Anime & Manga > Pokemon
Segui la storia  |       
Autore: Ink Voice    06/03/2016    0 recensioni
Niente sarà più come prima. Forse è meglio così, pensa Eleonora, mentre si chiede esasperata quale sia il prossimo compito da portare a termine. È una domanda retorica che si pone solo per rispondersi subito dopo: “Salvare il mondo”. Una frase da supereroe, da film, che invece le tocca pronunciare per autoconvincersi che il momento è giunto e che lei, fino a qualche anno prima una ragazzina normale che non conosceva la realtà in cui è improvvisamente finita, è una delle più importanti pedine nel triste gioco della guerra.
Dalla parte di chi schierarsi e perché, quando ogni fazione ha numerosi difetti, che rendono l’una indistinguibile dall’altra? Troverà mai dei motivi che la spingeranno a non chiudersi in sé stessa e a non tirarsi indietro? Perché dover rischiare la propria vita per una causa che non si conosce davvero e per una verità svelata sempre poco per volta?
Queste domande l’accompagneranno mentre cercherà la forza per non arrendersi. È l’ultima parte di Not the same story.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Manga, Videogioco
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Not the same story'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sinceramente non so perché stia scrivendo questa specie di angolo, visto che ho la quasi totale certezza che non ci sia praticamente più nessuno a seguire questa storia - o meglio, a seguire me. Non mi dilungherò in uno sfogo senza fine che ho già fatto con qualcun altro e che tanto non risolverebbe niente, visto che una soluzione ai miei problemi, chiamiamoli così, non c’è, a meno che non inizi a ricevere minimo quattro recensioni a capitolo.
Non so se la carenza di lettori, recensori e quant’altro sia colpa mia, forse scrivo malissimo e non me ne rendo conto, ma come farlo se nessuno si prende la briga di darmi un’opinione sincera, il più possibile completa, sul mio lavoro? In questi ultimi tempi scrivere non è esattamente un divertimento: certo, lo faccio perché lo amo, sempre e comunque, ma in questo periodo non sono granché soddisfatta con ciò che sto facendo. Lo sarei molto di più se riscontrassi dei risultati, non un totale silenzio e assenza di “followers” - come si potrebbero definire ora - che mi fanno quasi pensare che stia facendo talmente schifo da allontanare ogni lettore.
Sarei veramente sicura di tutto questo solo se vedessi che sono l’unica nella sezione Pokémon che si ritrova con un pugno di mosche in cambio di ore ed ore spese a stendere capitoli e trame. La generale moria - credo sia evidente, parliamoci chiaro - del fandom mi sta scoraggiando enormemente e se continuo a pubblicare su EFP è perché voglio vedere le mie storie - Ribellione e Ntss - portate a termine, ma in realtà non ho alcuna motivazione per andare avanti.
Dubito che spenderò il mio tempo a scrivere altri “angoli ottusi”: la sensazione di parlare al nulla è talmente forte che mi sentirei una stupida a commentare i miei stessi capitoli con la mia opinione, inserire dettagli e curiosità, spiegazioni… sarebbe così inutile, dal mio punto di vista, che preferisco smettere. Non so se ci sia qualcuno che effettivamente sta seguendo la storia e se ne dispiacerà, in tal caso mi spiace per loro, ma ho seri dubbi sull’esistenza di queste persone.
Detto ciò, Ink Voice si ritira dietro le quinte delle sue storie, con la pallida speranza di poter riuscire allo scoperto, prima o poi.





 
V
Le due facce di una stessa medaglia

Mi ci vuole un po’ per controllare il mio corpo squassato dai brividi di freddo, per ricordarmi dove sono, cosa sto facendo e perché sia finita in questo stato, con le gambe zuppe fin sopra le ginocchia. Appena ho ripreso i contatti con me stessa, nonostante la stanchezza, mi avvolgo, laddove sto gelando a causa del bagnato e del vento che ci soffia sopra, in un bozzolo di fiamme arcobaleno. Hans quasi salta indietro per la sorpresa; spero solo non ci sia nessun altro a guardare. La spiaggia, a una prima fugace occhiata, mi è sembrata del tutto deserta.
Sara però mi intima di spegnere il fuoco e io le obbedisco docilmente. Mi aiuta a camminare e arriviamo alle panchine vicine al limitare della spiaggia, su cui crollo senza tanti complimenti. Mi ritrovo ad ansimare anche se non ho avuto problemi di respirazione fino ad un momento fa: mi piego sulle mie gambe e stringo la destra tra le mie mani. È così fredda e immobile da provocarmi dolore: digrigno i denti e corrugo le sopracciglia, cercando di farmi forza, anche se mi sfogherei volentieri con qualche lamento penoso. Non riesco a trattenermi del tutto; mi faccio compassione da sola quando sento Hans che mi dà leggere pacche di supporto su una spalla.
«E quando dovrebbe arrivare?» chiedo a bassa voce, riferendomi a Ilenia.
«A breve. L’ho contattata con il Gear mentre volavo con Altaria: sarà qui a momenti.»
«Come si suppone che possa attraversare Johto in cinque minuti…» borbotto in modo stranamente seccato.
«Ha i poteri derivati dal tipo Psico» replica Sara con lo stesso tono mentre riprende la sua forma normale: però i vestiti del Legame restano, cambia solo il suo aspetto fisico.
«Chi è Ilenia?»
