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Autore: Lory221B    27/02/2016    6 recensioni
Londra 1856. John, Sherlock, una storia proibita e un destino che li travolge e li separa per due anni. Ma sarà stato solo il destino a separarli? O qualcuno sta giocando con le loro vite? Tra tradimenti e ricatti, spunta una vecchia conoscenza dal passato.
(johnlock) (light sheriarty) (historical!AU)
Genere: Angst, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jim Moriarty, John Watson, Mary Morstan, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 9 Si dirada la nebbia




Torniamo alla sera della festa a casa Holmes...


John si alzò dal gradino, passando un'ultima volta la mano tra i capelli del moro e ritornò in casa Holmes. Sherlock decise di fidarsi di John, della sua unica fonte di luce nella nebbia che lo aveva circondato e senza aspettare ulteriormente lasciò la casa, passando dal giardino e si diresse in Baker Street.

Watson rientrò nella sala cercando di mantenere un'espressione normale, non di un predatore che stava puntando la preda, nella fattispecie James Moriarty. Fece per andare da Mary e portarla a casa, in modo da avere il tempo di tornare da Sherlock ed elaborare un piano, ma venne bloccato da Mycroft, che gli si piantò davanti con aria fintamente cortese

- Dottor Watson, non vada via così velocemente, vorrei presentarle una persona - così dicendo fece un gesto verso l'ispettore Lestrade.

- Ovviamente ci conosciamo già, aiutavo Sherlock e Scotland yard  fino a qualche anno fa - rispose con una punta di rammarico.

Mycroft sorrise - Era solo per dire che l'ispettore è una persona molto fidata. E sarebbe anche un ottimo ambasciatore, se per caso dovessimo comunicare senza che qualcuno sospetti un collegamento -

Watson capì il gioco di Mycroft, sarebbe stato molto più facile parlare attraverso Lestrade, per non attirare l'attenzione di Moriarty, che a quanto sembrava controllava ogni loro mossa.

- Perfetto signor Holmes, avrà presto mie notizie - rispose il biondo e si diresse verso Mary.


***** *****

Sherlock passeggiava avanti e indietro per Baker Street. L'abbraccio e la vicinanza di John erano stati quasi un toccasana, sembrava che la nebbia che gli aveva affollato la mente per giorni, si stesse leggermente diradando.

Si sedette per terra e cercò di estraniare ogni emozione, per rimettere assieme tutti i pezzi. Si era lasciato sopraffare e questo aveva intaccato le sue capacità logiche. Così rischiava di commettere altri errori e non poteva permetterlo.

Cosa sapeva?

Magnussen aveva intercettato le sue lettere e lo aveva ricattato, senza però dare alcuna spiegazione del perché.

Gli aveva imposto di stare lontano da Scotland Yard e da John Watson.

Harriet aveva misteriosamente tentato il suicidio, ma nemmeno lei se lo ricordava.

La sua pistola, normalmente carica e funzionante, non aveva sparato.

Moriarty, casualmente, era venuto in suo soccorso.

Quest'ultima affermazione lo riportò all'inizio. Era davvero sicuro che fosse stato Magnussen a intercettare le lettere? Non era stato proprio Moriarty a suggerirglielo? ...il Napoleone del ricatto... Come credete abbia tanto potere? Pubblica queste notizie che rovinano la gente e nessuno l’ha ancora fatto fuori, deve aver più di un asso nella manica. Ci sono persone che non meritano di vivere Sherlock ..A parer mio però c’è un’unica soluzione per far tacere un uomo del genere

Jim gli aveva praticamente suggerito che eliminarlo era l'unica cosa da fare e lui lo aveva ascoltato. Lo aveva fatto perché si sentiva solo, perché nemmeno Mycroft lo aveva aiutato. Altro fattore curioso, perché suo fratello si era dimostrato così distaccato?

Stava ancora passeggiando avanti e indietro, quando sentì gli inconfondibili passi di John, salire le scale del suo appartamento. Corse ad aprire la porta e venne travolto da un abbraccio che lo fece impattare contro il muro.

- Sherlock mi dispiace, scusa. Scusami per tutto - ripeteva il dottore, stringendolo sempre più forte, al punto che Holmes faceva quasi difficoltà a respirare. Ma forse, quello era dovuto alla vicinanza del dottore.

