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Autore: Halosydne    27/02/2016    2 recensioni
[SPOILER fino alla 4x22 + possibili SPOILER quinta stagione]
Emma Swan ha sacrificato se stessa per Regina, diventando l'Oscuro. Si è lasciata dietro la sua famiglia, i suoi affetti e il suo grande amore, per risorgere dalla Volta dell'Oscuro... e scoprire che nel suo destino era scritto qualcosa di ancora più grande e terribile di quello che ha affrontato da quando Henry la ha riportata a casa. Mentre lei intraprende il suo nuovo percorso sotto la guida di un mentore d'eccezione, a Storybrooke nessuno sembra disposto a rinunciare a salvarla. Perché Emma vuole essere salvata dall'Oscurità... giusto? È per questo che Killian Jones è pronto a pagare qualunque prezzo. È per questo che Robin Hood sa che è giunto finalmente il momento di fronteggiare il suo misterioso passato. È per questo che Biancaneve, il Principe e il Vero Credente ripongono tutte le loro speranze nella Regina Cattiva. È per questo che raggiungere Camelot prima che sia troppo tardi è di vitale importanza. Perché se ti abbandoni troppo a lungo all'Oscurità, diventerai Oscurità anche tu...
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Sorpresa, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Il giaciglio che si era preparata era troppo scomodo. Il punto in cui aveva scelto di accamparsi era troppo esposto. I rumori notturni della foresta erano troppo vicini. Il vento era troppo freddo. O forse i suoi pensieri erano semplicemente troppo oscuri e pericolosi perché lei avesse voglia di abbandonarsi completamente al suo subconscio. Quale che fosse il motivo, Emma Swan non riusciva a dormire. E la cosa la inquietava parecchio: aveva camminato fino al tramonto, e prima di allora aveva sacrificato se stessa per Regina, era diventata l’Oscuro, aveva ascoltato le voci nella sua testa dirle cose terribili e terribilmente vere, aveva usato la magia – non pensarci, Emma, non pensare a lei – eppure non si sentiva stanca. Né intorpidita: anzi, i suoi sensi sembravano fastidiosamente all’erta, e lei riusciva a cogliere ogni rumore, a percepire ogni odore, a sentire ogni foglia che strusciava contro l’orlo della sua tunica consunta. Forse era per questo che non riusciva a dormire?
«Sai, carina, dovresti proprio cercarti un hobby» esclamò una vocetta divertita alle sue spalle.
Emma sobbalzò, ma non si girò a fronteggiare Rumplestiltskin, o qualunque fantasma della sua mente il folletto stesse impersonando al momento. «Che cosa vuoi, Oscuro?».
La risatina che seguì alla sua domanda stava cominciando a suonarle familiare, ma non per questo era meno inquietante, o fastidiosa. O entrambe. «Cerco di dare pace alla tua mente, tesorina… il che è come dire che cerco di dare pace a me stesso! Quanti, quanti pensieri turbano quella tua testolina bionda! Si direbbe quasi che porti un terribile fardello sulle spalle… oh, aspetta: effettivamente è proprio così!».
Emma mandò al diavolo i suoi propositi di ignorare quell’irritante creatura, e si tirò su a sedere, fronteggiandola. «Non sei divertente, folletto» sibilò, per quanto sapesse che era ridicolo cercare di intimorire una proiezione della sua mente.
«Ti assicuro di sì, cara… sei solo troppo stressata per ammetterlo» ribatté Rumplestiltskin con uno sberleffo. «Il che ci riporta all’hobby. C’è qualcosa che ti piace fare nel tuo tempo libero? Lavorare ai ferri, ricamare, costruire vascelli in bottiglia…».
«Dormire» tagliò corto Emma, conficcandosi le unghie nei palmi delle mani. Quel vago accenno a qualcosa che poteva farle tornare in mente Killian la fece sentire male. Anche la sua Jolly Roger era stata un vascello in bottiglia, per qualche tempo… scrollò la testa, costringendosi a non pensarci. «Nel mio tempo libero mi piace dormire, Oscuro. E sono maledettamente brava a farlo, per ore e ore. Se non ci sono inquietanti esserini che continuano a parlottarmi nelle orecchie» aggiunse, cercando di suonare minacciosa.
