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Autore: Ink Voice    28/02/2016    0 recensioni
Niente sarà più come prima. Forse è meglio così, pensa Eleonora, mentre si chiede esasperata quale sia il prossimo compito da portare a termine. È una domanda retorica che si pone solo per rispondersi subito dopo: “Salvare il mondo”. Una frase da supereroe, da film, che invece le tocca pronunciare per autoconvincersi che il momento è giunto e che lei, fino a qualche anno prima una ragazzina normale che non conosceva la realtà in cui è improvvisamente finita, è una delle più importanti pedine nel triste gioco della guerra.
Dalla parte di chi schierarsi e perché, quando ogni fazione ha numerosi difetti, che rendono l’una indistinguibile dall’altra? Troverà mai dei motivi che la spingeranno a non chiudersi in sé stessa e a non tirarsi indietro? Perché dover rischiare la propria vita per una causa che non si conosce davvero e per una verità svelata sempre poco per volta?
Queste domande l’accompagneranno mentre cercherà la forza per non arrendersi. È l’ultima parte di Not the same story.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Manga, Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Not the same story'
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IV
Clandestini aggressivi

Sono passate solo due ore ma mi sembra di essere a bordo di questa maledetta nave da secoli. La colpa è di Hans che pretende di chiacchierare - di qualsiasi stupidaggine gli passi per la mente - e di Sara che vuole discutere con me di cosa ho fatto in sua assenza, gli ultimi giorni nella base segreta, e di come sono andata nella specie di verifica a cui mi ha sottoposta ieri sera, per vedere se qualche progresso l’ho fatto anche per conto mio.
«Mi aspettavo di più, ad essere sincera» esordisce subito, candidamente. Credo che la nausea si stia facendo più acuta per un’ondata di sconforto. «Ma comunque sei riuscita a migliorare qualcosa anche da sola. Ti ho vista più scattante e reattiva, ma allo stesso tempo più controllata: ti sei misurata nella portata delle fiamme e del vento, quindi brava. Si vede da lontano un miglio che sei assolutamente priva di tecnica, eppure quando non usi i poteri per combattere sei così composta… ma non importa. Al massimo imparerai altro quando ti ritroverai con Ho-Oh.»
«Che… che significa?»
«Potrebbe trasmetterti la conoscenza di uno stile di combattimento. Sai che io sono capace di tirare con l’arco? Me l’ha insegnato Articuno. O meglio, l’ho imparato automaticamente ottenendo la forma materiale del Legame.»
«Wow. Non me l’avevi detto» mormoro con scarso entusiasmo.
«Però seriamente, non potresti combinare uno degli stili che hai imparato nel gruppo dei guerrieri con i tuoi poteri? Sarebbe molto meglio, anche perché se ti affidassi all’istinto e ti ritrovassi improvvisamente in difficoltà, chissà se poi ti tireresti fuori da sola o se andresti in confusione! Invece, seguendo una linea di pensiero precisa e conoscendo dei movimenti su cui fare affidamento in ogni situazione, non rischieresti quasi mai.»
«Ho capito, ho capito…»
«Ma ti stai sentendo male? Soffri di mal di mare?» Il tono di voce di Sara si fa improvvisamente premuroso e preoccupato. Annuisco debolmente. Lei si mette a ridacchiare e mi sento molto meno nauseata quando la fulmino con lo sguardo. «Che carina, proprio come i tipi Fuoco! Devi proprio odiare l’acqua!»
«So anche nuotare, per tua informazione» borbotto, andandomi a sedere sul letto della cabina, accanto a Hans che ci sta disteso e legge un libro, finalmente senza parlare. Beato lui che non ha alcun minimo malessere derivato dalla lontananza dalla terraferma. «Però ho sempre sofferto di mal di mare.»
«Dai, non ero seria. Sarà una coincidenza» sorride lei.
Forse ho sperato troppo in un silenzio decentemente lungo del nostro compagno di sventure, però quando il biondino mi dà qualche dritta per farmi sentire meglio, con la speranza di farmi passare la nausea, sono molto più contenta. Sto ancora meglio quando, su consiglio di Sara, libero Aramis, Altair e June - gli unici Pokémon che mi è possibile tener fuori senza procurare danni, vista la stazza di Rocky, le abitudini assurde di Nightmare e la difficoltà di Saphira a non stare in un ambiente acquatico - e mi distraggo con loro. Abbiamo serrato la porta della cabina: non si dovrebbe fare, in realtà, ma non è che ce ne importi granché.
Sono felice di vedere Aramis più rilassato rispetto a ieri sera: la sua espressione è molto più calda e gentile di quanto mi sia abituata a vedere negli ultimi tempi. June trotterella per la cabina, esplorandola quasi a passo di danza, e questa sua caratteristica incuriosisce parecchio Sara, che prende a studiarla interessata. La quiete regna sovrana nella stanza principale, separata dal bagno; il silenzio sarebbe totale, se non fosse per lo scrosciare delle onde del mare. Così, mentre coccolo un po’ Altair, sono certa che, se qualcuno si avvicinasse alla porta, riuscirei addirittura a sentire i suoi passi sul pavimento rivestito di legno del corridoio.