Il moro non capiva il perché delle scuse, ma era davvero felice di sentirlo parlare con quella voce dolce e innamorata, non più il tono duro di quando era ritornato.

Sherlock si staccò leggermente, in modo da guardare il biondo negli occhi - John di cosa stai parlando? -

- E' meglio che ci sediamo, devo raccontarti quello che mi hanno detto Mycroft e Mary -

Mezz'ora dopo...

Sherlock aveva ascoltato ogni parola, era saltato in piedi quando aveva appreso che Mycroft era coinvolto nelle sue disavventure. Un tradimento del genere da parte del fratello non era contemplato. John aveva cercato di calmarlo, di fargli capire che nonostante tutto, lo aveva fatto per la famiglia e che non poteva prevedere tutte le conseguenze, ma che ora li avrebbe aiutati.

Quando John ebbe finito di raccontare, Sherlock si sentì ancora più debole e ingenuo. Lo avevano manovrato come una marionetta e lui si era limitato a danzare a tempo.

- Quindi Moriarty controllava Magnussen, magari era un suo dipendente. Forse Moriarty gli ha dato i capitali per comprare i quotidiani e poi gli ha chiesto di prestarsi al gioco delle lettere e dei pettegolezzi. Ecco perché mi aspettava in giardino. E non sembrava sorpreso quando la pistola non ha sparato, capisci? - chiese Sherlock, seduto sulla sua poltrona, le mani giunte sotto il mento e la posizione di uno pronto a scattare nuovamente in piedi.

- Non del tutto - rispose John.

- La mia pistola deve essere stata manomessa - constatò Sherlock, infastidito da non averlo capito subito.

- Ma Moriarty come poteva essere sicuro che saresti andato a sparare a Magnussen proprio quella sera? -

- Ha manovrato tutto fin troppo bene. La terza lettera mi chiedeva di scegliere tra te e Mary. Mi aveva esasperato. E per essere sicuro che mi recassi da Magnussen, Moriarty ha mandato Mary ad informarmi del suicidio di Harriet -

- Aspetta, stai dicendo che qualcuno ha tagliato i polsi di mia sorella per farci credere a un tentativo di suicidio? - impallidì John.

- Ha senso, le danno un sonnifero e poi inscenano il tentativo. Forse la cameriera o il giardiniere. Il marito di tua sorella è famoso per non badare molto alla "servitù", troppo snob per considerarli persone - rispose il moro.

- Quindi Moriarty manomette la tua pistola e poi viene in tuo soccorso e spara al tuo posto? - chiese il dottore, ancora più confuso.

- Perfetto no? Così in un colpo solo mi ha dimostrato che avrei sparato, rendendomi simile a lui e mi ha salvato, fungendo da Lancillotto, come gli piace definire te e Victor -

- Victor? - chiese John, infastidito.

- Non è il momento di essere gelosi John, posso ricordarti che sei sposato con un'altra? - sbottò Sherlock.

John si rabbuiò, ora era davvero felice di non aver avuto figli da Mary.

- Comunque ha commesso un errore, a me piacciono gli uomini buoni, onesti e coraggiosi. Quello che lui non sarà mai - fece il moro, gli occhi cristallini e dolci che guardavano John. Al biondo venne voglia di alzarsi e baciarlo, ma si trattenne a fatica. Dovevano prima risolvere il loro problema.

- Mi preoccupa cosa farà Moriarty,  quando capirà che non lo vorrai mai -

Sherlock tacque, aveva un'idea su come liberarsi di Jim senza conseguenze, ma non era sicuro che John avrebbe approvato.

- Sherlock, vedo gli ingranaggi della tua testa che lavorano. A cosa stai pensando? -

- Moriarty non mi lascerà mai in pace - affermò stancamente il moro.

- Lo so -

- Ma se io fossi morto, perderebbe inevitabilmente interesse - disse sorridendo.

- Sherlock cosa stai dicendo? -

Holmes si alzò in piedi  
- Ho un'idea John, un finto suicidio. Dovremo giustificarlo però, se tu mi lasciassi ad esempio, se mi sentissi abbandonato, sarebbe credibile -

- Sherlock respira - fece il dottore, vedendo quanto Sherlock era concitato.

