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Autore: ShannaInLuv    26/02/2016    2 recensioni
Tratto dal prologo: " « Te lo dico io, quest’uomo è pazzo! » gridò Naruto Uzumaki, uno dei suoi migliori amici mentre guidava furiosamente ed evitava quei corpi barcollanti e quelle macchine lasciate andare.
« Pazzo sì, ma dobbiamo trovare Sas’ke-kun e uscire di qui. » Se è ancora vivo, ribatté Sakura.
Naruto annuì, strinse gli occhi azzurri fissi sul vetro scheggiato della sua macchina. Erano appena riusciti a prendere la macchina prima che uno di quei cosi li attaccasse. « Speriamo che Hinata-chan sia viva. » "
Quartiere commerciale Shinjuku, Tokyo, il pazzo presidente di turno ha deciso di rinchiudere tutto il quartiere in una misteriosa cupola, all'interno, si trovano uomini che sembrano usciti da un racconto horror di pessimo gusto, appunto gli zombie.
Tra queste vittime-cittadini spiccheranno alcuni personaggi...
Pairing?
SasuSaku, NaruHina, NejiTen, InoShika, e alcune di minor importanza come SuiKa o GaaraMatsu.
Enjoy it! ;)
Shanna
Genere: Avventura, Azione, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Karin/Suigetsu, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Ino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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City of the Dead

Capitolo 3 :Meeting with zombies
«  Sono venuto al mondo con una sei colpi in mano,
dietro una pistola darò l’ultimo sparo. »
[Bad Company]

 