Forse Hans si sente in dovere di distrarmi con le sue solite domande, ma non ci penso neanche a rispondergli: le gambe mi funzionano a malapena e non posso rischiare che qualcuno mi veda usare il fuoco. Sara gli spiega chi è e il rapporto che ha con noi: il contraente del mio Legame è la controparte del suo e quest’ultimo è a capo del trio Leggendario di cui fa parte Articuno, a cui Sara è Legata. Non ho mai pensato alle amicizie tra di noi in questi termini, ma forse è proprio grazie a tutto questo che ci siamo avvicinate, e l’attrazione tra Legati ci ha rese amiche. Mi torna alla mente la chiacchierata con Rosso avuta poco prima della distruzione della base nel Monte Corona: si era stupito nell’apprendere che, nonostante Ho-Oh e Lugia non siano particolarmente affiatati, io e Ilenia quasi ci possiamo definire migliori amiche. Aveva detto anche che era giusto che i Legami non condizionassero troppo profondamente i rapporti tra umani, i contraenti passivi, e sono convinta che avesse ragione.
Chissà dov’è ora il Master. Ho perso i contatti con praticamente tutte le persone con cui mi frequentavo nella base segreta e mi sento un po’ fuori dal mondo: non vedo l’ora di incontrare Ilenia, anche se non sono nelle mie condizioni migliori, e spero di avere presto notizie di Daniel, Chiara, Gold e tutti gli altri, tra cui anche quello strano soggetto di Rosso. C’è pure Oxygen che mi impensierisce un po’: nonostante mi sia convinta che tra di noi non ci sia più niente, provo comunque un grande affetto nei suoi confronti. A ripensare alla conversazione in cui abbiamo rotto sento i sensi di colpa sopraggiungere: vorrei rivederlo e fare un passo indietro per chiarire.
Dopo un po’ vengo distratta dai pensieri sui miei amici da una strana sensazione, che prende il sopravvento su tutto il resto dentro di me. Smetto di lavorare sulle mie gambe - che fortunatamente sembrano un po’ meno atrofizzate - e alzo la testa, con un’espressione di sorpresa sul viso: sto all’erta, come se captassi dei movimenti sospetti nelle vicinanze. Non è di questo che si tratta: avverto una presenza. Mi metto a sedere correttamente, non più piegata sulle mie gambe, e cerco di concentrarmi su quello che sto percependo. Sento la sensazione crescere finché non sono abbastanza sicura di sapere cosa sta succedendo.
«Sta arrivando» mormoro. Sara e Hans si voltano di scatto verso di me.
Il mio sesto senso dimostra di non aver fallito quando, un attimo dopo, un lampo di luce sfavilla poco distante da noi e lascia il suo posto a una figura apparentemente sconosciuta. Ha una silhouette alta e slanciata, magra, e i capelli non molto lunghi, chiari, sono sciolti al vento e vorticano impazziti al suo comando. Sara si alza in piedi e le va incontro: lo farei anch’io volentieri ma non riesco proprio a muovermi. Man mano che la figura si avvicina capisco che è una ragazza; ha un sorriso gentile, non troppo ampio, sul viso, che mi ricorda quello che di solito mostra Sara, incurvando appena le labbra e socchiudendo gli occhi in modo enigmatico.
«Ma guarda come ti ha conciata Lugia» borbotto senza farmi sentire, fingendo disinteresse per l’arrivo di Ilenia. Fallisco miseramente nel mio intento - non che mi aspettassi chissà cosa da una pessima attrice come me: anch’io sorrido, con aria meno gentile di Ilenia e Sara, in modo molto più di sfida e deciso. Mi sembra di non sentire più alcun male alle gambe, come se l’arrivo della ragazza avesse risolto ogni problema - anche se non è affatto così, tant’è che non riesco ad alzarmi in piedi.
L’espressione di Ilenia cambia repentinamente appena vede che ho qualcosa che non va: abbandona Sara senza dirle una parola e corre verso di me, poi si china a terra e mi esamina le gambe. Mi siedo più compostamente e la guardo: i suoi capelli sono bianchi, lisci, corti fino alle spalle e tagliati in modo disordinato, ma il loro aspetto non è niente male. Sono arruffatissimi e le danno un look un po’ selvaggio. I suoi occhi sono rossi, come i miei quando uso i poteri, e le sopracciglia sottili blu. I lineamenti sono completamente diversi da quelli del suo vero aspetto: sono più affilati e maturi, ora ha gli zigomi più alti e non c’è più neanche una delle milioni di lentiggini che tanto mi piacevano. Ha la pelle chiarissima, come quella di Sara, ed è diventata incredibilmente alta - la corporatura, per il resto, è piuttosto magra, come prima. Se non sentissi chiaramente che la giovane donna che ho davanti è Ilenia, non penserei mai che sia la stessa persona che ho conosciuto e a cui ho voluto tanto bene.
«Cosa hai fatto per ridurti in questo stato?» sospira. La voce è rimasta uguale e questo mi riscalda un po’.
«Sono scappata da un paio di clandestini Victory sulla M/N Acqua, insieme a Sara e Hans» rispondo.
Ilenia si gira a guardare il ragazzo in questione, che quasi trasalisce alla vista di una persona che non sembra neanche del tutto umana. Gli chiede se è lui Hans e il biondino annuisce ripetutamente, un po’ nervoso: mi chiedo se la presenza di due Legami in forma materiale e del mio, ancora da ottenere, non stia producendo qualche effetto collaterale su di lui, totalmente nuovo a questa realtà che deve sembrargli ancora assurda, incredibile.
La ragazza Legata a Lugia si rivolge di nuovo a me, sospirando: «Mi auguro che le tue gambe siano migliorate almeno un po’ prima che arrivassi io.»
