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Autore: Robigna88    23/02/2016    1 recensioni
SEQUEL DI THE FAMILY BUSINESS
Elijah ed Allison stanno insieme da poco quando John Constantine, che di solito preferisce lavorare da solo, chiede aiuto alla cacciatrice. Lei è l'unica di cui, a parte Chas e Zed, si fida a sufficienza. E' una persona che come lui conosce le atrocità di quella vita e che nonostante tutto combatte ancora. Una persona che ha molti amici e molti nemici, che ha stabilito alleanze e ha una grande abilità nel cacciare. I loro cammini si sono incrociati diverse volte per piccoli casi risolti velocemente. Stavolta però si tratterà di lavorare fianco a fianco per lungo tempo, dare vita a nuove collaborazioni e combattere nuovi e oscuri nemici. Questa collaborazione quanto minerà gli equilibri della appena nata relazione tra l'Originale elegante e la bella cacciatrice?
IL CROSSOVER COMPRENDE, OLTRE A CONSTANTINE, ANCHE SPN E TVD.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elijah, Klaus, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'The family Business'
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NDA: Penultimo capitolo in questa storia. Buona lettura e lasciatemi un commento se vi va :)
In fondo l'outfit di Allison nel flashback.

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32.

 

 

 

 

 

“Ricapitoliamo” Constantine tirò una boccata della sigaretta che aveva appena acceso, poi mise le mani nelle tasche e fissò gli occhi sul tizio chiuso dentro quel container. “Questo tizio è quello che ha minacciato la tua amica Valerie e che ha ucciso il lupo marito di Hayley, giusto?”

“Il marito lupo si chiama Jackson e sì,” Allison fece un grosso respiro tirando fuori dalla tasca un elastico con cui si legò i capelli. “È anche il tizio a capo della congregazione che ha scoperto della profezia secondo la quale io sono l’arma che distruggerà gli Originali.”

“Ah quasi lo dimenticavo” John fece un sorriso sarcastico, gettò a terra ciò che rimaneva della sigaretta e annuì appena. “E adesso vuoi che io lo liberi per quale motivo esattamente?”

“Perché ho bisogno di lui per portare a termine alcuni piani ma non mi è di nessuna utilità rinchiuso dentro quel container.”

Constantine si avvicinò e allungò la mano fino a poggiarla sulla barriera invisibile che teneva Tristan, o almeno così gli sembrava di ricordare che si chiamasse quel tizio in completo, imprigionato all’interno. Come meglio riusciva diede un’occhiata alla serratura poggiata su uno dei lati del container; pensò che era strano che un aggeggio così piccolo riuscisse ad avere così tanto potere, era così con tutti gli oggetti magici ma lui ne rimaneva affascinato ogni volta come fosse la prima.

Non era certo di poterlo disattivare ma poteva senza dubbio provarci. Il punto era che non sapeva se voleva farlo.

Allison sembrava tremendamente determinata ma anche spaventosamente diversa. C’era qualcosa di strano, non visibile ad occhio ma decisamente percettibile, in lei. Nei suoi occhi, nel suo modo di muoversi e persino nella sua postura.

Non sapeva cosa fosse successo ma era certo che in qualche modo c’entrassero gli Originali, direttamente o meno. Era certo che Elijah amasse la bella cacciatrice ma se avesse detto di aspettarsi un lieto fine per quella storia d’amore avrebbe mentito; Allison Morgan era forte ma non così tanto come i Mikaelson credevano. John aveva sempre pensato che qualcosa dentro di lei alla fine si sarebbe spezzata… a causa di Elijah, Hayley e i loro trascorsi, a causa di Klaus e della sua inguaribile paranoia, a causa del fatto che aveva fatto di tutto per loro e mai nessuno le aveva detto grazie.

Allison infatti sembrava proprio così; spezzata. E il fatto che gli avesse appena chiesto di aiutare quel Tristan la diceva lunga su quanto lo fosse.

“Credo che nessuno ci abbia presentati” gli disse Tristan mettendosi a sedere per terra, sul suo viso uno sguardo quasi compiaciuto che diventava… languido quando i suoi occhi si posavano su di Allison. “Sono Tristan de Martel e lei è?”