Però mi distrae il pensiero che domani, quasi sicuramente, sarò faccia a faccia con il mio Leggendario. Non ho idea di come avverrà quest’incontro: non è che mi abbia fatto una grande impressione, caratterialmente parlando, vista la gentilezza dei suoi modi appena mi sono svegliata nel Bosco Smeraldo. Però è stato carino da parte sua avvertirmi dell’arrivo dei Victory nel Monte Corona, anche se non sarebbe stato male se l’avesse fatto con qualche minuto di anticipo - non mentre Nike e suo fratello stavano già buttando giù il muro dietro me e Daniel.
Non so perché pensi in termini così poco seri ad un Leggendario, sinceramente. Sara direbbe di sicuro che è perché i tipi Fuoco sono simpatici e allegri, e qualche altra stupidaggine a cui non voglio credere neanche se fosse vera, anche perché non mi ritengo né simpatica né allegra, nonostante il mio Legame. Credo di pensare a Ho-Oh in questo modo perché mi sono abituata a vedere i Pokémon, i miei compagni di squadra, come amici con cui scherzare e non come dei superiori a cui portare rispetto o, viceversa, dei sottoposti da bacchettare. E soprattutto penso di comportarmi così per sdrammatizzare e per contrastare la severità che il Leggendario ha mostrato finora. Spero si rilassi un po’, una volta che ci saremo riuniti.
Chissà com’è Articuno con Sara. L’ho vista solo una volta ed ero talmente tanto emozionata di essere vicina ad un Leggendario che potrei aver frainteso l’espressione dei suoi occhi cremisi; in ogni caso mi è sembrata gentile, ma il suo sguardo era velato da tanta tristezza e malinconia. Ora che ci penso è esattamente la stessa espressione di Sara, che negli ultimi tempi, più “in confidenza” grazie al fatto che ho scoperto cosa sono i Legami, è diventata molto più allegra, spensierata e loquace. Ma quando è seria ha sempre quell’aspetto profondamente malinconico.
Così passo il tempo mentre aspetto che, lentamente, si faccia pieno giorno. Sono le sette di mattina o poco più: in alcuni momenti sbadiglio vistosamente, d’un tratto assonnata, a forza di accarezzare in continuazione la mia Altair - che non ne ha mai abbastanza di coccole. L’unica cosa che mi trattiene dallo sdraiarmi su un altro dei tre letti della cabina è la consapevolezza che, se lo facessi, mi sentirei malissimo e la situazione si farebbe brutta assai.
Le mie condizioni però stanno peggiorando sempre più, inevitabilmente, anche se non sto facendo niente che dovrebbe farmi star male; perciò annuncio: «Ragazzi, io vado sul ponte a prendere un po’ d’aria.»
«Vengo con te» dice subito Sara, che penso si stia annoiando.
Hans risponde di voler leggere un altro po’, quindi al massimo ci raggiungerà più tardi: ma sono abbastanza sicura che abbia voglia di farsi una pennichella. Lo conosco da poco più di un giorno ma fin dalle prime ore insieme mi è stato chiaro il tipo che è, e nelle sue caratteristiche rientra quella di essere un dormiglione. Richiamo i miei Pokémon nelle rispettive sfere e le metto nella cintura, poi indosso sia questa che la giacca. Sara fa lo stesso.
Usciamo sul ponte e veniamo investite da una folata di vento gelido che sulle prime mi annichilisce, ma subito dopo mi sento pervadere da un’energia che mi rianima. Il cielo è luminoso e incredibilmente terso. Mi sembra di non essermi mai sentita male, sono del tutto rinvigorita. Dentro la cabina era un supplizio pensare di essere in balia delle onde in mare aperto, così selvagge e potenti grazie alla spinta del vento, ma ora che sono fuori diventa quasi divertente. L’aria e l’acqua fanno un caos assordante: se io e Sara dovremo dirci qualcosa, dovremo strillare.
Mi avvicino alla ringhiera del ponte, seguita dalla mia amica, evitando le numerose panchine verniciate di bianco e di blu; non c’è nessun altro, fortunatamente. La nave non è neanche tanto grande, dopotutto.
«Che bella giornata» commenta Sara. «Saremo sicuramente puntuali.»
«Dobbiamo trovare Ilenia, una volta arrivati a Johto. Poi andremo alla Torre Campana.»
«Sei emozionata?»
Mi giro verso Sara, che sta sorridendo. Anche le mie labbra si incurvano leggermente. «Abbastanza. Non quanto mi aspettassi, in ogni caso! Credo di star prendendo l’incontro con Ho-Oh con parecchia leggerezza… non so se è un bene o se mi sgriderà un’altra volta. Spero non sia così antipatico.»
«Un’altra volta?» Sara sembra sorpresa un pochino.
Scrollo le spalle. «Non gli è andata giù quando ho avuto un po’ di tremarella per l’arrivo dei Comandanti.»
«Oh, ho capito. A proposito, vorrei che mi dicessi qualcosa su di loro. Non è che tu sia stata molto esaustiva quando hai raccontato a Hans le ultime cose che ti sono successe.»
«Eh, va be’, mi ero stancata di parlare! Mi sembrava di non arrivare mai alla fine» mormoro. Me ne sto con le braccia incrociate che poggiano sulla ringhiera; il mio viso è schiaffeggiato dal vento teso e mi chiedo come faccia la mia voce ad arrivare a Sara, e viceversa. «Comunque lei si chiama Nike e lui non lo so. Sono alti, hanno i capelli biondi e ricci, gli occhi verdi, la pelle chiara… hanno l’aspetto di statue classiche. Sono così belli che per un po’ né io né Ho-Oh, né Daniel… nessuno di noi è riuscito a concentrarsi. Quando ho provato ad attaccarli hanno respinto quasi a mani nude i miei colpi. Daniel li ha ostacolati comandando l’acciaio sulle pareti, sbarrando il corridoio per separarci da loro, ma mentre cercavamo di fuggire ce li siamo ritrovati un’altra volta davanti.»