Non ne aveva incontrati altri, Sakura, e per fortuna: non sarebbe riuscita a difendersi due volte; il corpo le faceva ancora tutto male e si sentiva rigida come se avesse ingoiato una fiala di veleno paralizzante. Sarebbe stato comunque meglio, osservò lei.
L’asse di legno l’aveva lasciata, alla fine. Aveva incontrato un gruppo di quegli esseri e si era accorta che la stavano fiutando, poi, aveva gettato a terra l’asse insanguinata per nascondersi più abilmente e si era accorta che quei vermi miravano al sangue sull’asse. Quindi aveva optato di lasciarla lì, anche se naturalmente si sentiva malissimo senza difesa. Non che lei avesse particolari abilità nella difesa, non era la sua amica Tenten di un corso più avanti che frequentava judo ed era abilissima a menare calci e a immobilizzare le persone.
Lei poteva soltanto cercare di schivare tutti quegli orrendi mostri e giocarsela bene, come avrebbe fatto ad una partita di pallavolo.
Sakura socchiuse gli occhi e annusò l’aria stantia. Si trovava in mezzo alla città distrutta del suo quartiere. I semafori continuavano a muoversi – verde, giallo, rosso – ma naturalmente le macchine stavano immobili al centro della strada, con le portiere spalancate e i vetri rotti. Con il davanti o il dietro tamponato. Oppure erano completamente capovolte sulle strisce pedonali. Alcune di esse andavano persino a fuoco, il tenue bagliore li circondava in un lento e pigro ritmo: come se il fuoco fosse troppo spaventato per predominare completamente e far esplodere la vettura.
Sakura arrancò stancamente verso il supermarket dall’altra parte della strada con le finestre spaccate, e nel mentre guardò il cielo: l’azzurro stava per essere sostituito da numerose nuvole e all’orizzonte si vedeva chiaramente che il sole stava tramontando. Però, tutto sembrava, oltre che un intera cupola sovrastasse il quartiere.
All’improvviso, quella mattina, una voce era risuonata per l’intero quartiere di Shinjuku, era il presidente Giapponese, diceva, e che voleva giocare un po’. Poi aveva accennato anche a una casa farmaceutica a rischio biologico che faceva esperimenti per malattie incurabili e ne era uscito in realtà, un virus. Il presidente aveva sogghignato, dicendo che voleva testare il virus, così aveva inglobato un quartiere a caso e ne aveva sparso dei malati di questo virus.
Ovviamente il quartiere a caso era Shinjuku e altrettanto ovviamente, non erano malati normali quelli contagiati da questo virus, bensì una sottospecie di zombie.
Solo una persona malata poteva fare una cosa del genere, aveva obbiettato Sakura. Comunque non ne aveva avuto molto modo di parlarne con qualcuno, visto che in quel momento stava con il suo amico Naruto – e dopo ci fu il susseguirsi di eventi: lo zombie in macchina, l’incidente e lei che perdeva la memoria per qualche istante – e non aveva nemmeno visto Sasuke.
Arrivò dall’altra parte della strada, passando sempre inosservata. C’erano un paio di mostri viventi aldilà di alcune macchine accatastate all’incrocio, però non la fiutarono a quanto pareva. Sakura passò direttamente per una delle finestre rotte, stando ben attenta a non ferirsi, era l’ultima cosa che doveva succedere.
Non sapeva affatto se poteva essere contagioso come nei film però prevenire era meglio che curare, diceva la sua insegnante Tsunade – probabilmente ormai morta anche lei – , anche se Sakura dubitava che in quel caso ci fosse un curare. Se il morso – il sangue, insomma il virus in generale – fosse stato contagioso, dubitava che ci fosse un metodo per uscirne. Se quel presidente era davvero capace di quello, certamente era capace di non creare un antidoto.
Il supermarket era a soqquadro , file intere di scaffali erano gettate a terra, le luci erano del tutto spente eccetto per qualche spioncino rosso d’emergenza che illuminava quanto bastava per non sbattere il naso contro qualcosa.
Sakura avanzò e dopo nemmeno venti passi pestò qualcosa, quel qualcosa si ruppe sotto alla sua scarpa come se avesse pestato un pomodoro. Sentì una lieve pressione e poi il piede affondò. Puntò lo sguardo a terra e quel che vide – anche se vagamente – le fece salire un moto di vomito che a stento riuscì a trattenere. La cosa che aveva pestato e si era ammosciato come un pomodoro marcio era proprio un braccio putrefatto: il proprietario del braccio aveva un corpo scarno, tutto ricoperto di muffa e con gli occhi scavati. La faccia era strappata a morsi.
D’istinto urlò, ma riuscì a soffocare l’urlo tramite la sua mano premuta contro la bocca. Le lacrime le salirono gli occhi e, passando largo con il cadavere, lo superò e si diresse verso alcuni scaffali.
