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Autore: milly92    24/03/2009    9 recensioni
Debora è una normalissima ragazza di quasi sedici anni che purtroppo non esita a sentirsi “Sfigata” in ogni occasione, così decide di partecipare ai provini per diventare la “Life coach” del suo aspirante cantante preferito di un programma musicale, Music’s Planet, che si chiama Niko. Con suo grande stupore ce la fà, ma purtroppo per lei quell’evento non è un arrivo, bensì un inizio: ce la farà a vivere nel frenetico mondo della tv, dove contano solo l’aspetto esteriore, i soldi e il potere? Resisterà alle varie offese, orari stancanti e un certo aspirante cantante che la manda in tilt? E se poi all'affetto per Niko si aggiungesse anche quello per Andrea, basato più sul sentimento che sull'aspetto esteriore?? Dedicata a tutti coloro che amano sognare un (bel) po’ e che sanno che essere adolescenti e crescere NON è assolutamente semplice… Baci, milly92 ^^
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Just Believe In Yourself- Debora's Confessions'
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53

Ciao!

Ecco a voi il terzultimo cap, in cui uno dei più grandi desideri di Debora diventerà realtà!

Voglio ringraziare le 30 persone che hanno inserito la fic tra i preferiti dato che nelle ultime due settimane sono aumentate a dismisura, tutti coloro che hanno letto e che mi seguono anche se non hanno mai recensito e tutti coloro che mi recensiscono sempre!

Grazie mille a:

Giulls: Tesoro! Possibile che arrivi sempre in ritardo? Eh si, perché da questo cap in poi Daniele ha la ragazza! Ma possiamo eliminarla, tranquilla… xD Paris non disturberà più, promesso, anzi, farà un piccolo “regalo” a Deb nell’epilogo, impossibile ma vero! Curiosa per l’ultima parte delle anticipazioni? Fai bene a esserlo! xD Un bacione,ti voglio bene!

Gemellina Dolly: Ciao, carissima! Non preoccuparti, hai rimediato, anzi, speravo che avresti continuato a leggere! Ti ringrazio, sei sempre gentilissima con tutti questi complimenti! Lo zio Max comparirà nel prossimo cap, ma nel continuo che sto scrivendo ritornerà ad essere presente come prima! Ancora grazie per il commento ^^ Un bacione!

giunigiu95: Grazie, a me descrivere la parte in stile James Bond e Bond Girl mi ha fatto morire dalle risate, sono contenta che ti sia piaciuta! E Niko è disperato perché… Beh, te lo lascio scoprire lasciandoti leggere il cap! ^^

Smemo92: Ciao! Non preoccuparti, come si dice, meglio tardi che mai, ihih! =D Anzi, mi fa piacere il fatto che la storia ti sia piaciuta insieme alla protagonista,  è sempre bello sapere che si è riusciti nel proprio intento! Grazie mille per i complimenti! ^^ Non so cosa ne pensi del fatto che abbia deciso di scrivere anche il continuo, ma spero che ti faccia piacere e che continuerai a farmi sapere cosa ne pensi! ^^

A sabato, visto che d’ora in poi sarò impegnatissima fino alla fine della settimana =’(

La vostra milly92.

Capitolo 53

Confessions Of A Teenage Drama Queen

Quando si è felici, si sa, il tempo passa velocemente. Me ne resi realmente conto quando mi ritrovai davanti alla bacheca dell’università, dove erano stati affisse le date degli esami del secondo semestre.

Ormai quell’edificio era la mia terza casa, dopo la mia casa e il mio ufficio. Ero riuscita ad entrarci, totalizzando un buon numero di punti, e da quel unto la mia vita si era modificata ulteriormente. Studiavo con piacere, a volte nel mio ufficio stesso, quando c’era poco da fare.

Certo, le prime settimane erano stati impegnativi, i vari assistenti mi guardavano in un modo un po’ diffidente quando, il 7 di ogni mese, trovavo una rosa rossa sulla mia scrivania, regalo del mio ragazzo che di conseguenza era anche uno dei loro “capi”, ma già verso novembre le cose si erano messe bene.

Quindi, leggere  quel piccolo “30 aprile” vicino al mio nome mi portò bruscamente alla realtà, la vera realtà, non quella di Debora studentessa-lavoratrice-coinquilina-fidanzata-futura zietta.

“Cavoli. Ma quando ne abbiamo oggi?!” domandai ad Erika, una mia carissima amica che seguiva i miei stessi corsi.

Lei, impegnata a trovare il suo nome sulla lista, con i capelli corvini legati in una crocchia scomposta, rispose distrattamente: “5 aprile, perché?”.

