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Autore: Kilian_Softballer_Ro    24/02/2016    2 recensioni
Silver è un impacciato cameriere di tavola calda, con un fratello da mantenere e una storia non proprio allegra alle spalle.
Blaze è la tranquilla figlia di due ricchi imprenditori, forse un po' viziata ma in fondo di buon cuore.
Sembrano appartenere a due mondi diversi. Ma cosa succede se questi due mondi non solo si incontrano,ma si scontrano e si intrecciano? E se tutto ciò accade fra le mura di un luogo all'apparenza tranquillissimo come il South's Diner?
Questo resta tutto da scoprire.
(AU, Human!Verse, presenza di OC e probabilmente di personaggi OOC)
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaze the Cat, Silver the Hedgehog, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Trovare una scusa per parlare con Silver non sarebbe stata la cosa più semplice del mondo.
Per la prima volta durante quell’estate, Blaze si pentì di aver invitato Rouge e Amy a passare le vacanze da lei. Non a causa loro, ovviamente. Solo che a conti fatti, cercare di incontrare un ragazzo e di parlargli faccia a faccia (Rouge lo aveva definito birdwatching, una volta, perché era tutta questione di arrivare in silenzio e osservare per ore lo stesso animale) sarebbe stato molto più facile senza due fanciulle estatiche al fianco. E lei aveva un disperato bisogno di vederlo. Per capire, più che altro, se il sentimento che provava era quello di cui ormai si era convinta. Naturalmente ciò che non riusciva ad ammettere davanti a sé stessa era quanto desiderasse vederlo.
Per fortuna la sorte sembrava girare dalla sua parte, ultimamente.
Pochi giorni dopo quella fatidica domenica infatti Amy, reduce dai famosi problemi di stomaco, convinse le altre due a scarrozzarla fino a una farmacia, perché potesse comprarsi dei fermenti lattici o qualcosa di simile, ma insistette perché loro non si fermassero con lei.
- La coda è troppo lunga – disse con un mezzo sorriso. – Perdereste tempo. Andate a fare colazione e portatemi un caffé.
- Sicura?
- Sicura. Oh, e anche una ciambella.
Convinte dalle insistenze dell’amica, le due risalirono in macchina, e Blaze ne approfittò per pilotare Rouge verso il South’s Diner con nonchalance consumata. La ragazza dai capelli bianchi fece una smorfia quando riconobbe l’insegna del locale. - Di nuovo qui?
- L’ultima volta abbiamo mangiato bene,no? La colazione è ancora meglio.
- Mh-mh.
- Non tirare fuori la tua aria da snob del sud.
Rouge tirò fuori la lingua, ma lo scherzo aveva funzionato, e lei la seguì docilmente nella tavola calda.
Una volta dentro, Blaze individuò ciò di cui aveva bisogno: un ragazzo seduto da solo. Era lo stesso ragazzo con i capelli scuri che le sue amiche avevano puntato brevemente l’ultima volta che erano venute lì. C’era da chiedersi se avesse mai compagnia. In ogni caso, non era importante in quel momento. La cosa fondamentale era che gli sarebbe stato utile.
- Guarda quel tipo – sussurrò a Rouge, accennando a lui. – Non credi che gli farebbe piacere un po’ di compagnia?
L’amica osservò la direzione che le veniva indicata e si aprì in un largo sorriso malizioso. – Ti lascio il piacere di ordinare. – Sussurrò, e si avviò verso il tavolo ancheggiando. Perfetto. Neanche 007 sarebbe stato così abile.
Soddisfatta, Blaze si diresse verso il bancone, piena di convinzione. Avrebbe visto Silver e avrebbe cercato di dare un nome ai propri sentimenti con la loro causa concreta davanti. Facile e utile. Già. C’era solo un problema.
Silver non si vedeva da nessuna parte.
