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Autore: shana8998    22/02/2016    0 recensioni
E se un giorno qualsiasi di una vita qualsiasi, tutto cambiasse?
Se da un momento all'altro ,ogni sorta di regola , patto d'onore , sfumatura di dignità ,venisse infranta e ti ritrovassi nelle mani di un danno tanto grosso quanto stupendo?
Se quel danno così negativo potesse renderti tutta la felicità persa con il tempo?
Se quel danno fosse un uomo persino molto più grande di te?
Tu....Come reagiresti?
Genere: Avventura, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Allora?Non mi dei raccontare nulla?-. Emily piombò in cucina di soprassalto. 
Quando ero tornata a casa nel pomeriggio lei non c'era e per questo vederla spuntare dal nulla mi aveva fatto sobbalzare per lo spavento.
Tossii violentemente cercando di non strozzarmi con l'acqua che stavo mandando giù.
-Che dovrei dirti?-. Cercai di fare la vaga. Volevo godermi pienamente la sua faccia una volta che le avrei raccontato che , cazzo! C'ero riuscita. Ero arrivata al suo studio e poi più in alto , a lui.
-Dai! Anastasia! Dimmi com'è andata!-. Girò attorno al tavolo di legno e si avvicinò al bancone della cucina sedendosi gambe penzoloni, sopra.
-A te...-. Le porsi il foglio che avevo messo giù durante il mio incontro con lui.
-O. MIO.DIO!-. Lo prese fra le mani come se fosse oro. Le iridi le brillavano.
-Dimmi che è tutto vero...Che ci sei riuscita...-.
Sorrisi compiaciuta.
-Era ovvio che ci riuscissi.-. Proferii dandomi un tono d'ovvietà alla voce.
-Sei un mito!-. Mi strinse a se balzando giù dal bancone della cucina.
-E..Com'è?-.
In quel preciso istante la gola si strinse vertiginosamente.
-Bhe...E' senza dubbio un uomo autoritario..-. I ricordi di quel Lunedì mattina tornarono a riaffiorare severi, e mi tornò alla mente il volto sconvolto della sua segretaria.
-Affascinante...-. Il suo modo di fare , di catturare l'attenzione...
-Caparbio..-. La sua storia. La storia della creazione di un vero impero..
-E' un uomo complesso..Non potresti mai dargli per scontata nemmeno l'azione più insignificante..-. Conclusi.
-Immaginavo fosse così ....Che fortuna sfacciata che hai avuto-. Piagnucolò stringendosi l'intervista al petto.
-Ma...Come sei riuscita ad entrare nel suo studio? Le voci che girano sono vere?-.
-Non è stato affatto semplice..-. Riempii un bicchiere d'acqua e lo mandai giù velocemente.
-Ho dovuto combattere contro il suo "no". Ammetto di aver rischiato grosso , perchè..Bhe le voci che corrono tra media e tabloid sono più che vere, Lily...-.
Gli occhi di lei si fecero a "pallettoni".
-Quindi ti aveva cacciata?!-.
-Esatto. Proprio come mi avevi raccontato tu. Ma io non mi sono lasciata abbattere e sono corsa al suo studio. L'ho pregato di potermi dare 10 minuti...E lui, alla fine, mi ha fatta entrare.-.
-Non credevo che fosse realmente così "gelido"...-. Si rabbuiò davanti a quella che era la semplice realtà dei fatti.
Risi.
-Mi dispiace averti dato una profonda delusione...-. Mi burlai di lei dandole una spintarella con il gomito.
-Uffa! Speravo che internet si sbagliasse sul suo conto.Immaginavo fosse molto più galantuomo , magari anche misterioso...-.
In realtà misterioso lo era. 
Quell'uomo per cui provavo così tanta repulsione , aveva anche un non so che', che mi incuriosiva mortalmente.
"Come diavolo fa un uomo del genere a crearmi tutto questo movimento dentro?"