Trovò uno di quei zainetti scolastici economici a ridosso del banco frigo dei formaggi. Proprio lì c’era un odore di marcio, i formaggi erano andati tutti a male e si erano sciolti e puzzavano come liquame organico.
“ Come fa a essere tutto decomposto così velocemente?” pensò la ragazza con le lacrime che le salivano nuovamente agli occhi, questa volta per il tanfo pazzesco che emanava quell’aria. “ Il processo di decomposizione avviene per fasi, inoltre fasi intervallate da un certo proporzionato tempo. Qui, invece, è come se fossero passate settimane anziché appena otto ore.”
Con lo zaino in mano, si avvicinò a diversi scaffali. Ne afferrò qualcosa da ciascun scaffale e lo gettò nello zaino. Afferrò qualche scatolame, anche se non capiva bene cosa fosse, poi afferrò un paio di lattine da bere e tre bottigliette, forse d’acqua forse di gassosa.
Dopo che ebbe riempito lo zaino, se lo caricò sulle spalle e se lo allacciò sul davanti con le apposite cinghie. Pesava un po’, il tutto, ma quel cibo le serviva per un numero indefinito di tempo, non sapeva quando sarebbe uscita di lì. Se .
“Non essere pessimista, Sakura.” Si ammonì, probabilmente se ci fosse stata Ino si sarebbe arrabbiata moltissimo con lei. Le due ragazze erano due facce della stessa medaglia, da una parte la solare, ottimista di Ino, l’altra la pessimista nata, Sakura.
Si scoprì a rimpiangere il giorno prima, quando stava a mangiar Okonomiyaki con Ino, Hinata, Naruto, Sasuke e Sai, i suoi amici. Era un giorno prima di quello schifo, un giorno privo di pensieri.
“ Mi mancano.” Confessò internamente.
Poi un rumore di botto la fece voltare, attraverso le flebili luci notava un movimenti in fondo al supermercato. Sakura si paralizzò all’istante, capendo di cosa si trattasse. Seguirono numerosi lamenti e, quando passarono istanti intravide il primo volto scarno dirigersi verso di lei.
Sakura indietreggiò, soffocando un urlo in gola ma piangendo copiosamente, sbattè con la schiena contro la porta di emergenza, si voltò appena, giusto il tempo di aprirla. Ma non ci riuscì: un catenaccio rilegava la maniglia. Imprecò a denti stretti, Sakura e iniziò a singhiozzare, questa volta, mentre cercava di spezzare il catenaccio.
Si voltò, alle sue spalle gli esseri erano quasi vicini a lei, urlò, questa volta e lasciò la presa dal catenaccio.
Una manciata di minuti e sarebbe morta.
Macché, una trentina di secondi.
Poi, sentì toccarsi una spalla. Teneva gli occhi chiusi, Sakura, e si aspettava un morso alla giugulare o alla clavicola. Trattenne il fiato e strinse le palpebre.
« Sakura Haruno... » quella voce, carezzevole e sussurrata così, al suo orecchio, fece aprire di scatto gli occhi alla ragazza. Lo guardò confuso, era il suo sensei!
«Kakashi-sensei!  »  trillò, ignorando il fatto che ci fossero zombie a pochi metri da lei. Lo disse tra le lacrime e il sudore della fronte che le colava lungo il profilo del naso.
Kakashi le fece segno di tacere, poi estrasse un’ascia da dietro la schiena e ruppe il catenaccio,con un tonfo sordo. Sakura gli sorrise e, mentre spalancò la porta si voltò a guardarlo.
E rabbrividì.
Sakura urlò. Kakashi urlò.
Kakashi venne afferrato per un braccio, allontanandolo dalla ragazza, lo morsicarono dappertutto, anche sulla guancia.
Sakura rimase immobile, mentre due zombie lo divoravano; gli altri puntavano a lei.
«Sakura! Chiudi la porta! » strillò, rauco lui, quando lo lasciarono andare per un solo istante. Sakura pensò che non poteva farlo, che il suo maestro l’aveva salvata ma...
«Sono spacciato! » gorgogliò, poi, il sangue che fluiva dalla bocca.
Spacciato.
Sì, lo era.
Sakura tornò a piangere, afferrò l’ascia che il suo maestro aveva lasciato cadere e chiuse freneticamente le porte dell’uscita di emergenza. Sentiva i suoni gutturali dall’altra parte  e i gemiti del maestro Kakashi.
Sakura sbatté contro la porta, premendosi contro, la guancia che si schiacciava sotto il peso e l’ascia tenuta scivolosamente in una mano. «Kakashi – sensei! » strillò allora.
Ci fu un colpo alla porta, probabilmente una manata. 
«Sakura, mi senti? Dirigiti all’Hotel. Ho visto Sas’ke e Naruto, lì. Vai!» 
Sakura indietreggiò, singhiozzando. Un calore nel petto, una sensazione strana si faceva largo dentro di lei.
Indietreggiò ancora e strinse forte l’ascia, incredibilmente sentiva più peso nello zaino.
Kakashi urlò, strozzato e poi tacque. Gli zombie gorgogliarono e la porta si spalancò, uno zombie si era proteso in avanti di peso e ora era caduto. Un secondo lo scavalcò, lasciando da parte il corpo del maestro cui altri tre lo stavano divorando.
Arrancò verso di lei.
Sakura singhiozzò un ultima volta e disse addio al suo maestro, prima di voltarsi in cerca dell’Hotel di Shinjuku.
 