«Un po’, mi sto riprendendo» ribatto. Ilenia si alza in piedi ma un momento dopo mi stringe in un abbraccio che, per la sorpresa e per la sua forza, mi lascia momentaneamente senza fiato. Però mi ritrovo subito a sorridere dolcemente, sempre più felice ed emozionata di riavere accanto a me una delle persone che più mi stanno a cuore al mondo. Per certi versi mi sembra di essere a casa, o qualcosa del genere. Sicuramente ho la sensazione di essere completamente tornata in forze, ancor più di prima - ma le mie condizioni, in pratica, sono rimaste le stesse.
Ci vuole un po’ perché Ilenia molli la presa e lasci che l’aria circoli di nuovo nei miei polmoni: Hans si è curato di guardare altrove, imbarazzato, mentre io e lei ci ricongiungevamo dopo settimane di lontananza. Sara invece è l’esatto contrario del ragazzo: sorride appena ma è come se non gliene importasse granché di questo. Forse ora che c’è Ilenia si sente in dovere di muoversi, di agire, mentre io vorrei solo parlare con lei finché non esaurisco il fiato che ho in gola. Vorrei raccontarle dei progressi fatti, delle impressioni che ho avuto riguardo Ho-Oh dai veloci, sporadici contatti che lui è riuscito a realizzare, di cosa è successo alla base segreta in sua assenza e con chi ho parlato; o forse, e me ne rendo conto solo ora, vorrei soltanto dirle che mi è mancata da star male. Penso che queste poche parole siano più difficili da pronunciare rispetto al resto di cose che vorrei dirle.
Ile mi passa affettuosamente una mano tra i capelli, spettinati quanto i suoi - il che è tutto dire. L’impressione che mi dà è sempre quella di una sorella maggiore ma molto diversa dalla Ilenia che ho sempre visto in giro per la base segreta - e, ancor prima, per l’Accademia: nei mesi prima della sua partenza dava l’idea di essere molto meno matura e responsabile di quanto sembri ora, con questo viso così diverso. I suoi occhi rossi sono incredibilmente seri, non riescono a sorridere tanto quanto facevano prima, quando erano più piccoli e colorati di marrone e verde. Sono abbondantemente truccati con il blu, sia sulla palpebra mobile che su quella inferiore. L’unico momento in cui mi è sembrata davvero felice, in cui il suo sguardo è riuscito a far trasparire qualche emozione proprio umana, è stato dopo che ha sciolto l’abbraccio e mi ha sorriso davvero intensamente.
«Sara, non vi siete accorte prima della presenza nemica?» Il tono di Ilenia quando si rivolge a Sara è molto diverso da quello che usa con me. Nei miei confronti è molto più affettuosa e fraterna, protettiva, premurosa: con lei il rapporto non sembra essere alla pari, e la cosa mi stordisce un po’. Forse mi ci vorrà un po’ per abituarmi all’idea che Articuno sia, per così dire, sottoposta a Lugia, e che la stessa relazione si crei automaticamente - anche se potrebbe essere evitata - tra le loro Legate.
«No. Penso siano arrivati sulla nave clandestinamente, quando era già salpata. Ce ne saremmo accorte prima, altrimenti, anche perché Eleonora avrebbe avvertito delle presenze ostili.»
«E come avete risolto l’inconveniente?»
Sara fa un breve resoconto delle nostre azioni - di come abbiamo messo fuori gioco le reclute Victory e alcuni loro Pokémon, del fatto che ho rimosso dalle menti dei controllori della M/N Acqua i ricordi dello scontro e qualcos’altro. Nel frattempo Hans, inevitabilmente tagliato fuori da ogni conversazione, si interessa timidamente delle mie condizioni. Sorrido per i suoi tentativi continui, che a volte risultano un po’ seccanti ma che lo rendono davvero tenero e gentile: è un ragazzo dolcissimo e ingenuo. A pensarci bene, forse è proprio per questo che mi è naturale maltrattarlo un po’, prendendolo in giro, e le poche volte in cui tira fuori le unghie e fa battute alla Daniel non riesco a non ricollegarlo proprio a lui - e a sentire una fitta preoccupante nel petto.
Lentamente e con l’appoggio di Hans, mentre Sara e Ilenia programmano i nostri prossimi spostamenti, riesco a far muovere di nuovo le gambe. Il sangue riprende faticosamente a circolare e a scaldarle finché non sono in grado di reggermi in piedi - anche se mi fanno parecchio male: mi sembrano progressi considerevoli. Non avrei mai creduto, ad essere sincera, che il congelamento potesse essere così problematico, visto che non avevo mai sperimentato sulla mia pelle, in vita mia, qualcosa come questo. Però le ragazze non vogliono che mi sforzi subito così e dicono che è meglio che aspetti un altro po’ e mi riposi, perché appena sarò di nuovo relativamente in forma inizieremo a muoverci: cerco di insistere, ma sono irremovibili.
Il Sole fa in tempo a iniziare la sua discesa sull’orizzonte prima che si decidano a farmi fare anche soltanto una passeggiatina sulla spiaggia. Non è per niente gradevole affondare con tutti gli stivali nella sabbia umida e sottile, devo fare grossi sforzi per camminare e ora non è proprio il momento di mettere a dura prova le mie gambe. La volta celeste inizia a cambiare colore appena Sara e Ilenia acconsentono a farmi muovere. Ma evidentemente le mie aspettative erano fin troppo rosee, perché prima devono illustrare a me e a Hans, nei minimi dettagli, il viaggio che hanno pianificato basandosi sulla Missione Leggendaria svolta dalla Legata di Lugia.