«Uh, che peccato» commentò la creatura, portando una mano alla bocca per scimmiottare una reazione dispiaciuta. Santo cielo, se amava la teatralità.
«Che c’è?».
«Vedi, tesoro, l’Oscuro non dorme» spiegò Rumplestiltskin, con l’aria di uno che spiega la tabellina del due. «O credi che io passassi le mie notti a filare paglia in oro solo perché ero un’avida gazza ladra?».
«Pensavo che a tenerti sveglio fossero i sensi di colpa per tutte le cose orribili che avevi fatto» borbottò Emma, in parte cercando di provocarlo, in parte perfettamente consapevole che stava avendo quella conversazione con se stessa.
«Oh, sì, c’erano anche quelli. Ma dopo dieci o più anni passati senza appisolarti neanche per cinque minuti, ti viene il dubbio che il problema possa essere un altro, no?».
Emma sospirò. Si disse che sotto sotto lo aveva sempre saputo. «Bene» esalò, alzandosi in piedi. «Visto che anche le gioie del sonno mi sono negate, non c’è motivo di perdere altro tempo… andiamo».
«Proprio così, tesorina» concordò il folletto. «Prima ci rimettiamo in viaggio, prima arriviamo a Camelot, no?».
«Non mi sembravi molto entusiasta dei miei progetti, prima» disse Emma, scavalcando una radice nodosa che normalmente non sarebbe mai riuscita a vedere in piena notte. Si chiese distrattamente se questa storia dell’Oscuro non somigliasse parecchio a diventare un qualche strano X-men dotato di un corpo super performante.
«Domanda mal posta, cara» la rimbeccò la creatura, agitando un dito verso di lei come avrebbe fatto una maestra parecchio su di giri. «Quante volte devo dirti che io sono te? Se io non ti sembravo entusiasta all’idea di andare a cercare Merlino e la sua tanto millantata capacità di liberarti di me, vuol dire che tu non lo sei, no?».
«Come fai ad essere il mio mentore se sei semplicemente una proiezione della mia mente? Tu non sei solo me, sei qualcosa di più e soprattutto sai qualcosa di più… parecchio di più di me, oserei dire. Altrimenti cosa potresti insegnarmi?». Emma si fermò. Tutti i dubbi e le domande che la assillavano non le lasciavano scampo, e aveva intenzione di liberarsi della maggior parte di loro al più presto.
«Uh, una ragazza sveglia! Adoro quando i miei allievi hanno un po’ di sale in zucca!» commentò Rumplestiltskin.
«Sono felice che tu mi trovi all’altezza del tuo arduo compito» borbottò Emma, alzando gli occhi al cielo. «Ma non mi hai ancora detto perché non vuoi che io vada a Camelot».
«Perché tu non vuoi che tu vada a Camelot, vorrai dire!».
Emma represse l’istinto di tirare un pugno a quella creatura. Dovette fare un notevole sforzo per convincersi del fatto che colpire l’aria non le avrebbe procurato nessun vantaggio. «Hai capito cosa intendo dire. Dici di essere il mio mentore: bene, insegnami. Rispondimi. Dimmi qualcosa!».
«Senti senti… qualcuno qui è proprio impaziente di essere il primo della classe! Ebbene, per quanto lo spettacolo della tua frustrazione sia delizioso, io sono la tua mente, e non posso nasconderti nulla… non per molto, se non altro, ahah! Cominciamo con la prima lezione, dunque!» esclamò l’Oscuro, battendo le mani dall’entusiasmo. «O dovrei forse dire la seconda? Quello che è accaduto stamattina alla povera ragazzina non è andato esattamente come avrei voluto, ma suppongo che fosse comunque un inizio, uh?».