A sera Lily sparì in camera sua immersa fra i mille impegni scolastici . Così rimasta sola e senza nulla di concreto da fare , mi misi al pc incominciando a stendere una relazione sul precedente mio primo incarico.
Incominciai a scrivere. Ci provai fino alla fine. Poi mi fermai...
Che diavolo avrei potuto scrivere su quell'uomo se non conoscevo praticamente nulla di lui?!
"OOH...Maledizione quell'incontro non è stato altro che una perdita di tempo.." Riflettei sconsolata appoggiando il viso al legno della scrivania.
Effettivamente , la chiacchierata con Alexander non mi era stata affatto d'aiuto. Che sapevo di lui? Che era ricco da far schifo, che si era fatto da solo, che era un donnaiolo e non si era mai innamorato, ma poi? Chi era veramente lui? Aveva una famiglia? E se l'aveva dov'era? Perchè di lui si parlava molto sommariamente,quasi come se non fosse nessuno, seppur comparisse su ogni canale satellitare?
"Inizio ad odiare questo lavoro!". Aprii nervosamente la pagina di Google e vi scrissi il suo nome.
Speravo di riuscire a trovare qualcosa da aggiungere alla mia intervista , qualcosa di adatto ed appropriato alla sua persona ed a me che ne parlavo..
NULLA. Su di lui non vi era alcuna informazione oltre a ciò che anche chi non voleva , sapeva.
"Dannazione è come parlare di un fantasma!".
Chiusi il pc alla fine. Era snervate. Non mi era mai accaduto di non riuscire in qualcosa , ma infondo , come si suol dire c'è sempre una prima volta no?
Dovevo solo farmene una ragione.
Alexander Dragonov era l'uomo invisibile. Senza passato , senza una storia.
Finii per andarmene a letto consapevole che di meglio non avrei potuto fare, quando , all'improvviso , proprio mentre ero sotto le coperte il mio telefono vibrò.
"Chi diavolo è a quest'ora?".
Ripassai mentalmente tutti i nomi delle persone che potevano "messaggiarmi" alle undici di sera , orario notturno per me.
Ovviamente la lista era praticamente vuota..
Sblocco il display. Un numero che non conosco.
"E' inappropriato scriverle a quest'ora , lo so , ma credo che lei ed io non abbiamo terminato la conversazione di questa mattina...".
Capii subito che era lui dal tono sfrontato ed autoritario con cui aveva digitato quelle brevi e concise parole.
Il sangue mi si gelò e sentii il battito del mio cuore accelerare di colpo.
Come? Lui? Perchè? Il mio numero?
Persi la lucidità per attimi lunghi come anni.
Era un evento di quelli che Emily avrebbe denominato "Attimo shock". Uno di quei momenti dove, o ti sembra che il modo si stia sgretolando sotto le tue Air force , oppure dove il cuore ti salta in gola e non riesci più a mandarlo giù.
Mi sollevai bruscamente da sotto il mare di coperte in cui mi ero avvolta, con il cellulare fra le mani , lo sguardo assente e la mente ...Bhe..Quella era andata a puttane...
Che dovevo pensare? Voleva forse farmi cambiare qualche pezzo dell'intervista? 
No. Non avrei mai messo mano a quelle poche pietruzze preziose di cui ero in possesso!
"Se intende farmi cancellare pezzi della mia intervista , mi spiace non lo farò. Ho già poco materiale, non posso permettermi di averne meno..".
Parlai con quanta più sincerità potessi esprimere.
Il mio lavoro per me era importante quanto per lui il suo , ed anche a costo di passaci i guai non avrei rinunciato a nulla.
"Affatto. Ciò che è stato detto resta li. Credo che ciò che le devo dire sia un tassello fondamentale..Qualcosa che lei deve sapere per forza".
Che cazzo c'era di tanto importante da svegliarmi , scrivermi e mettermi dubbi assurdi?!
"Messa così è una proposta alla quale non posso rifiutare..."
"Infatti non rifiuterà. L'aspetto domani alle 10 nel mio studio...Ed ora si riposi Signorina Stanford..".
