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Autore: Manu75    23/02/2016    3 recensioni
"…e tu, femmina dai capelli chiari e dagli occhi freddi e algidi, nel tuo orgoglio soccomberai…prigioniera in una cella di ghiaccio, né calore, né gioia, né amore…tutti voi sarete condannati…io vi maledico! Black, da questa sera, vorrà dire disgrazia e sofferenza e prigionia…e morte! Così è stato detto, che così accada!"
Quando il dovere e l'orgoglio ti spingono contro il tuo cuore, quando una maledizione incombe con tutto il suo potere, quando i sentimenti infuriano nel petto senza poterli placare, il destino sembra solo una gelida trappola. Narcissa Black lo sa bene.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Evan Rosier, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Severus Piton, Sorelle Black | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa, Rodolphus/Bellatrix, Severus/Narcissa, Ted/Andromeda
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Più contesti
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Grazie, come sempre, a chi legge questa fan fiction e, in particolare, a Miss Gold_394 per la sua recensione. Buona lettura!


‘Un gelido destino’

 

Trentaseiesimo capitolo

 

(Cuori senza voce - seconda parte)


Nella casa di Evan Rosier regnava sempre un silenzio irreale, i rumori della Londra Babbana non giungevano all’interno perché l’edificio era protetto da numerosi incantesimi.
Un paio di volte il ragazzo si era dimenticato di attivarli, quando era rientrato ubriaco fradicio a notte fonda, e questo aveva portato diversi problemi.
Una notte in particolare era accaduto che un agente delle forze di sicurezza babbana, quello che veniva chiamato “poliziotto”,  incredulo nel trovarsi davanti un edificio che non aveva mai notato prima nelle sue ronde notturne, era entrato di soppiatto.
Le conseguenze erano state terribili perché, in quel momento, la fresca sposa Bellatrix Black in Lestrange, convolata a giuste nozze solo poche ore prima, non si trovava nella sua nuova casa in compagnia del suo novello sposo, Rodolphus, ma si trovava tra le braccia del suo storico amante, Evan.
Senza pensarci un attimo e con profondo godimento, la giovane donna aveva scagliato un Avada Kedavra verso il malcapitato babbano, non appena le si era parato davanti, e ciò aveva richiamato in massa un numero spropositato di Auror del Ministero in quanto, su questa maledizione, vigeva uno strettissimo controllo.

La casa era stata nuovamente sigillata, giusto in tempo, e nessun mago né alcun rappresentante delle autorità babbane aveva rilevato nulla di strano.
Il povero corpo del poliziotto era stato trasfigurato da Bellatrix in un masso e gettato senza pietà lungo le rive del Tamigi.
I veri problemi erano giunti la mattina seguente, nello stesso giorno in cui Druella era stata rinvenuta senza vita.
 

Lord Voldemort aveva radunato i Mangiamorte, i suoi più fedeli seguaci che portavano il Marchio Nero sul braccio, a Londra nella vecchia casa in disuso di una strega deceduta da tempo: Hepzibah Smith.
Avevano lasciato Weirwater subito dopo il raduno a cui aveva assistito anche Narcissa in quanto, la dimora scozzese dei Black, era divenuta troppo esposta ed era tenuta d’occhio costantemente da Alastor Moody, l’Auror più potente in servizio al Ministero.

