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Autore: Jessica Fletcher    22/02/2016    8 recensioni
In attesa che la James ci dia la sua versione, ecco a voi la nascita di Teddy dal punto di vista di Christian così come la immagino io.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anastasia Steele, Christian Grey, Theodore Grey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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un giorno insieme

Una giornata speciale


POV Ana

"Christian, ci pensi tu al bambino?" chiedo a mio marito mentre sto ancora finendo di vestirmi.
E' domenica mattina, e dobbiamo andare a pranzo dai miei suoceri.
Ci sarà tutta la famiglia riunita ed impaziente di coccolare il nostro piccolo Teddy, che ha 10 mesi ed è un vero amore, tutto sorrisini e dolcezza.
Siamo in discreto ritardo, ieri sera io e Christian abbiamo tirato tardi ... a modo nostro (mi sento i brividi fin nel basso ventre al solo ricordarlo ... mmmhh. Dovremo farlo più spesso) e stamani abbiamo poltrito a lungo nel letto.
Abbiamo anche fatto l'amore e,tanto ieri sera è stato violento e selvaggio così questa mattina è stato dolce e languido.
 Santi numi, non riuscivamo a smettere di coccolarci a vicenda.
Mi piace questa cosa, mi piace giocare fare il sesso estremo, venire bendata, legata. Lo trovo estremamente eccitante. Anche perché mi fido ciecamente di mio marito e so per certo (sì per certo) che non mi farebbe alcun male.
Però mi piace anche fare all'amore con lui, mi piace la sua dolcezza, il modo in cui esprime la profondità del sentimento che ci lega. Il suo darsi a me, completamente, essere mio nella stessa misura in cui sono sua.
Mi piace spogliarlo, baciarlo, accarezzarlo, coccolarlo.
E mi piace quando è lui a fare lo stesso con me.
Certe volte mi sentirei pronta anche a rinunciare al sesso in se e per se, pur di rimanere stretta fra le sue braccia e godere solamente delle sue carezze e dei suoi baci.

Comunque come risultato di tanto movimento, ci siamo alzati con una fame da lupi, seriamente intenzionati a fare colazione.
Ma il giovanotto che da qualche mese è nelle nostre vita, si è fatto sentire con un certo vigore.
"Mam-ma, mama, mam-ma" lo abbiamo sentito strillare.
Subito sono andata da lui e l'ho  tirato su dal lettino.
Era tutto bagnato, povero piccolo.
Ho colto l'occasione per fargli il bagnetto. Mentre Christian scendeva a preparare il caffè per se e il tè per me.

"Bene, piccolo Teddy" ora che sei pulito e profumato andiamo a fare colazione? Eh? Andiamo?"
"Ma-ma!"
Il mio piccolo sa appena dire il mio nome e poco altro ma ...da quando mi chiama mamma sono la donna più felice di questa terra. E' stata un'emozione gigantesca sentirmi chiamare a quel modo. Non riuscivo a fermare le lacrime. E l'ho detto subito a tutti.
Per prima cosa ho chiamato mia madre, poi Grace ("lo so ragazza mia, so benissimo come ci si sente", mi ha detto tutta commossa), poi mio padre ("Ehi, Annie! Davvero il piccolo ti ha chiamato mamma? Mica te la sarai fatta addosso dall'emozione, vero? Salutami tuo marito).
A Christian non l'ho detto subito, gliel'ho fatto scoprire quando è rientrato a casa, quella sera.
E ho capito quasi subito che, se da un lato era emozionato, dall'altro era un po' geloso.

Già perché il bambino chiamava me e non lui. Credo che avrebbe dato qualsiasi cosa per sentirlo chiamare "papà". E invece, è già passato un po' di tempo e il piccolo dice al momento solo mamma, più qualche monosillabo.
Ma ancora non chiama papà.

