di nuovo la stanza che il biondo divideva con Blasie. Forse a quell’ora aveva fatto ritorno, ovunque quel disgraziato fosse stato.
Entrando nella stanza, l’oscurità lo inghiottì.
La luce, proveniente dal corridoio, gli permise appena di intravedere una sagoma, mollemente adagiata su di una poltrona.
Era quasi sdraiato, con le braccia abbandonate ai lati dei braccioli. La testa rivolta all’indietro, completamente appoggiata allo schienale. Gli occhi ridotti a due fessure.
Senza attendere oltre, Draco entrò nella stanza, chiudendosi con un sonoro tonfo la porta alle spalle.
Con la bacchetta ridette luce alla stanza, per mostrare ai suoi occhi uno spettacolo che poteva definire in un solo modo: degradante.
Erick stava su quella poltrona immobile, inerte, pareva privo di sensi.
Gettando uno sguardo di ispezione all’intera stanza, trovò finalmente quello che temeva.
Avvicinandosi alla cassettiera a ridosso della parete di fronte alla sedia dove si trovava il suo amico, prese tra le dita una piccola fiala contenente del liquido violaceo.
La scrutò per un attimo e se la infilò nella tasca anteriore dei pantaloni. Poi si volse verso il Texano.
"Idiota." - sibilò Malfoy, prima di raggiungerlo e afferralo per il bavero e rifilargli un sonoro ceffone.
Un po’ alla volta, le palpebre del ragazzo iniziarono a fremere, Draco riusciva ad intravedere il movimento degli occhi sotto di esse.
Stava iniziando a riacquistare conoscenza.
Il giovane, nonostante fosse ancora in stato di semi incoscienza, sentì una sensazione di intorpidimento alla guancia, tanto da riuscire a riportarlo alla realtà.
"Draco ma... che diavolo...?" - sussurrò appena Erick, nel momento in cui mise a fuoco la figura che gli stava davanti.
"Razza di deficiente! Dovrei chiedertelo io che diavolo ti è preso?! Ti rendi conto di che cazzo hai fatto?" - tuonò il biondo senza preoccuparsi del suo stato, mollandogli il bavero della camicia per vederlo ricadere malamente sulla poltrona.
"Sono affari miei, lo sai bene." - rispose con indifferenza, massaggiandosi la nuca per il contraccolpo.
"Affari tuoi un corno, quella roba finirà per ucciderti dannazione! Avevi giurato di aver smesso con quella porcheria!" – continuò imperterrito.
Erick spostò lo sguardo da Malfoy per poi fissare un punto indefinito alle sue spalle.
La Serpe aveva ragione. Era stato un deficiente, eppure non aveva resistito.
Era uscito di nascosto dal Castello e si era inoltrato nelle vie malfamate di Notturn Alley, sapendo che avrebbe trovato quello che stava cercando.
"E’ stato più forte di me." - ammise il Texano, passandosi una mano tra i capelli scompigliati, ormai usciti dalla perfetta coda, in cui era solito acconciarli.
Draco, ancora in piedi di fronte a lui compì lo stesso gesto, come per scaricare la rabbia che ancora gli ribolliva nelle vene.
"Sentimi bene, questa..." – disse perentorio mostrandogli la fiala, per poi rimetterla immediatamente nella tasca - "viene con me, e farò in modo di farla sparire senza che nessuno se ne accorga. Giusto per evitare di farci espellere. E tu..." - continuò fissandolo tagliente negli occhi azzurri - "vedi di piantarla con questa merda."
Il Principe delle Serpi uscì dalla stanza, senza voltarsi indietro, senza dargli la possibilità di ribattere.
Rimasto solo, non poté fare altro che pensare a quanto Malfoy avesse ragione.
Si stava rovinando con le proprie mani.