Con lui nessun incantesimo di difesa, nessun Homenum Revelio*, nessun Salvio Hexia*, niente di niente dava la certezza assoluta di essere al sicuro; perché il buon vecchio Al, come amava chiamarlo Evan, ne sapeva davvero una più del Demonio e, cosa ancora più grave, aveva alle spalle il suo amico fraterno Albus Silente.
-Presto- aveva esordito l’Oscuro Signore, una volta che li aveva avuti tutti davanti a sé -La nostra attesa avrà termine.- come sempre accadeva la sua voce giungeva chiara, senza bisogno che lui alzasse la voce.
Si trovavano in un’ampia sala al secondo piano di casa Smith, la stanza era vuota ad eccezione di una poltrona in velluto blu posta tra le due finestre a golfo che dominavano la camera e che, nonostante fosse giorno, erano serrate e non lasciavano passare che qualche lama di luce.
Lord Voldemort stava in piedi ed i suoi adepti erano disposti a semicerchio, davanti a lui. Non erano numerosi come la notte di Luglio in cui il povero Kenneth era stato processato ed ucciso, erano meno di una dozzina di persone.
Lucius, Evan e Bellatrix erano tra queste.
- Ormai, miei cari amici, è giunta l’ora di portare a compimento il nostro disegno, il nostro nobile proponimento! E’ giunto il momento di creare il Mondo Puro che noi desideriamo.-
La voce dell’Oscuro Signore era ammaliante e sembrava strisciare elegantemente lungo la stanza per raggiungere ognuno dei presenti, dando l’impressione di un intimo dialogo sussurrato direttamente all’orecchio.
-Ogni gesto che abbiamo compiuto fino ad ora ha contribuito a portarci fin qui…- li aveva scrutati uno per uno  - Il ventisei di agosto**, tutto avrà inizio. E’ l’ora di palesarci, è l’ora di far intendere ai babbani, ai sanguesporco, all’intero Mondo Magico, ad Albus Silente…- la sua voce si era fatta gelo pronunciando quel nome, le sue parole li aveva raggiunti come scaglie ghiacciate portate dal vento del nord  - ...Che una nuova Era ha inizio e che il tempo della tolleranza e del sangue lordato è arrivato alla sua conclusione.-
E poi aveva taciuto.
Nessuno aveva osato rompere quel silenzio, lui aveva mosso qualche passo verso le figure incappucciate che l’avevano ascoltato a capo chino, rispettosi, ammaliati, devoti.
Con un solo movimento del braccio aveva richiamato a sé uno di loro.
-Bartemius…- aveva mormorato, mentre l’uomo che si celava dietro la leggera maschera argentata si era inchinato ai suoi piedi, baciando la tunica nera del suo Signore.
-Come sempre, mio fedele amico, posso fidarmi e contare su di te...la tua discrezione, la tua fedeltà, la tua astuzia sono preziose…-
Evan aveva scoccato un’occhiata di sottecchi a Bella e aveva visto le sue labbra stringersi e farsi esangui.
Bellatrix soffriva ed era gelosa, in quel momento stava letteralmente languendo per il desiderio di essere lei lì, accanto al Signore Oscuro.
Il ragazzo aveva distolto lo sguardo: non sopportava di vederla struggersi per un altro uomo.
-Purtroppo non posso dire le stesse cose di qualcun altro…-  gli occhi di Lord Voldemort avevano mandato lampi rossi e i suoi Mangiamorte sapevano che ciò era un cattivo presagio.
Colto da un presentimento, seppur ancora stordito dall’alcool trangugiato la notte prima, Evan aveva lanciato uno sguardo a Lucius e l’aveva visto pallido sotto la maschera; era certo che il suo amico avesse avvertito su di sé il suo sguardo ma non aveva voluto ricambiarlo.
‘Sono nei guai…’ aveva pensato confusamente.
-Evan!- l’Oscuro Signore non aveva tardato, infatti - Avanza e portati davanti al tuo Signore. Bartemius, alzati e resta qui al mio fianco.-
Lucius e Bellatrix, per una volta, avevano provato esattamente gli stessi sentimenti nello stesso istante.
Paura e, subito dopo, invidia e rabbia.
Evan aveva mosso qualche passo, le gambe che sembravano di legno.
Una volta davanti al Signore Oscuro si era inchinato profondamente, con la mente improvvisamente lucida che lavorava a velocità folle.
-Sono molto insoddisfatto…-  la voce di Lord Voldemort si era mantenuta bassa ma era sembrata rimbombare nella stanza.
Quelle semplici parole avevano trafitto il petto del ragazzo.
‘Sono un uomo morto!’ aveva pensato, con un senso di profonda incredulità.
- Hai rischiato di compromettere i nostri piani, hai compiuto un atto incauto che ha messo in pericolo i tuoi compagni. Mi hai tenuto all’oscuro e solo grazie a Bartemius sono venuto a conoscenza di ciò che è accaduto questa notte. Hai deluso il tuo Signore…-
‘Maledetto bamboccio!’ aveva pensato Evan, rivolgendo il suo astio verso Barty Crouch Jr. che, avendo suo padre al Ministero, sapeva sempre tutto, troppo.
- Mio Signore…- aveva mormorato Evan, cercando di prendere tempo - Avrei provveduto personalmente a raccontarvi l’accaduto, purtroppo sono stato costretto a prendere provvedimenti contro un babbano che si era intrufolato a casa mia…-
- Com’è possibile che un comune babbano sappia sciogliere incantesimi protettivi avanzati? Forse intendevi dire un sanguesporco?- gli aveva chiesto Lord Voldemort in tono discorsivo e quasi curioso.
Evan aveva rabbrividito, l’Oscuro Signore stava giocando con lui come il gatto con il topo.
- Un mio malessere mi ha impedito di sigillare la casa come dovuto...- aveva iniziato a dire ma, all’improvviso, il Signore Oscuro aveva fatto un gesto con il braccio, come se scacciasse una mosca invisibile, ed Evan aveva sentito la mano bruciare ed un profondo taglio squarciargli la carne, facendo fuoriuscire un fiotto di sangue.
