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Autore: Federico    25/03/2009    1 recensioni
Arlong, come tutti sanno, è spietato… Ma riuscite a immaginarvi lui e i suoi soci che si comportano come bambini piccoli? E se, per complicati intrighi che coinvolgono lo stesso Gold Roger, finissero in uno stravagante asilo per piccoli pirati gestito da Don Krieg e dal Capitano Kuro? Nota: In questa fic compaiono moltissimi personaggi di O.P, sia vecchi che nuovi, nei ruoli più assurdi che si possano immaginare: spero di riuscire ad accontentare i fan di ciascun personaggio, che però dovranno avere i nervi saldi...
Genere: Commedia, Parodia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altro Personaggio
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Spazio autore

Kate-love. Se è questo che vuoi, allori sappi che Doflamingo continuerà a comparire o a essere citato quasi in ogni capitolo, e darà il meglio di sé.

Gli uomini pesce guardano i Teletubbies perché la loro età cerebrale è quella di chi guarda i Teletubbies.

Dai, hai mai visto un bimbo di due anni che guarda “Colorado”? Alla prossima.

Il capitolo di oggi sarà pieno di guest star, tra le quali i protagonisti di uno dei miei manga preferiti…

Scocciatori sull’uscio

 

Quante volte vi sarà capitato di trascorrere tutto il giorno a difendervi da seccatori e impiccioni di vario genere che vi offrono i loro prodotti via telefono oppure vengono direttamente a rompervi le scatole sulla porta di casa?

Qualunque cosa vi sia successa, non eguaglierà mai quello che capitò un giorno di maggio all’asilo dei pirati.

Era una bella e fresca mattinata, in cui tutti gli inquilini si erano alzati pieni di gioia di vivere.

Krieg diede spettacolo in giardino recitando intere arie del “Rigoletto” di Verdi, ricevendo in cambio stivali e vasi da notte sul cranio.

Jango si chiuse a chiave in uno sgabuzzino pieno di scope, dopo aver lasciato un fantoccio che lo ritraeva in cucina per sviare i sospetti e, novello Voldemort, iniziò a dedicarsi alle arti oscure.

Nel frattempo in bagno stava accadendo un dramma: Chu si era alzato con la voglia incontrollabile di mangiare marmellata; una volta in bagno aveva cominciato però a fare le bizze, sostenendo di non volersi lavare le mani prima di andare a tavola, spingendosi fino a gettare la saponetta per terra.

Mandato in bestia da cotanta palese arroganza e disprezzo delle regole, Kuro gli affibbiò un ceffone che lo fece giacere quasi come morto.

L’uomo pesce iniziò a piangere in modo isterico, a mordersi le mani e a sfondare le pareti a pedate, ma il prode Gin riuscì a riportarlo sulla retta via allungandogli platealmente una caramella all’arancia che venne subito divorata.

Contemporaneamente in salotto la televisione era accesa a tutto volume e trasmetteva le fantomatiche gesta del demoniaco Pingu: Kuroobi era sdraiato sul pavimento e scodinzolava con la lingua di fuori, Hacchan si era munito di spilloni e faceva riti vudù contro la foca e la sorella del pinguino; appollaiato regalmente sul divano dell’Inter, Arlong maneggiava uno spazzolone e si dilettava a colpire i due nel didietro quando meno se lo aspettavano, costringendoli a saltare in aria fra urla di dolore.

Quando Krieg fu rientrato si sedette sul tappeto a prendere il tè con le bambole, ma all’improvviso, dopo attimi di fatale silenzio che facevano presagire qualcosa di grosso, il campanello suonò.

Borbottando fra sé e sé strane imprecazioni in veneto-bergamasco contro quell’ignoto rompiscatole, il pirata afferrò un bazooka, lo usò per sfondare la porta e quindi, visto che nessuno lo attaccava, si recò sull’uscio.

Non scorgendo nessuno né davanti né dietro né a destra né a sinistra né sopra guardò i propri piedi  e vide che da sotto la porta spuntavano due braccia, due gambe e varie scatole di biscotti.

Krieg estrasse la malcapitata vittima dalle macerie del portone, la rimise in sesto gonfiandola con la pompa della bicicletta e si rese conto che era una bambina.

Come il tipico bimbo degli anime era magrissima, aveva le braccia e le gambe simili a stuzzicadenti senza un grammo di massa muscolare e aveva una testa spropositatamente grande, occupata da smisurati occhi azzurri che le davano un’aria da cerbiatto bastonato e coperta da lunghi capelli neri.

