Una nota, un’altra e
insieme a loro il volume si alzava. Dovevo smetterla di impostare come
sveglia
gli AC/DC. Stropicciai gli occhi strofinandoci le mani sopra e poi
tentai di
aprirli, il sonno ormai mi aveva abbandonato e solo come ultima cosa
notai il corpo
appoggiato al mio fianco che si stiracchiava e mormorava sillabe
incomprensibili. Mi sedetti sul materasso e anche gli occhi color
caramello di
Ashley si aprirono posandosi su di me, mi sorrise ed io ricambiai.
Aveva i
capelli spettinati, come me del resto. Gli sorrisi ancora e poi tentai
di
scendere dal letto, una volta che i miei piedi toccarono il pavimento,
mi
stiracchiai alzando le braccia.
-Vado a farmi
una doccia.- dissi
appoggiando le mani al letto. Ashley si sedette e la maglia gli
scivolò verso
l’alto, lasciandomi intravedere un tatuaggio che non sapevo
avesse. Quando si
accorse che gli stavo guardando l’addome si coprì
e annuì.
Entrai in bagno,
mi spogliai e poco dopo l’acqua tiepida mi
aveva svegliato completamente. Rimasi sotto il piacevole calore che
l’acqua mi
donava per una decina di minuti poi uscii e mi accorsi di non aver
preso il
cambio, ma solo i boxer. Sospirai e uscii dalla stanza, sentivo lo
sguardo di
Ashley sulle spalle, ma non mi girai finché non fui coperto
e il castano scappò
con gli occhi a fissare il cielo azzurro che si vedeva dalla finestra.
-Vuoi farti
anche tu la doccia?-
Chiesi avvicinandomi al ragazzo ancora nel letto.
-Sì,
se non è un problema.- Lo lasciai andare in bagno e
scesi in cucina a preparare qualcosa come colazione. Mia madre e Tom
sarebbero
dovuti tornare oggi, avevo programmato di chiedere se Ashley poteva
restare da
noi. Quando sentii il ragazzo scendere dalle scale misi sul tavolo una
tazza di
caffè e dei biscotti.
-Grazie..- Anche
lui non era di molte parole al mattino e
gliene ero grato, perché di tenere una conversazione a
quell’ora non ne sarei
stato entusiasta. Decidemmo di andare a piedi fino a scuola, anche se
l’autobus
sarebbe passato regolarmente.
Appena
arrivammo
davanti all’edificio color crema, vidi Jake, Cc e Molly che
mi salutavano. Il
ragazzo di fianco a me camminava guardandosi in giro alla ricerca di
qualcuno,
Ronnie immaginai, ma non l’avevo visto.
-Andy!- La
ragazza mi venne incontro abbracciandomi stretto,
io ricambiai.
-Amico andiamo
nella nostra aula?- sorrisi ai miei amici e
lasciai che Ashley ci seguisse nell’Aula di musica.
-Che posto
è questo?- mi chiese il castano guardandomi
interrogativo.
-L’aula
dove facciamo delle specie di prove per una futura
band..- gli sorrisi e mi sedetti sul pavimento di legno. Cc era
già seduto
sullo sgabello davanti alla batteria e Jake aveva in braccio la sua
chitarra.
-Tu cosa suoni
Andy?- mi chiese Ashley. Io gli sorrisi e m
schiarii la voce.
-Io canto.- la
bocca del ragazzo di fianco a me si aprì in
una piccola “o” ed io ridacchiai.
I miei amici si
guardarono poi il loro sguardo si spostò su
Ashley.
-Non ci siamo
presentati, scusaci.- disse Jake. –Io sono Jake
Pitts e lui è Christian Coma.- si
fermò
e poi una voce leggera si lamentò. –E lei
è Molly Parkinson.-
-Lo so, vi
conosco.- rispose il castano guardando i tre che
si erano presentati.
-Suoni qualcosa
Ashley?- Chiese Molly sorridendo apertamente.