«La ragazzina ha un nome. Ed è Prim. E io e te non parleremo mai più di lei e di quello che è successo in quella radura, sono stata chiara?» sibilò Emma, digrignando i denti dalla rabbia.
«Avrei dovuto immaginare che avresti pensato subito a questa elegante soluzione: se non ci pensi non è mai successo, vero? Dopotutto, è sempre stata una delle tue tattiche preferite…».
«Possiamo per favore parlare di te e non di me?».
«Continui a rivolgermi domande mal poste, ragazza, ma credo che ci passerò sopra. Dopotutto, non ti sei sbagliata prima: io non sono solo te. Così come non ero solo Rumplestiltskin, o solo Zoso. Io sono tutti gli Oscuri. Io sono l’Oscurità. Conosco nel profondo tutti gli uomini e tutte le donne che prima di te hanno portato questo fardello: li ho pervasi, li ho compresi, li ho guidati… li ho riempiti del mio potere, ma al prezzo della loro stessa libertà. Tutte le persone che sono state conosciute come l’Oscuro altro non erano che dei miseri burattini nelle mie mani. Ogni singolo passo che un Oscuro ha compiuto in questo reame e in tutti quelli conosciuti non è stato altro che un passo compiuto verso il mio obiettivo finale… tu!».
«Io?» Emma quasi si fermò a metà di un passo. Doveva ammetterlo, quella creatura ci sapeva fare: era riuscita a metterle i brividi con tutto il suo discorso ispirato, ma la conclusione alla quale esso era giunto era una cosa alla quale ormai era fastidiosamente abituata. «Ero predestinata? Anche a questo? Santo cielo, questo libro di fiabe ha davvero bisogno di qualche personaggio in più, o rischio di andare in esaurimento da superlavoro».
«Non prendertela con me, cara… non succede tutti i giorni di incontrare il prodotto del vero amore, ti pare?».
«In realtà sono piuttosto sicura che anche Cenerentola ami Thomas, e che Aurora e Filippo condividano un legame decisamente magico! Ma non mi sembra che la loro prole sia richiesta a destra e manca per salvare il mondo… o per distruggerlo, a quanto pare» aggiunse, rivolgendo un gesto a Rumplestiltskin.
«Non dubito che verrà il momento anche per loro, dolcezza… dopotutto per te i problemi sono cominciati relativamente da poco: anche tu hai avuto un’infanzia abbastanza ordinaria e tranquilla, no?».
Emma sbuffò, quasi divertita. «Questo sì che è un punto di vista decisamente nuovo, per me, quando si tratta del mio passato».
«Sono qui per aprire la tua mente, gioia» ribatté la creatura, con un inchino pieno di scherno.
«Per l’appunto. Stavi giusto per dirmi cos’è che l’Oscurità aveva in programma per la Salvatrice, no? Vai pure» lo esortò Emma, facendo cenno alla creatura di precederla sul sentiero.
«Sai, figliola, questa è la prima volta in assoluto che un neonato Oscuro fa una chiacchierata di questo tipo con il suo mentore» iniziò il folletto.
«Sì, so di essere speciale. La mamma me lo ripeteva ogni mattina preparandomi il sacchetto del pranzo per la scuola. Arriva al punto, Oscuro».
«Come vorrei avere il tempo di farti apprezzare l’oscuro potere della suspense, mia impaziente allieva!» esalò Rumplestiltskin, facendo quasi ridacchiare Emma tra sé e sé: quant’era strano riuscire ad esasperare la propria mente? «Il punto che tanto ti preme conoscere, signorina Swan, è che una conversazione come questa che stiamo avendo io e te non è mai potuta avvenire… perché da quando l’Oscuro esiste, non è mai stato libero di agire indisturbato. Qualcuno ha provveduto a rendere la nostra genia schiava del possessore di un certo pugnale. Uno stregone molto, molto potente».
«Merlino» sussurrò Emma. Non era una domanda.