5 aprile. Cavoli. Chissà perché, udendo quella data, ero convinta di avere un particolare ricordo associato a quel giorno, ma non mi veniva nulla in mente.

“Ero convinta di stare ancora a marzo” ammisi.

“Certo che certe volte vivi propri sulla luna, eh” disse. “Andrea ti fa un brutto effetto! Argh! Ho l’esame il 29!” urlò quasi, agitandosi tutta, tanto da far crollare definitivamente la crocchia traballante e facendo cadere la penna che la reggeva chissà dove, mentre tutti si voltavano a guardarla.

“Ma che, è solo che sono così impegnata che non mi rendo conto di nulla” mi difesi, prima di domandare: “Cos’hai contro il 29 aprile?”.

“E’ il mio 20° compleanno, uffi” si lamentò.

Ridacchiai della sua espressione, facendole segno di seguirmi a lezione di letteratura spagnola.

Per tutta la lezione non feci altro che pensare al fatto che tra due giorni sarebbe stato il nostro ottavo mesiversario, mentre prendevo appunti distrattamente, e che mancava una settimana all’ufficiale parto di Eliana.

Sorrisi all’idea, ormai la sua pancia era enorme, e lei era affezionatissima alla bimba che vi era lì dentro.  Anche Niko amava già la sua futura figlia, tutte le sere li vedevo sul divano intenti nel parlottare con quella creatura. L’ansia era scomparsa, entrambi volevano diventare genitori, senza avere rimpianti come all’inizio.

La cosa più bella, però, era stato proprio ricostruire un rapporto con Niko : Eliana era sempre confortata da Rossella, ed io mi ero ritrovata a parlarci e a confortarlo numerose volte in quei mesi, tanto che a quel punto lo vedevo come un ottimo amico, ma non il migliore, certo, perché ormai quel ruolo spettava a Daniele, che dalla “sconfitta” di Paris veniva a trovarmi spesso con Sabrina, la sua ragazza.

Fu con una particolare spensieratezza- ma anche consapevolezza del fatto che mi toccava studiare per gli esami imminenti- che ritornai a casa all’ora di pranzo.

“Eccomi!” dissi, aprendo la porta con le chiavi, sperando che ci fosse qualcuno.

“Ehi, sei già qui?”.

Ad accogliermi fu proprio Niko, vestito da chef improvvisato.

“Si, oggi è il mio giorno libero dal lavoro” spiegai, togliendomi il giubbino e appendendolo vicino agli altri. “Eliana?”.

“Dorme, ultimamente fa proprio fatica a muoversi, non ha nemmeno voluto pranzare dopo che le ho fato gli spaghetti con il pesce” brontolò.  “Ma spero sarai lieta di festeggiare con me, mentre gli altri ritornano!”.

Sorrideva apertamente, e sembrava davvero entusiasta.

“Festeggiare?” domandai, sentendo di essermi persa qualche pezzo.

Mi guardò deluso, scuotendo il capo.

“Che giorno è oggi?!” domandò spazientito, spegnendo il gas e scolando la pasta.

“Il 5 aprile, e allor…?”.

Ma nel momento in cui risposi mi si bloccò il fiato, mentre un flashback molto remoto si impossessava della mia mente.

“Oggi è un mese che ci conosciamo, ricordi?”

 “E’ vero! E’ il 5 maggio!”

“Oh! Sono… Quattro anni che ci conosciamo!” urlai, come in preda ad una crisi epilettica.

Niko rise, annuendo. “Te lo sei ricordata!” disse sollevato.

“Si, scusami. Quattro anni, wow” dissi tra me e me. “Sembra passata già una vita”.

Lui annuì, dopo aver servito in tavola. “Chi lo avrebbe mai detto, che quattro anni dopo ci saremmo trovati qui, io quasi padre, tu studentessa universitaria fidanzata con Andrea…”.

“Eh si” riuscii solo a dire, mossa da una commozione improvvisa.

Forse comprese, perché mi abbracciò forte.  “Per me è stato un bene conoscerti, davvero, ho capito tante cose. E mi dispiace solo per qualche incomprensione, ma… Sappi che è grazie a te che ho capito di cosa è capace l’amore, giuro. Non amerei Eli così tanto se…” si interruppe, preso ad accarezzarmi i capelli. Non aveva senso terminare, no.  Aveva già detto tutto.

Lo strinsi a mia volta, sentendomi quasi come quattro anni prima. Ma quella volta era diverso, eravamo cresciuti, e tra di noi non c’era altro che affetto.