Il ragazzo annuì.
-La chitarra, ma
preferisco il basso.- Mi chiesi dove fosse
finita la spavalderia di Ashley Purdy, ma era naturale che non fosse a
suo agio,
almeno credevo così.
-Puoi farci
sentire qualcosa?- chiese Cc.
-Ma Cc!- lo
rimproverai, non pensavo che ad Ashley facesse
piacere che altre persone lo sentissero suonare, invece il ragazzo mi
stupì e
prese il basso mettendoselo a tracolla.
-Se mi dai la
base Christian vi faccio sentire.- accarezzò le
corde di quello strumento e una volta che il mio amico
iniziò a battere le
bacchette sui tamburi, al ragazzo servirono solo pochi secondi per
decidersi a
seguirlo. Era notevolmente bravo, di quella bravura che non mi
aspettavo
possedesse un ragazzo come lui.
Quando i colpi
finirono e Cc tornò a roteare le bacchette tra
le dita io sorrisi.
-Sei bravo.-
dissi. –Molto bravo.- ripetei e il castano di
fianco a me arrossì, anche Molly aveva applaudito.
-Grazie.-
rispose, avrei voluto dire qualcos’altro, ma la
campanella suonò e ci disperdemmo nelle rispettive classi.
-Aspetta Ash!-
lo chiamai e lui si fermò.
-Dimmi.-
-Vorresti fare
qualche prova con noi?- lui annuì e ci demmo
appuntamento per pranzo nell’aula, sta volta ero sicuro che
saremmo stati soli.
Appoggiai i
libri sul banco dell’aula di Matematica e
sospirai. Mi sentivo stranamente riposato, come non lo ero da qualche
tempo e
la cosa mi piaceva. Era stato imbarazzante svegliarsi di fianco a Andy,
ma girarsi
e vedere i suoi occhi azzurri senza aver paura che saltasse fuori
qualcuno che
ti avrebbe preso a pugni per motivi ignoti, era stato bello.
Rimasi ad
ascoltare la lezione finché degli schiamazzi e una
voce fin troppo conosciuta risuonò nella classe.
-Ho detto che
entro!- Ronnie Radke fece la sua entrata e si
sedette di fianco a me. Sbuffò e si tirò indietro
i capelli scoprendo la fronte
tatuata.
-Mi ha beccato.-
ridacchiai e lo guardai negli occhi
nocciola, non erano da paragonare con la bellezza del blu di Andy.
-Se non ti
sospendono anche questa volta ti offro il pranzo.-
dissi sottovoce.
Insieme
parlottammo tutta l’ora poi ci dividemmo per
un’altra
lezione, quella mattina non ne avevo nessuna in comune con Andy,
infatti, mi
sedetti di fianco a Fleur che continuava a stuzzicarmi accarezzandomi
la
coscia, salendo sempre più. La dovetti fermare con
un’occhiataccia. Non avevo
provato quei brividi che di solito le mani della ragazza mi regalavano
al
minimo tocco, era preoccupante, cosa voleva dire?
All’ora
di pranzo mi sedetti di fianco a Ronnie, ma guardai
silenziosamente Andy per tutto il tempo e quando mi fece un cenno con
la testa
mi alzai e lo seguii fori dalla mensa.
-Vieni, devo
farti sentire una cosa.- la sua giustificazione.
Andammo nella stessa aula di questa mattina e io mi sedetti contro il
muro
mentre lui era in piedi a camminare avanti e indietro.
-Volevo farti
sentire una canzone, ma non so se..-
-Muoviti Andy.-
risposi secco, ma lo guardai con occhi dolci
così si sarebbe deciso.
-Va bene.- mi
diede le spalle per qualche minuto e io
aspettai trepidante che facesse qualcosa, qualsiasi cosa. Si
girò e si avvicinò
ad un piccolo mixer, trafficò con l’oggetto per un
po’ poi si avvicinò al microfono
e io sgranai gli occhi. Stava per cantare.