Era stata così sicura di trovarlo lì che non si era nemmeno accertata che ci fosse veramente, appena entrata nel locale. Un grave errore, a quanto pareva. Lui non stava girando per i tavoli, né si trovava dietro al bancone come lei si aspettava; assente del tutto. L’unica persona in vista era Tikal, che asciugava con energia un bicchiere, gli occhi che vagavano sullo scarso numero di clienti presenti nel locale. Quando vide Blaze che, immersa nella sua aura di delusione, si era fermata davanti al banco, alzò un sopracciglio e posò lo straccio. – Beh, bentornata. Posso aiutarti?
- Uh...ciao? – Replicò Blaze, presa alla sprovvista. Cercò di ricomporsi più in fretta che poté: non sarebbe stato gentile far notare alla ragazza quanto avrebbe voluto che ci fosse qualcun’altro al suo posto. – No, grazie, penso che aspetterò che la mia amica abbia finito di affascinare gli sconosciuti prima di ordinare, se non è un problema.
Tikal si voltò verso il tavolo dove Rouge era impegnata in qualunque trucchetto stesse utilizzando per il momento. La sua espressione cambiò appena, ma sarebbe stato impossibile non notare il modo in cui la bocca si irrigidì e la fronte si corrugò. – Vedo. – Commentò, asciutta. Poi agitò una mano. – Fate come volete. Come vedi non c’è tutta questa agitazione stamattina. Anche se Silver mi ha abbandonato a me stessa.
L’altra non poteva non cogliere la palla al balzo per avere una risposta ai suoi dubbi. – A proposito, dov’è? Non è malato, vero? – Chiese, cercando di suonare il più casuale possibile.
- Oh. No, certo che no – rispose Tikal, aprendosi in un sorrisetto malizioso. – E’ andato soltanto a firmare dei documenti per la scuola di Dodgeball. Non devi essere così...preoccupata. – Concluse, calcando sull’ultima parola.
Blaze si sentì le guance in fiamme sotto lo sguardo fisso di quegli occhi azzurri. Cosa voleva dire quel tono? E quell’espressione? Tikal poteva aver intuito qualcosa..qualunque cosa stesse succedendo?
Per fortuna l’arrivo di Rouge la salvò da quella situazione imbarazzante. – Nessuna fortuna? – Chiese in fretta, mentre la sua amica si appoggiava al bancone con un sospiro e Tikal si irrigidiva, occhi fissi su di lei e mento sollevato. Chissà perché la presenza di Rouge la faceva scattare in quel modo, lei che di solito era così gentile e affabile con tutti. Era davvero un mistero, ma probabilmente era solo un’antipatia a pelle. Qualcosa di inspiegabile.
- Mi ha fatto capire con molta chiarezza che non ha nessun interesse nelle donne.
- Un VERO peccato – commentò Tikal, in un tono che suonava ben poco dispiaciuto. – Cosa posso portarvi per consolarvi di queste disgrazie?
Blaze rise. Il pesante sarcasmo era comico, in un certo senso, e doveva creare un po’ di distrazione. Per Rouge, affinché non si accorgesse della vena irritata nella voce di Tikal.
E per sé stessa, per non sentire la confusione che la sua testa stava creando in assenza di Silver e in assenza di una spiegazione.


La fiera d’estate era qualcosa che Blaze aveva completamente dimenticato.
Era difficile da credere: da piccola aveva amato quell’evento, le giostre, le bancarelle in mezzo a cui correre insieme agli altri bambini, i dolci, e ovviamente i fuochi d’artificio finali. Crescendo aveva iniziato a trovare tutto questo molto stupido e monotono, ma l’idea di aver cancellato del tutto quei ricordi allegri la turbava.
In ogni caso, dal momento in cui vide i preparativi per la costruzione del luna park mentre era in giro per la città, non passò molto tempo prima che tutto le tornasse alla mente. Da lì a radunare un gruppo di amiche con cui passare la serata il passo fu breve.