“Chissà cosa sarebbe successo se non mi fossi presentata ai provini” mormorai quando ci separammo, con una vena di curiosità che voleva semplicemente scacciare l’emozione.

“Chissà! Chi ti dice che non ci saremmo conosciuti lo stesso, se tu avessi deciso comunque di venire ad abitare qui a Roma?” ipotizzò Niko, invitandomi a prendere posto e a pranzare con lui.

“Mmm…” dissi semplicemente.

Pranzammo, e poi lo aiutai a lavare i piatti. All’improvviso sembrò nervoso, pensieroso, tanto che fece cadere un bicchiere a terra e per un pelo riuscii a recuperarlo senza farlo rompere, per non far svegliare Eliana.

“Ma che hai?” gli domandai; lo conoscevo troppo bene, e quando faceva così voleva dire che c’era qualcosa che lo turbava.

Si asciugò le mani, sospirando. “E’ un mese che te nn voglio parlare, ma non trovavo mai le parole”.

“Dimmi” lo incitai, incuriosita.

“Vedi, il fatto è che…” iniziò, prima di allontanarsi e ritornare mezzo minuto dopo.

“Cosa c’è?” domandai spazientita.

Niko sospirò nuovamente, appoggiandosi al lavandino e guardandomi fisso negli occhi.

“Ehm… Il fatto è che…” abbassò la voce, cacciando uno scatolino dalla tasca,“Vorrei chiedere ad Eliana di sposarmi”.

Udendo ciò scoppiai a ridere. Chissà che guaio mi ero immaginata!

“Wow, che bello! E allora? Cosa aspetti?” domandai, immaginandomi lui e Eliana con indosso gli abiti nuziali e comprendendo il significato di quella scatolina.

Lui fece una smorfia, smorzando il mio entusiasmo. “Ti sembra facile? Sta per partorire, dopo il parto sarà in crisi per i chili di troppo, conoscendola ci metterà secoli per trovare l’abito…”.

Non conoscevo Eliana sotto quel punto di vista, ma annuii debolmente. “Senti, tu chiediglielo, l’importante è che ti dica di si, pi potrete anche sposarvi tra qualche mesetto, non  è detto che dobbiate correre!” tentai di incoraggiarlo, sorridendo.

“Tu dici?” domandò, un po’ più animato.

“Si. Senti, ricordi quando Daniele vi intervistò? Lì dicesti che avevate deciso di sposarvi a breve, e lei fece una faccia rattristita! So che vorrebbe che quell’anello fosse già al suo dito da nove mesi” spiegai, indicando la scatola.

Fece una faccia scettica, scuotendo il capo. “No, sono sicuro che penserà che la voglio sposare solo per la gravidanza… In parte è anche per questo, voglio dare una vera famiglia alla bambina, ma voglio sposarla anche perché mi sembra inutile aspettare, è lei l’amore della mia vita”.

“Guarda che queste cose devi dirle a lei, non a me!” ironizzai, spingendolo lievemente. “Senti, dopodomani io ed Andrea facciamo otto mesi, quindi usciremo e Rossella sarà nello studio fino a tardi con il produttore. Organizza una cena qui, senza dover uscire e dover sopportare i paparazzi, parlate un po’ e poi, con tutta la calma che vuoi, chiedile di sposarti” aggiunsi, colta da un’idea improvvisa.

Finalmente si illuminò un po’, sorpreso dal mio piano. Stava per ribattere quando bussarono alla porta, così mi fece segno di zittire quando andai ad aprire.

Annuii silenziosamente, prima di raggiungere la porta, aprirla e trovarmi avanti Andrea.

“Amore!” esclamai, facendolo entrare e  gettandogli le braccia al collo. Anche se erano passati otto mesi ancora mi abituavo alla fortuna a cui ero andata incontro mettendomi con lui, sentivo di amarlo di più ogni giorno che passava, tanto che mi ero decisa a dirlo a mia madre. “Davvero? Oh Dio! E’ fantastico!” mi aveva detto, e ci era voluta tutta la mia pazienza per convincerla a non dire niente a papà, che era noto per la sua gelosia.

“Ehi, piccola, sono appena tornato dallo studio” mi salutò, baciandomi. “Tutto bene all’università?”.

“Si, ho gli esami a fine mese” brontolai, prendendolo per mano. “C’è Niko di là! Mi ha appena fatto ricordare che oggi sono quattro anni che ci conosciamo”.