La sua voce
riempì la stanza e io respirai a fondo. La sua
voce era roca e calda, sentivo un calore riempirmi lo sterno e le mie
guance
scaldarsi come il mio corpo.
-Here we go
Holding onto lies, holding onto ties that vanished
Cut the rope
And fall into the sky, the devil filled our minds with sadness
The world's a gun and I've been aiming all my life
Got something to live for, I know that I won't surrender
A warrior of youth
I'm taking over, a shot to the new world order
I Am Bulletproof-
Rimasi incantato
dalle sue labbra che facevano uscire la sua
voce graffiante. Non uno sbaglio, una stonatura. Niente, e
più lo sentivo
cantare più mi convincevo che avrei passato la vita ad
ascoltare la sua
meravigliosa voce.
-Got something to live for, I know that I
won't surrender
A warrior of youth
I'm taking over, a shot to the new world order
I Am Bulletproof-
La canzone
finì e io rimasi a fissare Andy che si schiariva
la voce e mi sorrideva.
-Dobbiamo
aggiungere la melodia, come ti sembra?- non
risposi, rimasi a fissarlo. Ancora quella strana sensazione che mi
attorcigliava lo stomaco.
-Ashley?-
sbattei le palpebre diverse volte prima di
decidermi a rispondergli.
-è
molto bella.- dissi e
tu hai una voce stupenda pensai, ma non diedi voce a questo
pensiero.
-Grazie..- mi
disse sedendosi al mio fianco. –Ti piacerebbe
entrare nella band?- io lo guardai con gli occhi sgranati.
-Io..insomma,
non so se è il caso..- dissi passandomi la mano
fra i capelli.
-Suoni bene e ci
serve solo un altro chitarrista per
completare.- io sorrisi e annuii, Andy si sedette al mio fianco
appoggiandosi
al muro.
-Jeremy Ferguson
è molto bravo.- il ragazzo al mio fianco si
illuminò.
-Suona la
chitarra?- annuii e mi appoggiai alla sua spalla.
Avevo deciso la scorsa sera che quella posizione con i capelli del moro
che mi
solleticavano gli zigomi era comoda.
-Suona anche il
violino..- dissi chiudendo gli occhi, nella
mia mente la sua voce era ancora vivida. Restammo in quella posizione,
neanche
quando la campanella suonò ci spostammo.
Solo quando
sentii delle voci fuori dalla porta mi spostai ed
Andy fece lo stesso sedendosi dritto contro il muro.
-Dovremmo andare
a lezione.-
Sorrise il ragazzo alzandosi in piedi, mi tese una mano e
io la afferrai
alzandomi.
-Già,
dovremmo, ma io vorrei andare a casa. Ci vediamo?-
aprii la porta e salutai il ragazzo con uno sguardo poi oltrepassai la
soglia e
mi avviai verso l’uscita. Una testa scura come la pece e una
biondo platino
erano in fondo al corridoio e io mi avvicinai salutandoli.
-Ronnie,
Floeur.- dissi avvicinandomi a quest’ultima, le
diedi un bacio sulla guancia e lei come saluto mi abbracciò
stretto.
-Dove sei
stato?- mi chiese il moro con gli occhi ridoti a
due fessure.
-Io..ecco ero..-
cercai di inventarmi qualcosa, ma non mi
veniva in mente nulla.
-Eri con
Biersack vero?- Una pausa. –Quello sfigato. Fai
comunella con quelli ora?- scossi la testa e guardai gli occhi furenti
del mio
amico. -Non provarci Purdy. Hai capito?- annuii e uscii dalla scuola
quasi
correndo.
Perche doveva
essere tutto così difficile? Non potevo
scegliere come gestire la mia vita, era snervante. Camminai a lungo
verso casa,
se potevo chiamarla così. Suonai il campanello e quella che
mi venne ad aprire
era una versione casalinga di mia madre. Strano, non aveva uno di quei
vestitini succinti che a Bill piacevano tanto, ma solo una t-shirt e un
paio di
jeans. Ora che lo notavo l’uomo non c’era.