- No, è perfetto. Sappiamo che ci tiene d'occhio, ci ha visti anche ad Hyde Park. Potremmo incontrarci lì e recitare la scena. Tu vieni, dici delle cose come "amo Mary, vita normale e bla bla bla..", quello che mi hai detto quando sono tornato. Io mi dispero e torno a casa. Il resto lo concorderò con quell'idiota di mio fratello -

- Ok, ma io? - fece Watson, aggrappandosi ai braccioli della poltrona e sollevando gli occhi verso il suo bellissimo Sherlock.

Il moro deglutì e distolse lo sguardo  
- Tu continui la tua vita John, finché non staniamo Moriarty e tutti quelli che lavorano per lui -

- Lavorerai sotto copertura? Così dovrò stare senza di te altri due anni, se tutto va bene? - sbottò il dottore, alzandosi in piedi e prendendo le mani di Sherlock.

- Non piace neanche a me, ma tu vedi altre soluzioni? -


***** *****

Tre giorni dopo...ovvero dopo la recita ad Hyde Park

John passò a Scotland yard e venne ricevuto dall'ispettore Lestrade con il pretesto di parlare di una rissa avvenuta nei pressi della sua abitazione.

- Immagino non voglia parlarmi di questo, ma del piano di Sherlock - fece Lestrade, chiudendosi la porta alle spalle.

- Sì e ho bisogno del suo aiuto e di Mycroft. Se Sherlock sapesse quello che voglio fare non approverebbe, non mi permetterebbe di abbandonare la mia vita e unirmi a lui -

- Di cosa stiamo parlando? - chiese l'ispettore.

- Di un doppio finto suicidio, che renderà anche più credibile quello di Sherlock, così eviteremo che Moriarty pretenda di vedere il corpo. So che il funerale si celebrerà presto e a bara chiusa, proprio per non dare la possibilità a Jim di constatare che non c'è nessun corpo. Ma potrebbe comunque insospettirsi -

- E lei come vorrebbe uscire di scena? -

- Non sarebbe tanto strano se mi sparassi, dopo aver appreso della morte di Sherlock - rispose John con semplicità.


***** *****

L'east-end non era un posto per gente tranquilla e perbene. L'area del porto era sempre frequentata da persone poco raccomandabili. Mycroft Holmes era vestito in maniera irriconoscibile, nessuno avrebbe detto che un gentiluomo si nascondeva sotto quegli indumenti.

Accanto a lui, spettinato ad arte e coperto da un lungo cappotto, il fratello stava trascinando con sé una sacca, le uniche cose che lo avrebbero accompagnato nel suo viaggio.

- Sherlock, vorrei che stessi nascosto per un po'. Mi occuperò io della rete di Moriarty, tu riposati e sii felice - affermò Mycroft.

- Riposarmi, ti sembro il tipo? E comunque, non posso essere felice lontano da qui - rispose tristemente. Senza John, niente aveva senso. Ma lo stava tenendo al sicuro, era l'unica cosa importante.

- Io credo di si. Sali sulla nave, il capitano ti aspetta -

Mycroft gli sorrise ma il fratello ricambiò il saluto a stento, per niente contento di abbandonare nuovamente John.

Il maggiore degli Holmes si appoggiò al muro e accese una sigaretta.

Le sigarette la uccideranno - affermò una voce.

Mycroft gettò la sigaretta a terra e sorrise al nuovo arrivato.

- Tutto è andato come previsto, ispettore Lestrade? -

- Si, signor Holmes - affermò l'uomo.

- Quindi John Watson è già sulla nave - continuò Mycroft.

- E' in cabina, aspetta solo che Sherlock lo raggiunga. -

- Ottimo -

- Dove andranno dopo essere sbarcati a Calè? - chiese curioso l'ispettore.

- Meiringen. Si trova a Berna, in Svizzera. Posto tranquillo e isolato. Non credo che una capra potrà andare in giro a dire di averli visti -


***** *****

Angolo autrice:

In effetti mi sentivo troppo Moffat a lasciarvi con il precedente capitolo ad attendere un'intera settimana. Per cui ecco un capitolo denso di spiegazioni.
Spero non vi siate persi nei flashback
Alla prossima e buon week-end!!!

   
 
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