Indossava un cappellino e una divisa da boyscout.

“Come ti chiami bella bambina?”.

“Robin”.

“E che cosa fai tutta sola?”.

“Vendo i biscotti dei boyscout. Ne vuoi uno signore?”.

Segui un attimo di silenzio da parte di Krieg che la bimbetta interpretò come un rifiuto e contraccambiò con un pugno nello stomaco.

Il pirata sputò sangue e dopo un ulteriore silenzio Robin gli pestò proprio il piede che a suo tempo era stato appiattito dallo schiacciasassi di Chu.

Infuriato oltre ogni dire Krieg  calpestò una scatola di biscotti e colpì la bambina con uno schiaffo.

Robin si mise a piangere mormorando “Mi hai fatto tanto male! Io volevo essere buona con te!”, ma quando si tolse le mani dal viso mostrò una faccia da schizofrenica, con tanto di nervo a fior di pelle sulla fronte, e gridò: “Ora subirai la mia ira!”.

La testa di dimensioni già notevoli crebbe fino a diventare più grossa del corpo; i suoi occhi erano completamente bianchi e i denti si erano fatti aguzzi come coltelli; i muscoli delle braccia divennero grossi come palloni da basket; nervi e vene affiorarono ovunque sulla sua pelle.

La ragazzina fece uno strano gesto e dal nulla apparve una moltitudine di braccia muscolosissime che afferrarono Krieg per il collo, per le braccia, per il petto e per le gambe e lo torturarono in numerosi modi, spezzandogli la spina dorsale e spaccandogli il setto nasale e i pochi denti rimastigli.

Improvvisamente si fece avanti Kuro che reggeva in mano un paio di banconote e indossava un grembiule con scritto sopra “I love cookies”.

In un secondo Robin si calmò e dallo stato Hulk- Super sayan- berserk tornò a essere una bambina gentile e indifesa che, dopo essersi fatta accarezzare la testa dal capitano dei pirati Kuroneko, si rimise il cappellino e andò a fare altre consegne.

“Ricordati cara… mai più biscotti, mai più boyscout e mai più quella pazza!” sentenziò Krieg mentre Arlong e Hacchan si spartivano avidamente il contenuto della scatola.

Per riprendersi da questo trauma il pirata militaresco indisse un torneo di gioco dell’oca formato famiglia, ma proprio quando Kuro aveva beccato la casella “Fermo un turno” si udì un baccano infernale proveniente dalla strada che indusse tutti ad affacciarsi alla finestra.

La strada era completamente ingombra di una mandria di ignobili creature, celate sotto vestiti firmati, felpe, occhialini da sole, mutande di fuori e altro ancora: ed erano quelli che siamo soliti chiamare truzzi.

Mentre nell’aria si diffondeva una diabolica musica a palla che faceva sempre: “Tunz tunz tunz tunz tunz tunz”, al cui suono le creature andavano in delirio il loro leader, il temuto Iena Bellamy, gridò con quanto fiato aveva in corpo: “Bimbi, su le maniiii!!!! Si va in disco a cuccareeeee!!!!” .

Atterriti da quella piaga sociale, Gin e Krieg afferrarono le pistole  e riuscirono fortunatamente a cacciarli, dopo averli presi di mira dalle finestre, un po’ come i soldati dei film western asserragliati nel fortino con una torma di indiani che cavalca intorno a questo.. 

Verso l’ora di pranzo Kuro, Gin, Arlong e Chu si erano ritirati in cucina a preparare il minestrone e a sorbirsi i patetici programmi di Doflamingo.

Hacchan e Jango erano in ginocchioni sul tappeto e giocavano con le macchinine (che rappresentavano le Formula Uno di Massa e Alonso), mentre Krieg ascoltava un disco dei Nomadi a dir poco antidiluviano: ed era con questa musica in sottofondo che l’infelice Kuroobi gli lustrava le scarpe.

D’improvviso qualcuno bussò e Krieg, ben più che scocciato, prese in mano un arpione e spalancò la porta urlando: davanti a lui c’era un uomo anziano e tarchiato, con baffi e pizzetto bianchi, vestito da prete.

“Oh , Don Abbondio!”.