Nella sua stanza da Caposcuola Draco stava aspettando con impazienza che Zabini si degnasse di rispondere al suo messaggio, quando finalmente se lo ritrovò sulla porta ansante.
"Lo hai trovato?" - chiese preoccupato il moro.
Draco non rispose, tirò fuori dalla tasca anteriore dei suoi pantaloni la fialetta, mettendogliela davanti al naso.
"Una nuova pozione?" - chiese curioso Blasie, osservandola.
"Carino il colore, ma ti dispiacerebbe rispondermi?" - domandò di nuovo.
Spostando la sua attenzione dalla boccetta prese a scrutarlo attentamente, rendendosi conto che stava per esplodere.
"Quell’idiota, deficiente di un Texano maledetto, ha intenzione di mandarmi dritto al manicomio!" - urlò Draco, assestando un calcio alla sedia lì accanto.
Continuava a stringere nella mano la fialetta e fu allora che Blasie capì che quel testone l’aveva combinata davvero grossa.
"Draco per favore, cerca di calmarti e spiegami che cosa è successo." -
"Succede che il TUO amico è una testa di cazzo! Quel demente si vuole ammazzare! Ecco cosa succede!" - urlò in un fiato Malfoy.
"Cosa c’è in quella fiala?" - chiese serio, conscio che la cosa era davvero grave.
"Questa" - sibilò Malfoy tornandogli a mettere la boccetta davanti agli occhi - "è una droga Babbana, si chiama Salvia Divinorum, migliorata, per così dire, con l’uso della magia. Ti fa sprofondare in un luogo dove non provi più nulla, nessun sentimento, nessuna emozione. Il tuo corpo rimane in una specie di trans, fuori dal mondo esterno fino all’esaurirsi dell’effetto. La magia serve ad amplificarne l’effetto, non solo a livello fisico, ma anche a livello mentale. Un uso spropositato di questa schifezza può ridurti allo stato di un vegetale, per sempre."
Blasie non poteva credere alle sue orecchie.
Senza emettere un fiato oltrepasso Draco, ancora in piedi e arrivato a fianco del letto del Caposcuola vi si lasciò andare. Fosse rimasto ancora li in piedi, molto probabilmente sarebbe caduto a terra.
Era a dir poco sconvolto.
Non poteva credere che Erick lo avesse fatto, di nuovo.
"Dobbiamo fare qualcosa." - scandì serio, mettendosi a sedere sul grande letto.
"E come di grazia?" - chiese Draco, ormai sfinito da tutta quella storia.
"Ma che ne so!"– sbuffò il moro a sua volta sconcertato - "Forse potremmo dirglielo, magari lei riuscirebbe a migliorare la situazione."
"Perfetto, perché non gli ficchi direttamente in gola un litro di quella porcheria?" - sbottò Malfoy al limite - "Se è in quello stato è colpa solo di quella dannata stronza!"
"Ok, forse ripensandoci, non è l’idea migliore." - rispose Blasie con rassegnazione.
Avrebbe dovuto immaginarselo, figurati se Draco sarebbe mai stato d’accordo.
Quella la odiava.
Certo, anche a lui non andava molto a genio, ma sapeva che Erick infondo ne era ancora innamorato.
Guardando Malfoy girovagare per l’ennesima volta avanti e indietro per la sua stanza, calciando qualsiasi cosa animata e inanimata, si rese conto che se voleva fare qualcosa, avrebbe dovuto pensarci da solo.
O forse avrebbe trovato un aiuto?
"Dove te ne vai?" - chiese Malfoy bruscamente, vedendolo dirigersi verso la porta.
"A farmi un giro. Perché non posso?" - chiese Blasie angelico.
Malfoy non gli diede risposta, si limitò ad alzare un sopracciglio dubbioso.
Quel maledetto Serpeverde stava tramando qualcosa.
Ne era più che certo.