Sono scesa con il piccolo in braccio per scoprire che il mio adorato, non solo aveva preparato il caffè per se e messo su l'acqua per il mio tè, ma aveva anche preparato la pappa e l'omogeneizzato per nostro figlio.
L'ho trovato con la tazza di caffè in mano mentre stava sorseggiando la calda bevanda scura. 
"Ah!" ha esclamato sorridendo vedendoci arrivare; "chi abbiamo qui? Il piccolo Teddy con la sua mamma! Ciao piccolino " e si è abbassato per dare un bacio sulla guancia paffuta del nostro piccolo "e, ciao mamma" con queste parole pronunciate con voce bassa e sexy, le sue labbra si sono avvicinate a sfiorare le mie.

Se solo avessi potuto, me lo sarei fatto, qui, subito, sul tavolo di cucina. Ma con il nostro bambino, dobbiamo fare attenzione.

"Dai il piccolo a me, Ana. Lo tengo io mentre prepari la colazione. Lo sai, io più del caffè e di bollire l'acqua del tè, non so fare. Però ho messo il pane a tostare e preparato i tuoi cereali e il tuo yogurt greco."

Sorrido, Christian è molto premuroso e la domenica, quando Gail è di riposo, mi darebbe volentieri una mano. Ma negato com'è per la cucina, farebbe solo disastri. Così gli ho proibito l'uso di pentole e padelle lasciandogli i compiti più semplici. Che esegue con grande precisione e senza protestare.

 Il mio uomo ... il mio splendido, premuroso, dolcissimo uomo!
Ha preso  Teddy in braccio e lo ha sistemato  sul seggiolone, poi, afferrato il piatto con la pappa ne ha assaggiato un pochino per assicurarsi che non fosse troppo calda, e incominciato ad imboccare il piccolo:
"Questo è per papà" e giù un cucchiaiata "questo per la mamma, questo per nonna Grace e questo per nonno Carrick. "
Il piccolo mangiava e rideva, felice.
E' un bel mangione, non si fa mai pregare a finire il piatto; per la grande gioia del suo papà, naturalmente, che non sopporta che il cibo venga sprecato. E che è felicissimo di vedere che il suo bambino, a differenza di quello che era accaduto a lui, è ben nutrito e pasciuto.
Non ho potuto trattenere un sospiro; ogni volta che ripenso alla dolorosa prima infanzia di Christian, mi viene il nodo alla gola e, talvolta, faccio fatica a controllare le lacrime.
Aventi Ana, rimanda indietro le lacrime, oggi è un giorno di festa dovete essere felici. Non è il momento di immalinconirsi.

Così  ho preso la padella, lasciato sciogliere il burro e preparato le uova strapazzate per Christian, ho tolto il pane dal tostapane, preso il succo di arancia e ho portato il tutto a mio marito.
"Tieni, papà, fai colazione anche tu.!"
"E la mamma?" mi ha risposto, pulendo la bocca del nostro bambino che aveva quasi finito di mangiare.
"La mamma è qui, non sta indietro. Questa mattina è affamata, con tutto il movimento che il papà le ha fatto fare", ho detto scherzosa portando in tavola il mio yogurt con i cereali, i mirtilli e il te.
"Che c'è, ti lamenti, Mrs Grey?"
"Certamente no, Mr. Grey. Assolutamente!" e, così dicendo, gli ho dato un bacio a fior di labbra.
Poi mi sono seduta a fare colazione insieme a lui e al nostro bambino.

Christian è  già pronto,  ha fatto la doccia e si è vestito.
Con il maglione chiaro e i jeans scuri è bellissimo.
"Dai, Ana sbrigati, che facciamo tardi!"
"Un attimo e sono pronta. Christian ci pensi tu al bambino? Credo che debba essere cambiato"
"Tranquilla, faccio io. Vai pure a fare la doccia"
Entro in bagno e lo sento andare nella stanza di Teddy a cambiarlo.

L'acqua calda della doccia è veramente molto confortevole. Starei a godermela volentieri a lungo, ma non posso, diamo in ritardo e devo prepararmi in fretta.
Così mi insapono velocemente, mi sciacquo, esco e con i capelli avvolti nell'asciugamano vado in camere per vestirmi.
Improvvisamente sento un'esclamazione
"Ma porca puttana, Teddy!"
Cosa mai sarà successo?
E, comunque, avevo detto a Christian che non deve dire parolacce in presenza di nostro figlio.

