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Autore: Foglia 21    22/02/2016    0 recensioni
"I suoi uccellini avevano esplorato praticamente ogni angolo di Approdo del Re, dai vicoli più bui di Fondo delle Pulci alle stanze del Palazzo Reale, ma di lui neppure l’ombra. Sembrava che Petyr Baelish fosse sparito nel nulla la sera precedente, nel giorno in cui era giunta in città la notizia di quanto accaduto alle Nozze Rosse....."
PRIMO CAPITOLO MODIFICATO
Genere: Angst, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Petyr Baelish, Varys
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella sera, mentre Petyr giocherellava distratto con il cibo nel suo piatto, bussarono alla porta. Willem, il suo servitore, fece entrare Varys, che lo salutò con un sorriso e si avvicinò con il suo solito passo felpato. L’altro non ricambiò, ma si limitò a fare cenno al ragazzo di lasciarli soli e quando egli ebbe chiuso la porta l’eunuco si sedette sulla sedia accanto alla sua.
“Allora? Come ti senti, mio caro?” Chiese, allungando la mano e accarezzandogli un braccio.
Il maestro del conio si domandò quali fossero i suoi piani. “Meglio.” Borbottò pensieroso, abbassando lo sguardo sulla tunica dai toni rossastri che indossava l’altro. Gli piaceva decisamente più di quelle gialle che era solito portare.
“Qualcosa non va?”
Scosse il capo. “Immagino di doverti ringraziare.”
Varys sorrise. “Prestare aiuto ad un amico è sempre un piacere.”
“Non ti facevo così di buon cuore.” Disse con tono ironico.
“Per questo dico che io ti conosco meglio di quanto tu non conosca me.”
Petyr ridacchiò e bevve un sorso d’acqua dal suo calice. Gli venne in mente la cassa che era arrivata al castello e si chiese se Varys avrebbe risposto alle sue domande. “Vuoi del vino?”
“Dell’acqua andrà bene, ti ringrazio.” Prese un calice dal vassoio e si servì da solo, bevendo poi a piccoli sorsi, mentre Petyr ricominciava a giocherellare con il suo cibo.
“Come sono andate le riunioni del concilio durante la mia assenza?”
Varys arricciò le labbra. “Immagino che i tuoi informatori ti abbiano già riferito le ultime novità. Perciò mi limiterò a dirti le mie opinioni. Nulla di importante, solo Joffrey che continuava a farneticare sulla morte di Robb Stark. Trovo che sia diventato oltremodo noioso.”
Rimasero per un po’ in silenzio.
 “Ho visto arrivare una cassa oggi. Era diretta nelle tue stanze.”
La mano di Varys si bloccò a mezz’aria, appoggiando poi il calice mentre il suo volto assumeva un’espressione indecifrabile. “Solo qualche oggetto proveniente dalle mie terre d’origine. Alcune opere d’arte davvero stupende inviatemi da un amico.”
Petyr lo osservò attentamente, cercando di capire cosa provasse. Rabbia, forse? Sicuramente mentiva, ma fece finta di nulla. “Mi piacerebbe vederle.”
“Ma certo, non appena ne avremo l’occasione.” Rispose Varys sorridendo bonariamente per poi alzarsi. “Ora ho un impegno che non posso rimandare. Sono lieto che tu ti sia ripreso.”
“Grazie per la visita. Penso ci vedremo alla riunione di domani.”
L’eunuco uscì e Petyr si alzò. Una volta in piedi barcollò, colto di nuovo dalla strana sensazione che si era impadronita di lui solo poche ore prima. Qualcuno lo osservava, ma nella stanza era solo.
 
Non riusciva a ricordare come fosse arrivato lì, al buio, in una stanza che non era la sua. Bastarono pochi attimi per rendersi conto di non essere solo. Si guardò intorno, ma riuscì a distinguere solo qualche massa scura che probabilmente erano mobili. Si sentiva come paralizzato e soprattutto aveva molto freddo. Si strinse le braccia attorno al torso: indossava solo un paio di pantaloni e una casacca leggera.
“Hai freddo?” Una voce che non riconobbe parlò vicino a lui e lo fece sussultare. Si trovò davanti una figura scura e due mani strinsero le sue braccia con forza.
“Chi sei?” Domandò debolmente all’uomo, che aveva un odore ripugnante ed era freddo come il ghiaccio.
“Lo scoprirai presto.”
Un dolore improvviso al collo lo fece urlare. Lo sconosciuto lo stava mordendo e avvertì i suoi denti affilati lacerare la carne. Provare a divincolarsi fu inutile. Mentre lo sbatteva contro il muro si rese conto che l’altro stava succhiando il suo sangue.
“Perché?”
L’essere si staccò da lui, lasciandolo appoggiato alla parete. “Sono un predatore…e tu sei la preda che stavo cercando da molto tempo.”
La luce di una candela lo ferì agli occhi, ma finalmente ebbe modo di osservare chi lo stava uccidendo. Era un uomo anziano, con capelli e barba bruna, intrisa del suo sangue. Lo sguardo che ricambiava il suo era feroce, divertito e soprattutto affamato. Quegli occhi scuri gli facevano paura.
“Non ti ucciderò, Petyr. Ho bisogno di te.”
“Perché?” Ogni cosa aveva iniziato a girare davanti ai suoi occhi. Si accorse con sgomento di trovarsi nelle stanze di Varys, con la cassa misteriosa aperta vicino al tavolo.
“Sì, c’ero io lì dentro.” Il vecchio rise seguendo il suo sguardo, con i denti ancora rossi. “Il tuo amico mi ha portato qui per vendicarsi. Sai com’è, potrei averlo usato per un certo rito molto tempo fa.”
“T-tu, l’hai castrato?”
“Oh, sì…comunque non si è reso conto di avermi fatto un piacere. Non ti avrei mai trovato altrimenti.”
Petyr si ritrovò steso a terra senza rendersene conto. L’essere si chinò su di lui e lo sollevò senza fatica, chiudendolo in una presa gelida. “Io sono uno stregone e tu un essere molto particolare, pieno di magia. Il tuo sangue è una sostanza unica, credimi.” Iniziò a leccargli la ferita sul collo.
“Dov’è Varys?”
“Non saprei, sicuramente non è qui.”
Il colpo alla testa fu l’ultima cosa che percepì prima di perdere conoscenza.
 