Mi giro a guardare Sara. I suoi occhi azzurri, molto più chiari della volta celeste, sembrano fissare il mare, ma sono vitrei e pensierosi. Le sue piccole mani stringono con poca forza la ringhiera. «Insomma, è evidente che abbiano dei poteri. Anche perché le loro aure erano talmente potenti che, se adesso fossero nelle vicinanze, se ora si trovassero su questa nave… li sentirei chiaramente. Li sentiresti tu, qualunque Legato si accorgerebbe di qualcosa che non va, e probabilmente anche Hans. Pure mentre si fa una pennichella.» Sara sbuffa, sorridendo appena. Le chiedo: «Sei proprio sicura che non si possa avere più di un Legame?»
«Sì, certo. Pare che una volta, quando due Leggendari si contesero un contraente passivo per creare un Legame, quello morì appena nato per il peso di due contratti, che si respingevano per prendersi quel corpo.»
Sono tentata di chiederle quali Leggendari furono coinvolti ma il mio sesto senso mi dice che non sono sicura di volerlo sapere. Perciò le domando soltanto: «Allora come te lo spieghi?»
«O eri confusa, ma penso che Ho-Oh, a questo punto, ti avrebbe corretta, oppure hanno soltanto l’alleanza di qualche Leggendario. È possibile che condividano i loro poteri, anche se in modo limitato, finché l’umano stesso non decide di finire quest’altro tipo di rapporto; oppure fino alla morte dell’individuo.»
«Molti Leggendari sono scomparsi anche prima che scoppiasse la guerra» replico. «Potrebbe essere che si siano uniti a Nike e al gemello? Anche Moltres e Zapdos…»
«Moltres e Zapdos hanno dei Legati. O li hanno catturati per avere il loro potere, o li hanno uccisi per costringere i Leggendari a stare con loro» mi interrompe lei in tono lugubre. Abbasso lo sguardo, smettendo di guardarla. «Comunque sono tutte ipotesi, Eleonora. Non so nemmeno se qualcosa del genere sia possibile, sono fatti mai visti prima. Credo sia abbastanza stupido ridursi in queste condizioni, noi Legati siamo estremamente preziosi, quindi penso sia più probabile che abbiano cercato l’alleanza di quelli di Moltres e Zapdos… ma se non avessero accettato, chissà come si sono comportati quei due.»
Non posso fare a meno di chiedermi da dove provengano i Comandanti gemelli. Mi sfiora il pensiero che non siano nemmeno del tutto umani, anche a vedere la loro bellezza e la forza, entrambe straordinarie: se però hanno dei genitori mi chiedo chi questi siano. Ed è pensando ad una loro famiglia che, come se l’avessi dimenticata, mi torna in mente la bambina a loro collegata, “Vì”. A Sara non ho ancora detto nulla.
«Ti ricordi quando abbiamo incontrato Cyrus in Via Vittoria, quando ci ha detto che Nike e l’altro sottostanno al volere di qualcuno ancora più in alto di loro?» La ragazza annuisce, facendosi improvvisamente attenta, quasi sospettosa. «Ho incontrato una ragazzina che deve stare molto a cuore a quei due, Sara. Ero nel bosco vicino a Giubilopoli, quando l’Accademia fu presa di mira: scappai lì per nascondermi. Salii sugli alberi e vidi, dall’alto, questa bambina con i capelli biondi e gli occhi grigioverdi. Seguiva un Victini e poi lo prese in braccio. Penso pure che mi videro, ma qualcuno li richiamò indietro. Credo fosse il gemello di Nike. Lui non doveva sapere che c’era qualcun altro, perché altrimenti sarebbe sicuramente arrivato pure lui… mi avrebbe catturata e chissà come sarebbero andate le cose. Comunque… la bambina esitò un po’, ma poi andò via. Mi mise un sacco di inquietudine addosso, soprattutto i suoi occhi, erano… spettrali.»
Sara ha le sopracciglia sottili corrugate, un po’ incredula e un po’ pensierosa. Ho quasi la sensazione che non riesca a credermi. «Stai dicendo» mormora, «che quella bambina sarebbe la persona al di sopra dei Comandanti?»
Sospiro, sconfortata. «Non sarà il vero vertice dei Victory, ma deve essere importantissima per i Comandanti. Quando mi sono resa conto della somiglianza tra lei, Nike e l’altro, durante lo scontro nella base segreta… ho detto quello che dovrebbe essere il suo soprannome, Vì. È così che è stata richiamata indietro, quella volta. Nike era sconvolta e lui si stava infuriando, ma almeno si sono distratti e io e Daniel siamo riusciti a scappare.»
«È così che è andata» bisbiglia Sara - non sono nemmeno sicura di aver sentito bene.
«Se c’è una cosa che sento davvero, è che quella ragazzina ha il Legame di Victini.»
«Può darsi, ma che ne sai? Di lei hai solo un ricordo, tra l’altro nemmeno eri influenzata dal Legame, all’epoca. Sì, è probabile che quel Victini abbia creato un Legame con lei, ma andiamoci piano con le ipotesi.»