«Ho speso parecchio del mio tempo qui a Johto cercando tracce del Legame di Celebi» esordisce, «ma ogni mio tentativo non è andato a buon fine. Ho dato per scontato che almeno una delle Bestie Leggendarie abbia creato un Legame, ma per trovarlo sei essenziale tu. O meglio, è essenziale che tu ottenga la forma materiale del Legame di Ho-Oh, così lui ci sarà sempre e ci darà subito qualche dritta.»
«Perciò adesso andiamo ad Amarantopoli?»
«Ora è meglio di no» ribatte Ilenia. «Ci teletrasporteremo domani, vi aiuterò io. Di notte non è una buona idea mettersi a cercare il proprio Leggendario: Amarantopoli pullula di Victory ed è meglio muoversi di giorno.»
Le mie sopracciglia si inarcano e spalanco gli occhi per la sorpresa. «Come mai la città è piena di Victory?»
«Già, è così» sorride, amareggiata, Ilenia. «La loro presenza costante mi ha convinta del fatto che, a parte te, ci sia qualcun altro Legato ad uno dei Leggendari di Amarantopoli, cioè ad una Bestia Leggendaria. Con Ho-Oh poco possono fare: sanno chi sei tu e soprattutto temono la potenza di lui, che probabilmente non esiterà a dare alle fiamme tutta la regione se si infuria nei confronti di qualcuno. E poi la Torre Campana è sotto il controllo dei nostri, che hanno una base nel Sentiero Ding-Dong e… be’, i loro metodi quando si tratta di allontanare il nemico non sono molto discreti. Ho notato più volte squadre intere che dovevano risolvere questioni con gli abitanti di Amarantopoli dopo scontri tra Victory, che comunque non demordono dal cercare di darci filo da torcere anche se sanno che Ho-Oh è praticamente irraggiungibile, e Forze del Bene. Rimozione di ricordi, ricostruzione di barriere, allestimento di protezioni solide per i propri territori, e così via. 
«Comunque, stavo dicendo… ci rimane la Torre Bruciata, esposta sia ai Victory che ai turisti. Probabilmente questi sono un pericolo di gran lunga maggiore dei nemici, visto che ficcano il naso dove non devono e si prendono sempre più spazio con le loro stupide visite guidate» borbotta; faccio un mezzo sorriso, sbuffando. «So che ho detto che ci serve il Legame di Ho-Oh per individuare con precisione quelli delle Bestie, però mi è stato chiesto, a dir la verità, di provare, inizialmente, quando ci sei soltanto tu, perché è possibile che eventuali Legami reagiscano anche con la tua sola presenza. Se il tentativo fallirà andrai a prendere la forma materiale del tuo Legame e poi torneremo, sperando che almeno una delle Bestie si sia messa in gioco.»
«Ma perché non possiamo andare a prendere il mio Legame e solo dopo andare a colpo sicuro?» chiedo. «Non capisco perché dovremmo perdere tutto questo tempo.»
Ilenia sospira. «Perché per ottenere la forma materiale del Legame può volerci del tempo, anche per imparare a gestirlo: è un afflusso enorme di potere in arrivo che deve abituarsi a un contatto costante con un corpo umano, e allo stesso tempo il Leggendario deve vivere in una condizione piuttosto scomoda dopo tantissimi anni passati nella sua forma normale, di Pokémon. Prima di tutto questo, però, bisogna essere messi alla prova.»
«Cioè?» chiedo, un po’ sconfortata - non credevo fosse tutto così difficile.
«Il tuo Leggendario vorrà sicuramente farlo: quando sarai nella Torre Campana dovrai affrontare degli ostacoli e superarli per procedere e arrivare dove solitamente appare Ho-Oh, cioè all’ultimo piano. È una cosa rituale, non è di particolare importanza per noi, visto che è evidente che tu sia la sua Legata… però bisogna farlo, e può richiedere del tempo. Possono volerci pure più giorni per completare la tua prova.»
Sbuffo, seccata per questa novità, che mi sembra solo un inutile impiccio. «Tu cosa hai dovuto fare per andare da Lugia? E quanto tempo ti ci è voluto?»
«Molto» sospira lei. «Gran parte del periodo che ho passato qui a Johto l’ho dedicato alla ricerca della Campana Onda e dell’Aladargento, e non è stato per niente facile trovarle. La Campana era custodita nella Tana del Drago, e i saggi anziani sono stati molto restii a donarmela, anche perché Lugia non si è mai rivelato e non potevo dare una dimostrazione della mia identità, ad esempio con i miei poteri, che ho ottenuto solo dopo aver incontrato Lugia e aver preso la forma materiale del Legame. Bellocchio è arrivato tempestivamente e mi ha autorizzata di persona, per fortuna. Poi ho dovuto cercare l’Aladargento: mi sono rivolta agli anziani della Torre Sprout che mi hanno indirizzata verso Fiorlisopoli, ma mi è toccato andare oltre: sono arrivata nel percorso 47, ho girato parecchio per la Grotta Falesia… ero tentata di andare alla Torre Occulta, quasi ero sicura che fosse nascosta lì, l’Ala… ma alla fine si trovava semplicemente in una stanza remota, molto ben nascosta, peraltro protetta da barriere firmate Forze del Bene. Dopodiché mi sono finalmente diretta verso le Isole Vorticose.