«Proprio lui. Nonostante il potere dell’Oscuro sia grande, quello di Merlino era equivalente, perché veniva dalla stessa fonte: il Sacro Graal. Così il simpaticone è riuscito a contenere il primo Oscuro abbastanza a lungo da forgiare una spada con il metallo di quel magico calice, una spada che potesse governare l’Oscuro e sconfiggerlo, per sempre».
«Aspetta. Credevo stessimo parlando di un pugnale» intervenne Emma, confusa.
«Oh, no no, cara, noi stiamo effettivamente parlando del pugnale. Vedi, proprio perché l’Oscuro e Merlino erano dotati di un potere equivalente, nessuno dei due poteva prevalere davvero sull’altro: così quando l’eroico stregone tentò di trafiggere il primo Oscuro con quella bella spada scintillante che aveva appositamente creato, qualcosa andò storto, e lui si ritrovò in mano una lama considerevolmente… accorciata».
«E non avrebbe potuto fare fuori l’Oscuro comunque?».
«Ti pare che se avesse potuto, noi due staremmo avendo questo adorabile tête-à-tête al chiaro di luna, tesoro? Ovviamente non poteva. Dal Graal veniva il potere dell’Oscuro, da tutto il Graal, e a quella spada nata dal Graal mancava un pezzo importante. Merlino ci provò, naturalmente, da bravo eroe qual era, ma fallì miseramente. Il primo Oscuro riuscì a sconfiggerlo e a renderlo inoffensivo. Ma il danno ormai era fatto: la spada che era destinata a distruggere l’Oscurità era stata creata, e anche se mancava di una parte poteva sempre essere riforgiata. E poi, c’era anche quel piccolo, fastidioso dettaglio della punta: era la parte che avrebbe dovuto trafiggere il cuore nero dell’Oscurità, pertanto conservava in sé tutto il potere necessario a controllarlo, in attesa che arrivasse il momento di ricongiungersi al resto della lama per completare l’opera. L’Oscuro non riuscì a liberarsi dell’influenza del pugnale, pertanto decise di tenerlo nascosto e ben protetto… e per assicurarsi che nessuno riuscisse ad ostacolarlo una volta per tutte, conficcò quello che restava della spada in una roccia incantata».
La rivelazione attraversò Emma come una scarica di corrente. «Excalibur!» esclamò, quasi perdendo l’equilibrio.
«Ma che brava, Emma! È proprio così: il pugnale dell’Oscuro altro non è se non la punta di Excalibur. La spada che, se riforgiata, può sconfiggere l’Oscurità per sempre».
Emma sentì la pelle d’oca affiorarle sulle braccia, e sapeva che non era il freddo. Cercò qualcosa di intelligente da dire, al cospetto di una simile vagonata di informazioni. «Mi stai dicendo che il primo Oscuro non ha distrutto l’unica cosa al mondo che può… beh, distruggerlo?».
«È dal Graal che viene il nostro potere, Emma. Non possiamo distruggerlo, né siamo mai stati abbastanza potenti da liberarci della sua fastidiosa influenza. È per questo che, in tutti i suoi secoli di vita, l’Oscurità ha sempre perseguito il suo vero obiettivo solo… nei ritagli di tempo, diciamo. Il piano di Merlino è riuscito, almeno in parte: il pugnale che ci controlla è passato di mano in mano, posseduto da uomini e donne privi di scrupoli che ci hanno usati per i loro scopi; e nei rari momenti in cui siamo stati padroni di noi stessi, c’è sempre stato qualcos’altro a trattenerci….».
Emma si accorse che stava trattenendo il respiro. Ci mise qualche istante a decidere che voleva rompere lo strano silenzio che si era creato. «E cosa sarebbe?».
L’Oscuro la guardò intensamente, e per la prima volta da quando era riemersa nella Foresta Incantata Emma non riuscì a leggere quei grandi occhi giallastri; ma c’era comunque una antica, mistica saggezza nelle parole che la creatura pronunciò. «Da quando noi Oscuri esistiamo, una sola cosa ci ha sempre trattenuti. Il richiamo della famiglia che siamo così determinati a proteggere. Le amicizie che ci rendono impossibile dimenticare le persone che eravamo prima. La magia che minaccia di disfare le nostre azioni più malvagie. E poi, il peggiore di tutti: l’amore che rifiuta di arrendersi con noi*».