Barty Crouch aveva ghignato.
- Un malessere? Oh, è terribile, povero amico mio. Malato e solo, perché immagino che tu fossi solo, non è così?- gli aveva chiesto tranquillo Lord Voldemort, proseguendo il discorso come se nulla fosse.
Il ragazzo aveva esitato un attimo, aveva sentito la tensione di Lucius arrivare fino a lui e la paura di Bellatrix crescere a dismisura.
- Io...si…- aveva sussurrato Evan, cercando di ignorare il dolore bruciante e il sangue che gocciolava copioso.
Il Signore Oscuro aveva mosso un solo dito, come per accarezzare l’aria, e il braccio sinistro di Evan si era torto con violenza inaudita strappandogli un grido che era risuonato nella stanza.
Il ragazzo era caduto per terra e aveva visto, con la coda dell’occhio, un movimento, una specie di scatto nervoso, provenire da Lucius.
‘No, idiota!’ aveva pensato.
- Lucius!- aveva chiamato il loro Signore, invitando l’altro ragazzo ad avvicinarsi.
Il giovane Malfoy si era fatto avanti e si era inginocchiato dinnanzi a Lord Voldemort.
- Mio fedele amico…- gli aveva sorriso quasi con calore - ...I tuoi affetti più cari sono per te fonte di grandi preoccupazioni, immagino il tuo dolore! - un sadico piacere era emerso sul volto dell’uomo che li teneva, senza sforzo alcuno, sotto il suo giogo.
- Il mio grande  e solo rammarico è che essi indispongano Voi, mio Signore. - aveva detto Lucius, con la sua voce fredda che si era mantenuta salda; il volto, celato in parte dalla maschera, non aveva mostrato emozione.
‘Tsk, maledetto uomo di ghiaccio! Non eri così sereno quando c’era quella bella bambolina bionda in camicia da notte, sotto i riflettori!’ aveva pensato Evan, non senza un certo umorismo.
- Bartemius è utile e fedele ma nessuno sa compiacermi come fai tu, Lucius…- aveva detto il Signore Oscuro, deformando per un attimo il suo volto dai lineamenti perfetti.
Barty Crouch aveva smesso di sorridere, imbronciato.
- Alzati Lucius e, dimmi, come possiamo istruire il nostro caro Evan?- aveva chiesto il Signore Oscuro, come se stesse chiedendo a Lucius cosa volesse per pranzo.
- Il dolore è la migliore delle lezioni, mio Signore! - aveva prontamente risposto il ragazzo - Una Maledizione Cruciatus è ciò che ci vuole per imprimere la disciplina in un mago sbadato!- aveva terminato, gelido.
‘Bastardo! Sei proprio un fottuto bastardo Lu-Lu!’ aveva pensato Evan, rimanendo disteso ai piedi dei tre uomini.
- Ottimo! - aveva approvato Lord Voldemort, con un sorriso privo di allegria e si era avvicinato a Lucius, gli aveva circondato le spalle con un braccio stringendolo a sé e portando il volto all’altezza di quello del ragazzo.
- Lucius, dimostrami tutta la tua perizia! Per un Crucio come si deve ci vuole un mago potente e motivato, soddisfami…- l’ultima parola l’aveva sussurrata direttamente al suo orecchio, suadente.
I suoi capelli neri si erano mescolati a quelli biondi di Lucius, la pelle fredda del Signore Oscuro aveva sfiorato il volto del giovane Malfoy.
Evan aveva cercato disperatamente di evitare gli occhi del suo amico e aveva resistito alla tentazione di cercare Bella con lo sguardo.
Lucius aveva sfoderato la sua bacchetta e, senza alcun preavviso e senza nessuna pietà, aveva scagliato la maledizione contro l’altro ragazzo.
Se Evan si era aspettato un trattamento di riguardo dal suo compagno di giochi dell’infanzia, si era sbagliato di grosso.
La potenza con cui il dolore lancinante gli era piombato addosso, facendogli scricchiolare le ossa, urlare i muscoli e infiammare i nervi, gli aveva quasi fermato il cuore.
Aveva potuto sentire la sua stessa voce che urlava provenire da lontano e riecheggiare nella stanza.
Aveva sperato di perdere i sensi, persino di morire, per  smettere di soffrire ma, nel barlume di coscienza che gli era rimasto, aveva avvertito qualcos’altro piombare su di sé.
‘No!’ aveva pensato terrorizzato e, raccogliendo le facoltà che un tempo avevano fatto di lui un mago superbo e un Occlumante notevole, aveva sigillato nella sua mente tutto ciò che riguardava Bellatrix e i suoi sentimenti per lei in un angolo inaccessibile, proprio un attimo prima che l’Oscuro Signore invadesse con violenza inaudita la sua mente già fiaccata dal dolore.
Come dita invisibili che sembravano spostare gli strati più remoti del suo cervello, aveva sentito Lord Voldemort frugare a fondo nei suoi ricordi, nei suoi pensieri più profondi.
Per un attimo, Evan aveva quasi fatto scivolare allo scoperto ciò che stava proteggendo disperatamente ma il Signore Oscuro aveva trovato il ricordo della notte precedente: aveva visto Evan da solo mentre scagliava la Maledizione della morte sul babbano, aveva visto il ragazzo trasfigurarne il corpo e gettarlo nel fiume londinese e, soddisfatto,  era scivolato via ponendo fine anche alla punizione corporale.
Evan era rimasto a terra in uno stato di semi-incoscienza, il corpo che urlava di dolore, la mente ridotta quasi in poltiglia.
Aveva sentito il fruscìo dei suoi compagni che lasciavano la stanza e l’Oscuro Signore sussurragli - Non deludermi mai più…- e poi rivolgersi a Lucius - Raccatta il nostro caro amico e portalo via…-
Si era sentito sollevare di peso, aveva intravisto il profilo perfetto di Lucius, sentito il suo odore raffinato, avvertito la carezza della sua costosa camicia di seta ed era svenuto.