«Bellocchio deve sapere di lei, comunque» ribatto. «Una ragazzina con un Leggendario non mi ispira niente di normale, soprattutto in un luogo come quello, in una giornata come quella…»
«Certo, certo» si affretta a dire Sara, che deve sopportare tutte le mie congetture su Vì. Non posso farci niente: quella bambina mi fece un’impressione incredibile due anni fa e, se ripenso a lei, ancora mi sento a disagio o in soggezione. Soprattutto per colpa di quegli occhi veramente vitrei, come se fossero sprovvisti di pupille.
«Ti senti meglio? Vorrei andare a vedere cosa combina Hans» dice Sara dopo un lungo mezzo minuto di silenzio e di riflessione.
«Si sarà addormentato sicuramente. Comunque sì, andiamo. Anche se penso che dopo mi farò un’altra passeggiata su questo ponte…»
Prima di rientrare diamo un’occhiata all’orizzonte, e Sara, vedendo chiaramente la linea della costa, mi spiega: «Quello dovrebbe essere il percorso 1. Tra poco passeremo vicino a Biancavilla e dovremmo arrivare al percorso 27 intorno all’ora di pranzo. Nel pomeriggio saremo davanti a Fiorpescopoli e…»
«Come fai a sapere tutto questo?» la interrompo - non me ne importa granché del programma del viaggio, ma non riesco a non stupirmi per le conoscenze della mia amica. Lei fa spallucce, sorridendo, e dice vagamente di essersi informata ieri sera alla base segreta.

Non ci vuole molto perché inizi a sentirmi di nuovo poco bene, ma faccio di tutto per resistere il più a lungo possibile. Hans sta dormendo da un pezzo e Sara gli ha rubato il libro per vedere cosa stesse leggendo: mi sembra pure che si sia appassionata alla lettura, perché non alza lo sguardo neanche per caso - neanche quando me ne esco con qualche lamento sgraziato, quando la nausea pare farsi insopportabile. All’ora di pranzo, come previsto da Sara, passiamo nelle vicinanze del percorso 27, vicino alle cascate Tohjo, e tra poco le supereremo. Sono veramente in crisi: non posso mangiare niente perché altrimenti finirei molto male, ma stare a digiuno non è affatto una gran prospettiva. Non voglio che i miei Pokémon mi vedano in questi momenti di debolezza e mi costringo a soffrire in solitudine, evitando Hans che mi darebbe alla testa con la sua parlantina.
Nel primo pomeriggio sono dilaniata dai morsi della fame e dalla nausea. Sara finalmente se ne accorge e ha un’idea per tenermi ancora in vita: andremo di nuovo sul ponte e lì mangerò qualcosa, nella speranza che non mi senta male appena rientrata. Stavolta Hans, abbastanza sveglio, è dei nostri.
Gli effetti benefici dell’aria aperta entrano in azione appena mettiamo piede sul ponte della nave. Stiamo costeggiando un promontorio a metà strada tra Borgo Foglianova, che non abbiamo visto perché troppo distante dal litorale, e Fiorpescopoli. Hans e Sara chiacchierano in modo sommesso mentre io, che me ne sto seduta su una delle panchine, mi ingozzo rozzamente e velocemente con qualche piccola porcheria comprata al bar della nave. Il vento impetuoso rischia di strapparmi dalle mani il tramezzino di turno, ma la mia fame, risvegliatasi, è talmente forte che anche la presa che ho sul mio pranzo è salda come non mai.
Durante la notte arriveremo a Olivinopoli e dubito che cercheremo un posto dove dormire, anche se la nave attraccasse alle tre del mattino: Sara trascinerà me e Hans ad Amarantopoli senza tanti complimenti, tirannica come si è dimostrata certe volte. Ma mi correggo: è stata dispotica davvero molto spesso. Sbuffo con un sorrisetto, però, pensando che presto rivedrò Ilenia e che otterrò i pieni poteri del mio Legame, che diventerò una specie di supereroina e che, insieme ai miei compagni, troveremo presto eventuali altri Legati nei territori di Johto. Questa missione, cosiddetta Leggendaria, sarebbe anche facile se non fosse per la minaccia costante del Victory Team, sempre in agguato. L’idea mi rabbuia un po’, ma la mia immaginazione continua a lavorare sul momento in cui mi ritroverò con Ilenia e, soprattutto, su quando sarò di fronte a Ho-Oh.
«Ele, non metterci troppo a finire. Dare di stomaco è molto meglio di prendersi un raffreddore o ammalarsi!» esclama dopo un po’ Hans. In effetti è da parecchio che siamo fuori ma non ho per niente voglia di rientrare e avere subito la mente annebbiata dalla nausea. Mi sento a mio agio qui sul ponte.
«Questo è come la vedi tu» ribatto. «Meglio un po’ di febbre che fare quella cosa schifosa e indicibile…»
«Vomitare?» ride Sara, sedendosi accanto a me.
Le mie guance si fanno un po’ rosse. «Sì! Almeno con la febbre produci anticorpi.»
«Quante scemenze arrivi a dire pur di non rientrare…» borbotta Hans. Cerco di fulminarlo con lo sguardo ma riesco solo a farlo ridere - non è una gran cosa il fatto che la mia faccia irritata sia così divertente.
Riesco a trattenerli per un altro po’ qua fuori ma alla fine, quando sono ormai passate le tre del pomeriggio e, passato il promontorio, Fiorpescopoli è in vista, mi rassegno a tornare a soffrire.