Una volta trovatasi nel mezzo della folla che si aggirava per la fiera, poi, iniziò a sentire la vecchia elettricità scorrerle nelle vene. Non era tutto come quando era bambina, ovviamente: suo padre non era più lì a tenerle la mano, e lei e le ragazze si erano infilate in un bar per un aperitivo prima di mettersi a girare, ma nonostante questo l’eccitazione la faceva ancora da padrona. Si ritrovò a trascinare le compagne da una giostra all’altra, felice come non mai.
Erano un gruppo molto variegato: oltre a Rouge e Amy (che nonostante le rassicurazioni di sentirsi meglio era ancora piuttosto pallida), Blaze aveva invitato anche un paio di compagne di liceo con cui parlava ancora, Sally Acorn e Mina Mongoose. Le sue ospiti le avevano conosciute alla festa e si erano trovate subito in accordo con loro. La serata procedeva allegra e spensierata, e sembrava che nulla potesse turbarla.
Poi Blaze vide Silver.
Era a una manciata di metri di distanza, ma non l’aveva notata: era impegnato a parlare con Dodgeball, che gli teneva la mano. Rideva. Quella risata le fece salire il cuore in gola.
No. Qualunque cosa fosse che la tormentava, non era un’illusione.
Non sapeva che Silver, giorni prima, alla festa, si era sentito praticamente allo stesso modo.
Lei rimase a guardarlo per diverso tempo, sorda alle risate delle sue amiche, prima che il ragazzo alzasse lo sguardo e la vedesse. Spalancò gli occhi per la sorpresa, ma si avvicinò con passo abbastanza fermo.
- Ciao – disse, la voce appena udibile nel baccano della folla.
- Ciao – replicò Blaze, nello stesso tono. Due sussurri nascosti nella massa. Un incontro intimo sotto gli occhi di tutti. C’era qualcosa di...sacro in tutto questo. Non aveva mai sentito niente del genere prima.
- E’ tanto che...non ci si vede.
- Già. – La ragazza resistette alla tentazione di allungare la mano e toccarlo, eliminando le distanze. Sarebbe stato inopportuno. Invece si sforzò di distogliere lo sguardo da lui e sorridere a Dodgeball, sperando di sentirsi un po’ più...normale. – Ciao, Dodge!
- Ciao! – Rispose il bambino, che scoppiava di gioia. – Sai che andiamo a prendere lo zucchero filato?
- Davvero? – Blaze tornò a voltarsi verso Silver, che alzò le spalle con un mezzo sorriso.
- Non è che abbia avuto molta scelta.
- Immagino. Beh, sapete cosa vi dico? Lo zucchero filato è un’ottima idea. Perché non vediamo se anche le mie amiche ne vogliono uno?
- Sì! – Dodgeball infilò la mano libera in quella di Blaze con immensa naturalezza e iniziò a trascinare lei e il fratello verso il gruppo di ragazze. La giovane e Silver si scambiarono un’occhiata, poi scoppiarono a ridere. Era impossibile resistere. La scena era troppo adorabile.
- Ragazze, lui è Dodgeball, uno dei miei più grandi amici – proclamò Blaze in tono solenne, quando ebbero raggiunto le altre. Poi agitò la mano fingendosi noncurante. – Ah, e lui è Silver. Suo fratello. Fingetevi carine anche con lui.
Dodge ridacchiò, estasiato dal teatrino. Silver fece un leggero sorriso e salutò con la mano libera, imbarazzato. Amy e Rouge fecero un cenno di riconoscimento, ma Mina e Sally, che non avevano mai conosciuto i due fratelli, li salutarono con più calore, rimanendo estasiate soprattutto da Dodgeball. D’altro canto, chi non sarebbe stato affascinato da un bambino di sei anni che, liberata la mano dalla stretta del fratello maggiore per stringere la loro, con aria terribilmente seria?
- Fra l’altro, Dodge mi ha anche suggerito di andare a cercare un po’ di zucchero filato per addolcire la serata. Che ne pensate?
Fu decretata all’unanimità un’ottima idea, che le spinse a cercare il chiosco di zucchero filato più vicino. In fondo, nel cuore erano ancora tutte bambine, che non avrebbero mai detto di no a dei dolci.