«Ho dovuto passarci più di un giorno, sottoterra. O meglio sotto il mare. Meno male che mi ero portata un bel po’ di cibo, anche se non avevo un grande appetito nel passare in quelle stanze e corridoi bui, umidi, chiusi… c’era una puzza di pesce…» Sia io che Hans ci mettiamo a ridere per la faccia accartocciata di Ilenia - la sua espressione schifata è davvero esilarante. «Vi assicuro che non sono mai stata peggio in vita mia, non dovreste proprio ridere delle mie disgrazie! Mi sembrava di non arrivare più al luogo d’incontro con Lugia. Ma alla fine, in un modo o nell’altro, quando persino Char che mi faceva luce con il fuoco sembrava essersi perso d’animo come me, siamo arrivati nella parte più mistica delle Isole Vorticose, l’enorme sala sotterranea con quella cascata spettacolare…» mormora con trasporto. Il suo tono pieno di sentimento mi fa venire i brividi: mi chiedo se avrò mai la possibilità di vedere questo scenario eccezionale, in futuro.
«E poi» riprende Ilenia con voce completamente diversa, molto più squillante, «è arrivata la parte nettamente peggiore della mia eroica impresa. È vero che la scomparsa delle Kimono Girls è stata una gran perdita, non si sa dove siano finite, non c’è alcuna traccia di loro né tra i nostri né nelle fila del nemico… se ci fossero state loro non avrei avuto tanto da fare per recuperare l’Ala e la Campana, dato che sono le loro custodi. Ma non potevo davvero immaginare quanto mi avrebbe addolorata la loro assenza, arrivata a quel punto!»
«Ma che…?» mormoro, stupefatta per le parole di Ilenia, che hanno lasciati interdetti anche Sara e Hans.
«Ho dovuto ballare!» Ilenia si mette le mani tra i capelli e china la testa, ingobbendosi tutta. Noi tre ci stiamo capendo ancor meno: forse si aspettava che scoppiassimo a ridere e la prendessimo in giro, perciò è un po’ meno disperata quando ci spiega: «Ho dovuto inscenare una danza rituale che normalmente dovrebbe essere svolta dalle Kimono Girls. Dovevo far rintoccare la Campana a intervalli regolari, far volteggiare l’Aladargento e riafferrarla mentre ballavo prima che toccasse terra… anzi che mi è riuscito tutto al primo tentativo!»
«Come hai ballato?» chiede puntualmente Sara, incuriosita, visto che la danza è la sua più grande passione. «Come facevi a sapere di dover ballare, e di doverlo fare in un certo modo?»
L’espressione di Ilenia si fa improvvisamente serissima, da che era giocosa nel raccontare le sue disavventure prima della riunione con Lugia. «Non lo so, mi hanno ispirata la Campana Onda e l’Aladargento. Non ricordo per niente i passi fatti… ho ballato su una piattaforma di fronte alla grande cascata. Una volta arrivata lì ho soltanto sentito che era necessario comportarmi in un certo modo e fare certe cose: tutto mi è stato chiaro all’improvviso e ho solo dato retta a quello che sentivo. È difficile da spiegare, ma credo che Lugia stesso mi abbia guidata, mentre provavo a ballare. Non so per quanto tempo ho fatto tutto questo, ma mi sembra che siano passate ore, prima che Lugia arrivasse infrangendo il muro d’acqua della cascata. A quel punto mi sono fermata, l’Aladargento si è polverizzata e la Campana si è spaccata a metà, e all’improvviso mi sono ritrovata dei vestiti assurdi addosso.»
Pian piano Ilenia è tornata a raccontare con un tono più allegro e in modo più colloquiale. «Avevo questa sorta di fascia, pure abbastanza stretta, che va più o meno da metà del seno fino al punto vita. Stava sopra a una maglia azzurra con decorazioni argentate, tutta unita a dei mezziguanti, sempre argento, ed era sopra anche a una specie di giacca… no, è più simile a un cardigan. È tutto bianco e ha delle maniche larghissime, con delle frange alla fine che mi ricordano le zampe di Lugia… e poi è piuttosto lungo, mi arriva quasi fino alle ginocchia. Poi avevo dei pantaloni bianchi e blu, ed ero scalza. Non riesco ad usare i miei poteri senza ritrovarmi addosso quella roba!»
In effetti Ilenia, sotto un lungo piumino scuro che avrà rimediato chissà dove, indossa i pantaloni cui ha accennato e non ha scarpe: i lunghi piedi affondano leggermente nella sabbia chiara. Le frange delle maniche sono piuttosto vistose e sembrano i petali di un fiore candido - petali parecchio mosci, in realtà. Ha anche i mezziguanti argentati che lasciano scoperte tutte le falangi.
«Immagino sia scomodo» mormora Sara.
La guardo con un’espressione interrogativa. «Ehi, ma perché tu non ti trasformi appena usi i poteri, e lo fai a tuo piacimento? E nemmeno a me succede!»
«Tu non hai ancora la forma materiale del Legame. Io… be’, a me l’ha data direttamente Articuno, visto che è stata lei a trovarmi e a difendermi, quella volta.» Allude all’episodio in cui lei e un altro gruppo di bambini avevano corso grossi pericoli con dei malintenzionati. «Ero ancora una bambina e, per sostenere il peso della forma materiale del Legame, Articuno mi aiutò a modificare il mio corpo dandomi quest’aspetto, quindi è come se fossi già parzialmente trasformata, simile a lei, e perciò non è strettamente necessario cambiare ancora. Nessuna persona al mondo nasce con i capelli bianchi striati di blu, né ha gli occhi che ogni tanto cambiano colore: è un segno distintivo, un marchio che segna che non sono del tutto umana, ma che c’è qualcosa che non quadra.»