Non credevo ai miei occhi quando quell'ultimo messaggio illuminò lo schermo del mio Samsung.
Cioè mi stava addirittura dando gli ordini?!
Era seriamente detestabile quell'uomo.
La mia repulsione accrebbe nell'immediatezza.
Lui non era Dio. Lui non poteva comandare. Io non ero una sua sottoposta!
Ringhiai internamente spegnendo l'apparecchio e gettandomi di forza con il viso sul cuscino. 
Quella notte non avrei chiuso occhio..

L'indomani mi preparai velocemente. Non dissi nulla a Lily di quell'incontro ne tanto meno le stetti a spiegare perchè le avevo chiesto in prestito alcuni abiti.
In realtà a quel dettaglio non mi ero data spiegazione nemmeno io.
Avevo messo quella gonna con lo spacco sin troppo vistoso sulla coscia cucito con una finta zip ,ed una camicetta bianca forse anche troppo trasparente per come ero fatta io, senza chiedermi perchè lo stessi facendo.
Era una sensazione strana. Del tipo "si mi sto facendo bella...Ma non per lui". Contraddittoria , ecco ,così l'avrei aggettivata.
Qualcosa che sai ma che non vuoi per alcun motivo ammettere.
Piacere ad un uomo che odi? Piacere ad un perfetto sconosciuto che dopo concluso l'incarico sentirai solo nominare alla tv?
Era da pazzi!

Uscii di casa presa da una fretta cieca e raggiunsi la fermata della metro , beccando il mezzo di trasporto per pura fortuna. 
"Alle 10 , nel suo studio..". Guardai più volte l'orologio nonostante sapessi che ore fossero e sapessi di essere in perfetto orario.
Ero agitata , nervosa , trepidante. 
Scesi esattamente ai piedi del palazzo di lusso dove resiedeva il suo ufficio.
"Di nuovo èh...". Esclamai mentalmente guardandolo dal basso verso l'alto, verso le sue gigantesche vetrate sulla città.
 Entrai, ma questa volta l'accoglienza fu eccezionale.
Ogni segretaria , ogni collega , tutti mi sorrisero calorosamente . C'era chi si era spinto oltre e mi aveva anche detto "Buongiorno"!
Che fosse stata opera sua e dalla sua immensa capacità di persuadere chiunque?
Arrivata alla porta splendente della sala 37,bussai.
-E' permesso?..-. 
-Avanti, venga pure...-. Aprii lentamente l'anta comparendo all'interno della stanza.
-La stavo aspettando..-. La sua voce era lava ardente .
Brividi si incresparono sulla mia schiena.
Mi feci avanti raggiungendo la poltroncina nera , la stessa della mattina precedente, testimone di tutte quelle vagonate di sensazioni che avevo provato in una volta sola.
-Le sembrerà del tutto insolito questo incontro ed è del tutto normale che lei si senta smarrita, confusa...-. Attese attimi d'oro per riprendere a parlare.
-Ma c'era qualcosa che mi sento in dovere di doverle dire..Qualcosa che lei ha e che io voglio..-.
Che voleva...Da me?
Lo guardai incredula, inarcando un sopracciglio.
-Cos'ho io che tanto desidera?-. 
-Tutto..-. Mi spiazzò con quella risposta tanto vaga quanto portatrice di milioni di dubbi.
-Mi sta prendendo in giro? Perchè se  così la ringrazio e..-. Già stavo per alzarmi.
-Si fermi.-. Tremò la stanza intera sotto la sua voce alta. 
Tremai io.
Voltai lo sguardo a lui , al suo viso.
Perchè doveva pretendere qualcosa da me?
Cosa avevo di tanto importante che gli serviva?
