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Autore: Inathia Len    21/02/2016    4 recensioni
Utimo anno a Hogwarts di James, Sirius, Remus, Peter, Lily, Severus, Regulus (anche se tecnicamente lui è al sesto anno) e Deirdre Woe. Ma chi è codesta fanciulla? Leggete, leggete…
Leggete per conoscere dell’anno in cui James Potter fece capitolare la bella Lily Evans.
Leggete per conoscere dell’anno in cui Lily Evans divenne la sorella adottiva di Sirius Black.
Leggete per conoscere dell’anno in cui Sirius Black sfidò nuovamente la sua famiglia e Regulus Black.
Leggete per conoscere dell’anno in cui Regulus Black divenne un Mangiamorte e si sposò.
Leggete per conoscere dell’anno in cui Remus Lupin combatté la sua maledizione.
Leggete per conoscere dell’anno in cui Peter Minus lottò per essere un degno Malandrino.
Leggete per conoscere dell’anno in cui Severus Piton cercò di sistemare le cose con Lily.
Leggete per conoscere dell’anno in cui Deirdre Woe entrò nella vita dei fratelli Black.
Ma la storia non si fermerà qua. Si andrà oltre, parlando del “dopo-Hogwarts”, delle tre volte in cui i Potter sfidarono Voldemort, della profezia, della morte da eroe di Regulus, della fine per arrivare all'inizio, a Harry.
EX "Sirius Black il comico (sai che risate)
Genere: Comico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio, Regulus Black, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'Classe 1960'
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Peter cammina a testa bassa. È convinto che lo stiano seguendo, sicuro al cento per cento. Tiene la testa giù, si tira meglio il cappuccio del mantello sul viso e cammina più rapido, il vento attorno a lui che agita le foglie sugli alberi e fa volare in aria quelle che riesce a staccare. Vede con la coda dell’occhio due bambini superarlo correndo, dritti verso casa, fanno a gara a chi arriverà per primo e chi invece si inzupperà di pioggia.
Peter vorrebbe avere ancora quell’innocenza, vorrebbe poter ridere di nuovo, ma è parecchio che non lo fa. Quando ha saputo della morte di Deirdre, non ci voleva credere. Era passato così poco dalla scomparsa di Logan e Regulus che gli era sembrata una cosa quasi irreale… non aveva partecipato a quello scontro, non lo mandavano mai in battaglia, figurarsi a combattere a Hogsmeade. Era come se, nonostante il passare degli anni, tutte le informazioni passate e i rischi corsi… era come se ancora non si fidassero di lui. Ma non avevano ancora capito che ormai lui avrebbe fatto qualsiasi cosa per portare a casa la pelle? Che si fottessero i grandi ideali e i bei discorsi, lì la gente moriva e lui non voleva diventare solo un nome compianto su una lapide.
E ora i suoi “amici” se ne uscivano con questa idea geniale: lasciar perdere tutto, scappare dai Mangiamorte e andarsene, tornare con l’Ordine. Ma gli aveva dato di volta il cervello, per caso? No, perché quella era l’unica soluzione. Tra tutto, quello che più l’aveva stupito era il fatto che l’idea fosse nata da Sirius. Lui, lui che sosteneva di conoscerli tanto, di essere cresciuto in quell’ambiente… proprio lui proponeva una cosa del genere? Sarebbe morto. Se anche solo avesse anche solo pensato una cosa del genere sarebbe morto. Prima ancora di poter implorare pietà, prima ancora di poter provare a cambiare le cose…
No.
Lui restava dov’era, fine della storia.
Solo che questo ovviamente non lo aveva detto alla riunione, certe cose le si possono solo pensare. Perché ora sì che le cose si facevano serie e doveva stare attento. Non era più il doppiogiochista che entrambe le parti si aspettavano: ora giocava per sé, per portare a casa la pelle. E allora all’Ordine diceva che ci avrebbe pensato lui a scomparire, a non farsi trovare più dai Mangiamorte… mentre agli altri non aveva detto assolutamente niente. Quando e se la guerra sarebbe finita, allora a quel punto sarebbe stato salvo in ogni caso. L’Ordine l’avrebbe creduto uno dei suoi e la stessa cosa i seguaci dell’Oscuro Signore.