Esco dalla mia stanza per andare a vedere di persona, entro nella cameretta e ...
Non riesco a trattenere una risata.
Il piccolo, è staso sulla schiena sul fasciatoio, senza pannolone, con le belle gambotte all'aria e Christian, davanti a lui è infuriato nero e completamente bagno di pipì da capo a piedi.
Si volta furioso
"Ridi, eh?" mi sibila contro "questo marmocchio, tuo figlio, Mrs Grey; me l'ha fatta addosso!"
A vederlo così infuriato mi viene da ridere ancora di più, non riesco a controllarmi, è più forte di me.
"Va a cambiarti, Christian. A lui ci penso io" gli dico ridacchiando

Lui mi fulmina con lo sguardo ed esce.
Io, sghignazzando come una matta, faccio per dedicarmi al bambino. Lo sento mormorare nel corridoio qualcosa circa il fatto che gli prudono le mani, mentre si allontana verso la nostra camera da letto.

"Piccolo Teddy, piccolo Teddy" dico al mio bambino "abbiamo fatto arrabbiare papà. Com'è che si dice? Pa-pà, pa-pà!"
Cerco di invogliarlo a dire papà, sarebbe importante per Christian in questo momento.
Il piccolo mi guarda curioso poi mi dice "ma-ma".
E' inutile, al momento di chiamare il papà non se ne parla proprio.

Siamo arrivati davanti alla villa di Grace e Carrick, la Bellevue.
Mia suocera non appena ci vede ci corre incontro, sorridente.
Per prima cosa, sembrerà strano, corre ad abbracciare suo figlio il quale ha, nel frattempo, con molta delicatezza, preso il piccolo dal seggiolino e se lo sta tenendo stretto al petto.
"Oh, Christian!" esclama Grace "come è cresciuto! Crescono a vista d'occhio, a questa età. Mi ricordo tuo fratello ... non facevo in tempo a comprargli le tutine che già gli stavano piccole. Tu, invece ..."
Un sospiro interrompe le sue parole. Allunga la mano verso suo figlio, gli accarezza il viso, con dolcezza, fermandosi qualche istante sulla guancia. Poi toglie la mano e sulla stessa guancia posa un bacio, tenero, dolcissimo.
Lui non batte ciglio, anzi, si capisce che le attenzioni di sua madre gli fanno immenso piacere.
Infatti si china e le dà un sonoro bacione sulla guancia, molto diverso dai bacetti di circostanza che le riservava solo qualche mese fa.
Io li sto a guardare, non sono affatto gelosa.
E' così dolce e tenero vedere questo momento fra mamma e figlio , soprattutto sapendo che ci è voluto così tanto tempo e tanta fatica e dolore per giungere fino qui.
Poi Grace prende in braccio suo nipote ("Con chi sei, piccolo Teddy? Sei con la nonna, la nonna!") e con il bimbo in braccio viene a salutarmi.
"Ciao, splendida ragazza, angelo mio. Come stai tesoro? Stai bene sì? Riposi abbastanza? Mi sembri un po' stanca? Il mio nipotino ti fa impazzire? E' tanto capriccioso"
"No, Grace" rispondo avvicinandomi a baciarla "è un vero angioletto. Un bambino buonissimo"
Christian dapprima fa una smorfia, poi mi guarda, si mette a ridere. Rido anch'io con lui, lo prendo a braccetto e, preceduti da Grace e da Teddy ci avviamo verso casa.
Veniamo accolti con calore da Carrick che mi dà un bacio sulla guancia e abbraccia con calore suo figlio, da Kate ("Sempre in Forma, Steele!") che mi abbraccia e bacia con enorme foga e da Elliott il quale mi abbraccia abbastanza a lungo e dà una sonora pacca sulla schiena al fratello, per essere ricambiato da una pacca ancora più sonora e un'esortazione "Giù le mani dalla mia donna. Abbraccia la tua, piuttosto"
"Non ti preoccupare, fratellino, La bacio e la abbraccio a sufficienza"

