Le
persone, fin da quando ero piccola, mi consideravano una ragazza molto
intuitiva. In realtà anch’io pensavo di essere abbastanza brava a comprendere i
caratteri delle persone, anche solo da uno sguardo, un’espressione o un loro
discorso. In genere mi succedeva di disegnare il profilo di qualcuno
velocemente e il più delle volte avevo ragione. Ma, con mio grandissimo
disappunto, con lui ero in alto mare, anzi nel pieno dell’oceano! Non che fosse
particolarmente necessario delinearne il carattere, ma ero infastidita dal
fatto di non riuscirci. E poi, cosa strana, avevo la sensazione di averlo già
conosciuto. Che fosse il figlio degli Elliot era più che evidente. Doveva
essere una bellezza ereditaria, la sua. Assomigliava molto a suo padre. Aveva
la sua stessa corporatura, il suo stesso viso, lo stesso colore dei suoi occhi.
Dapprima avevo dato spiegazione alla mia misteriosa impressione con questa
straordinaria somiglianza, ma non ne ero convinta. Lui mi incuriosiva molto più
di quanto fosse lecito, considerando che era solo un conoscente. Forse per il
fatto che era stato taciturno per tutto il tempo, che ero stata così avida nel
cercare di decifrare il suo carattere. Ma dalla mia attenta osservazione, non
avevo tratto nessun risultato soddisfacente. Di una cosa ero sicura, a dispetto
di ciò che avevano commentato nel mio gruppo: Lui non lo faceva per orgoglio.
Non era scostante e riservato, perché, come aveva sottolineato Robert, non ci
considerava alla sua altezza. E non era neanche timido. Ero stranamente certa
che lui fosse estremamente, eccessivamente triste. Da che cosa lo avevo
intuito, non me lo sapevo spiegare. Forse dai suoi occhi, seppur non
lasciassero quasi mai trapelare emozioni di nessun genere. In ogni caso, non
era altezzoso. Ci avrei messo la mano sul fuoco! Non mi sarei associata alle
critiche su di lui, non mi interessava cosa ne pensavano gli altri. Sospirai.
Inevitabilmente i miei pensieri andarono a Robert. Ma come poteva non essere
così? Ieri, uscendo con gli altri, l’avevo rivisto. Sembrava sinceramente
pentito, quando mi aveva chiesto di riprovare a stare insieme ed io gli avevo
detto che ci avrei pensato. In realtà sapevo che gli avrei detto di sì. La mia
vita senza di lui mi sembrava vuota, sentivo nel cuore una voragine incolmabile.
Non che con lui la sensazione sparisse. Mi tormentava da tantissimo tempo,
ormai era parte di me, anche se io non ne conoscevo il motivo. Però era meno
dolorosa, a volte riuscivo persino a dimenticarla. Con lui. Sospirai
nuovamente.
Ero
seduta sulla mia panchina, una delle tante del lungomare. Era diventata mia un
fatidico giorno grigio d’autunno. Ero arrabbiata e triste, non ricordo neanche
per quale motivo, e quella era l’unica panchina asciutta. D’allora ero sempre
lì. Una sorta di tradizione. Sorrisi.
Era
una giornata molto bella. Il sole stava tramontando alle mie spalle, ed il cielo s’andava
oscurando, dirigendosi piano verso il blu della notte.
Il
blu del cielo, in estate, mi piaceva tantissimo. Era il blu vero. Mi piaceva la
luna, quando emanava ardente luce bianca e creava sfumature nel cielo, e le
stelle. Quand’ero piccola credevo che ogni stella fosse abitata da creature
meravigliose: da fate, principi e principesse, esseri fantastici, insomma,
quelli dei miei sogni. Ed immaginavo di essere la regina di una stella, la mia
stella, e di ricevere l’affetto e le attenzioni di tutti. L’ingenuità e la
fragilità di quei sogni era disarmante. Non l’avrei mai dimenticata, lo sapevo.
Guardando il cielo mi sarei sempre ricordata della mia stella... ‘The star of my heart’.
L’avevo soprannominata così. Sorrisi.
Una
folata di vento mi colpì, facendo volare la fascia che avevo nei capelli. Mi
alzai di scatto e la rincorsi. Era finita in spiaggia. Mi diressi velocemente
verso le scale, le scesi rapida e arrivai sulla sabbia. Mi guardai intorno, per
vedere dov’era finita. Rimasi senza parole.
Lui
era lì. Si stagliava, come in un bellissimo quadro, in primo piano, circondato
dal mare cristallino, in cui si rispecchiava il sole rosso del tramonto e le
sfumature create da questo sulle nuvole. Era perfetto, splendente nello
splendore della natura.
Mi
guardò negli occhi.
Aveva
un’espressione seria, ma non indecifrabile come al solito. Avevo ragione. Era
molto triste.
