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Autore: AndreMCPro    26/02/2016    2 recensioni
E se gli anime, i manga, i libri e i videogiochi non fossero pura fantasia? E se i creatori di tutti questi fossero stati ispirati da qualcos'altro? Immaginate: se esistono infiniti universi, non potrebbero essercene alcuni in cui tutte queste cose, che secondo noi sono frutto della fantasia, esistono davvero? Ma questo vale anche per le fanfiction, milioni di mondi paralleli a quelli delle opere originali.
E se vi siete inseriti nella vostra stessa storia? Ecco cosa è successo a me...
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Alternative Dimensions'
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Alternative Dimensions
Il Diario della Profezia

Cap.40 Mai abbassare la guardia
 
 
«Ebbene, dimmi, missione compiuta?»
«Mancavano venti secondi, mio signore, non potevo immaginare che…»
«Che cosa, che avrebbero disattivato la bomba?»
«Li ho trattenuti il più possibile, pensavo sarebbe bastato…»
Il capo degli oscuri si alza dal suo posto, gira intorno al tavolo e si avvicina tranquillamente al suo interlocutore. Tutti i dodici presenti restano in silenzio a osservare la scena restando seduti al loro posto.
«Non metto in dubbio che tu abbia fatto tutto il necessario… Anzi, ti dirò, hai fatto anche più del dovuto!» Estrae un coltello e lo pugnala alla schiena passando dallo schienale della sua stessa sedia «Non dovevi pensare, dovevi morire lì. Ma poco importa… morirai ora» E gira il coltello nella ferita. Il suo sottoposto lo prende per un braccio a occhi sbarrati per poi esalare l’ultimo respiro. L’assassino afferra il cadavere per la testa e lo lancia in un angolo.
«Che sia di lezione per tutti i presenti. Ora vi presento il nuovo numero 5, che prenderà il posto che si è appena liberato. Sarà lui a proseguire la missione e mi auguro che stavolta vada a buon fine…»Si volta verso il nuovo arrivato, mentre torna al suo posto «…o farai la stessa fine del tuo predecessore»
«Sì signore, avrà quello che chiede entro domani»
 
Scendiamo dalla montagna e torniamo in città. Passo per casa per verificare gli eventi, cioè per leggere il mio diario.
«Seth, aspettami qui. Io torno subito» Lui annuisce e si siede alla sua scrivania in ufficio approfittando del momento per sistemare alcune carte. Io vado nel corridoi e entro nella stanza segreta che Massimo ha costruito per noi. Tra le mie cose prendo il mio diario e do’ una letta veloce a quello scritto nelle ultime due settimane. Tutto conferma le parole di mio fratello: stavo cambiando, anche nel modo di scrivere.
«Cavolo, ma cosa mi sta succedendo…?» Con sguardo triste e abbattuto raggiungo Seth che mi guarda perplesso.
«Cos’hai?»
«Niente» Ringhio, e lui si tira un attimo indietro. Poi però scuoto la testa e riprendo con più calma. «Perdonami, non ho niente, solo che ho avuto conferma del mio comportamento… anomalo. Dai, forza, andiamo da Marco»
Andiamo a casa del sindaco, o meglio, ora è del Re. Marco ci aspetta, e entrando nell’ex ufficio di Spark trovo mio fratello e Stefano che sono già lì, seduti di spalle.
«Bene, vedo che anche Andrea è arrivato» Massimo alza la testa e poi si mette in piedi, voltandosi. Il suo sguardo è serio, ma non di ammonimento. Forse anche lui non sa come comportarsi.
«Sentite, io devo farvi le mie scuse, e primo su tutti a te, Massimo… non avrei mai dovuto colpirti…»
Mentre ancora sto parlando lui si avvicina e mi da’ un cazzotto sulla spalla, tutti rimangono in silenzio
«Sì, ok, me lo merito» E lui me ne tira un altro «Sì, ok, ho capito, ma adesso inizi a far male!» Alzo gli occhi e vedo di nuovo quel pazzo sorriso che solo lui sa fare, per fortuna. «Lo stai facendo apposta, vero?»