"Mia come sta?" chiede Christian, sempre interessato alla vita di sua sorella.
"Sta bene e vi saluta. Dice che questo secondo corso a Parigi è molto più interessante del primo. Non sa fino a quando si fermerà, ma ho avuto l'impressione che resterà abbastanza a lungo. Mi sembrava molto determinata. sono contenta che stia bene e che stia cercando il suo posto nel mondo ma ... mi manca tremendamente, la mia piccola." dice Grace con un sospiro.
Penso a mia madre, a quel rapporto tanto particolare che si viene a formare fra la madre e la figlia femmina, quella complicità, quella strana amicizia. Penso a quanto sono fortunata ad averla a poche ore di aereo e a come sono altrettanto fortunata ad avere in casa con me Gail, che è ormai come una sorella maggiore.
Guardo Grace, questa donna così forte e coraggiosa che ha adottato e tirato su tre bambini, senza smettere, lavorando, di aiutare anche i figli degli altri e mi viene voglia di confortarla
Così mi avvicino, le stringo la mano e la abbraccio.
"Grace" dico "lo so che non è la stessa cosa, ma se vuoi e ogni volta che vuoi, ci sono qui io con te. Se hai bisogno di una compagnia femminile, anche solo per parlare, chiamami. Sarei bene felice di passare un po' di tempo con te."
"Cara, cara ragazza. Ti voglio un mondo di bene, mio figlio non poteva fare una scelta migliore. Sei la persona più buona e dolce che ci sia al mondo"
"No" scuoto il capo con decisione "sei tu la persona più buona e dolce che ci sia al mondo. Sei un vero esempio per le altre donne. Tu Grace sei veramente una donna da ammirare"

"Okay, okay" interviene Elliott "siete buone e adorabili tutte e due. MA adesso andiamo a pranzo. Ho una fame!"
"Che c'è, fratellino?" chiede Christian ridendo "troppa attività fisica? Kate ti consuma troppo?"
"Brutto stronzo! Prendi pure in giro ... senti chi parla! Dopo nemmeno un anno di matrimonio avevate già l'erede! Chissà come ci avrete dato dentro! Tu poi, con tutto il tempo che avevi da recuperare!" ed Elliott esplode in una fragorosa risata.
"Ringrazia che è domenica, che siamo vestiti a festa e che ci sono le nostre moglie, altrimenti ti avrei preso a calci nel culo, come ai bei tempi, Lelliott!" risponde Christian.
Ma anche lui sta ridendo come un matto mentre si avvicina al fratello fingendo di dargli uno scherzoso pugno, che Christian, altrettanto scherzosamente finge di evitare.
E , in allegria, ci avviamo verso la sala da pranzo.

"Vieni, piccolo Teddy!" dice mio marito a nostro figlio prendendolo in braccio "Papà ti porta fare un sonnellino!"
Poi, rivolto verso Grace "Dove lo porto, mamma? Nella mia stanza da ragazzo?"
"Sì, tesoro. Mettilo bene, però, in modo che non possa cadere dal letto nel sonno";
"Sì, certo. Vedrò di trovare il modo."
"Se vuoi ti vengo ad aiutare"
"No, tranquilla, riposati. Ce la faccio benissimo da solo"
Il piccolo, che ha seguito attentamente la conversazione fra Christian e sua madre, fissa gli occhietti verso mio marito e dice "Pa-pa".
Vedo Christian spalancare gli occhi dallo stupore.