C’era
qualcosa, nel suo sguardo, che mi lasciava senza fiato. Non riuscivo a capire
cosa fosse, ma era così. Ero però certa, come non mai, di aver già visto prima
i suoi occhi. Si, li conoscevo. Ed anche piuttosto intimamente. Non sapevo né
il luogo, nel il giorno in cui li avevo già incontrati, ma era così. Ora ne ero
assolutamente sicura.
Aveva
in mano la mia fascia. Mi si avvicinò senza sorridere, recuperando quello che
sembrava il suo abituale contegno, impenetrabile come sempre. Mi resi conto di
essere rimasta a fissarlo, con aria sconvolta e arrossii d’imbarazzo. Mi
ripresi.
Lui
me la porse, in silenzio.
“Grazie”,
mormorai, impacciata.
“Di
nulla.”, rispose lui, in un sussurro.
La
sua voce, il tono della sua voce era così familiare. Così bello, così
melodioso.
Mi
oltrepassò, senza aggiungere altro ed io rimasi a fissare il vuoto davanti a
me, confusa.
Non
riuscivo a decifrare la mie sensazioni, non venivo a capo delle emozioni che mi
affollavano il cuore.
Ma
questa ben misera spiegazione non le sarebbe bastata, lo sapevo bene.
“Be’, allora?”, indagò, avida di particolari,
Elizabeth.
“Che
ti devo dire, Lizzy... Non è successo proprio nulla.”, dichiarai. Ed era la
pura verità.
L’avevo
guardato negli occhi per qualche istante e ne ero rimasta affascinata: cosa
assolutamente comprensibile, considerando la sua ineguagliabile bellezza. A
distanza di qualche ora il mio turbamento mi pareva ingiustificabile
altrimenti. Ma la sensazione che mi tormentava era ancora lì al suo posto.
Possibile che, avendolo già visto, non mi fosse rimasto in mente un particolare
illuminante? Dove, come, perché...
“Come,
non è successo nulla!! Ma se avevi l’aria di chi ha appena vissuto l’esperienza
più eccitante della sua vita!”, obbiettò insoddisfatta la mia migliore amica.
“Hai
ragione. Lui mi si è avvicinato lentamente, mi ha guardato negli occhi e mi ha
baciato, stringendomi a sé.”, dissi, in tono tanto convincente da farla
sobbalzare.
“Davvero?”,
esclamò lei, con gli occhi lampeggianti d’eccitazione.
“Certo
che no...!”, ribattei, ridendo.
Lizzy
mi lanciò un’occhiataccia.
“Incontri
il più bel ragazzo dell’intero universo da solo e che fai? Lo guardi negli
occhi?”, chiese, arrabbiata.
“Elizabeth,
cara...”, esordii, sottolineando quest’ultima parola, “Sto già con un’altra
persona.”
Aggrottò
le sopracciglia.
“Che
ti ha tradita, Emily! È un viscido verme, insignificante e pure brutto.”,
esclamò la mia amica, decisa.
Sospirai.
“Io
lo amo, Lizzy.”
Lei
mi guardò attentamente, poi l’espressione dei suoi occhi s’intenerì.
“Se
ti fa soffrire ancora chiamo Anakin e gli chiedo di farlo fuori.”, dichiarò,
sorridendo.
Io
risi.
Anakin,
il nostro mito. Protagonista di una parte della saga di Star Wars, di cui io e
Lizzy eravamo fan sfegatate. Avrei dovuto immaginare che lui mi avrebbe difeso
e vendicato.
Sorrisi,
allegra.
Elizabeth,
con il suo solare ottimismo e la sua decisione e anche con la sua impulsività,
era la migliore amica che potessi avere. Sapeva come prendermi, mi conosceva
benissimo. Eravamo amiche dall’asilo, quando le avevo offerto un po’ del mio
cioccolato e lei aveva detto di voler essere la mia migliore amica. Anche
allora i suoi occhi erano azzurri come adesso, ma la sua chioma ribelle di
capelli sscuri era domata, il suo viso era più magro e il suo corpo più snello.
“Vogliamo
tornare al motivo iniziale della mia visita?”, domandai, sorridendo.
Lei
annuì.
“Allora…”,
cominciò, con un tono che non mi faceva ben sperare.“Che ne pensi di mettere il
top dorato e la mini nera?”
“Cheee!”,
obbiettai, sconcertata.
“Non
ricomincerai con la storia del ‘troppo scollato, troppo corto’, spero...”,
rimbeccò Lizzy, guardandomi sbieca.
“Ma...”,
tentai di protestare, ma lei stava già enumerando gli accessori abbinati e i
tipi di trucco, senza ascoltarmi.
Mi
arresi e indossai ciò che mi aveva consigliato.
Due
ore dopo, quando finalmente entrambe eravamo pronte per uscire, mi diedi un
ultima occhiata allo specchio.
Il
top e la gonna risaltavano le mie forme, accentuando la magrezza del mio corpo.
I miei capelli ramati erano perfettamente lisci e ricadevano dolcemente sulle
mie spalle, intonati in modo perfetto con il completo che indossavo. Il
fermaglio che Lizzy mi aveva prestato richiamava il colore dei miei occhi verdi
rendendo l’effetto completo niente male.