Procurata una buona dose di zucchero a tutte le ragazze e a Dodgeball (che si rifiutò di tenere ancora per mano chiunque, per potersi dedicare completamente al proprio tesoro), Blaze aspettò che Silver fosse distratto con l’aiutare il fratello per pagare per tutti. Non voleva mettere in imbarazzo l’amico, ma nemmeno farlo pagare se poteva evitarlo, sapendo che i soldi per lui erano sempre un problema. Quando il ragazzo alzò lo sguardo e si accorse della sua mossa, lei frenò la protesta sul nascere alzando una mano. – Offro io. Mi sento in vena di comprare cibo a mezza città tanto sono felice.
- Io... – Silver si interruppe, abbassando la testa. – Grazie.
- Niente facce lunghe. – Meravigliandosi della propria audacia, Blaze staccò un pezzetto dalla propria massa di zucchero filato e lo allungò verso di lui. – Assaggia.
Lui le prese il brandello di mano e se lo infilò lentamente in bocca, sempre evitando il suo sguardo.
- E’ buono, no?
Silver annuì. C’era qualcosa che non andava. A prescindere da tutto, sembrava distratto, assente. Più in imbarazzo del solito. E lei era preoccupata. Non voleva che gli accadesse qualcosa di grave. - Silver, va...va tutto bene?
Il ragazzo scrollò le spalle e si spostò di lato per far passare un gruppo rumoroso di adolescenti, approfittando dell’interruzione per raccogliere le parole. – Certo. E’ solo...un periodo stancante.
- Sicuro? – Blaze allungò una mano, fermandosi a pochi centimetri dalla sua spalla, incerta nel toccarlo. – Posso...posso fare qualcosa?
Prima che lui potesse rispondere, la voce di Mina risuonò nelle loro orecchie. – Ehi, dov’è finito il bambino?
La testa di Silver si sollevò di scatto, ed entrambi iniziarono a guardarsi intorno freneticamente. Dodgeball non si vedeva da nessuna parte. Era scomparso fra la folla.
- Dev’essersi allontanato di qualche metro e poi non ci ha più trovato. Magari i ragazzini di prima si sono messi in mezzo – disse Blaze, sbirciando fra le persone. Vide Silver impallidire e si affrettò a proseguire. – No, no, non andare nel panico! Non può essere andato lontano. Lo troveremo subito. – Si voltò verso le sue amiche, che erano rimaste immobili, dubbiose sul da farsi. – Restate qui. Se lo vedete, chiamatemi. Noi iniziamo a cercarlo.
Prese Silver per la mano, ignorando qualunque emozione improvvisa per il bene dell’emergenza, e lo trascinò nella direzione in cui ricordava di aver visto Dodge l’ultima volta. Intanto continuava a parlare, sperando di infondere più calma, e contemporaneamente a girare lo sguardo ovunque potesse. - Vedrai, non può essere lontano. E’ piccolo, non si metterebbe a girare tanto. Gli hai spiegato cosa fare in questi casi, vero?
- Deve cercare un poliziotto, o, o qualcosa del genere, ma non c’è nulla del genere qui. – Stava praticamente tremando. Doveva essere davvero protettivo con il fratellino, e sembrava una persona che si agitava facilmente in ogni caso. Continuava a parlare senza sosta, quasi fuori controllo. – Io non lo pensavo davvero, lo giuro, ho pensato una volta sola che ora senza lavoro sarei stato meglio senza di lui, ma non ci credevo, per favore, per favore...
- Frena, frena, frena. – Blaze inchiodò e lo costrinse a fermarsi, guardandolo fisso negli occhi. – Non ho idea di cosa tu stia dicendo, ma se pensi per un secondo che sia colpa tua se si è perso ti prenderò a sberle. Non puoi andare nel panico. Ora dobbiamo cercarlo.
- Dovevo fare più attenzione.