***




Hermione non si dava pace.
Da quando Alex era stata portata nell’ufficio di Silente da una delle professoresse non faceva altro che pensare a quello a cui aveva assistito.
Ma come era potuto succedere?
Doveva assolutamente scoprire da dove veniva Alexandra. La sua curiosità però venne frenata da un pensiero, un volto, con due occhi di ghiaccio in grado di perforarti l’anima.
Non riusciva ancora a non pensare allo sguardo che le aveva rivolto quel pomeriggio, prima di entrare in sala duelli.
L’aveva ferita.
Doveva assolutamente parlagli, ma come?
Di solito lo incontrava sempre negli stessi luoghi, fingevano di litigare come al solito, poi finivano per darsi l’appuntamento nella Stanza delle Necessità oppure nella camera da Caposcuola di lui.
Ma ora la stava evitando.
Come un aiuto provvidenziale vide arrivare nella sua direzione il Serpeverde che avrebbe potuto aiutarla.
I libri di cui aveva bisogno per una volta, avrebbero atteso.
"Granger hai un minuto, ti stavo cercando." - scandì Blasie Zabini, in piedi di fronte a lei, con lo sguardo preoccupato.
Era la prima volta che lo vedeva così.
Di solito quel ragazzo era piuttosto solare, un po’ fuori dalle righe del solito stronzo infido Slitheryn, ma ora sul suo viso traspariva palesemente la preoccupazione.
"Ho un’ora buca prima dell’ultima lezione, dimmi tutto." - rispose accondiscendete Hermione.
"Ho bisogno di parlarti di una cosa importante, ma non qui." - guardandosi in torno con circospezione le fece cenno di seguirlo, fino ad arrivare alla Stanza delle Necessità.
Al suo interno era apparsa una stanza, completamente vuota, fatta eccezione per due comode poltrone.
Blasie non aveva bisogno di fronzoli in quel momento, doveva solo parlarle e pensare ad un modo per aiutare il suo amico.
Una volta seduti, l’uno di fronte all’altro, Hemione rimase in attesa.
Dopo lunghi minuti di silenzio Blasie trasse un profondo respiro e iniziò a parlarle di quello che stava succedendo a Donovan, e suo malgrado di tutta la storia che lo aveva portato fino a quel punto.
Non sapeva ancora bene cosa avrebbe potuto fare per lui, ma sapeva di poter contare sull’aiuto della Grifondoro. Grazie al suo aiuto forse sarebbero riusciti a dare una mano ad Erick, augurandosi che Draco non venisse a sapere nulla prima del tempo.