Mentre andiamo alla nostra cabina incontriamo un paio di ragazzi che devono avere l’età di Hans o qualcosa di meno, quindi devono essere appena maggiorenni. Sento chiaramente che qualcosa di strano sta succedendo: i due individui ci studiano vistosamente, squadrandoci da capo a piedi come se stessero cercando di riconoscerci, ma i loro sguardi non sono affatto curiosi né amichevoli. Il sospetto cresce quando, chiedendomi se li ho visti sul molo prima di imbarcarci, mi rispondo di no. Potrei non averli notati anche a causa della poca luce che c’era, ma le persone in attesa di salire sulla nave erano talmente poche che è impossibile che non le abbia guardate tutte.
I due stanno andando nella direzione opposta alla nostra. Penso che volessero trovarci sul ponte e non dentro la nave. Vedo Hans che si gira, quando li abbiamo sorpassati, e che inarca le sopracciglia con una strana espressione sul viso. Sicuramente ha incontrato un’altra volta i loro occhi. Abbiamo poco tempo per tornare in cabina e decidere il da farsi, ma siccome sia io che Sara ci siamo accorte che qualcosa non quadra, acceleriamo il passo e Hans ci viene dietro di buon grado. Anche il battito del mio cuore si sta facendo più veloce e un lieve tremore mi prende le mani: non so se sia per una certa paura o se non veda l’ora di confrontarmi con i due ragazzi sospetti.
Entriamo in cabina e chiudiamo a chiave la porta alle nostre spalle, sperando solo che questo non ci faccia finire in trappola. Setacciamo la zona, io con il potere della mente e i miei compagni di persona, in cerca di un eventuale pericolo, ma fortunatamente non percepiamo né vediamo niente di preoccupante.
«Che si fa?» chiedo dopo poco. «Quei due stanno tornando.»
«Li senti?» replica Hans, pallido per la paura crescente.
«Anche se non li sentissi, è prevedibile.»
«Scappiamo dall’oblò» mormora Sara, serissima.
«Sei pazza o scema?! Io nemmeno so nuotare!» sbotta Hans.
«In quel caso devi buttarti, caro, e uno dei nostri Pokémon si farà carico di te» rispondo. Subito dopo aggiungo, prendendo una Ball dalla mia cintura e porgendogliela: «Tieni, questa è Saphira, un Pokémon di tipo Acqua che è anche in grado di combattere mentre ti porta in groppa. Tu cerca di non ostacolarla e tieniti stretto.»
«Ma denunciate quei due e basta! Dove andremmo, se non a Olivinopoli?»
«Ormai Fiorpescopoli è in vista» replico. Mi sto occupando io di tenere a bada Hans, che ancora non accetta la mia Kingdra, mentre Sara avvisa qualcuno dei nostri che probabilmente abbiamo dei problemi. «Quindi andremo là. Perché non prendi Saphira? Preferisci volare?»
«Peggio mi sento!» esclama teatralmente lui, mentre io tengo il sangue freddo e aspetto, come una scema, che prenda la Ball che continuo a tenere in mano davanti al suo naso. «Anche se sicuramente riuscirei a scappare più in fretta… ma non possiamo evitare di fuggire?»
«Più fai storie più tardi partiamo, Hans. Decidi, Altair o Saphira? Volare o nuotare? Ormai quei tizi sono a due o tre metri dalla porta.»
«Stai scherzando?!» strilla.
«Certo che no» dico in tutta tranquillità. A Sara non serviva che confermassi le mie parole: ha già chiamato il suo Lucario fuori dalla Ball e gli ha ordinato di usare Forzasfera verso l’oblò.
Da una parte della cabina il vetro si frantuma in mille pezzi, liberando un passaggio prezioso che qualcuno non si decide a sfruttare; dalla parete opposta proviene il suono di una piccola esplosione. La porta è stata fatta saltare in aria e, prima che arrivi addosso a me e a Hans, esattamente sulla sua traiettoria, innalzo un muro di fiamme arcobaleno che la incenerisce al contatto. Dirado il fuoco, con il Legato di Jirachi che cerca di nascondersi dietro di me, tutto tremante, e mi ritrovo faccia a faccia con i due ragazzi di prima e un Magmortar dall’aria poco simpatica.
Il Pokémon sta per caricare un altro colpo ma decido che è meglio giocare sporco contro i clandestini sulla nave: mi ricordo di quando ho fatto svenire l’Houndoom di Cyrus estraendo le sue energie dal suo corpo, sottoforma di fiamme, e faccio lo stesso. Stavolta il fuocherello che fuoriesce dalla bocca spalancata di Magmortar, al comando delle mie dita, non è oscuro come quello dell’altra volta. Il Pokémon fa una faccia sconvolta e subito dopo le forze lo abbandonano: anche i ragazzi Victory non sembrano del tutto pronti a riprendere lo scontro, dopo avermi vista fare una cosa simile.
Sara approfitta della loro lunga esitazione per dirmi: «Io e forse te riusciremmo a uscire dall’oblò, ma Hans no. Lo spazio è troppo piccolo, dobbiamo andare sul ponte.»