-Ashley!- mi
abbracciò e mi riscossi dai miei pensieri. –Dove
sei stato? Ero in pensiero.- certo,
valle a raccontare al tuo principe queste cazzate.
-Da un amico
mamma.- dissi entrando in casa. Guardai il
divano sulla mia sinistra e rabbrividii solo a pensare a Bill.
-Tesoro dobbiamo
parlare..- annuii e mi sedetti al tavolo della
cucina insieme alla donna che mi assomigliava così tanto.
-Dimmi mamma..-
le dissi, lei appoggiò la mano sulla mia e la
strinse.
-Tra poco
sarà Natale.- io annuii e ricambiai la stretta.
–Non sarò a casa in quel periodo. Nonna sta male
ed io devo andare da lei.- mi
disse guardandomi negli occhi uguali ai suoi.
-Io dovrei stare
a casa con lui vero?- marcai
quella parola. –Non posso, non rischierò che mi
ammazzi.- le dissi stringendole la mani.
-Non puoi
chiedere a Jeremy?- mi guardò e mi accarezzò una
guancia.
-No, lui ha
già fatto troppo per me. Però..- districai la
mano dalla sua e mi misi a giocare con una ciocca di capelli davanti
alla mia
fronte. –Ci sarebbe questo ragazzo che si è
offerto di aiutarmi, non sarei
neanche lontano da qui.-
Lei mi
guardò dubbiosa. –Ronnie?-
appoggiò il viso alla mano spostandosi la
frangetta di lato.
-No, il nostro
vicino, Andy.- lei mi guardò come spaventata.
-Ashley, se Bill
ti vede con lui..lo sai!- io annuii e
rimanemmo in silenzio per qualche minuto poi sentimmo il rumore del
motore
della macchina che si parcheggiava nel vialetto. Io mi alzai
velocemente e
salii le scale. Mi chiusi in camera e uscii dalla finestra, sul tetto,
cercai
di scivolare sul lato della casa e quando ci riuscii mi sedetti contro
il muro.
Mi ricordai una
cosa. Quella sera ci sarebbe stata la festa
di Ronnie e io sarei dovuto andare. Era presto quindi decisi di suonare
il
campanello a Andy. Aspettai che i passi famigliari giungessero vicino
alla
porta poi due occhi azzurri mi sorridessero.
-Ehy.- dissi e
lui mi fece entrare. –Devo parlarti..- lui mi
fece cenno di seguirlo. Salimmo in camera sua e ci sedemmo sul letto
sopraelevato, contro la spalliera.
-Dimmi.-
appoggiò la spalla alla mia e girò il viso per
guardarmi.
-Devo chiederti
un favore enorme.- lui mi sorrise e io mi
sentii sciogliere. –Mia madre non sarà a casa
nelle vacanze di Natale e io
dovrei stare a casa con Bill.- lui mi fermò ancora prima che
io potessi finire.
-Starai qui, non
puoi stare a casa con quel pazzo.- sospirai
e lui mi appoggiò la mano sulla spalla.
–Tranquillo, ho parlato con i miei
appena sono tornati.- Ah.
–Mi hanno
detto che puoi stare quanto vuoi.-
-Grazie Andy..ti
devo molto più di un favore per questo.-
dissi e lui mi sorrise di nuovo. Era come se quel sorriso non volesse
abbandonargli le labbra e ad essere sinceri non volevo lo facesse.
Dovevo
tornare a casa e prendere i vestiti che mi sarebbero serviti in quelle
due
settimane e per la seconda volta mi scordai della festa di Ronnie,
finchè
quest’ ultimo mi chiamò strillandomi dietro io me
ne dimenticai. Ormai avevo
promesso ad Andy di aiutarlo a sistemare le varie action figure quindi
declinai
la richiesta del mio amico e tornai a guardare il ragazzo nella stanza
con me
che si muoveva freneticamente con delle borse tra le mani.