Stavolta, il silenzio durò parecchio più a lungo: Emma era troppo impegnata a combattere pensieri dolorosi per riuscire ad aprire bocca. Si rifiutò di lasciare che la sua memoria venisse invasa dai ricordi di tutto ciò che si era lasciata indietro, a Storybrooke, quando aveva accolto l’Oscurità in sé. Non era ancora pronta a pensare a tutto quello che aveva perso in quell’istante. Si sfregò rapidamente gli occhi, per asciugarsi le lacrime prima ancora che cadessero, e pensò disperatamente a qualcosa da dire che la distraesse. Allora ripercorse rapidamente la strabiliante conversazione che lei e il suo mentore avevano appena avuto: c’erano parecchie cose che non le erano ancora chiare.
«Hai detto che in tutti questi secoli l’Oscuro ha aspettato che io accogliessi in me il suo potere. Perché?» chiese, abbastanza fiera di come fosse riuscita a mantenere ferma la sua voce.
«Vedi, Emma, molte persone sono sorte dalla Volta dell’Oscuro prima di te… alcuni di loro erano dotati di poteri magici anche prima di quel momento, molti sono diventati Oscuri per proteggere o salvare qualcuno a loro caro, pochi sapevano a cosa stavano effettivamente andando incontro. Ma nessuno di loro ha mai soddisfatto tutte e tre queste caratteristiche contemporaneamente…».
«E perché queste tre caratteristiche sarebbero così importanti?» domandò Emma, e al diavolo il proposito di non far tremare la voce: più quella conversazione proseguiva, più la  pelle d’oca si trasformava in brividi veri e propri.
«Perché esse fanno di te l’esatto opposto del primo Oscuro… e l’incantesimo che Merlino lanciò su Excalibur era costruito in modo che solo una persona del genere potesse romperlo». Rumplestiltskin la guardò intensamente. «Emma, tu possiedi poteri magici da molto prima di diventare l’Oscuro, hai preso su di te il fardello che Regina stava per accogliere per proteggere lei e tutti i tuoi cari da quello che lei sarebbe potuta diventare se avesse ricevuto questo enorme potere… e soprattutto, lo hai fatto in piena coscienza di quello che avresti dovuto passare compiendo un simile sacrificio. Questo fa di te la Salvatrice. Questo fa di te l’unica persona in grado di sciogliere per sempre l’Oscuro dalla schiavitù del pugnale!».
Emma si sedette su un vecchio tronco divelto. Per quanto non potesse provare stanchezza né sonno, una conversazione pesante come quella stava iniziando ad affaticarla, e non poco. «Mi stai dicendo» cominciò, senza nemmeno sapere bene cosa avrebbe detto. «… mi stai dicendo che la profezia su di me che tu – che Rumplestiltskin ha riferito ai miei genitori prima della mia nascita si riferiva a questo? Al fatto che io avrei lasciato che l’Oscurità si scatenasse libera nei reami, senza nessuno a poterla controllare o dirigere?».
«Rumplestiltskin disse ai tuoi genitori che tu avresti spezzato la maledizione oscura, e che poi la battaglia finale avrebbe avuto inizio. Non parlava di un tuo scontro con Regina, o con Cora, o con uno qualunque dei cattivi che hai dovuto fronteggiare da quando sei arrivata a Storybrooke. Alla fine, lo hai visto anche tu, non erano altro che persone come te, solo che avevano compiuto parecchie scelte sbagliate nella loro vita. No, la battaglia di cui parlava la profezia…».
«… è l’eterna battaglia tra il Bene e il Male» mormorò Emma, in un lampo di dolorosa comprensione.
«Proprio così» annuì la creatura, stranamente laconica.
Emma chiuse gli occhi per un istante, e prese un bel respiro. «Non intendo farlo».
«Chiedo scusa?».
