Crossover
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Autore: Odinforce    26/02/2016    5 recensioni
In un luogo devastato e dominato dal silenzio, Nul, un essere dagli enormi poteri si diverte a giocare con i mondi esterni per suo diletto. Da mondi lontani sono giunti gli eroi più valorosi, pronti a sfidare le loro nemesi che hanno già sconfitto in passato. I vincitori torneranno al loro mondo, siano i buoni o i malvagi. Saranno disposti ad obbedire alla volontà di Nul?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 41. Il ritorno dello Jedi
 
Image and video hosting by TinyPic Il lago Varykino, in quello stesso momento.
Le fiamme s’innalzavano verso il cielo grigio dalla pira in cui ardeva il corpo di Luke Skywalker. L’antica usanza dei Jedi nel dare alle fiamme il corpo del caduto echeggiava anche su Oblivion, ad opera dell’unica persona presente alla cerimonia in quel momento: Darth Vader, suo padre. Aveva allestito la pira sulla riva del lago, a pochi metri dalle acque ritornate tranquille dopo la battaglia mortale contro Xemnas e gli Heartless. Lo stesso non si poteva dire della villa, ridotta a un rudere... ma questo era ormai un dettaglio divenuto insignificante.
Nulla aveva più importanza.
Il Sith guardava la pira bruciare, in ginocchio davanti ad essa nel silenzio più assoluto. Gli unici rumori a fargli compagnia erano il suo stesso respiro metallico attraverso la maschera e il battito del suo cuore frantumato. Non aveva parole adatte da pronunciare in quel momento... anzi, dubitava persino che potessero esisterne di appropriate; ma anche se fosse stato altrimenti, era certo che sarebbero state inutili.
Perché nulla avrebbe cambiato la realtà dei fatti. Luke era morto, e ora i suoi resti bruciavano davanti agli occhi del padre, annientato sotto ogni aspetto. Aveva perso. Aveva perso tutto e tutti: sua madre, sua moglie... e ora suo figlio.
Non era riuscito a proteggerlo. Il dolore che provava andava oltre le lacrime, oltre la disperazione; la sua mente e il suo cuore sembravano fragili oggetti incrinati, ormai prossimi ad andare in migliaia di pezzi.
Era pronto a restare lì in ginocchio per sempre, fino alla fine del mondo...
« Anakin... »
Un suono, poco più che un sussurro accompagnato dal vento che soffiava sul lago, attirò la sua attenzione. Vader alzò leggermente il capo. Riconobbe la voce, ma non vide nulla. Forse lo aveva solo immaginato.
« Anakin. »
La voce si era fatta più forte. Vader si voltò. Non era più solo: accanto a lei era apparsa una persona, in piedi sui sassi a pochi centimetri dall’acqua. La sua amata Padmé, identica a come la ricordava: i suoi morbidi capelli castani erano sciolti e ricadevano sulle sue spalle; indossava una lunga veste da notte azzurra, la stessa che portava quella sera in cui lui era tornato a Coruscant e aveva saputo da lei la più lieta delle notizie. Al collo vide persino il ciondolo che le aveva regalato molti anni prima, quando si erano conosciuti.
Vader non si lasciò dominare dallo stupore. Sapeva benissimo di avere davanti un’altra proiezione dei suoi ricordi, resi visibili dalla Forza che scorreva in quel settore. Eppure c’era qualcosa di diverso, lo sentiva: Padmé lo guardava e gli aveva parlato, come se fosse reale. Come se fosse ancora viva.
« Non dovresti essere qui » mormorò Vader, abbassando lo sguardo.
« Nemmeno tu » rispose Padmé. Aveva l’aria grave, quasi delusa da ciò che vedeva. « Dovresti essere là fuori, a combattere insieme agli altri eroi. A combattere per nostro figlio. »
« Non ha più importanza, ormai. Nulla ha più importanza. Luke è morto... non sono riuscito a proteggerlo, e nulla lo riporterà indietro. Non posso rimediare... non ho mai potuto. »
Padmé si avvicinò, posando una mano impalpabile sulla spalla del marito.
