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Autore: darken_raichu    28/02/2016    2 recensioni
Pokémos è una terra lontana, dove i pokémon vivono divisi in 18 nazioni, tra i cui territori si estendono deserti, pianure, foreste e mari, che rendono assai difficoltosi i collegamenti tra i vari paesi. Fino a 10 anni fa la terra era in pace, ma ora le cose stanno cambiando…
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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Fireduke City, palazzo reale, 10/07/4783, circa le 18
“Adesso sto cominciando a preoccuparmi.” Pensò Eelektross. Era rimasto per due ore da solo nella sala, anche se erano stati abbastanza gentili da portargli da bere. Ma ancora la porta non dava segno d’aprirsi.
“Immagino come sarà la situazione là dietro.” Si disse Eelektross “Il Charizard starà cercando di esporre i punti deboli del nostro piano, mentre il Re e il Talonflame staranno rispondendo. Il problema è capire a cosa arriveranno quelle risposte.”
Poi, inaspettatamente, la porta si aprì. Il Re e i suoi entrarono e si disposero come prima, e il Re parlò «La nostra è stata una discussione lunga è difficile. Ma alla fine siamo giunti a una conclusione.»
Eelektross attese, speranzoso. Aveva fatto quello che doveva, e sperava che bastasse. Il Re proseguì «Abbiamo deciso di accettare l’offerta dell’Alleanza. Ci schiereremo al suo fianco, nel bene o nel male, e attenderemo i benefici di ritorno. Tuttavia, c’è un punto che desidero chiarire: il mio esercito non deve entrare in contatto con quelli dei falsi re.»
Eelektross annuì. C’era da aspettarsi una richiesta del genere «Non si preoccupi mio Re, sono certo che i Generali sapranno accordarsi. Comprenderà certo che nei campi di battaglia non si può mai sapere, purtroppo, e comprenderà che lei dovrà incontrare i falsi, come dovranno fare i suoi Generali.»
«Se i falsi re accetteranno l’alleanza, acconsentirò a rimanere nella stessa stanza con loro senza saltar loro addosso. E i miei Generali faranno lo stesso. Più di questo, non posso dire.»
“Astuto. Sta dicendo che se ai Re capitasse… un incidente per colpa di qualche attentato, non sarà colpa loro.” «Mi pare ragionevole, mio signore.»
«Ottimo. Prepareremo subito l’esercito per la mobilitazione. Ventimila pokémon, e settemila mercenari, basteranno di certo.»
«Credo di sì, mio Re. Se fosse possibile, vorrei chiedervi di recapitare un messaggio al Generale di Elettria, in modo da informarlo sul proseguimento della missione.»
«Ma certo, ma certo. Rizarc, fa portare penna e inchiostro per il nostro ambasciatore.»
«Oh, quasi dimenticavo mio signore, occorrerà inviare qualcuno a catturare i Combattenti Flare e Delphox insieme ai loro complici, visto che si sono rivelati membri dell’Organizzazione.»
«Che onta tremenda» rispose il Re «attentatori sotto il naso mio e del mio Generale, e nessuno che se ne rendesse conto. Provvederemo ad arrestarli immediatamente.»
Mentre il re usciva, un servitore porse a E. carta e inchiostro. Il pokèmon cominciò a scrivere. Parlò della situazione critica di Vulcania, accennando al da farsi. Disse al destinatario di stare attento nel tenere lontani i tre eserciti e anche far sorvegliare i Re sarebbe stata una buona idea. Poi aggiunse le informazioni che aveva raccolto, richiuse il messaggio e scrisse il nome di Galvantula.
“Spero che questo gli sia utile.” Si disse, porgendo il foglio piegato al Pokémon. Poi uscì dalla sala, ritornando verso la base.
 
Volcanic Crater, palazzo reale, 10/07/4783, circa le 18
«S-sposarmi?» chiese Chande, stupito.
«Oh, non temere, Lady Lure è una giovane e bella Chandelure. Inoltre viene da una buona famiglia, è intelligente e ben educata. Sarà certamente un ottimo partito. E il Ducato di Volc è uno dei più ricchi delle Fiamme Rosse.»
Chande soppesò la situazione “Posso permettermi di accettare? E se lo facessi, poi cosa…” Riflettè un poco, poi annuì «Mio Generale, la mia unica scelta è questa, ma un accordo simile va oltre il mio potere. Se ne parlaste con mio padre…»
«Non avremmo certezza del successo del nostro accordo. Voglio la sua risposta principe, ora. Se accetterà, non ci aspetteremo di certo che lei celebri le sue nozze immediatamente, in fondo dovrà anche comunicarlo a suo padre e dovremo prendere i dovuti accordi. Siamo disposti ad attendere. Ma lei dovrà sposare Lady Lure.»