***




La sera vide tutti i ragazzi sparsi nelle rispettive Sale Comuni, ma in una in particolare, regnava un clima particolarmente teso.
Harry Potter era rimasto a gufare sul divano dalla fine delle lezioni, alzandosi ogni tanto per fare qualche passo avanti e indietro davanti al camino, imprecando al vento.
Era preoccupato per Alexandra.
Il Preside li aveva semplicemente informati che la stanza della ragazza, era stata momentaneamente spostata vicino a quella delle nuove professoresse di Difesa.
Hermione era tornata circa un’ora prima dalla biblioteca carica di tomi polverosi, sulla storia delle casate dei maghi degli ultimi 100 anni, e da allora non aveva schiodato gli occhi da quelle pagine.
Le sfogliava nervosamente, scorrendole con occhi febbrili.
Questo si poteva ricondurre al fatto che non solo fosse preoccupata dalla sorte di Alex, ma anche dai recenti avvenimenti che avevano a che fare con la casa di Salazar.
Dopo l’incontro con Blasie non aveva ritenuto opportuno metterlo al corrente delle sue turbe amorose. Avrebbe dovuto rimandare la chiacchierata con Malfoy.
Dannati tutti i Serpeverde!
Ronald come al solito se ne stava comodo in poltrona, a guardare quei due suonati, dannarsi l’anima per gli avvenimenti della mattina.
Ad un tratto Hermione si bloccò, sistemandosi meglio il libro sulle ginocchia, fissando la sua attenzione sulla pagina in cui si era soffermata.
Harry scorse il cambiamento nella ragazza e senza attendere oltre le si avvicinò, sedendosi al suo fianco sul divano della Sala Comune.
"Allora?" - le chiese ansioso.
"Credo di aver trovato qualcosa." - rispose la Grifondoro emozionata - "Qui." – disse indicando una delle pagine ingiallite che raffigurava un uomo.
Harry si avvicinò leggendo la dicitura al di sotto di essa.
Aleister Crawley ( Royal Leamington, 12 ottobre 1875 – Hastings, 1 dicembre 1947).
"Edward Alexander Crawley è a tutt’oggi considerato dalla comunità magica uno dei maggiori esponenti nella padronanza delle Arti Oscure. I suoi scritti sono famosi in tutta la Gran Bretagna. La maggior parte delle sue opere è andata perduta quando il Ministero della Magia ha decretato che ogni volume scritto di suo pugno venisse distrutto. Solo poche opere sono sopravvissute, ma nessuno sa di preciso dove siano custodite. Fu trovato morto per cause sconosciute all’età di 72 anni. Non era sposato ma si crede comunque che abbia avuto un erede maschio. Stando alle poche informazioni ancora presenti presso il Ministero, non è ancora stato possibile rintracciare alcun erede, per questo si crede sia possibile che i poteri della famiglia siano andati perduti nel corso delle generazioni. L’unica caratteristica che potrebbe ricondurre ad individuare il discendente più prossimo, sarebbe l’insolita particolarità dei loro occhi. Essi assumono una colorazione completamente nera quando utilizzano le Orti Oscure. A tutt’oggi comunque, non vi è alcuna certezza della sua esistenza."
"Alexandra..."- sussurrò Harry, dopo alcuni minuti in cui nessuno di loro era stato in grado di proferire parola.
La magia oscura scorreva nelle vene di quella ragazza, la stessa magia che in questi anni avevano fatto di tutto per sconfiggere.
Nessuno di loro sapeva come affrontare la situazione.
Come al solito fu Hermione, dopo aver riflettuto a rompere quella tensione che si era creata.
"Ragazzi, io non sono sicura che Alexandra sia cosciente dei suoi poteri. L’avete vista stamattina, era sconvolta e incredula quanto noi."
"Ma come ha fatto a non accorgersi dei suoi poteri? Voglio dire, ha la nostra stessa età, i suoi poteri avrebbero dovuto palesarsi già da anni." – constatò dubbioso Harry, con una stretta al cuore che non riusciva a spiegarsi.
"Harry ha ragione, non è normale che i suoi poteri vengano fuori solo ora." - constatò Ronald che si era seduto accanto agli amici.
"E cosa dovremo fare? Io non credo che Silente l’abbia chiamata qui senza sapere le sue vere origini. Sono convinta che ci nascondo qualcosa. E poi come ve lo spiegate la coincidenza che le professoresse di Difesa abbiano scelto proprio lei per la prova, e non l’abbiano fatta duellare con uno studente ma con una di loro?"
"Vorresti dire che le nuove professoresse di Difesa sapevano già chi fosse?" – chiese sbigottito il rosso.
"Esatto Ronald. In tutta questa storia, non credo ad una sola coincidenza." – affermò, tenendo per se stessa ciò di cui Blasie l’aveva messa al corrente quella mattina, cioè che sia lui, Draco ed Erick conoscevano queste due donne già dal loro primo anno ad Hogwarts.
Anche se, forse, era la sola coincidenza in tutta quella storia.
Harry, alzandosi per dirigersi di fronte al camino, si voltò poi verso di loro.
"Non credo che dovremo metterla a conoscenza di quello che abbiamo scoperto." – constatò serio.
"Ma Harry, come puoi pensare una cosa del genere? Ha il diritto di sapere. Non ti sembra scorretto nei suoi confronti." – sbottò Hermione contrariata.
"Rifletti Harry." – lo pregò a sua volta Ron – "Ti sei già trovato anche tu nella sua stessa situazione, cose sul tuo passato ti erano state nascoste, e le cose non sono mai finite bene. Mi dispiace ma questa volta sono d’accordo con Hermione." – asserì guadagnandosi un’occhiata riconoscente dall’amica.
"D’accordo." – sospirò il Bambino Sopravvissuto, ancora non del tutto convinto – "Alla prima occasione, lontano da occhi indiscreti le spiegheremo ogni cosa."
"Domani saremo tutto il giorno ad Hogsmeade e avremo l’occasione di parlarle senza attirare l’attenzione dei curiosi." - concluse la Grifoncina, richiudendo il libro e alzandosi.
"Sarà meglio andare a dormire, è stata una lunga giornata per tutti." – e augurando loro la buona notte, si diresse verso il dormitorio femminile.
Troppi pensieri, troppi avvenimenti e il timore di aver perso la persona che amava, resero il suo sonno inquieto, come quello del Bambino Sopravvissuto che non sembrava volersi dare pace.
Quella ragazza esisteva nella loro vita da solo sue giorni, eppure era riuscito a turbarlo e sconvolgerlo come mai gli era successo prima.
Qualcosa in lei lo attraeva a se, come una falena dalla luce di una candela.
Il suo timore, era quello di rimanerne irrimediabilmente bruciato.