« Su questo hai ragione » disse. « Non puoi rimediare ai mali che hai fatto. Tuttavia, non è giusto incolparsi in eterno per ciò che è stato compiuto. I tuoi errori del passato non possono essere cancellati, Anakin, ma possono essere perdonati. »
Vader scosse la testa.
« Non merito il perdono » ribatté. « Non lo merito, soprattutto da te. Io ti ho uccisa! Ti ho perduto per sempre. Se solo potessi tornare indietro... farei in modo che non ci fossimo mai incontrati. Saresti stata meglio senza di me: avresti vissuto una vita lunga, libera dagli inganni e dai segreti... libera dal timore che la nostra relazione sarebbe stata scoperta. Saresti... sopravvissuta. »
« Oh, Anakin... »
« Non merito quel nome. Non chiamarmi così! »
L’urlo fece arretrare Padmé di un passo, togliendo la mano dalla spalla del Sith. Gli rimase comunque accanto, dimostrandosi sicura e decisa.
« Io non mi pento di nulla » disse lei, continuando a guardarlo dall’alto. « Non mi pento degli anni passati al tuo fianco, né di averti amato. Per questo preferisco la vita breve che ho trascorso insieme a te... piuttosto che una vita lunga in cui non ti avrei mai incontrato. Sono stata felice di quanto abbiamo fatto insieme, e di aver dato alla luce i nostri figli... che hanno restituito pace alla galassia. »
Tacque, e per un po’ rimase in silenzio, aspettando qualsiasi risposta da Vader. Il Sith, tuttavia, rimase in ginocchio: la pira di Luke si era ormai spenta, e del Jedi caduto non erano rimaste che ceneri fumanti. Non era ancora disposto ad ascoltare ciò che diceva l’ombra di sua moglie: sembrava tornato molto indietro nel tempo, ai primi giorni in cui aveva indossato quelle vesti nere... privo di ogni speranza.
« Non è necessario che tu capisca le mie scelte » riprese Padmé. « Piuttosto puoi capire cosa fare in questo momento. Guardami, Anakin... devi ricordarti chi sei veramente. »
Vader alzò il capo, guardandola finalmente negli occhi. Riusciva a stento a reggere quello sguardo, incantevole e penetrante allo stesso tempo: gli occhi del suo amore, di colei che aveva ucciso per paura di perderla...
« Ricordati chi sei. Solo così potrai liberarti dal dolore... e fare ciò che è giusto, proprio come ha fatto nostro figlio. »
« È inutile » rispose Vader, abbassando infine lo sguardo. « Tutto è perduto, ormai. »
« No, invece » ribatté Padmé, sempre più seria. « C’è ancora speranza all’orizzonte, Anakin... Luke e i suoi amici combattevano per una speranza, per ritornare a casa. E nostro figlio ha combattuto fino alla fine per realizzare questo desiderio: la speranza non lo ha mai abbandonato, neanche per un istante. Ci ha creduto fino alla fine, proprio come facevi tu prima di passare al Lato Oscuro. Luke era uguale a te, e si è sacrificato per salvarti; perciò, se vuoi che il suo sacrificio non sia stato vano, raccoglierai la sua speranza e combatterai ancora. So che lo farai, Anakin. »
Vader restò in silenzio, lasciando che il suo respiro metallico echeggiasse a lungo intorno a loro.
« Dopo tutto quello che ti ho fatto... perché credi ancora cosi tanto in me? » domandò.
« Perché so che in te c’è ancora del buono » rispose Padmé, sorridendo. « L’ho sempre saputo, finché ho avuto vita... fino al mio ultimo respiro ho creduto in te. E ci credo ancora. »
Il Sith alzò la testa di nuovo, incredulo. Fu come se una debole luce, a lungo rimasta spenta, si fosse improvvisamente riaccesa nel profondo del suo cuore... e diventava sempre più forte.