In quel momento, Chande vide uno spiraglio «Acconsento a scrivere a mio padre che desidero sposare Lady Lure de Vol. Se davvero è così un buon partito, certo accetterà. Inoltre, gli scriverò anche che gli consiglio di allearsi con il vero signore di Vulcania, Re Larvesta. E prometto che manterrò l’alleanza con Vulcania quando verrà il mio turno di salire al trono.»
Il Generale annuì, sospirando «Immagino che in fondo questo sia il massimo che un principe può fare. Prenderemo gli accordi con suo padre. Ma vogliamo quel documento, firmato e controfirmato. E se suo padre rifiuterà…»
«Non lo farà, mio signore.» “O almeno spero.” Si disse Chande.
Quando gli porsero il foglio, spense una delle fiamme e cominciò a scrivere. Spiegò al padre la situazione, e gli chiese di accettare “per il bene di Pokémos e di Spettria”. Terminato il messaggio, si rese conto che quasi certamente aveva firmato la propria promessa di matrimonio. E si chiese perché questo non gli facesse provare nulla di particolare.
Poi i due uscirono da palazzo, con la promessa del Generale di mettere in movimento l’esercito quanto prima.
«Mi dispiace.» Disse Raichu.
«E per cosa? Ho sempre saputo che avrei sposato una nobile. E che probabilmente l’avrei conosciuta poco prima delle nozze. Questo è il destino di un principe, che ci piaccia o no.»
«Credi che tuo padre organizzerà davvero il matrimonio tra voi due?»
«Sì. Hai sentito, è la figlia di una duchessa, avanti nella lista di successione e addirittura una Chandelure. Sembra tutto organizzato apposta per renderla la candidata ideale. In più ho dovuto firmare quel foglio. Siamo praticamente obbligati ad accettare l’accordo.»
Raichu si chiese come dovesse sentirsi l’amico. Aveva risposto con voce piatta, ma in quel momento era preso di certo da mille preoccupazioni. L’accordo di matrimonio, l’evoluzione in anticipo con i tempi, quel raptus di follia che aveva avuto durante il combattimento con Camerupt… sembrava che Vulcania fosse sua nemica. «Beh, adesso credo dovremmo cercare Gliscor. Ha detto che ci saremmo incontrati alla porta della città, quindi ci conviene andare.» Disse invece. E i due si avviarono.
 
 Darkfyre City, 10/07/4783, circa le 22
Zangoose sbadigliò. Gli altri erano già usciti dalla stanza, ma a lui avevano chiesto di riposare. Peccato che l’insonnia e la preoccupazione non lo lasciassero in pace. Si guardò il braccio. L’aveva fasciato, e ormai stava guarendo grazie all’impacco di Baccarance che si era preparato, ma non poteva dire di star bene. “Dannazione, non pensavo avrei dovuto usarlo così presto. Adesso l’Organizzazione lo sa. E la cosa non è un bene. Affatto.”
Il pokémon si alzò in piedi. Se non poteva dormire, restare steso era inutileUscì dalla stanza e si diresse nella sala, scendendo gli scalini. La taverna era quasi vuota. L’unico presente era Infernape, dietro al bancone «Se cerchi i tuoi amici sono fuori Zangoose. Erano ancora stanchi, ma hanno detto che sarebbero andati comunque a palazzo a chiedere di essere ricevuti. Ti aspettano là.»
Zangoose si avvicinò al bancone e sorrise «Diciannove anni vecchio. Ci crederesti? Non ricordo neanche quanti anni avevo quando me ne sono andato. E ora eccomi qua.»
L’Infernape sospirò, senza alzare gli occhi dal bicchiere che stava lucidando «Sono felice di vederti Zangoose. Sei cresciuto bene. Diciannove anni fa eri già un adulto, anche se avevi solo diciassette anni. Eppure, sono preoccupato per te Zangoose.»
«Preoccupato? Perché?.»
«Perché stai ancora cercando vendetta. E credevo avessi detto che avresti smesso una volta trovato il colpevole della morte dei tuoi genitori.»
«Non è vero. Sono diverso da allora. La mia vendetta è compiuta, e adesso...»