Annuisco e mando il palmo della mano avanti a me, con le dita tutte attaccate, come se dovessi spingere con forza qualcosa: una folata di vento investe i due Victory e li sbatte contro il muro di fronte alla nostra cabina. Afferro Hans per un polso, ancora stringendo nell’altra mano la Ball di Saphira, e lo costringo a correre dietro a Sara: ci segue il suo Lucario e dopo poco gli si aggiunge Vaporeon. Mentre io e Hans proseguiamo, infatti, la ragazza ordina alla sua prima compagna di squadra di usare una mossa di tipo Acqua e, sfruttando questo elemento, lo trasforma in ghiaccio dopo averlo condotto verso i nemici, imprigionandoli in un piccolo complesso di cristalli gelidi. In un attimo ci ritroviamo sul ponte.
«Mi auguro che tu non faccia storie» borbotto, rivolta più a me che a Hans, il quale è pallido come un cencio. Non trova nemmeno la forza di rispondermi, tanto è impaurito. Sembra così poco stabile sulle sue gambe - me ne sono accorta anche mentre correvamo via - che ho paura che il forte vento possa buttarlo a terra senza fatica.
Sara ha fatto rientrare Lucario e Vaporeon nelle rispettive sfere e ora ha chiamato Noivern. «Intanto mandiamo Hans verso Fiorpescopoli su di lui» mi dice. «Tu puoi prestarmi Altaria o Kingdra. Posso anche volare da sola ma vorrei evitare, visto che la situazione non è il massimo.»
Hans ritrova la sua voce: «Da solo no!»
«Non sei da solo, c’è Noivern» ribatto serenamente.
«Ma che?! Chi??»
Il grosso Pokémon di Sara, che gli ha velocemente spiegato cosa deve fare, dove deve dirigersi e magari anche come trattare il suo passeggero. Non mi preoccupo di rispondergli perché un momento dopo Noivern se l’è caricato sulla schiena, incurante dei suoi strilli e delle sue proteste. Penso che il biondino, comunque, si tenga ben stretto a lui, perché il Pokémon vola via a gran velocità e non mi sembra che Hans abbia problemi.
Li guardo andar via con aria quasi interessata, poi torno seria e mi concentro sulla situazione mia e di Sara, che già abbiamo perso troppo tempo. «Andiamo anche noi. Stanno tornando quei due.»
Sara non si stupisce, come me, del fatto che si siano liberati. «Allora prima mettiamoli fuori gioco e speriamo di non procurare troppi danni a questa povera nave.»
Percepisco i Victory che si stanno avvicinando - e anche qualcun altro, credo. «Forse sono in arrivo anche gli uomini della nave. Dobbiamo mandarli via e cancellargli la memoria di queste cose.»
«Io ti copro mentre tu pensi alle persone normali, va bene?»
«Sì. Cerchiamo di buttare i Victory in mare.»
Adesso la porta del ponte si spalanca e, anche a distanza, vedo una specie di braccialetto fumante al polso di un ragazzo. Quella cosa deve aver sprigionato calore, o anche fiamme, per sciogliere il ghiaccio. Sara si trasforma rapidamente e questa cosa mi fa sorridere - non di gioia: ha intenzione di fare sul serio per liberarsi in fretta dei nemici. I suoi capelli si accorciano, arrivando poco più sotto delle sue spalle, e si tingono di azzurro; delle ciocche sono blu scuro. Cambiano anche i suoi vestiti e, da che indossava una giacca, dei jeans e degli stivali, si ritrova addosso degli abiti che rimandano a quelli tradizionali della zona dell’Estremo Oriente nel Primo Mondo - però non ha esattamente un kimono addosso o cianfrusaglie tra i capelli, anche perché non ha alcuna acconciatura elaborata. Il suo vestito è apparentemente scomodo per lottare, piuttosto elaborato e in certi punti un po’ largo - la gonna e le maniche; ma so bene che la ragazza abbatterà in poco tempo i ragazzi nemici.
Per il ghiaccio attinge dall’acqua marina ma, quando vede che il bracciale sputafuoco al polso di una recluta Victory è più problematico di quanto pensassimo, si rassegna a utilizzare l’acqua pura per colpire il bersaglio. Fa numerosi movimenti circolari con le braccia che talvolta coinvolgono anche il resto del corpo, anche per restare in equilibrio - è difficile con la nave in movimento e il vento così forte.
Io per il momento me ne sto tutta tranquilla con i gomiti sopra la ringhiera, a cui do le spalle, e guardo Sara che si dà da fare contro i nemici. Sono armati ma riesce a impedir loro di sparare qualsiasi colpo, che sicuramente sarebbe mirato a immobilizzarci per portarci, vive, dai loro superiori. Alla fine, a forza di colpirli con l’aria e con l’acqua, li disarma: le loro pistole sono cadute in acqua e le uniche armi che rimangono loro sono i Pokémon.
Nel frattempo mi tocca intervenire, perché sono arrivati alcuni controllori. Uno di loro sviene alla vista di Sara che comanda gli elementi e una creatura sconosciuta comparsa all’improvviso, denominata Greninja: l’altro pure non sembra in buone condizioni, di fronte a questo spettacolo. Scatto verso di loro e, con l’aiuto del fuoco e dell’aria, supero i nemici nel giro di un secondo ritrovandomi quasi addosso al controllore ancora in sé.
Gli piazzo un palmo della mano sulla fronte e quello, automaticamente, mi punta una pistola contro ma gliela faccio volare via quasi schioccando le dita, grazie a un colpetto di aerocinesi. Tutta sorridente, quasi malignamente divertita dalle misere condizioni del giovane uomo, attivo il potere della mente e non incontro alcuna resistenza da parte sua. Gli dico: «Di’ ai tuoi superiori che non è successo niente.»