Evan riemerse da quel ricordo: erano passate settimane ma, ogni volta che ci ripensava il corpo ritornava a dolergli.
Adesso giaceva sul letto con un braccio sul volto a coprirgli gli occhi, voleva ignorare il dolore pulsante allo zigomo, conseguenza del pugno ricevuto pochi minuti prima. 
Non voleva più pensare a Lucius e alle sue punizioni,  voleva solo riposare e nient’altro, ma avvertì una presenza sostare sulla soglia, indecisa.

- Vieni avanti, mio dolce tesoro.- la invitò, con il suo solito tono canzonatorio.
- Sei fiducioso!- lo rimbeccò Bellatrix, piccata - Avrei potuto essere un Auror o qualcuno dei tuoi creditori…-
Lui scostò il braccio e la occhieggiò con i suoi occhi nocciola - Solo tu e Lu-Lu potete superare la barriera, se essa è attiva naturalmente, nessun altro. I babbani non vedono la casa, sempre se è sigillata, ovvio, e i maghi vengono respinti se non hanno il permesso di avvicinarsi. Un incantesimo molto ingegnoso del moccioso protetto di Lucius, a quanto pare!-
Bella fece una smorfia disgustata sentendo nominare Severus Snape.
- Quel piccolo, orrido, mezzosangue…- sibilò velenosa.
- Già, orrido davvero.- ammise Evan - Mica come il tuo bel maritino! - lei strinse gli occhi - Peccato che Rodolphus con la bacchetta sappia solo ripulircisi il naso, mentre quell’untuoso bambino ha un talento nelle arti oscure a dir poco inquietante! Ma - aggiunse, vedendo lo sguardo di lei mandare lampi - Non penso tu sia qui per parlare di Roddy o di Sevvy.- le sorrise malizioso, sollevandosi sul gomito e battendo un colpetto sul materasso con aria birichina, incoraggiandola a raggiungerlo - Non ti aspettavo, dolcezza... - le disse, con voce roca.
Lei rimase ancora un attimo sulla porta, osservando i bei capelli castani del giovane, lunghi e incolti, gli occhi caldi che la guardavano con desiderio e amore, il bel viso che ostentava un livido bluastro sullo zigomo.
- Devo dedurre che tu e il mio caro, futuro, cognato abbiate discusso animatamente.- lo schernì ma, mentre lo canzonava, Bellatrix avanzò nella stanza, odiandosi.
Non amava Evan e nemmeno gli importava di lui ma la casa dei Lestrange era una prigione invivibile, suo marito poco più di un Troll disgustoso e il Signore Oscuro non la cercava quasi più, ignorandola del tutto se non per motivi che riguardassero i loro piani.
Le rare volte che la chiamava lei accorreva e si inebriava di lui, del suo profumo, traeva calore dalla sua pelle fredda, cercava amore nei suoi occhi gelidi che mandavano lampi rossastri. Anelava a soddisfare quel desiderio con ogni parte del suo corpo ma tutte le volte, quando la invitava a lasciare il suo letto e a tornare da suo marito, il sogno si infrangeva.
Il Signore Oscuro non cercava una compagna ma solo l’appagamento di un bisogno fisico, il contatto con una donna bella e purosangue, la soddisfazione di dominare lei e dileggiare il suo stolto marito.
Un balocco da prendere al bisogno ma che non suscitava in lui particolare attaccamento.
Bella lo sapeva ma non riusciva a rinunciare a quegli sporadici incontri, senza contare che dire di no a Lord Voldemort era impossibile, pena orribili ritorsioni.
Quindi la relazione con Evan era per lei il modo di sentirsi amata e desiderata e di giacere tra le braccia di un uomo bello e attraente, che mitigasse il disgusto che provava per Rodolphus e il vuoto che aveva dentro di sé.
Sapeva che il giovane la amava appassionatamente da anni ormai, lei lo aveva sempre apprezzato come amante, era anche stato una compagnia divertente ma, ultimamente, era troppo cupo e tedioso per i suoi gusti. ‘Patetico…’ valutò freddamente Bella ‘come me…’ aggiunse amaramente.
Scacciando quei pensieri poco piacevoli, scivolò elegantemente fuori dai propri vestiti e si infilò dentro il letto di lui che l’accolse con la consueta, famelica passione.