“John Constantine” rispose l’altro girandosi per guardare la donna. “Posso parlarti, in privato?”

Lei allargò le braccia. “Ha il super udito,” gli fece notare. “Per non farci sentire dovremmo uscire da questo posto e allontanarci almeno di un paio di metri e non ho molto tempo John.”

“Se vuoi il mio aiuto trovalo, Allison.”

La donna lo seguì con lo sguardo mentre lui usciva accendendosi un’altra sigaretta. Diede una rapida occhiata a Tristan e seguì il suo amico. Chiuse la saracinesca ringraziando il fatto che in quel momento stessero facendo degli scarichi e il rumore avrebbe permesso loro di non allontanarsi troppo.

John era perplesso, lei poteva vederlo e poteva capirlo, ma la verità era che non aveva voglia di giustificarsi.

“Che sta succedendo?” le chiese Constatine voltandosi a guardarla. “Che ti è successo?”

Allison si guardò intorno. “Vuoi la versione breve o quella completa?” gli chiese indossando gli occhiali da sole.

“Quella che preferisci purchè abbia un senso.”

“Mi sono rotta le scatole di essere usata, di sacrificarmi senza ricevere mai neppure un grazie. Lo sai che Hayley mi ritiene responsabile della morte di Jackson, Camille della sua odiata rinascita come vampiro e Klaus della sua morte?” gli disse tutto d’un fiato.

“Non ha senso.”

“È quello che credo anche io, ma la Strige è arrivata a New Orleans per distruggere la minaccia e la minaccia sono io quindi se io non fossi stata così presente nella vita di Elijah loro non sarebbero venuti e tutto sarebbe… come prima.”

“Sei arrabbiata” mormorò John. “E lo capisco, davvero. Ma non credo che questa sia una buona idea Allison. Allearsi con il nemico non lo è mai. Men che meno in questo caso. Se ti metterai a lavorare con Tristan proverai a tutti quelli che ti credono una minaccia che hanno ragione. Ad Hayley…”

“Non voglio allearmi con lui John. Non nel senso stretto del termine” lo interruppe lei. “E di Hayley non mi importa nulla; mi sentivo un po’ in colpa per la morte di Jackson ma ho rimediato e adesso sto bene.”

“Hai rimediato come?” Constantine la guardò per un istante poi scosse il capo. “Hai fatto un patto con Crowley? Cosa gli hai offerto?”

“La mia anima” rispose lei mettendo le mani nelle tasche posteriori dei jeans. “Ma l’avrà solo quando morirò e mi sono accertata che ci fosse una clausola che mi assicuri che non proverà ad uccidermi prima del tempo. E gli ho chiesto anche qualcos’altro.”

“Che cosa?”

“L’anima di Astra è in Paradiso adesso John. È in pace.”

L’uomo la fissò, poi abbassò lo sguardo e si strofinò gli occhi discretamente. Se non lo avesse conosciuto così bene Allison avrebbe giurato che si era commosso. Ma non disse nulla.

“Posso provare a disattivare la serratura” le disse dopo qualche secondo di silenzio. “Ma avrò bisogno di alcune cose. Per iniziare mi servirà un pugnale d’argento e anche un po’ del tuo sangue. Oh e una bottiglietta di acqua.”

“Nessun problema” mormorò la cacciatrice.

Constantine fece un grosso respiro, poi inaspettatamente la abbracciò per un lungo istante. “Grazie tesoro.”

Lei sorrise ricambiando la stretta. “Nessun problema” ripetè.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Klaus fece un grosso respiro prima di entrare dentro la tenuta; sapeva che una volta all’interno avrebbe dovuto dare delle spiegazioni, come ad esempio perché era sparito per due giorni di fila dicendo di dover andare in un posto senza però specificare dove.

Elijah avrebbe sicuramente avuto da ridire sul suo tempismo; sparire proprio quando la crisi incalzava con la Strige senza un leader, Aurora in fuga e in combutta con Lucien. Ma l’Ibrido, pur riconoscendo tutte quelle urgenze, sentiva che ce ne era un’altra che aveva priorità ed era, per la prima volta nella sua lunga esistenza, chiedere scusa a qualcuno. Precisamente ad Allison.