Varys entrò nella sua stanza quasi di corsa, con un terribile presentimento che non gli dava pace. Una candela era stata accesa sul tavolo e il coperchio della cassa era appoggiato al suo fianco: lo stregone era fuggito dalla sua prigione. Si guardò attorno e rabbrividì notando delle gocce di sangue sul pavimento. Si avvicinò e vi appoggiò le dita: era ancora fresco. Uscì dalla stanza in fretta come vi era entrato, pregando gli dei che Elliria si trovasse nella sua dimora. Percorse affannato le vie di Fondo delle pulci, con il mantello nero e celargli il volto e gli abiti raffinati, e quando giunse alla povera baracca di legno bussò con foga alla porta. Anche da fuori si poteva avvertire l’odore di erbe e fiori bruciati, chissà per quale rito.
Elliria aprì la porta quasi subito e squadrò l’eunuco con cinismo. “Guarda un po’ chi si presenta a quest’ora. Pur odiandomi ti vedo molto spesso ultimamente.” La donna indossava una casacca marrone e varie collane e pendenti le ornavano il collo e l’elaborata acconciatura dei capelli neri. I suoi occhi erano abissi e le sue labbra rosse come ciliegie avevano la forma del puro sarcasmo.
Varys sospirò ed entrò nella capanna senza neppure essere stato invitato. Non appena l’altra chiuse la porta esordì. “È fuggito!”   
“Stai scherzando spero!”. Non c’era bisogno di spiegare alla donna di chi stesse parlando. Era stata proprio lei ad aiutarlo nella sua missione.
“No, la cassa è vuota e sul pavimento ci sono tracce di sangue.”
Elliria scoppiò a ridere. “E quindi sei qui perché metta al tuo servizio i miei poteri. Ti ho offerto il mio aiuto per portare qui Mant solamente perché ero in debito con te, ma nessuno ora mi obbliga a farlo di nuovo.”
“Te ne prego…”
Elliria si accomodò al tavolo ingombro di libri e boccette, come tutti gli spazi utili della piccola dimora, e iniziò ad agitare il liquido dorato in un’ampolla. “Dopo aver scoperto i miei poteri mi hai promesso odio eterno. Hai forse cambiato opinione?” Gli lanciò una rapida occhiata e ridacchiò. “Non credo proprio. Comunque sia Mant è pericoloso, perciò ti aiuterò di nuovo a trovarlo.”
L’eunuco per poco non si lasciò sfuggire un respiro di sollievo. “Come pensi di fare?”
Lei rimase in silenzio per un po’, per poi bere d’un fiato il liquido dell’ampolla e sospirare. “C’è qualcosa ad Approdo del Re che lui desidera profondamente.”
“E sarebbe?”
“Se tu avessi voluto ascoltarmi una volta saputa la verità su di me, forse non avresti continuato con i tuoi propositi di vendetta, o perlomeno non l’avresti portato qui.” La luce fioca delle candele le conferiva un aspetto inquietante e Varys temette ciò che stava per dire. “Una branca dei riti magici, come ben sai, si basa sui sacrifici. Parlo di parti del corpo, ma soprattutto di sangue. Il sangue non è uguale per tutti, ci sono delle stirpi il cui sangue è più potente che in altre. Questo sangue consente di eseguire incantesimi di estrema potenza, che normalmente sarebbero impossibili da praticare. Ovviamente è estremamente raro, quasi impossibile, trovare degli elementi del genere. Un tempo ce n’erano molti di più.”
“Mi stai dicendo ci sono delle persone in questa città dotate di questo sangue?”
Elliria annuì. “Soltanto una persona, per la precisione. Una persona che tu conosci bene.”
Varys la fissò interrogativo.
“Petyr Baelish.”
“C-cosa? Come?”
“La sua famiglia ha sempre avuto un sangue particolarmente buono. Ricordo che quando incontrai suo nonno a Bravoos ne fui affascinata. Ma Petyr, credimi, sento il suo potere anche da qui. Il suo profumo è unico.”
“Profumo?”
Elliria lo guardò come se fosse incerta sul parlare o meno. “Io ho rifiutato quella branca della magia, ma ci sono molti stregoni che oltre ad usare il sangue nei rituali se ne nutrono, per accrescere il loro potere.”
Varys fece un verso disgustato, mentre la ragnatela della paura cominciava ad incatenargli il cuore. Doveva cercare il maestro del conio.
“Il sangue è qualcosa di molto pericoloso. Oserei dire che è una delle droghe più potenti, soprattutto per chi possiede poteri magici. Mant ne è completamente assuefatto, tanto che vive per cercare il più pregiato.”
Varys si alzò in piedi. “Devo cercare Lord Baelish.”
“E io cercherò di localizzare il nostro amico con qualche incantesimo.”
  
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