-Io non la capisco Signor Dragonov. Ieri mi ha cacciata , poi ha cambiato idea. Mi ha ascoltata e mentre la intervistavo ha cambiato mille modi di essere...Ora mi scrive , mi cerca , mi fa venire qui con una scusa banale , poi mi dice che ho qualcosa che lei vuole...Quando le chiedo cosa, mi risponde con un banalissimo "tutto"...Sta giocando con me? Vorrebbe vedere fin dove sono disposta a spingermi per il mio lavoro?-.
Tornai a sedermi con estrema calma , non allontanando mai lo sguardo dal suo viso.
Sembrava impassibile , poi ad un tratto tutto cambiò di nuovo.
Si oscurò e lui lo nascose passandovi la mano sopra.
-Sa è difficile anche per me , doverle ammettere una cosa simile..Ma lei, ha qualcosa di cui io non posso fare a meno...Il suo carattere scontroso, irriverente , la sua personalità , quella stranissima capacità di entrare nella testa delle persone e costruirci un appiglio indistricabile..Lei è terribile Signorina Stanford...-.
Sospirò come se fosse costretto a rassegnarsi all'evidenza di qualcosa che non piaceva ammettere nemmeno a se stesso.
-Come faccio a sembrarle chi non sono. Come fa a dire tutte queste cose di me che sono una qualsiasi sconosciuta entrata di forza nel suo studio...Insomma ...Mi guardi poi...-.
Mi disprezzai in quel momento. 
Ridussi la mia persona a niente , perchè si, in realtà io difronte a lui , sin dalla prima volta che lo avevo visto ,nonostante lo odiassi , nonostante detestassi il suo sentirsi superiore , dentro di me, lo avevo accettato e mi ero sentita una minuscola creatura.
Non ero altro che un essere impotente di fronte alla sua figura.
-La guardo Signorina Stanford...-. Il cuore vibrò nella cassa toracica e mi fece un male atroce.
Un dolore sordo che lascia attimi senza fiato.
Lui, mi lasciava senza fiato.
-Cosa vuole da me...Dico sul serio?..-. Pacai la voce che si ridusse ad un filo sottile, tremolante.
-Non c'è qualcosa in particolare che desidero da lei..-. Si alzò dalla poltrona girevole e mi ragginse veloce ma non troppo.
Intrappolò il mio viso fra le sue mani delicato che quasi non lo sentii nemmeno sfiorarmi.
Mi baciò.Inaspettatamente. Sconvolgendomi. Sconvolgendo ogni parte di me.
-Io voglio ogni cosa di lei..Io voglio lei.-. Disse poi quasi sussurrando, fissando le mie iridi.
Tremai. Mi vergognai anche per quanto fragile mi avesse reso quel gesto.
-Io...-. Non riuscii a concludere quella frase. Non riuscii a dire proprio nulla.
Mi aveva presa alla sprovvista. Mi aveva spiazzata del tutto ed io..No..Io non sapevo affatto come dovermi comportare.
Restai immobile , quasi terrorizzata. Ogni arto irrigidito. ogni muscolo freddo, flesso, esattamente come al momento in cui le sue labbra avevano catturato le mie.
Si ritrasse. Sul suo viso non seppi decifrare l'espressione che vi era apparsa.
Molto probabilmente era scioccato tanto quanto lo fossi io.
-Mi deve scusare...-. Tornò sui suoi passi. -Non dovevo..-. Fece più male quella frase che una coltellata in petto.
Si era già pentito?
-No. Non si deve scusare, molto probabilmente sono io che ho sbagliato a venire qui. E anche se fossi venuta nel suo studio , se l'avessi ascoltata , avrei dovuto capire quanto male la facesse stare questa situazione , questo volermi...Ma forse non era vero nemmeno quello. Forse io sono solo uno sfizio che si è voluto togliere..-.
Fissai le sue iridi. Voleva dirmi qualcosa ma non riuscivo a capire cosa..
-Si sbaglia. Non fraintenda le mie parole. Non dovere non significa non volere...-. Il cuore palpitò forte un'altra volta ed il fiato mi morì nuovamente in gola.
-Lei sa almeno quanti anni ho?...-. Chiesi come a volerlo fare vergognare di ciò che aveva fatto.
