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Autore: Em_    22/02/2016    6 recensioni
«Perché è capitato ad Oliver? Che cosa aveva fatto di male? Non è giusto!»
«È stato uno stupido incidente, capitato alla persona sbagliata. Mi dispiace tanto, tesoro.» continuò Cait accarezzandole i capelli.
«Io lo amavo da morire…» rispose singhiozzando la bionda.
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Cosa succederebbe se Oliver fosse naufragato nelle fredde acque della Russia?
Come reagirebbe Felicity alla notizia di aver perso per sempre suo marito?
Oliver tornerà, pieno di segreti e di dubbi, ma cosa accadrebbe se il segreto più grande se lo portasse dentro Felicity?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barry Allen, Felicity Smoak, Nuovo personaggio, Oliver Queen, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Chapter six - Problems





Felicity
Uscii dall’albergo praticamente correndo, salii sul primo taxi disponibile e non appena fui sul mio divano scoppiai in un pianto liberatorio. Non potevo ancora credere a ciò che era successo meno di mezz’ora fa, mi veniva da ridere e piangere allo stesso tempo. Oliver ed io avevamo fatto sesso sul divano dell’hotel dopo una settimana che c’eravamo rivisti, era una cosa quasi irreale per me da credere e non sapevo cosa avrebbe comportato una cosa del genere. Piansi ancora, lasciai che le lacrime mi rigassero entrambe le guance e ringraziai il cielo che non ci fossero i bambini. In che casino mi ero messa? Che cavolo mi era saltato in mente? Tutto mi sarei aspettata fuorché concludere la serata con un orgasmo. Nonostante la grandissima cazzata che avevo fatto, non potevo negare quanto mi fossi sentita bene tra le sue braccia, era stato tutto così naturale che mi sembrava fin strano. Oliver aveva assecondato ogni mio desiderio e gli ero grata per questo, se avessimo detto una parola probabilmente mi sarei sentita troppo in imbarazzo anche solo per guardarlo negli occhi. Sapevo che questo avrebbe cambiato le cose tra noi, eravamo saltati direttamente allo step finale e sicuramente non prometteva niente di buono.
A parte questo, mi sentivo sempre più in colpa verso di lui, insomma gli ero saltata addosso e nel frattempo gli stavo tenendo nascosti i suoi figli, che razza di idiota ero? Mi avrebbe odiata, ne ero certa. Sara e Caitlin mi avevano suggerito di indagare un po’, e così avevo fatto, ma di sicuro non avevo programmato niente che comprendesse la sfera sessuale.
Mi asciugai le lacrime e tirai su col naso, forse una buona dormita mi avrebbe permesso di affrontare la giornata lavorativa di domani, non potevo presentarmi al lavoro con la scusa “ho fatto sesso con mio marito appena tornato dal regno dei morti e ho dormito poco”. Mi infilai il pigiama e mi accoccolai sotto il piumone caldo, dovevo mettere i problemi da parte almeno per qualche ora.
La sveglia trillò puntuale alle sette del mattino ed io come al solito sbuffai infastidita da quel rumore. Dovevo prepararmi in fretta e passare da Barry e Caitlin a prendere Elizabeth e Lucas per poi portarli all’asilo. I miei amici si erano offerti di accompagnarli, ma io avevo categoricamente rifiutato, ero pur sempre la loro mamma e spettava a me prendermi cura di quei due piccoletti. La giornata fuori non era delle migliori, c’erano grossi nuvoloni sopra tutta Central City e questo tempo mi innervosiva più di quanto già fossi. In quel momento mi tornò in mente la sera precedente, me ne ero quasi scordata, anche se probabilmente dipendeva solo dal fatto che ero mezza addormentata. I baci, le mie mani sul suo corpo, le sue mani sul mio corpo, i gemiti, lui dentro di me. No, basta, dovevo liberare la mente almeno per tutta la giornata lavorativa.