«È tutto ok, Andrea, io so cosa sta succedendo. Ora che sei tornato in te, puoi reagire e contrastare questa situazione fino ad acquisirne il pieno controllo»
«Scusa, tu sai cosa?» Chiede Seth «Non eri nemmeno qui negli ultimi giorni, non sai quello che è successo»
«Scusate ragazzi, ma lui c’era. È tornato in città dopo tre giorni e mezzo, è passato a salutarmi e mi ha chiesto di non dirvi niente, per tenere d’occhio suo fratello da lontano» Risponde Marco.
A quel punto inizia Ettore: «Quindi sei stato tu a…?»
«…evitarti un brutto quarto d’ora vicino a quel palazzo?» Conclude mio fratello. «Sì, certo. Tuo padre ti rivuole tutto intero»
«E perché dici che non è colpa mia e che sai cosa mi sta succedendo?» Chiedo, a quel punto.
«La terza notte dalla mia partenza ho avuto visita da un vecchio amico, lo stesso che ti ha consentito di avere quel potere»
«Stai parlando di Notch?» Tutti i presenti rimangono di sasso, anche per il fatto che io l’abbia nominato così come se niente fosse.
«Voi conoscete NOTCH?» Chiede Spark sbalordito, come d’altronde anche gli altri, tranne Marco.
«Beh c’era da aspettarselo… Le loro capacità non sono proprio “umane”»
«E cosa ti ha detto?» Chiedo io tagliando corto.
«Il potere che hai è un potere di Herobrine e come si può facilmente capire non è propriamente buono… Se non controllato ti corrompe dall’interno»
«E allora perché dirlo solo adesso e non prima?»
«Cosa hai fatto di diverso ultimamente?»
Mi tocco il petto rendendomi conto che non ho l’armatura. E da quando me la sono tolta in missione in effetti me la sono rimessa di rado.
«Sì esatto, non la metti da un po’ e grazie a lei il tuo potere veniva placato, ma senza di essa si accumula dentro di te corrompendoti a poco a poco. Ma ora che lo sai, che sei cosciente del pericolo, puoi contrastarlo, diventare più forte e usare i tuoi poteri per costruire, anziché distruggere come Herobrine »
«Ti ha detto tutto questo?»
«Sì, è qualcosa di più, ma non chiedetemi com’è fatto perché non l’ho visto, era seduto nel buio e non si è mai mostrato»
«E come facevi a sapere che era lui, allora?» Chiede Seth.
«Perché, tu sapresti riconoscerlo se lo vedessi?» E lo guarda alzando un sopracciglio. «E comunque so che era lui dai suoi occhi… Non chiedetemi perché, ma sono certo che era lui »
«Bene, allora credo che a questo punto la missione di riappacificazione sia giunta al termine, e con buoni risultati. Giusto, ragazzi?» Afferma Marco sorridendo.
«Sì, sire» Fa’ Massimo girandosi. «Grazie per la pazienza»
«In quanto a te, Ettore, ti invito a fare i bagagli. La tua presenza qui non è più richiesta e anzi si è prolungata anche fin troppo. Mi auguro di poterti rivedere quando verrò a far visita alla tua città e, mi raccomando, salutami quel vecchio brontolone di tuo padre. Sempre sulla sua montagna, giusto?»
«Sì… ma come fa’ a conoscerlo?»
«Oh beh, abbiamo avuto le nostre piccole divergenze da giovani e lui amava quella montagna, ma alla fine ci siamo sempre rispettati. Immagino che sapere che il suo vecchio “rivale” è diventato suo Re lo farà borbottare ancora di più!»
Tutti noi ci guardiamo negli occhi mentre Marco ride beatamente. Un attimo dopo, una voce risuona nella stanza attraverso gli altoparlanti.