Mentre quello aspetta, imbambolato, che gli dica anche di andare, faccio rinvenire l’altro e ripeto le stesse cose anche a lui. La sua espressione, da sconvolta, si fa docile e sognante. «Adesso andate! E non preoccupatevi per la porta saltata in aria e l’oblò rotto. Non c’è mai stato nessuno in quella cabina, chiaro?»
I due confermano le mie parole e se ne vanno. Torno a fare attenzione al combattimento in corso appena in tempo per evitare che il Greninja dei nemici mi tagli un arto con un Nottesferza; Sara, nel frattempo, sta pensando ai suoi padroni. Non sono sicura che la psicocinesi e la pirocinesi abbiano effetto su un Pokémon di tipo Acqua e Buio, perciò cerco di sbatterlo al muro con l’altro potere che mi rimane. Funziona ma si rimette subito in piedi. In ogni caso ho già pensato a trovargli un altro avversario, la mia Altair, perché non ho tanta voglia di mettermi a lottare contro un Pokémon. Mandarlo a tappeto mi dispiacerebbe molto di più di farlo con un umano. È comunque un avversario tosto e, per finire in fretta, mi costringo ad aiutare Altair con i miei poteri.
Appena abbiamo finito raggiungiamo Sara: anche lei ha messo fuori gioco i suoi avversari e finalmente possiamo muoverci e raggiungere Hans, che sicuramente sta morendo di paura, ora che l’abbiamo lasciato solo. Altair si prende Sara sul dorso e io scavalco la ringhiera, ritrovandomi con i piedi sul bordo estremo della nave e con le mani che stringono con forza le sbarre d’acciaio. Non è facilissimo prendere la Ball di Saphira e farla uscire da essa in modo tale che non venga investita dalla nave: comunque il contatto telepatico che si realizza attraverso la sfera fa sì che, appena esce da essa - ed è già in acqua, la Kingdra sappia che si deve levare dalla traiettoria della M/N Acqua. Sbuffo, improvvisamente insicura di volermi buttare in acqua, anche se sono sicura che Saphira riuscirebbe a riprendermi al volo.
La spinta per fare il grande passo la trovo appena mi giro e vedo che i Victory si stanno riprendendo. In realtà sono quasi tentata di dir loro qualcosa, chiedere cosa vogliano da noi - anche se la risposta, ovviamente, la conosco già - o al contrario di far vedere con chi hanno a che fare, ma sia io che Sara abbiamo già dato ampiamente prova delle nostre abilità e non c’è bisogno che perda altro tempo. Concentro il potere dell’aria sotto i miei piedi e in questo modo spicco un balzo lungo e abbastanza preciso, mirando con attenzione e precisione su Saphira per non atterrare nell’acqua gelida.
Sarebbe a dir poco doloroso l’impatto che dovrei avere con la mia Kingdra, perciò non mi nego un altro aiutino con l’aerocinesi, frenando leggermente la mia discesa: mi aggrappo alla sua lunga, ampia schiena - è un Pokémon piuttosto grosso - quasi con leggerezza. Sprofondiamo leggermente, di primo acchitto, ma era inevitabile che così fosse. «Andiamo, Saphi» mormoro, facendole un paio di carezze.
La mia compagna si è allenata duramente per affrontare situazioni come questa, nelle simulazioni alla base segreta, perciò ha già conosciuto la forza del mare in tempesta e ha affrontato prove peggiori di questa qui. Però non posso fare a meno di preoccuparmi: il tratto che ci separa da Fiorpescopoli è molto lungo, il vento è a sfavore e le onde sono molto grosse. Kingdra è per natura forte e resistente ma sento chiaramente che, dopo qualche minuto, la stanchezza è molta e i progressi fatti non sono abbastanza.
Cerco di aiutarla infondendole energie attraverso i miei poteri e per il momento funziona. L’alternativa è cercare di darci una spinta ulteriore con il potere dell’aria, ma sprecherei tantissime energie per un risultato molto peggiore. Una specie di torpore si fa lentamente strada in me, man mano che presto le mie forze a Saphira, ma mi sforzo di tenere duro finché non ci avviciniamo ulteriormente alla costa: cerco di non chiudere gli occhi perché mi addormenterei, o peggio ancora potrei perdere i sensi. Il mare ruggisce con veemenza e anche questo complica la situazione. La mia compagna fa del suo meglio per evitare le onde più grandi e, per quanto può, nuotare con dolcezza nell’acqua aggressiva, ma mi sento comunque scombussolata, sballottolata da ogni parte senza un attimo di respiro: dal mio punto di vista sembra di stare in mare aperto durante una burrasca.
Fortunatamente la mia stanchezza crescente viene compensata dal fatto che la costa si sta rapidamente facendo più vicina, e perciò il mare è più calmo. Non ci vuole molto perché Saphira mi faccia capire che posso smettere di prestarle le mie energie e dopo questa bella notizia praticamente mi accascio su di lei: mi sforzo soltanto di abbracciarla stretta per evitare di finire in acqua. Alzo gli occhi al cielo, dopo un po’, e vedo Sara, ancora mezza trasformata, in groppa ad Altair che vola esattamente sopra me e Saphira: pare che ci abbiano volute aspettare. Le mie labbra si incurvano, anche se la mia espressione è distrutta dallo sfinimento.