Arrivai a casa Allen stranamente puntuale, fu Cait ad aprirmi che subito mi squadrò da capo a piedi. Mio dio, ci mancava solo che sapesse cosa avevamo fatto Oliver ed io! Mi avrebbe presa a calci, poi l’avrebbe detto a Sara, e pure lei mi avrebbe bastonata alla grande. Non tanto perché ero andata a letto con lui, ma perché mi ero lamentata per giorni di non saper cosa fare e poi come una scema avevo ceduto alle mie pulsioni.
«Buongiorno, Felicity. Entra pure.» mi invitò la mia amica.
«Ciao, Caitlin. Dove sono le mie piccole pesti preferite?» domandai scambiandomi uno sguardo con lei. I gemelli si erano nascosti dietro al divano, ma li riuscivo a vedere perfettamente.
«Mamma!» urlarono in coro correndomi incontro.
«Eccovi qui. Allora, com’è andata ieri?» chiesi loro.
«Bene! Abbiamo giocato alla lotta con lo zio Barry, ma era scarso e ha perso subito.» mi rispose Luke scuotendo la testa facendo ridere sia me che Caitlin.
«La zia Cait invece ha curato Lily.» aggiunse Liz facendomi vedere il suo cavallino di peluche con un cerotto.
«Oh, poverina, si era fatta male?» domandai a mia figlia.
«Luke l’ha fatta cadere dal tavolo!» disse lei lanciando un’occhiataccia al fratello.
«Sono sicura che starà benissimo. Perché non prendete gli zaini? È ora di andare all’asilo.» affermai.
Entrambi corsero di sopra a prendere le loro cose ed ero consapevole del fatto che i miei amici mi avrebbero interrogata sulla mia serata a “cena” con Oliver. Barry ci raggiunse in salotto e mi guardò nello stesso modo in cui mi aveva guardata prima la sua fidanzata, mi chiedevo cosa aspettassero a sposarsi quei due.
«Com’è andata ieri, Fel?» mi domandò Barry. Ecco, appunto, prevedibili.
«Tutto… Bene.» risposi maledicendomi per non essere in grado di mentire decentemente.
«Che avete fatto?» intervenne Cait.
Sesso. Abbiamo fatto sesso, Caitlin. Ero nella merda più totale. L’avrebbero capito subito se gli avessi raccontato delle bugie, ma non potevo nemmeno spiattellarglielo in faccia, insomma erano pur sempre cose intime e private. Oltretutto Barry era molto amico di Oliver e non ci avrebbe pensato due volte a tirare fuori l’argomento. Che gran casino!
«Felicity? Terra chiama Felicity.» mi disse Barry muovendo una mano davanti al mio viso.
«Sì, scusa, ci sono. Abbiamo… Cenato. Poi abbiamo fatto una passeggiata.» replicai. Una passeggiata, certo, come no.
«Davvero? Ed è stato tutto… Normale?» mi chiese Caitlin alzando un sopracciglio.
«S-Sì… Beh…» balbettai.
«Mamma, andiamo!» mi dissero i miei figli interrompendo quella che da conversazione si era trasformata poi in interrogatorio.
«Certo, sono pronta.» affermai alzandomi.
«Non finisce qui, Smoak. Sappilo.» mi minacciò la mia amica.
«Okay, okay, ci vediamo dopo al lavoro.» li liquidai. Grazie a dio ero salva.

Oliver
Ero tornato a Starling City da qualche ora e dovevo incontrare mia madre alla Queen Consolidated, a quanto pare doveva presentarmi un nuovo finanziatore, o qualcosa del genere. Non era certamente il momento più adatto per fare affari visto che la mia testa era totalmente altrove, non riuscivo a smettere di pensare a ciò che era capitato la notte scorsa con Felicity e tutto questo non aiutava. Era stato tutto così intenso e passionale che faticavo davvero a non pensarci in continuazione, cercavo di trovare una sorta di spiegazione, ma la verità era che una spiegazione non c’era. Era capitato, stop. Ci eravamo lasciati trasportare dalle emozioni, niente di più. Teoricamente non c’era nulla di male, Felicity era mia moglie e di certo non l’avevo tradita. Mi rendevo conto, però, che andare a letto insieme non era stata una delle mosse più intelligenti che avevamo fatto, avrebbe comportato delle conseguenze nel nostro rapporto e non ero certo di essere in grado di gestirle al meglio.