Così aveva chiesto a Freya di rintracciarla e di mantenere il segreto. Poi aveva guidato fino a Los Angeles sfidando tutto ciò la gente pensava di lui, e cioè che era un mostro senza cuore incapace di provare rimorso.

 

 

 

LOS ANGELES – DUE GIORNI PRIMA

 

 

Allison non era in casa o quanto meno questo era quello che gli aveva detto Matthew infittendo ancora di più il mistero che lo riguardava. A Klaus veniva in mente solo una spiegazione per tutta quella storia e cioè che qualcuno avesse fatto in modo che credesse di averlo ucciso. Come fosse successo ancora non lo sapeva ma non era lì per scoprirlo, non quella sera.

Ti farei entrare, ma non sono io il padrone di casa. Quindi dovrai aspettare fuori gli aveva detto attraverso il citofono con quella voce che gli dava sui nervi.

Così l’Ibrido si era seduto su una vecchia panchina di pietra sistemata accanto al grande cancello nero e aveva atteso per due ore che la padrona di casa tornasse.

Quando era arrivata Klaus era rimasto a guardarla con un sorriso mentre scendeva da un’auto vestita di tutto punto; i capelli ora più scuri le facevano brillare gli occhi di quello strano colore difficile da definire. Non sapeva perché ma per un attimo si mise nei panni di suo fratello Elijah constatando quanto buon gusto avesse in fatto di donne. E pensando anche che se fosse stato lì probabilmente avrebbe preso a pugni il tizio che guidava e che l’aveva appena riportata a casa.

“Sei una visione” le disse alzandosi senza staccare gli occhi dall’auto che in retromarcia usciva dal vialetto. “Un tuo amico?” chiese indicandola con una mano.

Allison si sistemò la giacca grigia con un movimento delle mani che ricordava tanto Elijah e si tolse le scarpe alte. “Il mio avvocato. Avevamo alcuni affari di cui discutere. Ha detto che sei carino.”

Klaus rise capendo l’antifona. “Non è il mio tipo” rispose ironico.

“Che ci fai qui Klaus?”

“Sono venuto a parlare con te ma non sono potuto entrare senza invito, e come tuo fratello mi ha gentilmente ricordato, lui non può invitarmi visto che non è il padrone di casa.”

“Mio fratello? Intendi quello che sostieni di aver ucciso? Strano…”

“Te lo giuro sulla vita di mia figlia” Klaus divenne improvvisamente serio. “Non so come sia possibile ma io sono certo di averlo ucciso.”

Allison fece un grosso respiro. “Lo so… è opera di Mikael. A quanto pare ha salvato Matt quel giorno. Cogliendoti di sorpresa ha evitato che tu lo uccidessi e ti ha soggiogato affinchè credessi di averlo fatto. Poi ha soggiogato lentamente lui fin quando non ha riacceso la sua umanità.”

“Mio padre…”

“Sì” la donna si mise a sedere sulla panchina dove poco prima c’era seduto lui. “Mio fratello me lo ha confessato pochi giorni dopo essere ritornato nella mia vita. Dopo che ti ho accusato.”

“Avresti potuto dirmelo” sospirò l’Ibrido raggiungendola e lasciandosi cadere seduto accanto a lei. “Per un attimo ho creduto di essere impazzito.”

Lei rise. “Deve essermi sfuggito di mente quando ci siamo rivisti. Ero piuttosto scossa dopo che mi hai spezzato il collo.”

Klaus annuì, rimase in silenzio per qualche secondo e poi si girò per guardarla. “Mi dispiace” le disse attirando la sua attenzione, aspettando che lei si voltasse verso di lui prima di continuare. “È per questo che sono qui; per chiederti scusa per quello e anche per averti incolpato di cose di cui non hai colpa. Come la trasformazione di Camille ad esempio. O per il fatto di averti detto che porti sventura alla mia famiglia.”

Allison abbassò gli occhi, si sciolse i capelli e li scosse con la mano. Per prendere tempo, perché quelle scuse la coglievano alla sprovvista.

“Avresti potuto telefonare” gli disse infine.

“Certe cose vanno fatte vis-à-vis dolcezza. Sai come la penso.”