Gira a sinistra nella prima stradina e finalmente abbassa il cappuccio, pronto a bussare alla porta. Non vede Roxanne da quando si sono lasciati, a Hogwarts, ma ha saputo che sarebbe partita di lì a poco per l’America e la voleva salutare.
Una Sanguesporco, così l’avrebbero definita i suoi compari vestiti di nero.
Una vittima, quegli altri che volevano fare gli eroi a tutti i costi.
Peter invece la capisce: Roxanne vuole sopravvivere e basta e forse un giorno sarebbe tornata, quando le acque si sarebbero calmate.
Quando finalmente gli viene ad aprire, Peter lancia un’ultima occhiata alle sue spalle per essere certo che non lo abbiano seguito. Nonostante tutto, le vuole bene e non vuole che le accada qualcosa per colpa sua.
E il cuore gli sprofonda in gola quando vede una figura alta e ammantata di nero in fondo al vialetto. Può ignorarla quanto vuole, ma rimarrà lì anche quando lui avrà distolto lo sguardo.
-Petey!-
La voce della ragazza e l’abbraccio che seguono lo distraggono per qualche istante. Roxanne è sempre la stessa, imponente e massiccia. L’unico cambiamento rispetto a quando uscivano insieme a scuola è che ora ha i capelli castani corti e non più acconciati in due trecce e non porta più gli occhiali.
-Ciao Rox- la saluta lui, senza però accennare ad entrare. Proprio non riesce a ignorare il fatto che qualcuno li stia spiando.
-Ehi, che fai ancora lì impalato? Su, vieni dentro che ho preparato un po’ di tè, così ci facciamo due chiacchiere- lo invita.
-Aspetta… puoi aspettare due secondi? Lascia pure accostato, va bene? Devo solo scambiare due parole con…- e poi gesticola vagamente, indicando con un cenno del capo la figura in fondo alla strada.
-Un altro vecchio amico?- fraintende Roxanne, scoppiando a ridere. –Vai, vai. Abbiamo aspettato anni per rivederci, posso aspettare altri cinque minuti! Però sbrigati, eh, che più tardi devo andare all’aeroporto.-
E poi rientra, canticchiando qualcosa e Peter non può far a meno di sorridere almeno un pochino. Poi si volta e va in contro a chiunque ci sia sotto quel mantello, che gli fa gelare il sangue nelle vene. Gli si ferma di fronte, all’angolo tra il vicolo di Roxanne e la strada principale dei paesino dove abita. Cerca di sbirciare sotto il mantello per capire chi sia il suo interlocutore, ma alla fine una folata di vento gli scosta il cappuccio e Peter trasalisce: Jonathan Avery. Non si vedono così faccia-a-faccia da mesi, da poco dopo la morte di Deirdre e, anche se Peter ha scelto la propria strada (lui sopra tutti), non può fare a meno di provare un cieco istinto che lo porterebbe a fare del male ad Avery, lì e subito. Ma si limita a stringere le mani sotto il mantello, nelle tasche dei pantaloni, e non dire nulla. Per quanto Deirdre gli piacesse e fosse sua amica, è morta e ingaggiare un combattimento con il suo assassino non la riporterebbe in vita. Aggiungerebbe semplicemente un altro nome alla lista dei caduti.
-Avery- si limita a salutarlo allora, cortese e servile come ha imparato ad essere. Fa anche un piccolo inchino con la testa e vede, dal luccichio negli occhi dell’altro, che la cosa è stata apprezzata.
-Codaliscia. È tanto tempo che non ci vediamo… non pensavo che ti avrei trovato qui, in questa discarica, alla casa di una Sanguesporco.-
-È una vecchia amica, eravamo ad Hogwarts insieme- risponde secco Peter. Lasciassero fuori Roxanne da questi casini. Anche Piton era amico di Lily, perché non le vanno a rompere e lui le scatole, ogni tanto, anziché stare sempre col fiato sul suo collo?