***




Lontano dalla torre e dai suoi amici, ignara di ciò che su di lei era stato appena scoperto, Alex stava affrontando l’ennesima notte in una nuova stanza.
Sdraiata sul letto, stava cercando di dare un senso a quello che le era accaduto quella mattina, senza trovarne alcuno.
Come sempre Strega accoccolata al suo fianco, sembrava volerle infondere coraggio, scrutandola con i suoi insoliti occhi.
Suo padre le aveva tenuto nascoste troppe cose e per troppo tempo.
Era arrivato il momento di sapere la verità, tutta la verità su quello che era stata la sua famiglia.
Il flusso dei suoi pensieri venne bruscamente interrotto da un urlo disumano, proveniente dalla stanza delle due professoresse.
Senza attendere oltre si precipitò fuori, iniziando a bussare con urgenza alla porta delle due ragazze.
Dopo pochi secondi, la strega rossa le fu davanti e con aria assolutamente tranquilla, e dopo averle fatto un cenno di saluto, si fece da parte per lasciarla entrare nella stanza.
Intanto un uragano moro, stava invadendo una parte di essa adibita ad armadio, seduta a gambe incrociate intenta ad aprire, per poi buttare all’aria, numerose scatole e pacchi.
Alex fissò quella scena, senza avere il coraggio di aprire bocca.
Intanto la rossa era tornata a sedersi comodamente in una poltrona dalla parte opposta, vicino alla finestra.
Riprese tra le mani il libro che aveva abbandonato e si ributtò nella lettura, alzando di tanto in tanto gli occhi al cielo per il macello assurdo che la sua gemella stava combinando.
"Alex, avevi bisogno di qualcosa?" - le chiese gentilmente la strega.
"Mi è sembrato di sentire qualcuno urlare e volevo solo assicurarmi che fosse tutto a posto." - rispose, guardando in direzione dell’altra strega con aria interrogativa.
"Non ti preoccupare. Mia sorella ogni tanto ha qualche attacco isterico, ma nulla di cui preoccuparsi. Puoi tranquillamente tornare a dormire, domani ti aspetta una giornata intensa."
"Allora vi lascio, buona notte." - disse Alex, continuando a non capirci assolutamente nulla.
Preferì comunque non indagare ulteriormente, salutando ed uscendo.