Andrea annuì, sorridendo beato. “Si, me ne sono ricordato poco fa” disse, stringendo la mia mano ancora di più mentre si sedeva sul divano del soggiorno. Salutò Niko con la mano quando passò davanti a noi per andare da Eliana , poi mi strinse a sé, accarezzandomi i capelli. “Come ho fatto a non innamorarmi subito di te proprio non lo so…” mormorò, cingendomi la vita e continuando a stringermi a sé, facendomi sentire in Paradiso.

“Me lo domando anch’io” mormorai, accarezzandogli una guancia. “Ma l’importante è che ora stiamo insieme” terminai decisa. 

“Giusto, hai sempre ragione, amore mio” concordò.

In quel momento mi sentii la ragazza più fortunata del mondo, proprio come mi sentivo ogni mattina che mi svegliavo e lo trovavo al mio fianco. Il fatto che dormisse da me era un’abitudine, ma tra noi non era successo ancora niente, e ad essere onesta, ero contenta così; tra di noi c’era così tanta dolcezza che non c’era bisogno di altro per il momento, e poi anche l’esempio di Niko ed Eliana ci aveva insegnato qualcosa.

“Stiamo insieme da soli quattro mesi, non voglio correre questa volta. E poi preferisco che il nostro rapporto resti così, non ho bisogno di altro per stare con te” mi aveva detto la sera di Natale, quando ci eravamo trovati da soli a casa e, come tre mesi prima, ci eravamo ritrovati quasi senza indumenti addosso senza sapere come.

Dal canto mio iniziai ad indossare il maglione che mi aveva sfilato poco prima, rossa in viso. “Hai ragione, forse è meglio spettare ancora un pò. Solo che quando ci troviamo così è difficile mantenere il controllo” concordai.

“Non dirlo a me, amore” dichiarò mentre si abbottonava la camicia, da cui si intravedevano i suoi pettorali perfetti.

“Però voglio farlo per la prima volta, e tutte le altre a seguire, solo ed esclusivamente con te” dissi decisa quando mi fui completamente rivestita, accoccolandomi accanto a lui. “Sei tu l’uomo della mia vita”.

A quelle parole sorrise, accarezzandomi il viso con delicatezza. “Anche io la penso così” affermò. “Sei tu la donna della mia vita”.

Così, la sera del 7 aprile mi ritrovai a casa sua, dopo aver gentilmente allontanato gli altri ragazzi. Per le nove tutto era perfetto: la casa era adornata con candele profumate, e sul tavolo della cucina lo aspettava il mio regalo, un album con tutte le nostre foto.

“E’ stupendo” disse, dopo aver cenato. “Ma anche io ho un regalo per te” aggiunse, “Un regalo che sarà qui a momenti”.

Lo guardai incuriosita, ridendo. “Un regalo che ha le gambe?!” azzardai, avvicinandomi a lui che aveva preso posto sl divano.

“Si, ne ha due paia” mi rispose, stando al gioco e facendomi sedere sulle sue gambe e iniziando a giocare con i miei ricci come faceva sempre.

Invece io restai immobile a scrutare il suo viso, tracciandone i contorni con le dita, finchè non bussarono alla porta.

“Ecco il tuo regalo!” esclamò sollevato, andando ad aprire e lasciandomi da sola nel soggiorno.

Chi poteva mai essere questo regalo? Ipotizzai che fossero i miei genitori, e al solo pensiero mi si annodò lo stomaco: non ero ancora pronta per le presentazioni ufficiali con papà…

Quindi restai sconvolta quando, al posto dei baffetti di papà e della chioma ramata di mamma vidi la barba di Camillo Santorini e la chioma bionda di Silvia Fortuna.

“Oh” dissi senza fiato, mentre alle loro spalle Andrea sorrideva. Me ne stavo immobile, non tanto per Silvia quanto per Camillo, il capo della casa editrice Albero Bello. “Salve”.

“Ma guardala! Non ci vediamo da un mese e così mi saluti?” mi rimbrottò allegramente Silvia, ridendo e correndo verso di me, abbracciandomi.

“Si, scusa, Silvia” mormorai, lo sguardo fisso ancora su Camillo. “Piacere di conoscerla, signor Santorini, io sono Debora” dissi senza fiato, domandomi ancora cosa ci facesse lì quell’uomo che desideravo incontrare con tutta me stessa da tre anni, dopo il successo della casa editrice di cui avevo la maggior parte dei libri.

“Lo so, lo so, e ti conosco anche meglio di quel che tu creda, grazie a questo” disse cordiale, mostrandomi un libro abbastanza massiccio con la copertina azzurro cielo. Sopra vi era scritto, in fuxia: “Confessions Of A Teenage Drama Queen!”.