Il nostro Abbondio, non nobile, non ricco, coraggioso ancor meno, si era letteralmente pietrificato quando si era trovato davanti al viso la punta della fiocina: ma una volta chiarito l’equivoco, fu subito invitato a prendere un tè.

Il curato, che avendo smesso di fare l’usuraio arrotondava i guadagni vendendo enciclopedie e pettini porta a porta, conversò amabilmente con il padrone di casa, e stava per confessare di aver sempre amato Don Rodrigo quando d’un tratto Kuroobi prese ad agitarsi in preda agli spasmi e a pronunciare orrende blasfemie, degne di un filmaccio di serie B.

“E’ un invasato! Fuggite da qui! C’è Satana in questa casa!” strillò il prete balzando in piedi.

Intanto la manta, come in ogni film sui posseduti che si rispetti, aveva preso a camminare sul soffitto come un ragno e da lì vomitò un quintale di una strana sostanza verde che ricoprì interamente Krieg.

Quando tornò a terra fu afferrato da tutti gli inquilini e, mentre si dibatteva bestemmiando e cantando canzoni di Marylin Manson, Don Abbondio cominciò l’esorcismo.

“Appari figlio del demonio! In nome del Creatore misericordioso esci da questo corpo, non tormentare oltre questa pecorella del Signore! Torna all’inferno da cui provieni! Pentiti!Pentiti!Pentiti!” disse il prete spruzzando acquasanta come un’innaffiatrice, e a conclusione di tutto Chu menò una martellata sulla testa del compagno tale da deformargli permanentemente il cervello e mettere in fuga lo spirito maligno.

Fu solo dopo che il curato se ne fu andato che si scoprì che la possessione demoniaca era dovuta a una caramella al limone scaduta.

Quando un individuo misterioso bussò per l’ennesima volta, per evitare che Krieg si imbestialisse come non mai e sfasciasse l’asilo fin dalle fondamenta Hacchan andò ad aprire.

Subito il suo interlocutore gli piantò una balestra in bocca.

Era un uomo alto, privo dell’occhio destro e del braccio sinistro, rimpiazzato da uno metallico: indossava un lercio e rattoppato mantello nero che copriva un’armatura dello stesso colore e aveva con sé uno spropositato numero di coltelli e una spada grossa quanto lui.

Mormorò: “Dì al tuo padrone che il guerriero nero è arrivato!”, quindi fece il proprio ingresso trionfale e gridò spaccando tutte le finestre: “Mostrati apostolo! Sono Gatsuuuuuu!!!!!”.

Krieg si alzò borbottando sconsolato: “Un altro pazzo” e prese la pistola.

L’uomo urlò: “ODINOOOOOOOOOO!!!!!!” e sfoderò lo spadone, ma mentre balzava Arlong lo respinse soffiandolo via.

“Eppure ero sicuro che ci fosse un apostolo potentissimo qui…” disse Gatsu toccandosi il marchio che sanguinava copiosamente, e che venne subito disinfettato da Kuro.

Improvvisamente risuonò la tipica risata di Picchiarello e alla finestra apparve un individuo assai effeminato dai lunghi capelli argentei che indossava un’armatura con decorazioni a forma di piume.

Il guerriero nero iniziò a ringhiare e a sbavare: “Grifis! Ti ammazzerò! QUESTA E’ SPARTAAAA!”ma saltando sbagliò traiettoria e cadde in un pozzo nero dove gli uomini pesce solevano fare il bagno, e non se ne seppe più nulla.

Poco dopo l’uomo denominato Grifis incontrò il proprio figlio primogenito Occhi di falco ( che da giovane ha militato nella Squadra dei Falchi come controfigura di Gatsu nda).

I due spadaccini corsero l’uno verso l’altro in mezzo a una pioggia di petali di rosa, quindi si abbracciarono e promisero di non lasciarsi mai più.

Gli inquilini dell’asilo dei pirati assistettero commossi a una tale dimostrazione di amore padre-figlio, e le lacrime sgorgarono numerose dalle loro guance.

Restarono in quella posa per due ore, fissando l’orizzonte immobile tranne allorquando era attraversato da palle di fieno rotolanti, finché, quando ormai il sole strava calando, un funesto e psicopatico individuo in maglietta bianca con la testa coperta da una bandana verde, che brandiva tre sciabole di cui una con la bocca, passò davanti a loro correndo e sbraitando: “CREPA OCCHI DI FALCO!!!!!!”.

 

 

  
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