 
 
 
 
 
 
 
***
Shikamaru non era solito dare giudizi sul mondo esteriore, o sulle persone, in generale e a lui non importava un fico secco. Come sapevano tutti, Shikamaru Nara, così come suo padre, era un tipo svogliato e con iperattività zero; aveva un quoziente intellettivo superiore a duecento che raramente usava, questo perché passava il resto del tempo a dormire o a leggere svogliatamente un fumetto di Topolino.
Sua madre si arrabbiava, e gli urlava contro, suo padre sollevava il pollice, perfettamente complice con lui – anche perché lui sapeva dei pornacci che nascondeva – e, dopo essersi beccato un chomp in testa, Shikaku Nara diventava improvvisamente serio e gli faceva la morale: “ Shikamaru, trovati una ragazza, seppur seccante che sia, e costruisciti una vita.” Sua madre asseriva con il broncio e, subito dopo, Shikaku gli faceva l’occhiolino complice.
Il tutto succedeva quasi quotidianamente e Shikamaru ci aveva fatto il callo, ma anche se commentava con qualcosa del tipo “Che palle” ( stando ben attento a non farsi sentire dalla madre-diavolo-Nara ), in realtà sorrideva, perché quella famiglia rompiscatole era la sua, quella vita seccante era la sua....
... e ora aveva perso tutto.
I pensieri di Shikamaru si rabbuiarono. Cosa gli rimaneva, ora? Un piede di porco, uno zainetto con misere provviste e una seccantissima ragazza bionda, la quale aveva parlato una volta no e l’altra pure.
Non aveva più neanche Chouji. L’aveva ritrovato... quando era andato a cercarlo alla sua abitazione, e di lui e dei suoi genitori non aveva trovato altri che brandelli smembrati di quello che era un corpo grasso.
Addio, Chouji... addio mamma e papà.
Una lacrima silenziosa gli rigò il volto. Se la asciugò subito, per non farsi vedere da quella Ino Yamanaka che camminava di fianco a lui, mogia, con il capo inclinato.
I suoi genitori anche, erano morti? Probabilmente sarebbe stata una cosa da fare ma lui non aveva molte tendenze ad cingersi da psicologo.
« Quanto dobbiamo ancora camminare, Shikamaru ? »  sussurrò Ino con voce sofferente e afflitta. Aveva mormorato quelle parole non guardandolo in faccia, tenendo le braccia lungo i fianchi, ormai rassegnata.
Shikamaru si fermò e sospirò. Guardandosi attorno, si sedette sul bordo del marciapiede. Stavano sotto a un ponte, in cui sopra scorreva la ferrovia di Shinjuku. Una fermata del tram sostava da una parte e dalla parte opposta. Era il posto migliore, considerando che il resto di strada – il tratto che li separava fino alla prossima via – era tutta strada libera e quindi prima che iniziasse davvero a far buio ( il tramonto stava calando) dovevano fermarsi in un posto più o meno sicuro e riparato dalla pioggia e dal vento.
« Fermiamoci qua, fino all’alba. »  le disse lui, con la voce un po’ ammorbidita. Ino annuì e si sedette con le gambe raggruppate al petto affianco al Nara. Tremò appena e Shikamaru afferrò una coperta da dentro il suo zaino ( l’aveva presa a casa di Chouji) e gliela porse.
Ino Yamanaka gli sorrise – un sorriso stanco, afflitto e con mille pensieri ma anche grato – e si passò la coperta intorno alle spalle, poi sospirò.
« Vuoi mangiare qualcosa? »  le chiese e in quel momento il dolce profumo del bagnoschiuma usato dalla ragazza gli invase le narici e Shikamaru si sentì incredibilmente calmo. Quel profumo era qualcosa di diverso dall’odore acre e di morte che quella situazione aveva lasciato.
Ino fece di no con la testa, poi aprì la coperta e invitò il ragazzo. « Fa freddo. »  gli disse. Shikamaru accettò e con un solito movimento svogliato la raggiunse, circondando entrambi con la pesante coperta di Chouji.
« Guai a te se tocchi. » berciò lei, con la voce roca. Shikamaru non capì se era seria o se l’aveva detto per ammorbidire la tensione. « Questa... è di Chouji, vero? Me la ricordo. » sussurrò poi.
Shikamaru annuì e prese a torturarsi le mani sotto la coperta.
« Che cosa è successo? Dove stiamo andando, cosa sono quelle cose? » domandò a un certo punto la bionda, sparando una domanda dopo l’altra con un angoscia tale da angosciare anche lui.
Shikamaru arricciò il sottile labbro inferiore. « Il presidente ha calato una cupola sul nostro quartiere, dicendo di voler testare alcuni vaccini creati appositamente per una malattia ma che sembravano essere dannosi, in realtà. Aveva un ghigno malefico, quel bastardo, mentre lo diceva. E non oso nemmeno immaginare quanti soldi abbia speso per fare una pazzia del genere, solo proiettare il suo volto nel cielo, con tanto di altoparlante deve essergli costato un occhio. Quelle cose assomigliano tanto a degli zombie, accidenti, vorrei che non fosse così, quelle razza di bestie esistono soltanto nei film... »
Ino tremò nuovamente ma non per il freddo questa volta. « Zombie ? Vuoi... vuoi dire quei morti che si alzano, camminano mordono e ... » Ino deglutì. « Con un morso siamo finiti, come nei film. Vero? Sono infetti? » Ino iniziava a piagnucolare istericamente
Shikamaru annuì. « Non lo so per certo. Comunque è meglio non testarlo, direi. » fece una pausa talmente lunga da sentire il respiro di Ino farsi più pesante, ma lui decise comunque di rispondere all’ultima domanda. Quando parlò, Ino sobbalzò evidentemente mezza assopita.
« Stiamo andando alla fine del quartiere Shinjuku, dove inizia o termina la cupola, poi volevo seguirne il confine e trovare un punto cieco. » strinse le labbra, con rabbia. « Ci deve pur essere, un dannato punto cieco per uscire da questa situazione di merda. »
Ino sospirò e dopo un po’ rispose. « Speriamo, Shikamaru. » prima di assopirsi del tutto e il ragazzo rimase sveglio con i ripensamenti del passato.