“Sei
bellissima!”, esclamò la mia amica, con gli occhi brillanti d’ammirazione per
il suo lavoro così ben riuscito.
Lei
indossava un vestito azzurro, aderente, che le stava molto bene.
“Anche
tu.”, risposi, sincera.
“Andiamo?”,
mi domandò.
Io
annuì.
Fissavo
il panorama che s’estendeva oltre il mio balcone, sul quale godevo della
piacevole frescura mattutina. Il cielo era limpido, terso da ogni nuvola, ed il
sole era pronto a spuntare, per illuminare il giorno che veniva. Tutto lasciava
presagire che sarebbe stata una giornata calda come poche, ma la cosa, stranamente,
mi era indifferente.
Le
cime degli alberi, che formavano un’estesa macchia verde dalla mia posizione,
si muovevano dolcemente sotto la spinta del venticello, che spirava leggero,
colorando le mie guance gelide di un
tenue rossore.
Sorseggiavo,
pensosa, del the, cercando disperatamente di dare un senso agli eventi della
sera prima. Erano ore che, non riuscendo a dormire, cercavo di ricostruire
minuziosamente ogni cosa, sperando di cavarne un significato. Non c’era. O
forse era troppo difficile ammetterlo. Due erano le possibilità: o lui era
stato preso da un istante di follia o, molto improbabile, di gelosia acuta, o
aveva intuito molto più di quanto non fossi riuscita a fare io. Ci ripensai
ancora.
Ricordavo
l’eccitazione della serata, l’allegria dei miei compagna, la frenesia del
ballo, le mani possenti di Robert che mi stringevano a lui. L’avevo lasciato
per un po’ solo, per andare a bere qualcosa, assetata. E poi... Lui, che era
stato lì, in disparte, si era avvicinato a me e mi aveva sussurrato
all’orecchio: “Non fidarti di Robert, Emily.” Ma quando avevo sollevato lo
sguardo, per chiedergli spiegazioni, non c’era. Era sparito tra la folla.
Non
avevo dubbi, sebbene non lo avessi guardato in faccia, su chi fosse. Avevo
riconosciuto la sua voce. Era inconfondibile. Ma mi chiedevo cosa lo avesse
spinto a dirmi una cosa del genere. Conosceva forse qualcosa che io ignoravo?
Cosa aveva voluto dire? Non riuscivo a capirci nulla. Ero stata anche sul punto
di parlarne con Robert, ma qualcosa mi aveva fermato. Non l’avevo fatto. Ero
rimasta con i miei dubbi, cercando in un primo momento di accantonarli, senza
buoni risultati. Ed ora mi ero arresa a quel’incertezza. E tentavo invano di
trovare una spiegazione soddisfacente. Che non c’era.
Sapevo
cosa avrei dovuto fare per interrompere i miei tormenti. Ma ero restia a
tramutare le parole, o in questo caso i pensieri, in fatti.
Non
ero mai stata particolarmente timida e riuscivo ad essere estroversa anche con
chi non conoscevo bene, ma lui mi metteva in soggezione. Non sapevo perché, ma
ammutolivo ogni volta, sebbene non succedesse quasi mai, che mi rivolgeva la
parola. Non sapevo se ce l’avrei fatta.
Rimasi
a fissare il vuoto, indecisa.
Cercai
di pensare cosa mi avrebbe consigliato Lizzy. ‘Che aspetti? Hai un motivo per
parlare con lui e non lo fai?’ Sì, sarebbe stato quello il suo suggerimento,
anche se non potevo verificarlo, avendo deciso di non parlagliene.
Sospirai.
Lo
avrei fatto. Sarei andata da lui.
Sorrisi.
Decisione
presa.
Al
pensiero di aver un motivo per rivederlo, m’illuminai. Chissà perché ne avevo
una gran voglia. Probabilmente per il fatto che lui fosse un mistero per me.
Volevo sapere qualcos’altro, qualcosa d’illuminante sul quel ragazzo così
enigmatico. Avevo l’inesplicabile desiderio di sapere come fosse la sua pelle
al tatto, per esempio. Era una speranza strana, ma pressante. E poi mi aspettavo di trovare qualche altro
particolare che mi potesse aiutare a capire dove e quando l’avevo già
incontrato.
Sospirai e, allettata da lieti pronostici, mi abbandonai alla contemplazione del paesaggio, sorridente.
Salve! Eccomi qui, che ritorno, con un nuovo capitolo e nuove speranze!!! Innanzitutto un grazie speciale a Padme Undomiel, per la sua recensione, che, a quanto pare, attendeva da molto di essere scritta! XD E poi, un enorme ringraziamento a Mistery Anakin!!! Sono veramente felice che tu abbia apprezzato l'inizio della storia e spero che questo capitolo non ti deluda!! Aspetto commenti sul protagonista maschile, che, come dice chiaramente il titolo, è presentato in questo cap! Grazie ancora,
Shine