Leggendo ciò trattenni il respiro, e dovetti appoggiarmi al divano per non cadere. Quello era il titolo che avevo dato al romanzo che avevo scritto!

Non potevano avermi plagiata!

“Lei ha l-letto…?” iniziai,senza riuscire a terminare una domanda di senso compiuto.

“Si, il tuo gentilissimo fidanzato mi ha contattato un mese fa per farmi leggere il tuo romanzo, e l’ho terminato in tre giorni, lavoro permettendo. Ne sono rimasto innamorato, hai una stile particolare che  mi ha affascinato a partire dal terzo rigo del primo capitolo!” spiegò, sedendosi al mio fianco mentre Silvia ed Andrea ci guardavano entusiasti. “Perciò, mi sono permesso di stamparlo dato che vorrei chiederti se ti andrebbe di pubblicarlo con la mia casa editrice, sono sicuro che nel giro si poche settimane sarà al primo posto nelle classifiche italiane!”.

Inutile dire che al suono di quelle parole iniziai a tremare per l’emozione. Il mio sogno di sempre, quello di pubblicare un libro, di fare qualsiasi cosa che potesse darmi il titolo di “Scrittrice”, si stava per avverare.

“Ma certo che lo voglio!” dissi subito, voltandomi verso Andrea che fece un sospiro di sollievo.

“Perfetto allora! Sono davvero contento, il pubblico ama le verità sui reality show oltre che alle storie d’amore. Non ti darà fastidio che tutti sappiano la verità, no?”.

“No, onestamente no. E’ una cosa sentita, e mi piace per questo, se così non fosse stato non sarei mai riuscita a scriverlo” dissi emozionata.

Camillo sorrise incoraggiante. “Bene, ora non devi far altro che firmare qui” dichiarò, porgendomi un foglio.

Fu una serata speciale, in cui dovetti sforzarmi per non urlare dalla gioia. Non facevo altro che ringraziare Andrea – “Guarda che è da agosto che ci sto pensando” mi aveva detto- e parlare eccitata con Silvia, che era venuta per fare da testimone a questo evento, dato che conosceva benissimo Camillo.

“Per questo ti aspetto appena uscirà il libro al mio talk show” disse davanti all’ennesimo bicchiere di champagne. “L’ho letto anche io e devo dirti che mi sono emozionata, specialmente nella parte in cui dici che mi avevi perdonata e che mi ritenevi un’amica”.

“Oh, quella è la parte migliore del racconto” ironizzai.

“Allora ci vieni in trasmissione?” domandò, con un’aria che non ammetteva repliche.

“Certo che ci vengo, ma solo se può venire anche Andrea” acconsentii decisa. Volevo rivelare al mondo intero che stavo con lui, dopo quel gesto potevo affermare di amarlo cento volte di più.

“Vuoi che ci esponiamo alla stampa?” domandò incredulo.

“Se per te non è un problema…” dichiarai, mentre Silvia ci guardava con gli occhi dolci.

“Certo che no!” esclamò subito, gioioso. “Non vedo l’ora!”.

Scoppiammo tutti a ridere, e quella sera potetti affermare di aver fatto qualcosa di buono nella mia vita. Pensare che il mio romanzo sarebbe stato pubblicato mi faceva girare la testa, era davvero troppo per me, che ero abituata a restare nell’ombra di tutti gli amici famosi che avevo.

Stavo ancora ringraziando Andrea con qualche smanceria quando, alle undici e mezzo, il campanello iniziò a bussare freneticamente.

Senza capire, ci avviammo verso la porta per aprirla, e ci trovammo davanti un Niko disperato.

“Ragazzi, Eliana ha rotto le acque!” urlò in preda al panico, e prima che potesse aggiungere altro io e Andrea eravamo già fuori, pronti a portare la ragazza all’ospedale con la macchina.

 

 

Qualche Anticipazione:

“Oh, ti amo per il fatto che tra un po’ sarai la scrittrice preferita di tutti i teenagers, ovvio, no?” ironizzò, facendomi ridere.

_____________

“Non anc…” iniziai, ma fui zittita da Niko che iniziò a correre verso di noi, come se fosse impazzito.

_____________

“E comunque io e Niko dobbiamo dirvi una cosa… Abbiamo deciso di sposarci!” aggiunse la ragazza, mostrandoci l’anello che portava all’anulare sinistro.

_____________

“Ricorda che sei tutta la mia vita” sussurrò contro il lobo del mio orecchio destro, mentre mi sfilava delicatamente la maglietta.

_____________

“Grazie, Max, quanto mi sei mancato!” esclamai.

 

 

  
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