"Cos'hai detto, Teddy, eh? Cos'hai detto? Dillo ancora" chiede al piccolo
E lui, sorridendo "Pa-pa, pa-pà"
"Dio mio, ma è bellissimo! E' bellissimo! Mi hai chiamato papà? Sì? Davvero? Sul serio, cucciolo mio" Ripete più volte al bambino, mentre lo accarezza, lo coccola, se lo stringe forte al petto.
Poi, rivolto a noi "Papà, mi ha chiamato papà. E' un'emozione fortissima. Fortissima."
Quasi gli si spezza la voce, dalla commozione e ha gli occhi lucidi.
Vedo Grace che guarda entrambi, suo figlio e suo nipote, con amore infinito e si asciuga le lacrime con l'immancabile fazzoletto di lino, Carrick deglutisce, poi guarda anche lui suo figlio con un espressione quasi complice rivedendo forse in lui il se stesso di molti anni prima.

Christian sospira, sembra come ridestarsi da un sogno e poi dice "Beh, piccolo mio. Adesso papà ti porta a fare la nanna. Okay? E rimane con te, finché non sei addormentato. Va bene tesoro mio? Va bene?" e gli accarezza il pancino.

Sono dolcissimi, anch'io mi commuovo nel vederli così. Salgono le scale, o meglio mio marito sale le scale con il piccolo in braccio,  gli parla dolcemente  e lo bacia teneramente sulla testolina, sulle manine.

Li vediamo allontanarsi e solo quando sono definitivamente fuori dallo sguardo, Grace si avvicina a me.
"Mai avrei creduto, fino a qualche mese fa, di potere assistere a una cosa del genere. Mai, avrei immaginato di vedere mio figlio così felice. Innamorato, felice, marito e padre affettuoso. Ancora una volta ti ringrazio, mia splendida ragazza, ti ringrazio per averlo tirato fuori da quel suo guscio, per averlo reso così enormemente felice. Grazie, tesoro mio" e mi abbraccia forte. Restituisco l'abbraccio. Il mio viso come il suo è rigato di lacrime.
Ma sono lacrime di gioia.

Rimango per un po' a chiacchierare in salotto con gli altri, con Grace, soprattutto, che mi racconta aneddoti di quando Christian era piccolo.
Sono storie dolce e amare allo stesso tempo, di un piccino tanto complicato e problematico, nelle quali ad ogni piccola conquista seguiva l'inevitabile ricaduta.

Penso a mio marito e mi viene voglia di stare con lui. Mi manca; è già un po' di tempo che è andato a portare Teddy a fare la nanna e ormai il piccolo dovrebbe essersi tranquillamente addormentato.
Così approfitto che Grace è andata a preparare il tè e che gli altri sono tutti presi da una conversazione circa i mercati finanziari e salgo le scale in cerca di mio marito.

Lo trovo disteso sul letto, il bambino addormentato e lui steso al suo fianco che lo sta guardando dormire. Nei suoi occhi c'è tanto amore, un amore immenso  dolcezza ma anche un'ombra di malinconia, forse di dolore.
Mi siedo sul letto.
"Ehi" gli dico;
"Ehi" mi risponde in un sussurro, "Potrei stare qui per ore a vederlo dormire. Gli voglio un bene dell'anima. Non credevo che si potesse provare un sentimento così forte. Però ho paura, Ana. Una fottutissima paura"
"Di che cosa?"
Non risponde subito, prende con delicatezza il bimbo in braccio e indica lo spazio vuoto di fianco a se.
"Vieni qui con noi" mi dice
Mi tolgo le scarpe, e mi allungo al suo fianco, con la schiena appoggiata alla spalliera del letto. Lui, sempre con Teddy in braccio, che se la dorme beatamente, appoggia la testa sul mio seno.
Lo abbraccio da dietro, lasciando che le mie mani si posino sulle sue braccia, accarezzandolo e nuovamente gli chiedo:
"Di che cosa hai paura? "
E' turbato, profondamente, lo vedo.
"Ho paura di fargli del male, perdere la pazienza e fargli del male. "
"Ma come ....?"
"Questa mattina, quando me l'ha fatta addosso, beh ero molto arrabbiato. Per un momento mi sono di nuovo sentito come quando da ragazzo, mi picchiavo con i compagni di scuola. O con mio fratello. Ho sentito montare la stessa rabbia, la stessa frustrazione. Oh, Ana, e se mi capitasse di nuovo, quando non ci sei tu? Se non ce la facessi a controllarmi e lo picchiassi? Io non voglio picchiare mio figlio. Non dopo quello che mi è stato fatto. Mi ucciderei se dovessi fare una cosa del genere, non ce la farei a vivere!"
"Non lo faresti mai!" intervengo "ne sono sicura"
"Come fai ad esserne così sicura?" mi chiede e la sua voce è carica di angoscia.
"Credi realmente che faresti a tuo figlio anche solo la minima parte di quello che è stato fatto a te? Con tutto quello che hai sofferto? No, non lo faresti mai, non potresti farlo. Tu ami tuo figlio e per amore suo saprai controllarti. Così come riesci a controllarti, talvolta, per amore mio. Perché per te, adesso, l'amore è più forte della rabbia. Non capiterà mai, ne sono certa. Ma se sentirai impulso a farlo, pensa a me al bene che ci vogliamo, pensa che così rischieresti di perderlo, tuo figlio. E allora, sono certa che ti fermerai. Non credi?"