"Ma sei completamente uscita di testa??" - Danielle si alzò da tutto quel trambusto, andandosi a piazzare di fronte alla sorella, con le mani posate sui fianchi e con tutta l’aria di essere piuttosto incazzata.
"Calmati, non è poi la fine del mondo." - rispose con tranquillità la strega rossa.
"Tu sei pazza, vuoi per caso farmi morire di infarto??" - continuò l’altra, senza prestare minimamente attenzione alle sue parole.
"Danielle vuoi calmarti." - l’ammonì di nuovo la sorella.
"Calmarmi un corno! Lo farò quando avrò la tua testa su un piatto d’argento!" - sibilò Danielle in risposta.
"Adesso inizi a scocciarmi sorellina." - assentì Isabelle con tono melenso.
"Allora non capisci!" - sbottò, tornado a sedersi in mezzo a scatole e pacchi sparsi ormai ovunque - "Era il mio paio di scarpe preferito e tu che hai fatto?? Lo hai buttato!!" - sbraitò senza ritegno.
Isabelle per tutta risposta, la ignorò, continuando la sua lettura.
"Ti avverto, se non le trovo sarai costretta a ricomprarmele, o ti giuro che do fuoco ai tuoi preziosi libri di poesia!" - la minacciò, alzandosi di nuovo e incrociando le braccia al petto, attendendo la reazione della sorella, che non tardò ad arrivare.
Tutto ma non i suoi preziosi libri di Edgar A. Poe.
"Non ti azzardare a toccarli, o potrei decidere di fare ulteriore spazio nell’armadio, liberandomi non di un solo paio di scarpe, ma di tutte quelle che ogni volta che viaggiamo ti ostini a portarti appresso!" - rispose con tono minaccioso, alzandosi in piedi a sua volta.
Una di fronte all’altra, si fissarono negli occhi come se avessero voluto incenerirsi a vicenda, fino a quando un debole sorriso affiorò sulle labbra di entrambe per poi tramutarsi in una allegra risata.

Dalla sua stanza Alexandra aveva percepito tutto quel trambusto, e non aveva potuto fare a meno di premersi una mano sulla bocca per soffocare le risate, carezzando la sua preziosa Strega.
Quelle due erano davvero fuori di testa!
Alla fine, era riuscita a togliersi dalla mente pensieri che ora non avrebbero avuto comunque alcuna risposta, addormentandosi in un sonno profondo, tranquillo.
E anche quella notte nessun incubo si affaccio tra i suoi sogni.



La pia finzione secondo la quale il male non esiste
lo rende soltanto vago, enorme e minaccioso.
- The Confessions of Aleister Crowley -










Spazio Autrice:
Incredibile ma finalmente sono riuscita a postare, ancora stento a crederci.
Purtroppo, come a volte succede, la mia ispirazione era andata a farsi un giro, così questo capitolo non ne voleva sapere di arrivare alla fine.
Bè non mi resta altro che sperare che vi sia piaciuto.
Cercherò di aggiornare in tempi più brevi da ora in avanti, ma non assicuro nulla eh. XD
Nota: Aleister Crowley non è di mia proprietà, ma è un personaggio storico realmente esistito al quale mi sono ispirata.



Maglodra: Tesora che dire se non che sono felicissima che la storia ti piaccia. Bè per i tuoi dubbi non so se in questo capitolo sono riuscita a chirirne qualcuno, anche se a dir la verità credo di avertene piuttosto creati degli altri. Per scoprire tutto su Alex ci vorrà ancora un po' e di sicuro Erik (anche io lo adoro XD)non è così angelico come sembra. Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Un bacio enorme (L)
Kaileena1987: AmoVa ecco il capitolo tanto sudato, non sai quanto mi faccia piacere che i nuovi personaggi ti piacciano, sono i complimenti che preferisco! *-* Per Alex, certo che mi sono ispirata a te, quindi tieniti pronta per futura consulenza. XD Una spupazzata
LaDyDeMeTra: Oh la Genia!*O* E' un sacco che non ti sento, decisamente troppo. =.= Comunque vedere i tuoi commenti non può che farmi felice, come sempre. Un bacione formato gigante
  
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