-Ho solo 19 anni..E lei...Lei ne ha molti più di me...-. Aggiunsi quasi con disgusto nel tono di voce.
Abbassò lo sguardo.
-So perfettamente quanti anni ha. Mi creda la cosa sconvolge e provoca ribrezzo anche a me per ciò che la mia testa ed il mio corpo mi dicono di volere...-. Tornò a colpirmi con le iridi oro-ambrate.
-Ma certe volte ,certi impulsi , certe sensazioni, certi pensieri , non si possono controllare ne frenare anche se , Dio ci sto mettendo tutto me stesso...-.
-Lei è attratto da una ragazzina!-. Gli strillai.
Strizzò per un secondo le palpebre. Fu un'espressione insolita. Sembrava che le urla gli dessero parecchio fastidio , esattamente come danno fastidio ad un bambino..
-Lo so! Non c'è bisogno che mi ripeta quanto ancora devo farmi schifo...-.
Presi un profondo respiro.
-Mi dica solo che non è per usarmi...-. 
Il suo sguardo rimbalzò su di me che ero in piedi, adesso , di fronte a lui.
-No. Quella è l'ultima cosa che le farei...-.
Perchè avevo ripreso a tremare? Perchè mi sembrava di essere finita in un sogno tanto angosciate quanto desiderato?
Ero veramente così felice che quell'uomo così ambiguo quanto misterioso mi avesse baciata e confessato di "volermi"? E poi, cosa significava "volermi"?
-Me lo dimostri...-. Proferii fredda come l'inverno.
-Si trasferisca da me. Venga a vivere a casa mia...-.
Sbarrai lo sguardo. Ormai le mie orecchie sentivano solo assurdità.
Risi.
-Lei è del tutto pazzo..-. Mi passai una mano fra i capelli trattenendo l'ennesima risata isterica.
-Non le sto chiedendo chissà che cosa ...Vive in un appartamento condiviso da altre studentesse presumo , e deve pagare un affitto per non parlare del cibo e delle bollette...Per questo , le chiedo di venire da me. Mi dia l'opportunità di farla ricredere...Si dia un'opportunità anche lei...-.
Era del tutto partito di testa ne ero più che certa.
Come gli era venuta in mente una cosa del genere!?
-Accetto. Va bene...Non ho mai negato possibilità a nessuno...-.
E come era venuto in mente a me di accettare!!!!
-Stasera le manderò qualcuno a prendere le sue cose ed una seconda auto per lei...-.
Così facevamo entrambi sul serio? 
Era un gioco? Cos'era diventata quella proposta?
-Le manderò un messaggio quando si deve far trovare pronta..-.
Feci cenno di aver capito con il capo.
-A stasera allora...-. Conclusi aprendo la porta del suo ufficio ed uscendo subito dopo.

Rientrai a casa e l'unico pensiero che avevo in testa era quello di come dirlo ad Emily. Le avrei spezzato il cuore dicendole che quelle erano le ultime ore di permanenza li con lei.
Come avrebbe reagito? Che scusa avrei inventato?
Sentii la chiave inserirsi nella toppa ed il cuore si arrestò.
-Ehy Ana!-. Esclamò vedendomi seduta al divano , gioiosa come al solito.
Non la guardai. Mi sentivo terribilmente in colpa , un vero schifo.
Non tanto per il fatto che l'uomo dei suoi sogni mi aveva chiesto di vivere assieme , perchè bhe, lei nemmeno lo conosceva di persona infondo,  ma perchè ,dirle una bugia, e subito dopo altre tante per incrementare una storiella del cazzo avrebbe distrutto il nostro rapporto per sempre.
-Che hai fatto..Ti vedo giù?..-. Si avvicinò a me che seduta con le mani sulle tempie e i gomiti sulle cosce, cercavo di non farmi vedere in volto.
-Qui, so io di cosa c'è bisogno! Una buona tazza di the caldo e la tua migliore amica che ti ascolta!-.