 

Una volta rientrato a Malfoy Manor, Lucius si recò nella sua stanza cercando di allontanare dalla propria mente tutto quello che era accaduto a casa di Evan, ma senza successo.
Le parole e i gesti del suo amico lo tormentavano.
Non era abituato a sentirsi così afflitto per qualcuno ma, negli ultimi tempi, sembrava che tutti facessero di tutto per togliergli la serenità.
Tutti...Evan. E Narcissa.
Lucius si strappò la camicia di dosso, pieno di rabbia repressa, colmo di frustrazione, lanciò l’indumento per terra e si passò una mano tra i capelli.
Nulla era più importante del marchio che portava sul braccio sinistro, nulla contava di più del compiacere il Signore Oscuro, non c’era niente che gli premesse di più che concretizzare tutto ciò per cui aveva lavorato negli ultimi anni.
Tutti i rischi corsi, tutti i piani concepiti.
Il venerdì successivo un primo passo sarebbe stato compiuto, un passo fondamentale eppure, quando chiudeva gli occhi, non vedeva altri che lei.
I suoi capelli, i suoi occhi, le sue labbra.
La vedeva avvolta nel mantello dell’Oscuro Signore, il volto pallido ma lo sguardo fermo. La vedeva priva di sensi, la testa appoggiata sul suo petto, il viso sofferente. La vedeva al matrimonio di Bellatrix, bella come una Dea e combattiva come un’Amazzone.
La vedeva mentre rispondeva con ardore ai suoi baci.
La vedeva illuminarsi di gioia alla vista del suo amico mezzosangue…
Lucius afferrò una brocca di cristallo colma di una bevanda fresca, che Kraffy aveva sempre cura di lasciargli accanto al letto, e la lanciò, con tutto il suo contenuto, contro il muro.
La brocca si infranse in mille pezzi e il liquido verde schizzò ovunque, macchiando tappezzeria, tende, lenzuola.
Passò qualche minuto in cui il ragazzo cercò dominare quel furore, si infilò una tunica di cotone nera, afferrò un piccolo campanello d’argento e lo agitò un’unica volta con un gesto secco del polso.
Non ne fuoriuscì alcun suono ma, dopo pochi istanti, Kebby si materializzò nella camera di Lucius con uno schiocco sonoro.
- Padrone…- disse l’elfo, inchinandosi profondamente.
- Dì a Kraffy che mi prepari dei vestiti puliti...ma prima, sai cosa devi fare!-
- Ma il Padrone Abraxas è in casa!- si stupì l’elfo domestico.
- Il mio è un ordine!- il tono di Lucius non ammetteva repliche e Kebby si inchinò nuovamente e scomparve.
Con un colpo di bacchetta il ragazzo pulì il disastro che aveva causato e ricompose perfettamente la caraffa, che ritornò ad essere trasparente e senza imperfezioni ma completamente vuota.


FINE TRENTASEIESIMO CAPITOLO

* sono incantesimi presenti nel settimo libro, lo so...
** non è una data casuale.
  
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