La sua amica annuì prima di fare un grosso respiro. “Beh grazie allora. Se non c’è altro vorrei rientrare adesso, ho avuto una giornata lunga.”

Klaus la guardò cercare nella borsa le chiavi di casa e si mise comodo in attesa che le trovasse.

“Gli manchi molto sai?” le fece sapere senza guardarla.

La donna giocherellò con le chiavi, infine lo guardò. “Come sta?”

“Più o meno come te; spento. Triste” l’Ibrido si mise in piedi. “Torna con me a New Orleans Allison, torna a casa.”

Negli occhi della donna sembrò cambiare qualcosa. Qualcosa che Klaus non riuscì bene a capire.

“Io sono a casa, Klaus” rispose. “Buonanotte.”

 

 

 

Scuotendosi dai suoi pensieri scese dall’auto ed entrò in casa trovando Elijah a bere un bicchiere di bourbon seduto sul divano nel grande atrio.

“Niklaus” gli disse proprio lui senza distogliere lo sguardo dalla sua lettura. “Com’è stata la tua piccola gita?”

Lui rise versandosi da bere e si mise a sedere sulla poltrona. “Educativa. Posso affermare con certezza di aver imparato l’importanza delle scuse.”

Elijah poggiò il libro sul tavolino, poi accavallò la gamba sistemandosi i polsini della camicia. “E chi è stato capace di ispirarti ad imparare una lezione così importante?”

“La tua fidanzata!” esclamò lui piegando poco il capo, sorridendo appena quando il viso di suo fratello si colorò di stupore. “Ho anche svelato il mistero che si nasconde dietro il ritorno di suo fratello. A quanto pare il nostro…”

“Come sta?” lo interruppe Elijah facendogli capire che del resto gli importava ben poco.

“Ha tinto i capelli di nero e il nuovo colore le fa risaltare meravigliosamente gli occhi” rispose Klaus. “Sta bene, anche se è un po’ triste. Come te.”

Elijah si schiarì la voce, bevve l’ultimo sorso dal bicchiere e si alzò. Con un gesto abituale si riabbottonò la giacca e a passo lento si avviò verso l’uscita prendendo il cappotto dall’appendiabiti al suo passaggio.

“Tornerà Elijah!” esclamò suo fratello. “Quando sarà pronta.”

L’Originale elegante non rispose ma sperava che avesse ragione.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

John era posizionato al centro di un pentagramma disegnato per terra, alcune gocce del sangue di Allison erano sparse ai quattro lati, come punti cardinali.

Rappresentavano il fuoco, l’acqua, la terra e l’aria. O almeno era quello che il suo amico le aveva detto.

Allison guardò Tristan per un istante; negli occhi chiari del vampiro, fissi su di lei, c’era un’inquietudine che sembrava divorarlo. Si chiese, se quello che Constantine stava facendo, non avesse funzionato, quale sarebbe stata la reazione del solitamente calmo capo della Strige.

Per quanto si fidasse di poterlo gestire, sperava di non doverlo scoprire.

Phasmatos Salves Nas Ex Malon, Terra Mora Vantis Quo Incandis, Et Vasa Quo Ero Signos. Phasmatos Siprum, Emnis Abortum, Fasila Quisa Exilum San” John svuotò un’intera bottiglietta di acqua sull’asfalto creando un cerchio. “Phasmatos Tribum, Melan Veras, Et Vasa Quisa, Exu Quisa.”

Dai punti in cui c’era il sangue di Allison si alzarono quattro piccole fiamme che durarono pochi secondi, la luce sfarfallò e con un rumore sordo la serratura cadde a terra staccandosi dalla parete.

Constantine fece un grosso respiro, poi indietreggiò di qualche passo. “È fatta!”

Allison gli poggiò una mano sulla spalla con gratitudine, poi si avvicinò a Tristan. “Sei libero di venire fuori, ma se fai anche solo una mossa avventata, anche solo un gesto che non mi piace, ti uccido.”

Lui sorrise uscendo dal container con le mani in alto. “Abbiamo un accordo ed io sono un uomo di parola” le disse avvicinandosi fino ad essere ad un soffio dal suo viso, allungando il capo fino a quasi sfiorarle le labbra con le proprie “Che i giochi abbiano inizio!”


ahaha
   
 
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