Ha uno strano sorrisetto sulle labbra pallide e sottili. In risposta a quest’espressione io la guardo intensamente, mezza imbambolata - non riesco a distogliere lo sguardo. Sto ripensando alle sue parole: mi chiedo se Rayquaza si sia rivelato - o rivelata - a Oxygen quando lui era ancora un bambino, viste le sue caratteristiche fisiche: non solo i capelli di strano colore, cioè acquamarina, ma semplicemente il fatto che sia così dissimile dai suoi fratelli mi fa pensare che una volta sia stato più somigliante ai suoi fratelli. È anche vero però che il mondo dei Pokémon fin da subito mi è sembrato un’enorme tavolozza piena di colori di ogni tipo, quanto a occhi e capelli: suo fratello Argon li ha - o forse aveva, dato che è stato rapito dal Victory Team insieme a Kripton - grigi. Penso anche a Gold, che da quel che so ha sempre avuto i capelli blu, perciò chiedo a Sara spiegazioni.
«Gold si è sempre fatto la tinta, non lo sapevi?» risponde. Scuoto la testa e le faccio subito l’esempio di Argon, o di tutti i Capopalestra che mi vengono in mente. Alla fine di tutto ciò mi è chiaro che tinte per capelli, parrucche e lenti a contatto sono sempre in voga nel mondo Pokémon.
«Comunque, a parte descrizioni di vestiti, capelli strani e cose varie» cambio finalmente discorso, «io come faccio a incontrare Ho-Oh, se non ho né la Campana né l’Ala che servono per lui?»
«Si chiamano Ala d’Iride e Campana Chiara, capocciona» mi rimbecca Sara.
«Ci ho già pensato io per te, tesoro bello» mi risponde Ilenia fingendo di mandarmi bacini volanti. «Comunque sarebbe stato facile trovarle, erano custodite entrambe nella base segreta del Sentiero Ding-Dong. Non le ho prese per evitare di correre rischi, ma non ci sono problemi, vista la specie di fortezza che è quel posto: prima di andare da Ho-Oh, prenderai tu stessa l’Ala e la Campana.»
Annuisco. Come se me ne fossi dimenticata, rivolgo la mia attenzione a Hans: la sua espressione è attentissima, anche ora che abbiamo smesso di parlare. Appare molto preso dalla conversazione, anche per imparare qualcosa di più da quello che ci siamo dette, ed è stranamente rimasto in silenzio tutto il tempo, senza intervenire.
Ilenia ci intrattiene un altro po’ con le sue avventure per Johto, in cui si sono susseguiti incontri più o meno gradevoli, ma grazie alla sua squadra potentissima e iperallenata pare non abbia mai trovato grosse difficoltà sul suo cammino. Sembra che Char e la sua compagnia di draghi e Pokémon Fuoco siano in ottima forma: d’un tratto mi viene voglia di sfidare Ilenia in una lotta, ma altrettanto velocemente mi ricordo che non siamo in una qualsiasi base segreta e che daremmo fin troppo spettacolo, anche se ci troviamo in una spiaggetta racchiusa in una baia che la nasconde egregiamente, ed è un po’ distante pure dalla stessa Fiordoropoli.
È proprio in città che decidiamo di andare. Ilenia annuncia di aver rinunciato a convincere con i suoi poteri mentali i commessi dei negozi a regalarle nuovi vestiti ogniqualvolta finisce di usare i suoi poteri, ritrovandosi addosso gli strani abiti di cui ci ha ampiamente parlato; però ha urgente bisogno almeno di un paio di scarpe, non tanto per il freddo - che in questa forma neanche sente - ma per non dover camminare scalza. Inizialmente non le dispiaceva scegliere i vestiti che più le piacevano, ma non otteneva buoni risultati, visto che sparivano nel nulla all’improvviso. Le prime cose che dobbiamo fare, a parte prenderle delle scarpe, sono trovare un luogo in cui passare la notte e anche e soprattutto mangiare qualcosa, sperando che questo non ci riservi un altro incontro con i Victory. È preoccupante il fatto che abbiano rintracciato me, Sara e Hans così presto sulla nave: io non so spiegarmi come ci siano riusciti, non so se Ilenia e Sara abbiano qualche idea.
Le due camminano davanti a me e Hans, che fingiamo di interessarci alle vetrine dei negozi e ci guardiamo intorno, recitando la parte dei turisti - che non è molto efficace in pieno inverno in una cittadina di mare. Ci sono poche persone per strada e questo renderebbe l’aspetto sia di Ilenia che di Sara ancor più appariscente e fuori luogo, perciò la Legata di Lugia nasconde i capelli con il cappuccio del piumino, quella di Articuno fa lo stesso e, siccome sono più lunghi, li fa entrare tutti dentro la giacca, senza lasciar sfuggire alcuna ciocca.
Il tramonto sull’orizzonte di Fiordoropoli mi sembra quasi del tutto uguale a quello visibile da Aranciopoli. La sera è scesa velocemente, tra una cosa e l’altra, e ormai il cielo è scuro. Ci tocca perdere parecchio tempo in giro, a bighellonare, per colpa di Ilenia che si è impuntata sul fatto che dobbiamo andare ad Amarantopoli per forza con la luce del Sole. Nel frattempo passiamo da un piccolo bed and breakfast, siccome gli hotel sono tutti chiusi e pure più pericolosi di questi posti più piccoli, a detta di Sara. Ilenia si prende l’impegno di preoccuparsi di contattare il proprietario, una volta che ci siamo accertati che il locale è vuoto, e in un modo che non fatico ad immaginare riesce a rintracciarlo per incontrarlo di persona. Non le va di andare da sola e, prima che si metta a fare i capricci, affido Hans a Sara: i due ci aspetteranno praticamente davanti alla porta del bed and breakfast, visto che siamo tutti sicuri dell’esito dell’incontro, che sarà a nostro favore.