«Adesso hai trovato qualcos’altro da fare, qualcun altro su cui investigare, perché quello che tu vuoi è un nemico da combattere. Morirai Zangoose, come accadde a mio figlio, solo per il desiderio di proteggere qualcosa che non hai più.»
«Non è vero! Non è per questo che sono in viaggio! Mofer non c’entra con questa storia!» Scattò Zangoose.
Infernape scosse la testa «Mofer non c’entra? Eppure, per me, tu sei identico a lui. In tutto. E questo è un bene e un male.»
«Vecchio, ascolta, non è per me, è per tutta Pokémos. Non posso spiegarti tutto, ma sto facendo quello che faccio per la giustizia.» Rispose Zangoose guardandolo negli occhi.
«Davvero? Eppure me lo dicevi anche anni fa. “Non lo faccio per me, per vendetta, ma per le vittime”. Hai sempre detto così, anche se sapevi benissimo di mentire. Ma anche ammettendo che fosse vero, questo a cosa ti ha portato? Guardati Zangoose. Hai un braccio martoriato, lividi e bruciature su tutto il corpo e l’animo a pezzi. Te lo dico ancora: torna a casa. Hai fatto quello che dovevi, l’ho sentito dire da alcuni viaggiatori di Normalia anni fa. Lascia che sia qualcun altro a combattere per la giustizia.»
Zangoose sospirò «Te lo prometto vecchio, è l’ultima volta. Poi lascerò il mondo in cui mi sono incastrato. Fidati di me.»
L’Infernape sospirò a propria volta «Non c’è modo di farti cambiare idea, eh? Allora fallo. Porta a termine quello che hai cominciato. Ma se morirai provandoci, io ti ho avvisato.»
Zangoose annuì «Mi dispiace per tuo figlio.» Disse, uscendo.
«E allora perché vuoi far morire anche l’altro?» Chiese Infernape. Zangoose non rispose, sparendo dal locale. Infernape scosse la testa, ma non potè fare a meno di sorridere “Sei proprio un brav’uomo, ragazzo mio. Ma questo mi fa preoccupare ancora di più.”.
 
Fyreduke City, 10/07/4783, circa le 22
I due Capitani e i loro Tenenti si guardarono intorno con circospezione, attraversando la strada. In testa c’era Delphox, mentre Flare e gli altri erano dietro. Dato che lei era quella in condizioni migliori, apriva la strada. La pokémon fece loro cenno di proseguire, e i sei si mossero nei vicoli laterali.
Come previsto, un’ora prima delle guardie si erano presentate per prenderli in custodia. Loro ovviamente erano fuggiti, sconfiggendole, e si erano aperti la strada finché non avevano seminato i nemici, ma ora l’intera città li cercava.
Scivolando un vicolo dopo l’altro raggiunsero la loro meta, il grande edificio abbandonato dove si trovava la loro base. Entrarono dalla porta e scesero nella cantina. Come si aspettavano, il Tenente Casm, un Castform, li aspettava lì.
«Bene, il capo ha detto che è stato un fallimento.» Commentò quello «Voi non siete riusciti a fermare Eelektross, e lui non è riuscito a portare del tutto a termine il suo piano. Probabilmente il risultato peggiore che potevamo aspettarci.»
«Ehi, nessuno ci ha detto che quell’Eelektross fosse una belva del genere. Se l’avessimo saputo, avremmo assunto più gente.»
«Già, a proposito, siamo riusciti a catturare Heatmor il Tagliagole, ma i Kecleon e quei ragazzini assassini mi sono scappati. Speravamo di non lasciare troppi testimoni, ma evidentemente non si può fare di più.»
«E adesso?» Chiese Ployt.
«Per Arceus, Ployt, mi avevano detto qualcosa ma sei davvero ridotto malissimo. Comunque, adesso dovete sparire. Non solo voi, ma tutti i membri dell’Organizzazione. Gli ordini sono chiari, non deve restare nessuno qui a Vulcania. Dovevamo fermare il Gruppo e abbiamo fallito. A questo punto, potete solo ritirarvi. L’unico a rimanere sarà il Capitano, con il Re, ovviamente.»
Flare annuì «Quindi torniamo alla base eh? Sono anni che non ci vado. Chissà com’è adesso.»
«Fossi in te non vorrei scoprirlo. Dubito che i Generali vi accoglieranno a braccia aperte.»