«Mi hai sentito, Oscuro. Non ho la minima intenzione di liberarti… di liberarci dall’influenza di quel pugnale maledetto. È molto meglio essere schiava di qualcuno, piuttosto che rischiare di scatenare le forze più nere su dei poveri innocenti indifesi» affermò Emma.
Il folletto ridacchiò malignamente. «Oh, come sei nobile, signorina Swan. La vera erede dei tuoi eroici genitori, la degna madre del Vero Credente… scommetto che non vedi l’ora di mostrare loro quanto sei disposta al sacrificio! Così magari si convinceranno tutti del fatto che sei veramente una di loro, una dei Buoni!».
«Smettila» sibilò Emma, alzandosi di scatto. «Farò quello che devo fare perché devo farlo, non perché ho qualcosa da dimostrare».
«Sei piuttosto arrogante, carina. Suppongo sia una cosa tipica di voi principianti. Lascia solo che ti dica una cosa, figliola» e l’Oscuro si avvicinò a Emma ad una velocità disumana. La sua voce, di solito così garrula e cantilenante, divenne un sussurro basso e terrificante. «Tu non sai niente di quello che significa essere schiavi. Niente. E non appena avrai modo di provare quella sensazione… fidati, farai di tutto per liberartene».
«Staremo a vedere» lo sfidò Emma, riprendendo a camminare.
«Inoltre» continuò la creatura, imperterrita, ignorando l’interruzione e tornando a toni che le erano evidentemente più congeniali. «La tua famiglia farà di tutto per liberarti dall’Oscurità, mia cara… glielo hai chiesto tu stessa. E l’unico modo per riuscirci senza ucciderti è proprio fare ciò che tu non sembri ancora disposta a fare: scioglierti dai vincoli del pugnale. Quanto tempo pensi che ci metteranno per trovare Merlino e scoprirlo?».
Emma si fermò a metà di un passo, per l’ennesima volta quella notte. «Pensavo mi avessi detto che Merlino era stato ucciso dal primo Oscuro» disse, cautamente.
«L’ho detto? No, non l’ho detto» ridacchiò l’essere. «Ho solo detto che il primo Oscuro lo aveva sconfitto e reso inoffensivo». La guardò di nuovo come se stesse spiegando l’ovvio e lei fosse troppo stupida per capirlo. «Il tizio è intrappolato in un albero» disse infine.
Questa sì che era nuova. «Merlino è una specie di Nonna Salice?».
«Direi più che altro che Merlino è una specie di Bis-bis-bis-bis-bis Nonno Quercia, carina».
«E non è neanchela cosa più strana che mi sia mai capitata di incontrare… ad ogni modo, non è importante» aggiunse, scuotendo la testa per schiarirsi le idee. «La mia famiglia non è nemmeno nella Foresta Incantata, adesso. E se dovessero veramente arrivare e trovarmi, e parlare con chissà quale bizzarro albero incantato per sapere cosa fare… beh, non ho intenzione di permettere loro di salvarmi. Non se il prezzo da pagare è liberare l’Oscuro dalle sue catene» affermò, quasi sfidando la creatura a metterla alla prova.
«Mi stai dicendo che non intendi lasciare che il Bene e il Male si scontrino una volta per tutte? Anche se c’è la possibilità di sconfiggere il Male per sempre?».
«Ti sto dicendo» rispose Emma «che non sono disposta a correre il rischio».
«La tua famiglia lo sarà… lo è».
«E allora dovrò fare in modo che non lo sia più!» sbottò Emma, riprendendo a camminare furiosamente. «Farò in modo che mi temano, che mi disprezzino, se necessario, così non vorranno più che io torni da loro. Ho rinunciato a loro nell’istante in cui mi sono accollata questo fardello, ed ero ben consapevole di cosa stavo facendo, lo hai detto anche tu. Probabilmente non li rivedrò mai più, e se accadrà, non permetterò ai miei sentimenti di ostacolarmi… Dici di conoscere tutto di me: allora saprai bene che sono veramente brava a lasciare che le persone non mi entrino nel cuore. Mia madre diceva che ci avevo costruito dei muri attorno – e aveva ragione. Ora che sono l’Oscuro, probabilmente sarà anche più facile tirarli di nuovo su. E adesso, basta parlare. Andiamo».