Il proprietario abita nelle vicinanze e non ci vuole molto perché si presenti al punto concordato. Mi è piaciuto molto il fatto che il potere della mente di Ilenia sia così sviluppato da funzionare anche a distanza e attraverso la cornetta di un telefono - abbiamo chiamato, da un telefono pubblico, il numero di cellulare lasciato su un cartello che segnala la presenza del bed and breakfast. Io e Ilenia non ci diciamo niente né durante il tragitto né mentre aspettiamo il tizio in questione: ci scambiamo occhiate d’intesa e numerosi sorrisetti, che penso valgano per mille parole. Molti dei miei sguardi le hanno detto che mi è mancata da morire.
L’uomo che arriva è di mezza età e non ha un’aria molto simpatica quando vede che a chiamarlo all’improvviso sono state una ragazzina e una sua amica, forse maggiorenne, che ha un cappuccio calato quasi fin sugli occhi in modo piuttosto sospetto. Ma proprio l’amica della ragazzina riesce a convincere il signore, senza che il diretto interessato se ne accorga, a darle le chiavi di due stanze doppie con il bagno in comune - il tutto gratuitamente, come c’era da immaginarsi. Finisce le sue raccomandazioni con un cordiale: «Grazie mille per la disponibilità! Si ricordi di non fare parola con nessuno del fatto che le stanze sono occupate e non fornisca descrizioni su chi le ha prese… e domani mattina si occupi lei di sistemare, grazie!»
Il propietario, tutto sorridente, conferma utilizzando le stesse parole di Ilenia e se ne torna a casa tutto allegro. «Anch’io sarei riuscita a manovrarlo in questo modo» commento.
«Immagino, ma io ci sono riuscita senza difficoltà, senza spendere energie e in modo sicuramente efficace, perché ho dei poteri psichici che i tuoi impallidiscono» ribatte candidamente, passandomi un braccio intorno alle spalle. È più alta di Hans e mi sento davvero tanto a disagio con una persona che sfiora il metro e novanta: mi mancano i giorni in cui mi superava di non troppi centimetri, quel tanto che mi bastava per rafforzare l’immagine che avevo - e avrei ancora - di lei di sorella maggiore.
«Sono già pallidi di loro…» borbotto mentre ci avviamo verso la nostra residenza per una notte.
Ci dividiamo in coppie, per quanto riguarda le stanze: Sara, che è la più esperta di tutti noi, difenderà il povero e vulnerabile Hans da ogni eventuale pericolo, mentre io e Ilenia ci daremo manforte. I suoi poteri sono molto più sviluppati dei miei ma credo sia solo perché ha la forma materiale del Legame.
Non sono per niente preoccupata per il ricongiungimento con Ho-Oh, ormai alle porte, ma non so spiegarmi tutta questa tranquillità da parte mia. Se c’è una cosa che mi agita parecchio, tenendomi sulle spine, è il flusso di energia che quattro Legati così vicini devono emanare: se Nike, suo fratello o qualunque Victory invischiato nella faccenda dei Legami passasse nelle vicinanze… non voglio immaginare le conseguenze. Sara mi ha detto, una volta, che si può nascondere la traccia lasciata dai Legati, che altro non è che l’aura, ma in ogni caso lei è la sola tra noi quattro in grado di farlo. Se anche Ilenia ci riuscisse saremmo già a buon punto: i due flussi maggiori, che scaturiscono dalle forme materiali dei loro Legami, sarebbero così non percepibili. Concentrandomi riesco a distinguere ogni aura di noi quattro, compresa la mia, e quelle più forti appartengono proprio a Sara e Ilenia.
Andiamo a dormire presto dopo aver fatto un salto nel bar più vicino al bed and breakfast, già decisi a partire il prima possibile, domani mattina, per andare ad Amarantopoli. E così sono già due giorni che mi tocca svegliarmi all’alba… ma forse stavolta Ilenia sarà più clemente della dispotica Sara e ce la prenderemo più comoda - per la gioia di quel dormiglione di Hans; anche perché non rischiamo di perdere nessuna nave.
Ci accorgiamo all’ultimo secondo di non esserci procurati un pigiama, ma credo che io e Hans siamo gli unici a cui dia fastidio l’idea di non averne uno. Ilenia dice che si toglierà la spessa cintura che le va dal seno alla vita e il cardigan - così lo chiamiamo per comodità, ignoranti in materia di kimono e simili. Sara non batte ciglio quando io e Hans protestiamo per il pigiama ma non specifica come passerà lei la notte, visto che ha dei jeans e un maglione, ed entrambi non sono buoni per dormirci. Immagino che sia lei che Hans si ritroveranno in mutande: mi trattengo dal ridere nel figurarmi il biondino, che tutto dev’essere meno che intenzionato ad approfittarsi della situazione. Per metterlo ancora più a disagio lo guardo nel modo più minaccioso che mi è possibile e gli mormoro: «Attento a te, perché se alle mie orecchie arriva qualcosa che non mi piace tu fai una brutta fine.»
Dopodiché gli sbatto la porta della camera mia e di Ilenia in faccia, lasciandolo con un palmo di naso quand’era lì lì per protestare, tutto rosso in viso. La mia compagna sta ridendo senza ritegno. «Ma quanto lo tratti male? Povero Hans, lo fai sembrare un bambino quando ti rivolgi a lui così!»