-Amica, eh? Sarà come dici tu, certo… anche se a noi sono arrivate voci diverse.-
-Tanto tempo fa, sì. Ero un ragazzino- ribatte alle parole di Avery. –Avevi bisogno?- chiede poi più conciliante.
Jonathan sorride sinistro, un luccichio folle negli occhi verdi, lo stesso luccichio che non lo abbandona più da quando Logan e Regulus sono morti. È come se fossero stati loro due a tenerlo sano e ora che non ci sono più… ora l’inferno nella mente del Mangiamorte ha campo libero.
-C’è una missione per te, Codaliscia. Dopo questa, finalmente sarai dei nostri. Ufficialmente dei nostri- sottolinea, sorridendo in maniera strana.
-Oh, bene, molto bene. Allora io vado un secondo a… e poi vengo con te? Dove dobbiamo andare?-
-Non lontano. Il tuo obiettivo è proprio là- risponde Avery, sollevando una mano diafana e indicando la villetta bianca dall’intonaco scrostato dove vive Roxanne. –Sai come funziona la nostra iniziazione, Codaliscia, credo che non ci sia bisogno di dire altro… farai tutto da solo, non hai bisogno di una balia, no?-
Peter deglutisce a vuoto, paralizzato dalla paura. Non ha mai ucciso nessuno lui, non potrebbe mai fare del male proprio a Roxanne… ma lo sguardo di Avery e le sue parole non ammettono tentennamenti. Sta a lui scegliere se ci sarà un cadavere solo o due. Certo, se lui non fosse lui, se lui avesse ancora quelle idee grandiose che aveva solo un anno prima, se lui fosse l’eroe che credono quelli dell’Ordine… allora la soluzione implicherebbe sì la morte di qualcuno, ma quella di Avery, con il trasferimento di Roxanne in un luogo sicuro. Ma questo comporterebbe complicazioni, comporterebbe una vita di paura e costantemente in fuga… Peter non la vuole. Peter vuole tornare a casa, questa sera, trovare la cena pronta e sua madre che gli ha preparato la sua torta preferita e non lo disturba se lui non vuole parlare oppure se vuole uscire. Ha una vita perfetta, ora come ora, perché dovrebbe mandarla all’aria? Per chi? Per una ragazza che non vede da anni e che era passato a salutare solo perché si sentiva in colpa per come erano finite le cose tra di loro?
-Allora, Codaliscia, sto ancora aspettando. E sai che non sono una persona paziente. Allora, hai bisogno della balia o posso fidarmi di te?-
-Ti puoi fidare- annuisce alla fine Peter, riuscendo a nascondere alla meno peggio il tremolio della voce. –Quando avrò finito…?-
-Evoca il Marchio Nero sulla casa e noi sapremo. Lo sentiremo. Dopo puoi tornare a casa tua, resta in attesa di altre istruzioni.-
Peter annuisce e si volta per tornare da Roxanne, sente dietro di sé il rumore della Smaterializzazione di Avery e, nonostante tutto, si sente meglio a non avere più il suo sguardo puntato sulla schiena. Quando c’erano anche Logan e Regulus la cosa era più sopportabile, quasi si divertiva durante quelle serate tutti insieme… ora le cose si sono fatte dannatamente serie e non c’è tempo per divertirsi. Restare in vita non è un gioco.
Roxanne ha lasciato la porta socchiusa, Peter entra e si dirige direttamente verso il salotto, subito a sinistra, senza nemmeno togliersi il mantello. Non vuole rimanere a lungo, ma nemmeno ucciderla subito. Non pensa che ce la farebbe ad entrare in cucina, aggredirla alle spalle e poi andarsene. È un vigliacco, questo lo sa, ma lei non si merita una morte del genere.
-Oh, eccoti qua, pasticcino mio- lo saluta di nuovo, entrando e poggiando il vassoio con tè e biscottini sul tavolinetto davanti al divano. Poi gli siede accanto e gli artiglia una guancia tra due dita, come farebbe una vecchia zia. –Sai che non pensavo ti avrei mai rivisto? Il mio Petey…- arriccia il naso, guardandolo con affetto sincero.
-Mi hai scritto che partivi, non potevo non venire a salutarti- si stringe nelle spalle lui. Non si sente colpevole, non ancora… ma di certo non è a proprio agio.