Rumplestiltskin trotterellò allegramente al suo fianco, con uno sguardo più che condiscendente: era evidente che trovava il piano di Emma stupido, ma a lei stava bene così. Il folletto aveva pure accesso alla sua mente, ma se lei si sforzava di non pensare a cosa aveva davvero progettato di fare, forse sarebbe riuscita a distrarlo abbastanza a lungo da permetterle di mettere in atto il suo vero piano. Forse. Ma questo era decisamente un rischio che era disposta a correre.
«E dimmi un po’, carina» cominciò l’Oscuro, con voce flautata «se non vuoi essere liberata dalle tue catene, se non vuoi sguinzagliare l’Oscurità sui reami… dov’è che staremmo andando?».
Ecco che inizia il bluff, carino. «A trovare il dannato Merlino. Devo assicurarmi che la sua strada non si incroci mai con quella delle persone che amo… che amavo».
«Potrebbe rivelarsi più difficile del previsto» commentò l’essere, strofinandosi distrattamente le unghie mostruose sulla falda della giacca di pelle che indossava.
«Non lo è sempre?» domandò Emma, alzando gli occhi al cielo.
La creatura ridacchiò. «Giusta osservazione, signorina Swan. Ma quello che intendevo dire io, è che potresti trovare in Merlino uno spirito più che concorde al tuo… e alla fine, questo potrebbe ritorcersi contro il tuo piano geniale».
«Tu credi?».
«Oh sì, lo credo eccome. Le vostre storie hanno delle sorprendenti… affinità». Il folletto sembrava godere nel vedere come le sue parole sapevano stuzzicare la curiosità di Emma, per quanto lei cercasse di mascherarla. «Vedi, anche il tuo amico Merlino era tragicamente determinato a compiere la scelta giusta, la più difficile ma anche la più nobile… eppure, com’è evidente, ha fallito. Non è riuscito a sconfiggere davvero l’Oscuro, non è stato in grado di trafiggerne il cuore nero e porre fine a questa storia prima ancora che la prima pagina fosse stata scritta. E lo sai perché?». Emma scosse lentamente la testa. «Perché lui… la amava! Nimue, il primo Oscuro, colei che ci ha permesso di sorgere, era la donna che Merlino amava, quella per la quale sarebbe stato disposto a rinunciare anche ai suoi immensi poteri e alla sua immortalità!».
A Emma girava la testa. La teatralità della creatura, che continuava a girarle intorno gesticolando come un prestigiatore, unita alle sconcertati rivelazioni delle quali la stava rendendo partecipe, era decisamente qualcosa di troppo grande perché lei ne uscisse indenne. Si appoggiò ad un tronco per evitare di cadere. Era stato per amore che Merlino non era riuscito a portare a termine il suo compito, tutti quei secoli prima? L’amore era davvero una debolezza, come Cora le aveva detto una vita fa? E come poteva sperare, lei, di riuscire a sconfiggere l’Oscurità o anche solo a contenerla per sempre, se era proprio l’amore a muoverla? Le era sempre sembrata una missione quasi impossibile, ma aveva creduto di avere le motivazioni giuste. Ma come si sarebbero messe le cose, se fosse venuto fuori che le sue giuste motivazioni erano le stesse che avevano impedito al più grande stregone di tutti i tempi di concludere la partita?
«Non riempirti di pensieri così oscuri, carina… o persino a me verrà paura del buio» le disse l’Oscurità, con un sorriso maligno e compiaciuto.
Un sorriso fin troppo compiaciuto. A Emma scattò un qualche meccanismo in testa. «Tu… tu stai cercando di confondermi!» lo accusò, infuriandosi. «Stai cercando di farmi perdere fiducia nel fatto che posso riuscirci! Che posso davvero controllare tutto questo e resistere alla tentazione di liberarmi di un fardello del genere! Tu vuoi ostacolarmi!».