«Sembra un bambino anche normalmente» ridacchio, appoggiandomi alla porta con la schiena e incrociando le braccia. «Non posso farci niente, mi diverto troppo a prenderlo in giro. E poi non possiamo essere sicure del fatto che, sotto quella faccia da marmocchio, non sia un pervertito!»
«Ma dai, smettila! E poi è un ragazzo tanto caro. E bellino» aggiunge con un sorriso furbo.
«Allora passaci tu la notte con lui.»
«L’unica persona con cui voglio passare le mie notti sei tu, zuccherino
Seguono lunghi, teatrali secondi di silenzio. Non so dire quale sia la mia espressione in questo momento, ma Ilenia è distesa trasversalmente sul letto, a pancia in giù, e tiene il mento sulle mani intrecciate. Credo stia facendo un’espressione sensuale, e forse ci riesce benissimo, visto l’aspetto straordinario donato dal Legame; ma io non riesco proprio a vederla in questo modo. Poi lei sorride e mi fa: «Dovresti vedere la tua faccia in questo momento.»
«Eeehm…» Non so bene come rispondere. «Facciamo che fingerò che tu non abbia detto niente, va bene?»
«Ma guarda che sono seria, honey.» Sorride di nuovo, rotolandosi per mettersi supina e distendendo le braccia facendole passare accanto alla testa. «O forse volevo solo farti ridere.»
«Non è che ci sia riuscita benissimo» ribatto. «Quello zuccherino mi ha leggermente interdetta.»
Ilenia se ne esce con qualche altra stupidaggine delle sue - anche se sa meglio di me che il suo umorismo è quasi peggiore del mio, il che è tutto dire - e le battute ambigue si intensificano mentre mi tolgo i jeans: passerò la notte in mutande ma il maglioncino me lo tengo stretto. Non sia mai che nel levarmelo la situazione peggiori: Ilenia fa la scema per un altro po’ e mi tocca darle corda, finché, con il tempo che passa, le nostre conversazioni non prendono una piega più seria. Mi chiede se sia emozionata per domani, e anche a lei, come ho già fatto con Sara, dico che non lo sono per niente. Le parlo un po’ di Ho-Oh, della sua serietà che spero se ne vada via presto e del fatto che lo percepisca come un maschio: Ilenia dice che pure Lugia le si è presentato come maschile.
Dopo un po’ le chiedo: «Ho osservato un po’ te e Sara mentre parlavate e ho avuto una sensazione stranissima nel vedere lei così… non so, diciamo docile, visto che Lugia è a capo del trio di cui fa parte Articuno. E anche tu mi sembravi molto diversa da come ti rivolgi a me. Ho intravisto chiaramente il tipo di rapporto che c’è tra te e Sara ma questo mi ha anche stupita, perché non vi ho mai viste parlare in questo modo. Con me invece sei amichevole come sempre, e recuperi tutte le battute idiote che con Sara non ti metti a fare.»
Ilenia ridacchia. «Stai immaginando quello che vivrai anche tu se troverai un Legato di una Bestia, vero?» Annuisco: mi aspettavo che Ilenia mi capisse subito. Scrolla le spalle magre e continua: «Purtroppo è inevitabile cambiare il modo di rivolgersi a qualcuno dopo che un Leggendario convive con te. Io credo che tra me e Sara non sia successo niente di che, prima non eravamo troppo in confidenza. Figurati tu, che probabilmente ti ritroverai ad essere, involontariamente, il punto di riferimento di un perfetto sconosciuto, o di due o di tre!»
Annuisco, stendendomi accanto a lei. In effetti, ora che ci penso, non credo che Ilenia e Sara si frequentassero granché: all’Accademia si conoscevano un po’, ma i loro rapporti devono essersi fatti quasi del tutto superficiali con la divisione tra gruppi al Monte Corona. Mi giro verso Ilenia e scatto a sedere di colpo, spalancando gli occhi. 
Ha tirato fuori, da sotto la maglia azzurra e argento, la forma materiale del Legame, la cui apparizione fisica - non l’avevo ancora visto - mi ha scombussolata, tutto d’un tratto. È un piccolo cilindro di vetro, con le basi d’argento, al cui interno vive un vortice d’acqua, in continuo movimento grazie ad una corrente d’aria. È attaccato a una collanina con la corda dello stesso metallo del cilindro. La presenza di Lugia ha prodotto un effetto non indifferente su di me, insomma, ma credo sia stata la parte di me più vicina a Ho-Oh a reagire così bruscamente. Fosse stato per la parte ancora vicina al mondo umano, mi sarei “semplicemente” emozionata, come farebbe qualunque individuo alla vista di un oggetto Leggendario, o di un Leggendario stesso.
Ilenia sorride in modo strano, senza allegria né dolcezza, che sono le espressioni che è sempre pronta a dedicarmi. Sono pronta a scommettere che i miei occhi si siano repentinamente tinti di rosso.
«Che bello» mormoro con voce atona, anche se le mie palpebre sono ancora spalancate, a dispetto del tono.
«Già» replica semplicemente lei.
Ci vuole qualche secondo perché mi sdrai di nuovo - ovvero perché Ho-Oh si calmi definitivamente. Non mi trattengo dal pensare che abbia rovinato, con questa sua reazione incontrollata, la serata con una delle persone che più mi stanno a cuore. Ci mormoriamo a vicenda “buonanotte” e poi spegnamo le luci, immergendoci nel silenzio e nell’oscurità.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: Ink Voice