«Sinceramente? Preferisco affrontare i Generali che restare ancora qui a Vulcania. Sono stati vent’anni davvero orrendi, tanto che dopo due sarei tornato volentieri a casa. Odio questo paese, e ho la fortuna di avere una Dominanza debole. Me ne sarei già andato non fosse per l’Organizzazione. Mi hanno detto che a Elettria il clima è simile a Normalia, e spero che sia vero.»
«Non è che in realtà hai paura di incontrare di nuovo quell’Eelektross?» chiese Delphox ridacchiando.
«Può darsi. Di certo, non ci tengo a rivederlo.» Rispose Flareon «Sbrighiamoci, voglio passare dall’altro lato e farla finita con questa storia.»
«Sai dov’è il Teletrasporto?» Chiese Casm.
«Sì. Seconda porta a destra del corridoio.»
«Terza. A sinistra.» Rispose Casm.
«Stessa cosa.» Commentò Flare, uscendo dalla stanza, dirigendosi verso il corridoio che si addentrava nelle profondità, sotto il lago di lava. I suoi tenenti lo seguirono.
«Meglio che vada anche io. Sarebbe capace di perdersi in una strada senza un bivio.»
«D’accordo. Buona fortuna con il Consiglio della Notte.» Rispose Casm.
Delphox gli fece un cenno di saluto con la mano, poi lei, Magcargo e Chandelure seguirono gli altri lungo il corridoio.
 
Fiume Draak, Regina delle Rose, 11/07/4783, circa le 01
Mud non riusciva a dormire. Avevano attraccato la nave in una baia nascosta poco conosciuta, ma per qualche motivo avrebbe di gran lunga preferito essere cullato dalla corrente, piuttosto che lì disteso a sforzarsi inutilmente. Si guardò intorno. La cabina del capitano era ampia e estremamente ben arredata. C’erano tappeti eleganti per terra, un’ampio tavolo coperto di carte nautiche del fiume, una libreria, mobili coperti di statuette e il divanetto su cui era disteso lui. Aveva anche una stanza separata in cui il capitano dormiva.
“Mi chiedo dove abbia preso tutta questa roba.” Si disse, pensando soprattutto al tappeto sotto il tavolo, che aveva alcune macchie rosse piuttosto sinistre. “Ma forse è meglio che non ci rifletta troppo. Buoni o no, sono comunque pirati.”
Mud si domandò come fosse finito in quella situazione. “Se avessi saputo che sarei finito su una nave pirata, non credo sarei mai partito. Giratina, se mia madre mi vedesse adesso, mi prenderebbe a ceffoni.”
A Laghia, i pirati erano considerati la peggior feccia dei mari. Piuttosto bizzarro, considerato che la maggior parte degli abitanti di Laghia discendevano da pirati. Ma forse quella era solo una leggenda. Fatto stava che i pirati erano malvisti a Laghia più che in ogni altro paese al mondo. Un pirata in famiglia era un grande disonore per tutti, e spesso tutti i parenti venivano ostracizzati. A confronto, i Re del Fango erano considerati quasi brava gente. “Sei un ladro? In prigione. Sei un pirata? Alla forca.”
Non che i pirati meritassero un trattamento diverso. Mud aveva sentito che, con i problemi che aveva avuto i Re nel tenere l’anello esterno negli anni, si era formata una vera e propria città pirata sulla costa orientale del paese. Non sapeva se fosse una leggenda o meno, ma fatto stava che nessuna nave passava volentieri sulla costa est di Laghia. E quasi tutte le famiglie avevano perso almeno due o tre componenti, uccisi dai pirati in un abbordaggio. Insomma, i pirati erano davvero feccia.
“Ma forse questi sono diversi.” Si disse, cercando di dormire. E in quel momento sentì il rumore all’esterno. Un tonfo di qualcosa che cade in acqua. Poi un secondo, questa volta il tonfo di qualcosa che cadeva su qualcosa di duro. Un terzo. Un quarto. Se all’inizio poteva pensare a un’impressione, ormai era piuttosto chiaro che stava succedendo qualcosa fuori dalla cabina.
“Che faccio?” Si chiese. La ciurma lo odiava, e se fosse uscito non sapeva se sarebbe rientrato. D’altra parte, fuori forse stava succedendo qualcosa di grosso.
Silenziosamente, si alzò. Adesso sulla nave tutto taceva, ma gli sembrava di sentire una certa tensione. Forse però era solo la sua impressione. Mud uscì dalla cabina e si guardò intorno. E quello che vide lo fece impallidire.
  
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