«Vedo che qui ci si diverte… Cosa c’è vi siete già dimenticati di noi? Mai abbassare la guardia!»
«Ma chi diamine è che parla?» Chiede Massimo.
«Ah, ma allora siete lenti a capire… pensavo foste più svegli» Tre uomini dell’organizzazione entrano sfondando la finestra per poi posizionarsi alle spalle del neo Re, minacciandolo con un coltello alla gola.
«State fermi o lo uccidiamo sul posto» Sempre la voce dall’altoparlante, ma Massimo mi guarda e facendo un giro rapido capisco cosa vuole fare. Siamo sei contro tre, alla prima occasione dobbiamo metterli fuori combattimento, ma un quarto uomo appare da dietro la porta.
«Beh, perché non ci provi? Vediamo se sei abbastanza veloce per impedire il peggio…» Massimo si ferma e alle sue spalle il quarto uomo gli fa sentire la lama della sua spada sulla schiena.
«Prego, signori, accostatevi tutti alla parete…» Controvoglia facciamo come ci viene ordinato. Massimo tenta di disarmare l’uomo alle sue spalle ma lui lo atterra con un colpo alla nuca facendolo svenire, poi allunga la mano e prende il suo boomerang.
«Questa è un’ arma da cacciatore, quindi noi eravamo la sua preda? Poverino, mi dispiace molto…»
Si volta verso di noi. Incrocio il suo sguardo e sbarro gli occhi.
«Non fategli nulla e ditemi cosa volete! Prendete me!» Il quarto uomo, il capo, fa’ un grande inchino.
«Sire, noi abbiamo già quello che vogliamo, ed è lei. Ora lascerò con loro due dei miei per assicurarmi che non si muovano  e non facciano scattare l’allarme, mentre lei ci seguirà senza fare storie. Prego…»
Il Re Marco segue i due uomini e esce dalla stanza.
«Beh, ragazzi, è stato un piacere!» Fa’ il capo del gruppo «Ovviamente resterei molto deluso se nemmeno provaste a seguirmi ah ah ah ah ah ah!»
E anche lui se ne va. Noi restiamo in compagnia dei due restanti e Massimo è a terra privo di sensi. Se solo si svegliasse ci darebbe l’occasione di disarmarli… un momento, ma è sveglio!
Con un colpo con il pomolo del pugnale stende il primo e con un bel pugno caricato colpisce alla bocca dello stomaco il secondo atterrandolo infine allo stesso modo.
«Ben fatto. Adesso inseguiamoli!» Dice Spark impugnando le armi.
«Provateci se volete, ma è tempo perso» Risponde Massimo frugandosi le tasche.
«Perché dici così?» Replica Sparklez innervosito.
«Non te la prendere, ma sono molto abili a nascondersi, e sinceramente devo ancora capire come fanno. Potete provarci, ripeto, ma è tempo sprecato»
«Saranno già fuori della città» Aggiungo io. Tutti escono di corsa tranne io e Massimo. «Massimo, io quei due occhi… quello sguardo… io lo conosco!» Massimo alza la testa e socchiude gli occhi.
«Sì, è lui, e mi ha lasciato un messaggio. Non è scritto al solito modo e molto probabilmente non ha potuto avvisarmi. Credo che sia nei guai»
«Cosa dice il messaggio?»
«Niente»
«Come niente?»
«Nel messaggio ci sono solo dei numeri, credo coordinate. Non credo che abbia avuto il tempo di scrivere altro… non so cosa troveremo lì, ma sarà meglio prepararsi al peggio»
«Massimo…»
«Sì, lo so, hanno superato il limite. Non dovevano prendere Marco. Pagheranno caro questo affronto, e presto»
«Preparo una squadra di appoggio pronta al recupero, mentre per l’incursione dovremo essere in pochi»
A quelle parole mio fratello alza lo sguardo e mi sorride. «È bello riaverti, fratellino»
  
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