Non risponde, sospira, ma non risponde.
Il suo sguardo è fisso su nostro figlio e, anche senza vederlo, so che lo sta guardando con infinita dolcezza. Il mio amato, caro,  dubbioso marito.

Mi vengono in mente le parole di Grace e le parole del Dott. Flynn: Christian tende sempre a pensare il peggio di sé.
Sono le sue 50 sfumature, le vecchie ferite che si riaprono a farlo parlare a questo modo.
Ma nel suo cuore non c'è più l'antica rabbia, ormai c'è solo amore e devozione. 
Solo ha bisogno di sentirsi rassicurato, io faccio quello che posso, ma credo che parlarne con John Flynn gli farà senz'altro bene. E io voglio essere con lui, questa  cosa ci riguarda come coppia, oltre che come genitori.

Cerco di rincuorarlo, accarezzandogli i capelli ramati, e mi chino per dargli un bacio proprio fra i riccioli ribelli.
Gira indietro la testa a guardarmi, il suo sguardo pieno di amore e perso nei miei occhi, poi si rivolge di nuovo verso suo figlio, baciandogli  a sua volta la testolina ramata.

Restiamo per qualche minuto così, con la sua schiena contro al mio petto, le mie braccia strette intorno al suo corpo e il bimbo sulle sue ginocchia, addormentato.

Poi sentiamo una vocina infantile: Teddy si è svegliato e sta balbettando qualcosa.
"Ma-ma"
"Sì, amore mio, sei qui con la mamma, con la mamma e con il tuo papà"
"Pa-pà" risponde il piccolo sicuro e si accoccola contro al petto di mio marito.
"Sì, amore mio" ripete Christian stringendolo "sì, piccolo Teddy, c'è il tuo papà con te. Sono io il tuo papà ... Il tuo papà. Dimmelo, dimmelo ancora; è una parola troppo bella" e la voce gli si spezza su queste ultime parole.
Teddy, solleva gli occhioni a guardarlo e nuovamente gli dice :
"Pa-pà".

Sento come un singulto, Christian è profondamente commosso.
Lo capisco, la sono pure io.

Sempre con il bimbo stretto al petto si sposta in modo che Teddy sia fra noi due.
Siamo ora uno di fronte all'altro e il piccolo è fra di noi.
Accarezzo mio marito e accarezzo mio figlio, i miei due bellissimi uomini, i miei due dolcissimi bambini.
Il mio piccolo ometto e il mio bambino perduto.

I due grandi amori della mia vita.

Ah quanto zucchero e miele!
Forse troppo, ma mi piaceva mettere in campo i dubbi di Christian proprio lo stesso giorno in cui si sente chiamare papà.
Così ho tirato fuori questa lunghissima pappardella, dove ho fatto entrare un po' di tutto: la famiglia, la coppia, il piccolo.
Spero che si sia capito quello che volevo dire e che vi piaccia.
A me piace abbastanza.

Attendo il vostro parere
Love
Jessie






  
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