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Autore: Ammie    25/02/2016    3 recensioni
Una storia che emoziona, che appassiona, che fa sorridere, che fa sognare e che ha a che fare con la cucina.
Sto parlando di Tadashi e Akira. La loro storia vissuta dal punto di vista della ragazza, che seppur con un temperamento aggressivo si sente persa negli occhi scuri del fidanzato.
Tra i veloci battiti dei loro cuori si presenteranno vari ostacoli, alcuni molto difficili da superare. Solo di una cosa sono certi: del forte amore che li lega...
Riusciranno a restare uniti oppure si arrenderanno alle prima difficoltà?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akira Todo, Tadashi Karino
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Due tipi di rivalità.
 
-Ho capito…- sospirò beata, chiudendo gli occhi.
Il moro fece cadere anche l’altra spallina, tornando a baciarla dolcemente. –Sei bellissima questa sera, donna orso- sussurrò dopo qualche attimo.
Lei arrossì: quel gesto e le sue parole, specialmente donna orso, lo doveva ammettere, l’avevano emozionata tanto che il cuore le batteva all’impazzata. Prese la mano di Tadashi, portandola al petto. –Lo senti?-
-Sì…- posò la sua fronte contro quella di Akira. Chiuse gli occhi. –Voglio essere l’unico ad avere quest’effetto su di te…-
 
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-Scusa, Shou- domandò Akira. La ragazza si avvicinò all’amico d’infanzia, seguita ovviamente da Tadashi. –Posso disturbarti un attimo?-
-Certo, Aki- le sorrise, allontanandosi dalle ragazze con cui stava chiacchierando.
-Non vorrei essere maleducata, ma…- si morse il labbro, nervosa. –Ecco, non sapevo che anche tu fossi stato invitato…-
-Beh, ne ho sentito parlare e ho pensato di venire spontaneamente- guardò il moro, sorridendo falsamente. –È per una buona causa, non credi?-
-Certo- rispose. –Ma credo che a volte si debba riflettere sul perché di serate come questa- si avvicinò a lui, senza troncare il contatto visivo. –Lo scopo di questa serata è di aiutare i meno fortunati, non esibirsi e fare colpo- Era sottinteso che gli stesse chiedendo di farsi da parte.
Shou sorrise, guardando la sua amica dolcemente. –A proposito- prese la mano della ragazza e le baciò il palmo, come facevano da piccoli. –Sei bellissima questa sera- disse, sfidando la pazienza dell’altro.
-Grazie…- sorrise imbarazzata e a disagio per la situazione. Si trovava letteralmente tra due fuochi, ne era consapevole. Tuttavia ciò che la spaventava di più era la mostra d’arte che aveva visto insieme a Shou: temeva che se fosse venuto fuori l’argomento, lei e Tadashi sarebbero ripiombati nel caos, a causa di un’altra lite. Forse avrebbe dovuto dirglielo prima, in modo da evitare altre inutili incomprensioni. I due nel frattempo avevano ripreso a parlare, ma lei, troppo assorta nei suoi pensieri, non aveva prestato attenzione.
-A dire il vero no- disse Shou. –Non so cosa tu voglia insinuare, ma io aiuto le persone. Quando c’è qualcosa che non va, bisogna estirpare l’erba secca. Capisci cosa intendo?- fece un ghigno.
-Hai mai pensato che quell’erba può tornare di nuovo verde?- Tadashi bevve un sorso del suo champagne, gustandosi lentamente le frecciatine velenose che gli tirava.
L’altro, però, non era da meno. –A volte si è offuscati da ciò che si vuole, senza pensare a cos’è meglio realmente-
-Se allargassi di più i tuoi orizzonti, potresti vedere altra erba da annaffiare… Senza concentrarti su una sola-
-Io credo che…
-Tadashi- irruppe la ragazza. Non ne poteva più di quella stupida conversazione. –Potremmo andare fuori, nella terrazza? Avrei bisogno di tranquillità, e in mezzo a tutta questa gente…- lo supplicò. Avrebbe raccontato al suo ragazzo della mostra e lui avrebbe capito. Almeno sperava. –Scusaci, Shou. Andiamo a prendere una boccata d’aria- sorrise educatamente.
-Nessun problema- disse, lanciando poi uno sguardo fugace al decolté della giovane.
I due si allontanarono velocemente dalla sala, Tadashi con la mano sulla schiena della fidanzata. Appena chiusero le porte alle loro spalle, il silenzio della notte e la bellezza delle stelle li accolsero a braccia aperte, lasciandoli di stucco come al solito. La terrazza dell’edifico non era molto grande, ma le piante rampicanti le davano quel fascino a metà tra antico e romantico.
Lei si appoggiò alla ringhiera, alzando lo sguardo verso il cielo. Sospirò. –Siete proprio amici, voi due-
Tadashi la seguì a ruota, ammirando la notte come lei. –Scusami…- finì il calice, prima di posizionarsi dietro ad Akira e circondarle la vita con le braccia. –Vieni qui. Fa freddo-
Si girò, accettando di buon grado l’abbraccio del moro. poggiò le testa sul suo petto e prese un respiro profondo. Lei non aveva fatto niente di male a quella mostra, ma il suo ragazzo cosa avrebbe detto? –Tadashi, ti devo dire una cosa-
-Dimmi- sussurrò, stringendola a sé. Dal tono che stava usando non si preannunciava niente di buono.
-Giorni fa sono andata con Shou a una mostra- nascose di più il volto nel suo petto, agitata. –So che probabilmente avrei dovuto dirtelo prima, ma abbiamo solo parlato d’arte e non mi sembrava niente di che-
Il ragazzo restò momentaneamente immobile: non sapeva cosa dire. Conosceva la sua grande passione per la materia, ma non si aspettava che fosse uscita con lui. Tuttavia stavolta era calmo: se glielo aveva detto di sua volontà, allora non era accaduto nulla per cui preoccuparsi. Lei voleva essere trasparente, e di questo ne era più che felice.
-Tadashi?- lo chiamò. Aveva il cuore a mille nell’attesa di una sua risposta. Stava iniziando a preoccuparsi, ma non sapeva che fare.
L’altro sorrise, continuando ad abbracciarla. –Com’è stata?-
Akira lo guardò cercando qualche traccia di pericolo, ma niente. Sorrise di rimando. –Bella- disse semplicemente, felice per le sue parole calme e non sospettose.
A un tratto le porte si aprirono, rivelando alcune coppie che, come loro, erano uscite per cercare un po’ d’intimità.
-Torniamo dentro- disse il moro. –Ti va di mangiare qualcosa?-
La coppia sciolse l’abbraccio, ma non si lasciarono le mani.
Akira arrossì. Quel gesto aveva molto potere su di lei. –D’accordo-
 