-Andy, tu sei
fissato!- dissi ridacchiando. Lui si sedette
sul pavimento e guardò attentamente ogni oggetto buttato in
terra prima.
Avevo conosciuto
i suoi genitori. Sua madre era simpatica:
una donnetta alta e snella con gli occhi azzurri, come il figlio,
mentre l’uomo
era il suo compagno. Aveva un bell’aspetto ed era simpatico.
Stare il quella
casa era piacevole, ma sentivo la voce di Bill ogni tanto e
l’ansia si
impossessava di me, Andy se n’era accorto e mi aveva stretto
a lui in un
abbraccio.
Eravamo passati
dal riordinare al
guardare un film horror. A nessuno dei due interessava davvero o almeno
speravo, stavo notando solo la sua testa appoggiata alla mia e le sue
dita che
mi pizzicavano il braccio ogni volta che in un momento di suspance
succedeva
qualcosa che lo spaventava. Andy e io eravamo amici, certo, ma si stava
creando
qualcosa che non avevo mai provato con nessuno e ne ero terrorizzato.
Dopo quella sera
passata con Ashley non volevo più che se ne
andasse infatti era qui da due settimane ed erano appena iniziate le
vacanze
natalizie. Mancavano pochi giorni a natale: io, Ash e gli altri avevamo
programmato di passarlo a casa mia con i miei. Mia madre era felice, mi
ero
fatto degli amici e mi guardava dolcemente ogni volta che rientravo a
casa con
Ashley. Mi aveva anche detto “Andy, sono così
fiera di te.” Probabilmente
pensava che avessi superato tutta la faccenda di Miles, solo alla
pronuncia di
quel nome un retrogusto amaro appariva nella mia bocca. Non sapeva che
ogni
volta che camminavo nel corridoio, di scuola, e li sguardi si posavano
su di me
io mi sentivo in trappola. Come se qualcuno volesse saltarmi addosso e
farmi
male.
Ashley stava
aiutando mia madre a mettere i piatti nel
mobiletto, diceva di volerlo fare per sdebitarsi. Si sentiva un peso
per noi,
ma io gli avevo ribadito che non doveva pensarlo. Ogni volta che mi
sdraiavo
sul letto con lui e ci appoggiavamo l’uno all’altro
sentivo che un pezzetto
dopo l’altro stavo cedendo. Mi attirava quel ragazzo,
focalizzava la mia attenzione
su di lui. Avevo scoperto che aveva diversi tatuaggi, come me del
resto, uno
sullo stomaco e delle stelle sul braccio. Lo osservavo e lui mi
sorrideva come
se fosse stata la cosa più normale del mondo trovarsi a
dormire con un tuo
amico per qualche giorno di troppo.
Il peggio
però venne dopo natale. Io e Ashley tornavamo da
casa Pitts, la cena era stata fantastica e l’allegria era
palpabile tra le mura
di casa. Tutti si sorpresero compreso il mio coinquilino che sembrava
il più
stupito di trovare Jeremy sul divano accanto al nostro amico. Ci furono
partite
a scacchi, alla play station e tante chiacchiere che durarono fino a
mezzanotte
passata quando Molly mi chiese di accompagnarla a casa, io ovviamente
accettai
e insieme ad Ashley ci incamminammo verso la spiaggia.
Dopo aver
accompagnato la ragazza di fronte alla porta di
casa sostenni un Ashley leggermente brillo fino a casa nostra.
Nostra..mi ero
così abituato alla presenza del ragazzo che non immaginavo
quanto mi sarebbe
mancato se fosse andato via. Arrivammo davanti a casa
in poco più che venti minuti tra risate
e schiamazzi, era
divertente parlare con
lui. Sentimmo dei rumori, ma non ce ne curammo finchè una
voce rimbombò nella
strada, Ashley si irrigidì e si voltò di scatto,
cosa che feci anch’io.