Saphira accelera più che può finché non rallenta di nuovo, visto che ci stiamo avvicinando alla spiaggia - praticamente deserta - di Fiorpescopoli e che il fondale è sempre più basso. Va più avanti che può per farmi fare meno strada possibile in acqua, che ora come ora sarebbe un’impresa titanica per me: già mi sento le gambe di piombo per la stanchezza, per di più la parte rimasta immersa in acqua è atrofizzata per il freddo. Non sento niente almeno dalle ginocchia in più: penso che dovrei scaldarmi con il fuoco, i cui poteri curativi farebbero effetto, ma appena scendo dalla groppa di Saphira, che mi ha praticamente portata fino al bagnasciuga, cado in ginocchio nell’acqua trasparente, calma e bassa. Il freddo è l’ultimo dei miei problemi e quasi non mi accorgo di star congelando per metà.
Sara scende da Altair prima ancora che quest’ultima si posi a terra, e corre verso di me per aiutarmi a tirarmi fuori - inizialmente faccio quasi fatica a riconoscerla, con i capelli azzurri, gli occhi rossi e i vestiti di questa foggia così insolita. Vedo chiaramente Hans che si avvicina di corsa, seguito da Noivern. Non mi sembra che ci sia nessun altro su questa spiaggetta nelle vicinanze di Fiorpescopoli, chiusa in una piccola baia in cui le onde sembrano non esistere. Sara mi aiuta a rialzarmi e mi fa appoggiare a lei, ma non credo proprio di essere in grado di muovere un passo.
«Coraggio» soffia, «adesso arriva anche Ilenia…»











Angolo ottuso di un'autrice ottusa
Che dopo aver aggiornato correrà a finire di studiare biologia, che insieme a storia l'ha tenuta in casa tutto il weekend ; __ ; Btw here I am!
Sapete quelle scene che avete in mente da secoli per una storia e il senso di liberazione quando finalmente potete scriverle? Ecco, sarà dall’inizio di Ntss1 - la primissima versione! - che ho ideato la fuga per mare, apportando cambiamenti minimi - praticamente solo la presenza di Sara, visto che in origine tutti questi capitoli di Ntss3 erano su Eleonora e Hans da soli.
Il titolo del capitolo non mi piace per niente… non sapevo se cambiarlo con qualcosa che si riferisse alla fuga per mare, ma mi sembrava ancora più banale come idea e alla fine non mi è venuto in mente niente di meglio. In origine avrebbe dovuto chiamarsi "Buttati, Hans!" per una battuta di Eleonora, quando appunto viaggiavano da soli, ma non ho più avuto l'occasione di metterla quindi mi è crollato il mondo addosso, e ho messo un titolo bruttissimo :c
Pensate, Eleonora avrebbe dovuto catturare Spiritomb in presenza di Hans, proprio nell’ultima parte della storia - mi sembra che in origine fosse addirittura divisa in quattro. L’accademia, la base segreta, le peregrinazioni su questa stessa lunghezza d’onda… e poi non ricordo. Forse un’intera parte per l’attuale finale, cielo.
Mi ha divertita abbastanza il comportamento di Eleonora durante lo scontro, che spiega tutta tranquilla le cose a Hans che invece è in preda al panico :3 ormai il suo carattere è così, fa un po’ l’antipatica/scontrosa, ironica; in queste situazioni è poco seria - per l’adrenalina?; a volte ho paura di mandarla OOC rispetto alle altre due parti, perché io stessa mi faccio prendere dalla narrazione… ma immagino faccia parte della crescita del personaggio, insomma, sono passati due anni e mezzo dall'inizio della storia. E poi nella seconda parte, sempre lentamente in fase di riscrittura, il suo carattere sta diventando così.
Stavolta i miei compagni di stesura del capitolo sono stati sia il DSi, con le mappe di Johto e Kanto su SoulSilver, che il carissimo dizionario dei sinonimi e contrari; però l’ho usato poco e niente, al contrario delle mappe. Quando descrivo un viaggio, oppure se devo vedere com’è fatto un luogo che devo descrivere, ho sempre un videogioco di riferimento alla mano. Lo preferisco al guardare su internet, e avendo cartucce che vanno dalla quarta alla sesta generazione, posso dare un’occhiata a praticamente tutti i luoghi che voglio. (Ho rigiocato Nero di recente, devo ancora finire la parte post-Lega - ma non ho tempo per mettermi a giocare ;; prima per Unima dovevo guardare su Internet.) Comunque, in tutto ciò, volevo solo fare un appunto *kill me plz*: mi ricordo chiaramente che nei giochi di prima generazione si può andare all’esterno della nave, sul ponte insomma; però su SoulSilver no! Ci sono rimasta malissimo…
E poi, cosa peggiore di tutte: non so se è un problema della narrazione al presente o addirittura è solo una mia impressione, ma i capitoli vengono fuori - o rischiano di venire - pieni di dialoghi. Ho cercato di metterne il meno possibile, spero di esserci riuscita, perché non mi va giù questa cosa. La lunghezza media è più breve rispetto a quelli della seconda parte, infatti penso che, se questa verrà più lunga, a livello di pagine, dell'altra, sarà solo perché ha dei capitoli in più.
Detto ciò torno nel magico mondo delle cellule *kill me plz pt2*
A presto!
Ink
  
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