« Oh, Padmé... potrai mai perdonarmi? »
« L’ho già fatto, fin da quando hai distrutto l’Imperatore e salvato nostro figlio. Ora sei tu a dover perdonare te stesso. Ricordati chi sei... e niente e nessuno potrà più fermarti.
« Ricordati chi sei, Anakin Skywalker: Cavaliere Jedi, eroe della Repubblica, grande pilota di sgusci... e padre dei nostri meravigliosi figli. Ricorda tutto questo... riprendili dall’abisso oscuro in cui li hai gettati. Riprenditi il ruolo che ti spetta in questa guerra! »
Vader mantenne lo sguardo su Padmé, ma questa scomparve pochi istanti dopo. Nel frattempo la sua testa si riempì di una lunga serie di immagini, scorrendo davanti ai suoi occhi simile alla sequenza di un film... come se qualcuno stesse riavvolgendo il nastro. Era in piedi accanto all’Imperatore, osservando in silenzio la costruzione della Morte Nera; camminò all’indietro e si trovò disteso su un tavolo operatorio, la maschera appena applicata sul volto sfigurato; questa si staccò e sentì un dolore immenso mentre le fiamme di Mustafar bruciavano il suo corpo mutilato; si alzò in piedi e vide Obi-Wan davanti a lui, lo sguardo carico di delusione mentre gli puntava contro la spada laser; vide infine Padmé, poco prima che soffocasse per mano sua...
Ricordati chi sei.
L’ordine echeggiò dentro di lui mentre tornava ancora più indietro. Vide altre scene, altri mondi, altri volti: lo sguardo ammirato della sua allieva Ahsoka... quello fiducioso del maestro Qui-Gon Jinn... e il più importante di tutti, quello pieno di amore di Shmi Skywalker. Sua madre.
Infine si concentrò su un’ultima scena: Padmé era in piedi davanti a lui, avvolta in un velo bianco... e lui la prendeva per mano, pronto a baciarla mentre la prendeva in moglie.
Tutto stava tornando alla luce. Tutto ciò che Darth Vader era stato... ciò che lui era sempre stato. Stava rimettendosi in piedi, ma all’improvviso perse l’equilibrio e cadde a terra. La sua vista era annebbiata, gli mancava l’aria.
« Non... non respiro... »
« Togliti la maschera » rispose Padmé, decisa.
Vader esitò, ma solo per un attimo. Ora lo sentiva: stava accadendo qualcosa al suo corpo; sentiva sulla sua pelle una sorta di bruciore, freddo anziché ardente. Era quella maschera a causargli problemi, perciò obbedì all’ordine e se la tolse, gettandola a terra; l’aria limpida di Varykino gli riempì subito il naso, cosa che permise allo stupore di prendere il sopravvento. Per la prima volta dopo decenni, respirava normalmente.
Ancora a terra, l’uomo strisciò verso il lago, sotto lo sguardo soddisfatto di Padmé. I suoi arti tremanti lo condussero lentamente fino alla riva, permettendogli di specchiarsi sull’acqua: vide ciò che si aspettava, ma fu comunque uno shock per lui. L’orribile pelle bianca solcata da cicatrici e rughe era scomparsa, lasciando il posto a un viso molto più giovane e sano.
Il viso di Anakin Skywalker.
« Hah... hah... »
Ansimava ancora forte, dominato com’era da un gran miscuglio di stupore, paura e meraviglia. Anche in quel momento, sebbene avesse già fatto ritorno da qualcosa di irreversibile come la morte, non poteva fare a meno di credere che fosse un miracolo. Levò gli occhi al cielo e gridò, con quanto fiato aveva: il suo urlo echeggiò tra le montagne intorno al lago disperdendosi in ogni direzione... come se volesse far sapere a tutto Oblivion che un Jedi era ancora vivo.
   
 
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