Strinsi i pugni alzandomi di scatto.
-No. Stavolta no servirà nulla di tutto questo.-.
Mi guardò spiazzata, incredula.
-Questa volta sarai tu che ti siederai e mi ascolterai Emily...-.
Mi guardava spritata , e dovetti combattere con l'impulso di gettarmi fra le sue braccia e chiederle perdono.
-Tu non mi chiami mai Emily...-. Disse appena.
Sospirai trattenendo le lacrime.
Non sapevo veramente da dove partire.
Mi passai entrambe le mani al volto, poi , decisi che dovevo parlare.
Evitai di farmi coinvolgere dal suo sguardo, e l bocca si schiuse...
-Me ne vado.-. Bastò quella frase perchè i suoi occhi si facessero rossi ed umidi.
-No ti prego non incominciare a piangere...-. La supplicai quasi irritata.
Fu allora che realizzai che l'unico modo perchè tutto finisse in fretta ed indolore , per quanto indolore non potesse mai essere, era quello di farmi odiare...
-Ricordi Alexander? L'avvocato che tanto stimi?Ecco...Bhe, lui mi ha chiesto di andare a vivere a casa sua e...Io ho accettato...-.
Due lacrime scesero sulle sue guance appena arrossate.
Non disse nulla per un pò, poi si alzò voltandosi appena, tanto che i nostri visi non si potessero incrociare.
-Di qualcosa...Ti prego..-. Mormorai con un filo di voce rotta.
-Che dovrei dirti?-. Ringhiò.
-Non so...Che sei felice per me?-. Dovevo continuare a tutti i costi quella scenetta patetica così che lei potesse cancellarmi per sempre.
Sospirò una risata sarcastica.
-Felice? ....Certo che sono felice...-. Mi devastò doverla costringere ad odiarmi. Mi devastò la sua reazione.
Si diresse in camera sua.
Cercai di fermarla.
-Non mi chiedi nemmeno come è successo?-. Sapevo che sarebbe stata dura mantenere il gioco , perchè costretta a porle domande snervanti ma era l'unico modo perchè lei continuasse a parlarmi.
Le afferrai alla fine un braccio proprio quando si stava per chiudere nella sua stanza.
-Lily..-.
Mi fulminò con lo sguardo. Non l'avevo mai vista guardarmi in quel modo.
-Non mi chiamare in quel modo.-. Sentii raggiungermi in petto da un pugno sordo.
-Non mi interessa sapere come è successo. Non mi interessa nulla se te ne andrai , ne tanto meno se te ne andrai con lui..Non mi interessa, come a te non è interessato nulla di me!-. Strattonò il suo braccio liberandosi dalla presa, sbattendomi poi la porta di camera sua in faccia.
"Scusami...Ti prego....".
Finalmente quelle maledette lacrime scesero. Restai li, ferma, a piangere in silenzio, con il viso fra le mani, consapevole dei miei sbagli. Consapevole di quello sbaglio che aveva un nome ed un cognome ben preciso..

A tarda sera le due auto arrivarono. 
Due uomini , gli schoffer di Dragonov portarono le mie cose in un'auto mentre io portavo a mano una valigia più piccola contenente pochi indumenti.
Raggiunsi per ultima la strada chiudendo il portone alle mie spalle.
Lily era alla finestra ne vedevo l'ombra.
Non mi aveva staccato gli occhi di dosso nemmeno un secondo , finchè non portai lo sguardo a lei.
Fu li che tirò la tenda sparendo dietro essa.
Ma in fondo cosa mi aspettavo? Che mi salutasse anche?
Sospirai sconsolata.
-Signorina...La sua borsa..-. L'uomo dai guanti bianchi e lo smoking nero mi tese una mano facendomi trasalire appena.
Gliela porsi e montai sul sedile posteriore dell'auto.
Non sapevo se avrei mai rivisto quella casa ed Emily , ma una cosa era certa , li avrei lasciato un pezzo di cuore per sempre...
   
 
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