Arrivai nell’azienda di famiglia abbastanza in orario, mi ero fermato a salutare diverse persone che non vedevo da anni e dovevo ammettere che non era stato poi così male. Raggiunsi mia madre all’ottavo piano, in quello che una volta era lo studio di papà. Entrarci mi mise nostalgia, tristezza e anche rabbia, avrei tanto voluto che lui fosse qui in questo momento, perché nonostante i miei ventotto anni avevo ancora bisogno dei suoi consigli.
«Ehi, Oliver. Tutto bene?» mi domandò mia madre venendomi incontro.
«Mamma, sì, certo, tutto bene. Allora dov’è questo nuovo finanziatore?» chiesi a mia volta.
«Sarà qui a minuti, sono sicura che ti piacerà.» mi rispose con un gran sorriso.
«Lo penso anch’io, infondo in questi anni l’azienda è sempre stata ai vertici anche senza papà.» le dissi convinto.
«Ho fatto del mio meglio.» affermò «Oh, eccola, è arrivata.» mi indicò la porta.
Ah, era una donna. Ottimo. E non era finita qui, quando la vidi bene in faccia mi si gelò il sangue nelle vene, ero diventato una statua fredda di ghiaccio. Non era possibile che lei fosse qui, no, era tutto uno stupido incubo. Respiravo a fatica e mi stavo trattenendo dal prendere una pistola e spararle dritto in testa.
«Signora Queen! Salve!» salutò mia madre con quel fare da falsa che la contraddistingueva.
«Isabel, mia cara, sai che puoi chiamarmi Moira.» rispose mamma dandole due baci «Questo è mio figlio Oliver, Oliver ti presento Isabel Rochev, la nostra nuova finanziatrice.»
«Piacere, signor Queen.» mi disse porgendomi la mano come nulla fosse, come se non ci conoscessimo già. Brutta stronza psicopatica.
«Oliver? Tesoro, stai bene?» mi richiamò mia madre.
«Piacere, signorina Rochev.» esclamai infine stringendole la mano più forte del dovuto.
Se lei era qui c’era un motivo, ne ero sicuro al cento per cento. Non avrebbe dovuto essere qui, né oggi né mai, questi erano stati gli accordi. Ma sotto sotto lo sapevo, lo sapevo che non potevo fidarmi di quella vipera di Isabel e se mai avesse scoperto l’esistenza di Felicity allora sì che sarebbero cazzi amari. Era sempre stata una donna vendicativa e manipolatrice, ma non credevo sarebbe venuta fino a Starling City per cercarmi, che diavolo voleva ancora da me? 
«Perché voi due non andate a prendervi un caffè?» propose Moira.
«È un’ottima idea! Mi piacerebbe.» trillò entusiasta la mora.
«Avrei del lavoro da sbrigare.» dichiarai freddo.
«Avanti, Oliver, sei appena tornato, datti tempo.» continuò mia madre.
«Non mordo mica, signor Queen.» esclamò lei con un ghigno. 
«Va bene, perché no?» cedetti infine facendo il finto entusiasta.
Infondo era meglio così, se mi fossi opposto categoricamente a questa patetica uscita mia madre si sarebbe insospettita ed era davvero l’ultima cosa che volevo. Se si metteva in testa qualcosa nessuno la fermava più e non volevo che indagasse sui miei quattro anni lontano, soprattutto non volevo sapesse che avevo già conosciuto Isabel.
Prendemmo l’ascensore in silenzio, solo io e la strega, e ci dirigemmo al bar della Queen Consolidated che si trovava al piano terra. Non avevo la minima voglia di sentire le sue stronzate, ma la conoscevo, anche troppo bene, e fare storie quando aveva in mente qualcosa non era una buona idea. Ci sedemmo in uno dei tavolini più appartati ed io ordinai un semplice caffè macchiato, da quando l’avevo rivista mi si era stretto lo stomaco e non avevo per niente appetito.