-Non so perché te l’ho detto in realtà- commenta Roxanne, passandogli la tazza. –Quanto zucchero?-
-Niente, grazie… No, comunque mi ha fatto piacere. Dopo la scuola ci siamo persi di vista e… un po’ mi è dispiaciuto, lo ammetto. Tu senti più nessuno di Hogwarts?-
Il sorriso di Roxanne si allarga e si fa ancora più luminoso.
-Ti ricordi Brian Darvill?- gli chiede, con fare cospiratorio.
Nella testa di Peter passa il flash del nerboruto battitore della squadra di Quiddich dei Corvonero. Pur essendo in quella Casa non era una gran cima, però sul campo da gioco era imbattibile. Sinceramente non avrebbe mai saputo dire che lui stesse con Roxanne, ma a quanto pare era così.
-Ricordo vagamente sì.-
-Ecco, siamo stati usciti insieme a scuola nell’ultimo periodo, poi lui è andato a New York perché una squadra di Quiddich si era interessato a lui e doveva fare un provino… insomma, te la faccio breve: lo hanno preso e mi ha chiesto di raggiungerlo adesso a fine mese. Credo che voglia chiedermi di sposarlo- aggiunse alla fine. –Roxanne Darvill, non suona benissimo?-
Peter sorrise poco della sua gioia. Forse sarebbe stato meglio se l’avesse uccisa subito. Poche chiacchiere e via. Era per quello che gli altri Mangiamorte non volevano mai sapere nulla delle loro vittime, perché poi altrimenti tutto sarebbe stato inutilmente complesso?
-E tu? Tu che hai combinato in questi ultimi due anni?- gli chiede, bevendo un sorso e poi tornando a puntare gli occhi su quelli di lui.
-Nulla di ché- minimizza Peter. Certo non può dirle la verità. –Mi ero trovato un lavoro da Florian Fortebraccio, quella nuova gelateria che aveva aperto a Diagon Alley…-
-Uh, sì, ce l’ho presente!- annuisce Roxanne, interrompendolo. –Faceva dei gelati che erano la fine del mondo!-
-Già e pagava anche bene… ma adesso ha chiuso, visto anche lo stato in cui si trova Diagon Alley… avrai sentito degli attacchi, se non sbaglio…-
-Oh sì, e so anche che molti tuoi amici ci sono dentro fino al collo. Continuano a fare i rivoluzionari, eh?-
-Si sono messi in testa di cambiare il mondo- commenta Peter, più amaramente di quanto vorrebbe. –Comunque dopo che Florian ha chiuso sono tornato a casa da mia madre e viviamo con la sua pensione, almeno fino a quando le acque non si saranno calmate.-
Roxanne finisce il tè e poi passa all’attacco dei pasticcini. Ne offre uno anche a Peter, ma lui di nuovo rifiuta. Ha lo stomaco chiuso, la mano destra serrata attorno alla bacchetta e in tutto questo cerca anche di essere naturale e fare conversazione. Una parte di lui gli grida di fare in fretta, stordirla e poi ucciderla, andarsene in un qualche pub a dimenticare. Ma al tempo stesso non può, non può…
Però deve.
-… e così non so quando riusciremo a tornare. Però ci farebbe piacere fare una seconda cerimonia qui, sai, quando la guerra sarà finita- sta dicendo Roxanne.
-Cerimonia?- chiede Peter, in maniera davvero poco intelligente.
-Un secondo matrimonio, scemotto!- lo riprende lei. –Un secondo matrimonio qui nel Regno Unito, con tutti i nostri vecchi amici, i genitori… una cosa in grande questa volta.-
-Ah… certo…- bofonchia il ragazzo. Comincia a non poterne più di quelle chiacchiere insulse.
Così decide di agire.
-Posso chiederti un bicchier d’acqua?- le domanda, improvvisando una tosse secca, a cui lei crede.
-Ma certo! Fa lo stesso anche se è del rubinetto, no? Sai, essendo in partenza non è che avessi fatto la spesa… avevo giusto preso qualche pasticcino per adesso… Comunque adesso vado, eh- e si alza, finalmente dandogli le spalle.