AngolinoAutrice(?)
Ciao!
Sono troppo in ritardo? Spero di no. Cioè, penso di essere rientrata nella settmana... * va a vedere la data dell'ultimo aggiornamento che è del 20... * si, ok... *fiuu*
Comunque, direi che quello che succede a Sakura in questo capitolo è piuttosto importante * anche perchè Kakashi sensei ( che io amo) muore *, ricordatevi che si dirigerà allo Shin Okubo Hotel... dove Naruto e Sasuke stavano per... andarsene.
Ok. ok.
E il nostro immancabile, straordinario e intelligentissimo Shikaika ci spiega suppergiù quello che è successo....
Poi, prossima domanda: quando durerà? Stavolta non lo so, sigh, non ho stimato i capitoli e nè fatto una griglia, sono pessima vero? Contanto che dopo aver pubblicato questa, inzierò una au di naruto basata sulla Torre Nera di Stephen King, che è una saga. Chi la leggerà invito a leggere i romanzi o perlomeno il riassunto da wiki >o< ( potrei farvelo io stessa... )
E... e.... che altro? Boh, non so, se avete qualcosa di non chiaro o da chiedermi ( eventuali spoiler) scrivetemi un MP, siete sempre ben accetti ^_^
Recensite mi raccomando!

Auf wiedersehen,
Shanna.

 
   
 
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