Akira Todou non era di buon umore quella mattina. Nonostante alcuni giorni prima, alla serata di beneficenza, fosse tornata a sorridere come un tempo, quella mattina si era svegliata con il piede sbagliato. Non sapeva perché, ma nemmeno preparare lo spuntino alla S.A. non l’aveva aiutata. La causa di tutto era Lydia, che aveva ricominciato a stuzzicarla come al solito. Non stava più addosso Tadashi: stavolta se la prendeva direttamente con lei. Anche durante le lezioni pomeridiane obbligatorie non faceva altro che scocciarla, ma almeno adesso non se la prendeva come settimane prima.
Alzò lo sguardo, trovandola disgustosamente civettuola sia nel modo di fare, che in quello di vestire: nonostante la scuola obbligasse gli studenti a indossare una divisa, lei riusciva sempre ad attirare l’attenzione, aprendo alcuni bottoni della camicetta o accorciando giorno dopo giorno la gonna. Lei non era il tipo da ricorrere a questi trucchi per esibirsi, eppure invidiava quel suo fare seduttore e il sentirsi a proprio agio con il suo corpo. Spostò lo sguardo su di se. La camicetta allacciata fino al penultimo bottone non era certo di aiuto. Non aveva mai provato disagio nel guardarsi allo specchio, ma non aveva neanche mai avuto la sensazione di sfruttare al meglio le sue curve, se non per le occasioni davvero importanti.
Dopo qualche minuto la campanella finalmente suonò, liberando la povera Akira dal caldo cocente di quell’aula. Non appena uscì dal cancello della scuola ordinò al suo autista di portarla nel centro città. Un po’ di compere l’avrebbero certamente tirata su di morale.
 