-Dove stai
andando Ashley?- il ragazzo al mio fianco stava
tremando e quando l’uomo avanzò io gli presi la
mano stringendola forte. –Il
tuo fidanzato, no?- disse guardandomi,
storsi il naso. Il castano stava zitto e immobile, era spaventato. Lo
tirai verso
casa mia sussurrandogli di stare tranquillo, ma l’uomo si
allungò verso di noi
e afferrò Ashley per un braccio.
-Torna a casa,
sai cosa ti succederà per le cazzate che stai
facendo.- le parole venivano dette trascinando le lettere, era ubriaco.
Sentii
la stretta intorno alla mano del castano allentarsi e sparire.
-Mi dispiace
Andy…scusami.- disse allontanandosi da me. Io lo
tirai a me.
-No! Non ci vai
con lui!- camminai velocemente verso casa
chiudendomi poi la porta alle spalle. Ashley respirava velocemente e
sapevo
cosa gli stava succedendo. Un attacco
di
panico.
-Respira con
me..inspira ed espira..- dissi mimando l’azione,
il ragazzo mi prese la mano e la strinse mentre apriva le labbra e
tornava a
respirare normalmente. Lo abbracciai e lui si strinse a me. Non
parlò finchè
andammo in cucina e gli misi fra le mani una tazza di the caldo
ordinando gli
di bere. Quando finì lo portò in camera.
-Andy..- mi chiamò
Ashley.
-Sono qui..- gli
accarezzai il capo, era così vicino. L’avrei
baciato se non fosse stato spaventato a morte. –Vai a farti
una doccia. Cerco
qualcosa per te..- gli sorrisi e Ashley sparì in bagno, poco
dopo sentii
l’acqua scorrere. Mi appoggiai alla parete per qualche
minuto, avevo avuto
anch’io paura quando l’’uomo era spuntato
fuori apparentemente dal nulla. Presi
un paio di boxer e una maglietta che sarebbe stata sicuramente larga al
ragazzo
dietro la porta, ma meglio che nulla. Entrai nel bagno e appoggiai i
vestiti
sul lavello.
-Tutto bene?-
chiesi. Ashley uscì dalla doccia in quel
momento e io gli passai un asciugamano con le guancie bordeaux.
–Ti ho portato
questi.- il castano sorrise e si passò una mano fra i
capelli.
-Grazie Andy,
davvero.- gli sorrisi.
Avevo deciso.
Gli avrei raccontato di Miles, della scuola
dell’autolesionismo e
tutto il resto,
lui ne stava passando così tante e io potevo solo dirgli che
non era solo, che
io ci sarei sempre stato. Il ragazzo uscì dal bagno, ma io
già sul letto. Salì
sulla scaletta e mi raggiunse sedendosi di fronte a me.
-Dobbiamo
parlare.- Ashley annuì e io
mi tolsi la maglia, lui mi guardò interrogativo.
-Cosa ti sei
fatto?- mi chiese
allungando la mano verso le garze.
-Mi sono
trasferito qui perché un ragazzo e la sua banda mi
hanno pestato a morte.- dissi secco guardandomi le mani imbarazzato.
Gli
raccontai delle giornate in ospedale e non mi ero neanche accorto che
le sue
dita erano scivolate nella mia mano e ne stavano accarezzando il palmo.
Stette
zitto e quando finii mi abbracciò.
-Ci sono io, non
ti succederà nulla.- mi sussurrò
nell’orecchio.
Il suo respiro caldo mi accarezzava il collo e avevo davvero la
tentazione di
baciarlo, ma non piacevo ad Ashley, uno come lui non poteva stare con
uno come
me: uno sfigato. Non sapevo da quando avevo iniziato a pensare al
castano in
quel modo, ma in quel momento per l’ennesima volta ci
addormentammo insieme.