Peter si dice che non avrà un’altra occasione per farlo senza avere i suoi occhi piantati addosso. Sfodera la bacchetta e gliela punta contro, la mano che trema leggermente. Sta per aprire bocca, sta per farlo…
… quando Roxanne si volta.
Ha ancora il sorriso sulle labbra, ma le muore poco per volta. E il suo viso perde colore.
-Peter, cosa significa?- gli chiede, evitando per una volta soprannomi e toni scherzosi. –Cosa vuoi fare?-
-Non ho alternative, Rox- quasi piagnucola lui. –Giuro che se potessi evitarlo, se ci fosse un modo… ma si tratta di me o di te… e io non voglio morire, non voglio… il Signore Oscuro, lui…-
Lei chiude gli occhi e una lacrima solitaria sfugge tra le ciglia scure.
-In cosa ti sei ficcato…- e non è ben chiaro se sia una domanda o un modo per compatirlo. –Peter, proprio tu…-
-È la guerra, Rox, tu non sai cosa voglia dire, cosa significhi. Ho perso più di quanto potessi, ho provato sempre a fare la cosa giusta e sono comunque arrivato a questo punto… non posso permettermi di sbagliare, Rox, non posso…-
-Hai solo paura, Peter, le cose si sistemeranno… puoi venire via con me, in America non ti troveranno. Sono sicura che è pieno di gelaterie dove puoi trovare un lavoro- prova a dire Roxanne, ma si vede che non ci crede nemmeno lei. Così chiude di nuovo gli occhi e si asciuga un’altra fugace lacrima. –Va bene, allora. Fallo.-
Peter quasi lascia cadere per terra la bacchetta quando le sente pronunciare quelle parole.
-Solo… una cosa: non farlo mentre sono girata, non colpirmi alle spalle. Abbia almeno il fegato di guardarmi negli occhi quando… quando.-
Roxanne riapre gli occhi e si vede che sta trattenendo a stento il pianto. Peter continua a puntarle contro la bacchetta, ma non riesce ancora a dire quelle due parole che…
-Dai, cosa stai aspettando?- chiede lei, tremando appena.
Peter ripensa alla prima volta che l’ha vista, quando avevano appena quindici anni. Tassorosso aveva vinto la sua prima e ultima partita a Quiddich e lei, accanto a lui sugli spalti, l’aveva baciato presa dall’entusiasmo. E a Peter quel bacio, il suo primo bacio, era piaciuto e anche tanto. L’aveva invitata a uscire e Roxanne l’aveva baciato di nuovo e di nuovo. Durante quel primo appuntamento e dopo. L’aveva baciato anche quando l’aveva lasciata, un leggero sfiorare di labbra e l’ombra di una lacrima. Era così che finiva, allora?
-Fallo, Peter, oppure vattene e non tornare più.-
Lui chiude gli occhi e prende un respiro profondo e torna presente a se stesso. Nessun ricordo che possa deviarlo dal suo obiettivo. Ha fatto la sua scelta e ha scelto sé. Non c’è spazio per altri.
-Avada Kedavra.-
Roxanne cade a terra, una lacrima immobile sulla guancia. Non scenderà mai più. Bloccata lì per sempre. Sul tavolino, il tè che lei gli aveva preparato non fuma più e ha perso il suo aroma, i pasticcini che aveva comprato appositamente per dirgli addio sono freddi e duri, la panna si sta smontando e il cioccolato macchia la cestina.
Un groppo gli chiude la gola quando il silenzio della casa lo avvolge, come un pugno nello stomaco.
La guarda lì, per terra, e pensa che non può lasciarla lì, non Roxanne.
Anche se Roxanne non lo è più.
A fatica la solleva e la sistema meglio che può sul divano dove fino a poco prima stavano chiacchierando come vecchi amici… come vittima e carnefice… Le chiude le palpebre e le asciuga le guance.
Ecco, ora un occhi inesperto potrebbe pensare che stia dormendo.