«Io? Che bisogno ho di ostacolarti, quando ci riuscirai perfettamente anche da sola?» le chiese la creatura, beffarda.
«Che vuoi dire?» domandò Emma, improvvisamente più cauta. Non le piaceva vedere l’Oscuro gongolare così platealmente.
«Guardati intorno, cara… riesci a capire dove ti trovi?».
Emma si guardò intorno, e un rivolo ghiacciato le percorse la spina dorsale. «Siamo già passati di qui, oggi pomeriggio. Mi hai fatto girare in tondo! Perché?».
«Oh, avevo bisogno di rallentarti… e tu eri troppo occupata ad ascoltare la mia bella storia per renderti conto del fatto che non siamo a più di qualche miglio dalla Volta, e che non ce ne siamo mai realmente allontanati. Vedi, Emma, il fatto è che sono curioso di vedere come se la cavano i tuoi muri, quando vengono… beh, presi d’assedio!».
«No…» mormorò Emma, tendendo le orecchie e aguzzando la vista nell’oscurità che si andava dissolvendo, via via che l’alba si avvicinava.
«Pronta per una bella riunione di famiglia, tesoro?» le sussurrò il folletto in un orecchio, proprio mentre un forte scalpiccio alle sue spalle la portava a voltarsi di scatto. Qualcuno si stava avvicinando alla piccola radura in cui Rumplestiltskin la aveva trascinata con l’inganno.
E poi delle voci, delle voci meravigliosamente e dolorosamente famigliari esplosero nella notte morente.
«Emma!».

 


 
··· Angolo Autore ···
*riemerge dal nulla in perfetto stile Mushu* SOOONO VIIIIIVA!
:°°°D
Scusate, la tentazione di fare l'idiota è sempre irresistibile per me :p
Dunque, nonostante gli esami, la laurea del mio ragazzo, il mio spettacolo imminente e la febbre si siano messi di mezzo, finalmente riesco ad aggiornare la mia piccola storia. Come avrete notato se avete già visto la quinta stagione, parecchie delle cose che rivelo in questo capitolo (Merlino intrappolato in un albero, il pugnale che era la punta di Excalibur, gli Oscuri che hanno sempre voluto liberarsi del pugnale, la storia di Nimue eccetera) non sono farina del mio sacco. Ve l'avevo detto, a me la quinta stagione non stava nemmeno dispiacendo, anzi, avevano avuto delle idee pazzescamente belle! È solo che non sono d'accordo con come le hanno sviluppate, perciò, eccovi la mia personalissima versione :D
Anche il sogno di Snow nel capitolo precedente, ovviamente, altro non era che il promo della quinta stagione uscito quest'estate; e la frase che ho segnato con l'asterisco viene effettivamente pronunciata da Rumple nella 5x02 (è una citazione magnifica, non potevo non inserirla <3).
Veniamo a noi: finalmente Emma ne sa di più sul suo destino di Salvatrice... o è solo l'Oscuro che la manipola? E il piano di Emma, qual è? L'Oscuro ha detto tutta la verità su quello che li aspetta? E adesso che (finalmente uhuh) Emma è stata trovata, riuscirà a rimanere risoluta sulla sua volontà di sacrificarsi?
Lo scopriremo nelle prossime puntate :D
Il prossimo "episodio" si intitola Hoping for the best, expecting the worst, e la protagonista è la mia adorata Regina *-* spero di avervi incuriosito! Un abbraccio a tutti i lettori silenziosi, e soprattutto a quelli che lasciano una piccola recensione *-*
 -R

Disclaimer: tutti i personaggi, meno eventuali OC, appartengono ai creatori della serie TV. Se fossero miei, probabilmente sarebbero tutti felici e contenti, e io sarei ricca sfondata. Vista l'infelicità che aleggia su Storybrooke e nel mio portafogli, direi che sappiamo tutti qual è l'amara verità.
   
 
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