«È passato tanto tempo, non trovi?» mi chiese sistemandosi i capelli.
«Già.» risposi solamente.
«Beh, non mi dici nulla? Come te la passi? Ho visto che la tua azienda procede alla grande anche senza tuo padre alla guida.» continuò con nonchalance.
«Sì, va tutto molto bene fortunatamente.» affermai con un tono sempre distaccato.
«C’è qualcuno di importante nella tua vita?» mi domandò accavallando le lunghe gambe. Sapevo che lo stava facendo per provocarmi, era una vera serpe, dovevo solo non risponderle.
«Sono tornato da una settimana, Isabel, chi vuoi che abbia conosciuto?» esclamai.
«Oliver, sei proprio ingenuo. Credi che non abbia fatto delle ricerche su di te prima di presentarmi qui? So benissimo che eri sposato.» dichiarò con un sorrisetto maligno.
Per l’ennesima volta mi sentii congelare il sangue, questa psicopatica aveva fatto delle ricerche su di me! Cristo santo, dovevo aspettarmelo, aveva ragione a dire che ero ingenuo! Grazie a dio da quand’ero scomparso Felicity se n’era andata o l’avrebbe trovata in pochi minuti, dovevo assolutamente proteggerla ed evitare che Isabel la trovasse o chissà che diavolo le avrebbe potuto raccontare.
«Lo ero, sì.» dissi restando sul vago.
«E dov’è tua moglie ora?» continuò a chiedere lei come se fossero affari suoi.
«Non lo so, e in ogni caso non è un problema tuo.» risposi infastidito.
«Mmm, peccato. Mi sarebbe piaciuto conoscerla.» esclamò alzando le spalle «Beh, ci vediamo in giro, Oliver. Grazie del caffè.» concluse alzandosi dal tavolo.
«Ciao, Isabel.» la salutai con tono freddo.
Non sapevo che cosa fare, dovevo tenere Felicity al sicuro, ma non ero più tanto convinto che tenerla completamente all’oscuro l’avrebbe aiutata. Magari spiegandole un po’ come stavano le cose l’avrei protetta di più, soprattutto da una pazza come Isabel. Ero grato che fosse a Central City, almeno là era più lontana da me e di conseguenza dai miei problemi, ma forse era giunta l’ora di metterla in guardia.
“Felicity, ciao. Scusami se ti disturbo mentre lavori, ma avrei urgente bisogno di parlarti. Posso venire io fino da te se preferisci. Ti prego, è importante. Oliver.” digitai velocemente sul mio iPhone.
La sua risposta mi arrivò circa una decina di minuti dopo “Ciao. Sì, certo che possiamo parlare! Vieni quando vuoi, mi trovi ai Laboratori Star (ultimamente sono molto indaffarata). Spero non sia nulla di grave, a presto. Felicity.”









Angolo autrice
Buon lunedì miei cari :)
In questo capitolo avete anche una visione da parte di Felicity, e come molti avevano intuito, si sente in colpa verso Oliver perchè gli sta ancora tenendo nascosti i gemelli... Sembra che persino Barry e Caitlin abbiano capito che c'è qualcosa che non va lol. Fortuna che sono arrivati i bambini a salvarla xD
Oliver invece incontra una vecchia conoscenza... Niente meno che la simpaticissima Isabel Rochev! Che a quanto pare non si è limitata a presentarsi alla Queen Consolidated, ma ha persino fatto delle ricerche su Oliver venendo a conoscenza del fatto che fosse sposato... Lui alla fine decide che è ora di coinvolgere di più Felicity e raccontarle di più per proteggerla.
Come mai Isabel sarà tornata? E dove si saranno conosciuti lei ed Oliver? Felicity, invece, deciderà di sganciare la bomba finalemente? :) 

Grazie mille per le 8 recensioni, spero di riceverne altrettante (o magari di più eheh)! Grazie anche per le aggiunte nelle varie categorie!
Fatemi sapere che ne pensate e se avete dubbi o domande, here I am ;)

Ci vediamo giovedì,
Anna
   
 
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