- Smettila. – D’impulso gli afferrò anche l’altra mano ( il suo zucchero filato era andato perso chissà dove) e la strinse. – Respira. Guardati intorno. E’ l’unica cosa che devi fare.
In quel momento una voce squillante si fece sentire sopra il brusio della folla.
- Silver! Siiiilveeer!
Si voltarono in perfetta coordinazione e videro Dodgeball che agitava una mano nella loro direzione, seduto sulle spalle di un grasso cuoco da bancarella.
Silver sparì dal fianco di Blaze e si precipitò verso il fratello, strappandolo dall’uomo e stringendolo fra le braccia come se non lo avesse visto per anni. Raggiungendolo, Blaze lo sentì balbettare per l’entusiasmo: – Grazie, grazie, grazie, avevo paura di averti perso, dove diavolo eri andato...
- Non ti trovavo più, e tu mi dici sempre di cercare qualcuno che conosce il posto, quindi ho chiesto al signore se mi aiutava e lui mi ha detto di guardare se ti vedevo!
- Sei stato bravissimo, Dodge. – Silver si rivolse al cuoco. – Grazie, signore, grazie davvero.
L’uomo spazzò via i suoi ringraziamenti con un gesto della mano e tornò a dedicarsi ai suoi clienti. A quel punto risuonò un gran botto, seguito da un lampo di luce. - Stanno per cominciare i fuochi d’artificio – disse Blaze, accarezzando la testa ricciuta di Dodge mentre una ventata di sollievo la riempiva. – Inutile cercare di muoversi ora, ci sarà più agitazione che mai.
Silver annuì. – Dì solo alle tue amiche che il problema è risolto. E...grazie di avermi aiutato.
- Dovere, non credi?- La ragazza inviò un veloce messaggio a Rouge, poi si infilò di nuovo il telefono nella borsa e alzò lo sguardo, decisa a ottenere una risposta per qualcosa che gli aveva sentito blaterare prima e che non aveva potuto considerare all’istante. – Potresti solo spiegarmi una cosa?
- Certo.
- Cosa significa esattamente ora che sono senza lavoro?
Il giovane raggelò, poi chiuse gli occhi, un’espressione pentita sul volto. – Non dovevo dirlo ad alta voce. Ti prego, ti prego, non devi dirlo a nessuno.
Blaze aspettò la sua risposta con ansia crescente, mentre altri due botti esplodevano nel cielo. Silver sospirò, pesante e stanco. – Il Diner chiuderà. Non ci sono abbastanza clienti.
Tutto si era aspettato, tranne quello. Lo guardò con gli occhi sgranati, attonita. – Sei sicuro? Non si può fare nulla? – Sarebbe stato terribile, per i clienti abituali come lei, per Mercedes, per Tikal...per Silver, che non avrebbe più guadagnato nulla.
- Temo proprio di no. Ma per favore, non avrei dovuto dirtelo, Mercedes me lo ha confidato in segreto, ti prego.
- Tranquillo. Puoi...puoi fidarti di me. – Seguendo l’ennesima decisione impulsiva della serata, Blaze infilò il braccio nell’incavo del suo gomito e appoggiò la guancia alla sua spalla, sperando di trasmettere tutto il suo dispiacere e il suo conforto con quel contatto strano e intimo per loro. – Mi dispiace, Silver.
Lui annuì, e i due rimasero lì, a guardare i fuochi d’artificio insieme a un Dodgeball ignaro di tutto, ma senza l’entusiasmo delle persone che li circondavano.
D’un tratto, tutta l’allegria della serata aveva abbandonato anche Blaze.
 
Ormai dovrei aver imparato a non dire "il capitolo arriva presto", perché poi in mezzo succedono sempre cose e non riesco ad aggiornare. Che tristezza. Confido nella vostra pazienza e nelle vostre recensioni, perché anche se non rispondo (grazie al tempo assente e alla fantastica connessione del mio computer) le leggo tutte e mi illuminano la giornata. Seriamente.
Ciao popolo. Vogliatemi ancora un po' di bene, se potete.
^Ro
  
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