Poi, in un lampo di lucidità, Peter recupera la tazza che lei gli aveva offerto e la riporta in cucina. La lava e la mette a posto, così che sembri che Roxanne fosse sola. I primi ad arrivare saranno i poliziotti babbani, forse penseranno a un decesso naturale e gli Auror non si ficcheranno in mezzo…
… poi si ricorda del Marchio Nero che deve evocare sulla casa e si dice che gli Auror certo che si ficcheranno in mezzo. Non caveranno un ragno dal buco, al solito, non arriveranno a lui si autoconvince mentre comincia a uscire. Nessuno l’ha visto lì, l’unico testimone sarebbe Avery… ma se avessero lui tra le mani l’omicidio di Roxanne Miller sarebbe l’ultima cosa di cui gli chiederebbero di rispondere. Neppure i suoi amici sanno che sarebbe passato a trovarla, ha semplicemente detto che dopo gli ultimi avvenimenti aveva bisogno di tempo per i fatti suoi per capire come agire.
Chiude la porta dietro di sé e poi alza la bacchetta al cielo, dopo aver controllato che non ci sia nessuno in giro. Comunque, per precauzione, si tira il cappuccio sul volto, prima di pronunciare l’incantesimo.
-Morsmordre- sussurra e nel cielo appare un mostruoso teschio, dalla cui bocca fuoriesce un serpente. Il tutto è di un verde sinistro e Peter rabbrividisce nel pensare che tutto quello sia opera sua.
Nel momento esatto in cui il Marchio compare tra le nuvole che si stanno addensando da quel pomeriggio, Peter sente il braccio sinistro come bruciargli. Solleva di scatto la manica, mettendo via la bacchetta, e lo vede: simile a quello da lui stesso appena evocato, rosso e ardente come un tatuaggio appena fatto, il suo Marchio Nero.
E capisce di aver compiuto il suo dovere.
Anche per oggi è arrivato vivo a sera. 











Inathia's nook:
E alla fine ci siamo.
Wow.
Il famoso capitolo Peter-centrico che vi avevo annunciato la settimana scorsa. E la vecchia conoscenza (che poi in realtà sono due: Roxanne e Avery). 
Wow.
E non sto scrivendo "wow" per auto-compiacermi, assolutamente no. E' semplicemente che reputo questo capitolo stra importante e spero che sia uscito bene. Perché nella mia testa ha senso, parecchio senso, e spero che ce l'abbia anche per voi.
Peter ha fatto la sua scelta, fine della storia. Niente più Codaliscia eroe infiltrato tra i Mangiamorte perché vuole cambiare il mondo, niente più rivoluzione silenziosa... no. Dimenticatelo. Ecco il Peter codardo che uccide la sua ex solo perché ha paura delle conseguenze e perché non vuole abbandonare la sua vita di piccoli agi. 
Perché Roxanne? Eh già. Perché la conosciamo già. Perché volevo che la sua vittima avesse un legame con lui. Quando c'era stata l'iniziazione di Regulus e Logan, le loro vittimi avevano qualcosa da dire su di loro, se ricordate. Per Peter, uccidere Roxanne è tagliare definitivamente i ponti col passare, schiacciare un insetto Sanguesporco (secondo i Mangiamorte) verso il quale potrebbe ancora provare affetto. 
Perché Avery? Perché ultimamente lo stavo ignorando. E perché temo che presto tornerà ad essere un "Mangiamorte-di-sfondo", il suo arco narrativo con me è giunto al capolinea, dovrà entrare in scena Piton per la cosa della Profezia... E poi come giustamente pensa Peter durante il capitolo, del Jonathan che abbiamo conosciuto non rimane più niente. E' Avery adesso, fine della storia. E' il Mangiamorte che sarebbe stato fin dall'inizio se la presenza di Regulus e Logan non avesse mitigato la sua sete di sangue, gloria e potere. E' diventato chi doveva. Ha avuto il suo sviluppo. 
Bene.
Dopo questa bella analisi approfondita della mia stessa psiche instabile, vi auguro una meravigliosa domenica e vi chiedo cosa ne pensiate di questo capitolo. Ci tengo davvero un sacco... Fatevi sentire!
Un bacione immenso,
I.L.
  
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