Sebbene dopo due ore si trovasse in una lussuosissima boutique dallo stile ricercato, Akira non sapeva che fare: aveva provato più di trenta capi in diversi negozi della zona, ma nulla era riuscita a colpirla davvero. E nemmeno ora, con uno dei vestiti più costosi in circolazione, si sentiva a suo agio.
-Assolutamente no! Ma che cos’hai in testa?-
Una voce squillante attirò la sua attenzione costringendola a girarsi. Nientemeno che Lydia, le braccia incrociate al petto, la stava fissando con attenzione.
Akira sbuffò. –Che ci fai qui?-
Le mostrò alcune buste che teneva in mano. –Shopping. Non si vede?-
-Mmh…- mugugnò, tornando a guardarsi allo specchio e ignorandola.
La rossa però non dava cenno di resa. –Devi andare in una casa di riposo, forse?-
Ebbe quasi la tentazione di girarsi, ma non lo fece. –Lasciami in pace-
-Scusa!- alzò le mani in segno di resa. –Guarda un po’, quando si prova ad aiutare una persona…-
-Tu che aiuti me?- domandò irritata.
-Smettila di fare la vittima. Tutti hanno capito che Tadashi ha occhi solo per te- sbuffò, ravvivandosi i capelli. –Comunque, quel coso che hai addosso è orribile-
-Questo è un…-
-Si, lo so. È una marca molto famosa- rise. –Ma non è quello che vuoi, a giudicare dalla tua espressione-
La giovane cuoca rimase stupita. –Beh…- tornò a guardarsi allo specchio incerta. –A me piace-
-Certo- disse sarcastica.
-In ogni caso…- riprese a parlare. –Non sono affari tuoi-
Lydia le si avvicinò, studiando l’abito che l’altra indossava. –È troppo largo sui fianchi e decisamente troppo lungo per i tuoi trent’anni-
-Ne ho diciassette-
La rossa si scusò ironicamente. -Ops! Errore mio. Ora muoviti- Poi, come un lampo, la fece tornare nella divisa scolastica e la trascinò fuori dal negozio, portandola poi in un piccolo negozio in cui non era mai entrata.
-Dove siamo?- chiese spaesata.
La fece entrare in un camerino. -La principessa è troppo abituata alle boutique d’alta classe?-
-Lydia…- la ammonì.
-Zitta e provati questi- ordinò, dandole alcuni capi.
 Akira sospirò ma si cambiò ugualmente, un po’ perché era curiosa di vedere cosa aveva scelto Lydia, un po’ perché si era rassegnata a quella giornata di shopping con il nemico. Uscì dal camerino poco dopo, strabuzzando gli occhi: davvero si era provata una cosa del genere? Si guardò allo specchio più e più volte, incredula del risultato. -Perché lo stai facendo?- chiese a un tratto, guardandola di riflesso nello specchio.
L’altra restò un momento immobile, ma poi fece spallucce. –Mi annoio- Le sistemò attentamente  il vestito. –E poi…-
Akira la guardò immobile, aspettando le sue parole.
-Ormai ho capito: Tadashi ha chiarito la questione. Un altro due di picche per me- sorrise poi in modo triste.
Deglutì. Un po’ le dispiaceva, perché solo ora riusciva a sentire la malinconia nella sua voce. –Io… Mi spiace che tu stia così male…- disse, non sapendo che altro fare.
Ci pensò su prima di aprire bocca. –Non fa niente. Stai molto bene. Abbinaci queste scarpe- continuò, mostrandole un paio di tacchi vertiginosi.
-Uhm…- Akira la guardò stupita, ma poi l’istinto le disse di sorridere sinceramente. –Grazie, Lydia-
All’inizio la ragazza ricambiò il sorriso, ma poi prese le sue cose di fretta. -Non mi ringraziare. Noi due siamo sempre rivali- borbottò. –Più corto è, meglio è- le ricordò, prima di uscire dal negozio.
Akira rimase sbalordita: aveva capito che in fondo anche Lydia era una brava persona, a modo suo. La giornata iniziava finalmente a migliorare.
 
Tadashi era seduto su una panchina del centro, aspettando che la sua ragazza si facesse vedere. Poche ore prima lo aveva chiamato, dicendogli che quella sera aveva voglia di uscire. Lui era subito rimasto colpito dal suo modo di fare perché Akira adorava programmare le cose in anticipo, ma non si era affatto lamentato: aveva la possibilità di passare del tempo in più con lei. Sorrise a quel pensiero, passandosi una mano tra i capelli. Aveva optato per dei pantaloni scuri e una camicia bianca, abbinata al solito giubbetto in pelle. Aveva persino notato le occhiate di alcune ragazze, ma a lui non importava.
A un tratto, da lontano, notò un volto familiare, quello di Akira. Il cuore accelerò il ritmo, gli occhi fissi su di lei. Si alzò sorridendo, muovendo la mano per farsi notare tra la folla. Era semplicemente sensazionale: i capelli erano mossi, liberi di scivolare sulle spalle nude; le labbra rosse supplicavano di essere baciate il prima possibile; un vestito nero e corto, anzi cortissimo, la fasciava sensualmente; i tacchi alti le mettevano in risalto le gambe magre e perfette. Attirò in breve tempo lo sguardo di vari ragazzi.
-Ciao- disse, deliziosamente arrossita.
-Ehi…- abbassò in modo furtivo lo sguardo sul morbido seno, ma poi trovò i suoi occhi. - Chi devo ringraziare per tutto questo?- domandò attirandola a se, incendiando con lo sguardo un tipo dietro di lei.
Gli schioccò un bacio sulle labbra. –Lydia. Ti spiego dopo, a cena- continuò, tirandogli la mano.
Per un attimo Tadashi rimase incantato dalla vista del suo fondoschiena, ma poi si costrinse a seguirla. Avrebbe dovuto aspettare il dessert per certe cose.

 
 
 
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