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Autore: Ale_2608    28/02/2016    0 recensioni
Tratto dal primo capitolo:
"Scuola. Il posto peggiore che qualsiasi alunno possa mai immaginare.
Erano solo dei ragazzini, ragazzini che giocavano con i propri sentimenti.
Giocavano a fare gli innamorati, ai fidanzatini, ignorando i propri sentimenti e della propria metà.
Erano da sempre stati amici, dal primo anno. Si conoscevano come le loro tasche, ormai. Almeno credevano..."
Ehi! Sono tornata con un'altra long, anche se è un'po diversa dai temi che scelgo di solito (Un'po tanto)
Spero vi piaccia ugualmente e ci si vede dentro!
Ciao ciao!
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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-COSA?! Cos'è questo votaccio?!- gridò la madre di Alessia guardando la verifica di matematica. Alzò lo sguardo verso la più piccola, che la guardava con disinteresse. Perché doveva arrabbiarsi lei se il votaccio l'aveva preso lei stessa?

La madre aveva voglia di tirarle un bello schiaffo sulla pelle nivea della figlia, come quasi ogni giorno. Il padre e la madre erano divorziati da qualche anno, infatti Alessia non era più la ragazzina innocente e dolce di una volta, era cambiata radicalmente.

La rimproverì nuovamente e la molla scattò. Alessia si alzò di scatto dalla sedia, facendola cadere a terra e rispose ad alta voce:

-Non hai il diritto di rimproverarmi! Non sei tu quella che soffre ogni giorno per il tuo comportamento da bambina! Io ho bisogno della mia libertà!- nella casa riecheggiò soltanto il suono della sberla. Ad Alessia non cambiava molto, se le avesse tirato una sberla o meno. Girò di poco la faccia e la guardò, freddamente:

-Non pensare che tirandomi sberle io possa capire- si infilò le scarpe e la giacca nera. La madre la bloccò con forza e disse:

-Dove cavolo vuoi andare adesso?! E' sera!- Alessia la staccò bruscamente e rispose:

-Me ne vado- salì di corsa le scale e raggiunse i suoi due fratelli minori, che erano in camera loro. Studiavano da quasi tre ore e Christian, il più piccolino, minacciava di addormentarsi. Chiuse entrambi i quaderni e disse:

-Prendete una borsa e metteteci dentro poca roba, dei vestiti al massimo- Patrick si girò e chiese:

-Perché?- Alessia prese una sua borsa abbastanza grande e ci mise dentro il telefono, caricabatterie, auricolari e dei vestiti:

-Andiamo via da questa casa- entrambi spalancarono li occhi dallo stupore, ma non dissero nulla, facendo quello che era stato appena chiesto dalla sorella. Si misero gli zainetti in spalla e uscirono, ignorando completamente la madre. Appena Alessia fece per chiedere, guardò verso la madre in modo triste e disse piano:

-L'unico motivo per qui io rimanevo qua era per papà, tutto qua- poi fece sbattere la porta. Prese per mano i fratelli ed uscirono dal condominio. In quel momento era decisamente impossibile raggiungere il padre, si trovava all'estero e Alessia non aveva abbastanza soldi per raggiungerlo. Strinse piano le mani dei fratelli e si incamminò:

-Sorellona, dove andiamo?- chiese Christian stranamente calmo. Alessia non rispose subito, ma riuscì solo a dire:

-Andiamo a vivere veramente- dopo di che non rispose a nessuna domanda posta dai fratellini. Andare da loro nonna era un no categorico, li avrebbe sicuramente riportati indietro. Lei non lo faceva per se stessa, no, lo faceva soprattutto per i suoi fratelli, le persone più importanti della sua vita. Fecero qualche giro per la città, fino a quando non dovettero fermarsi, ed ecco che la lampadina si accese nella testa della più grande. Lo aveva saputo da fonti esterne (Un'amico stretto) e adesso sapeva che Omar era quasi sempre solo a casa sua, oltre che fosse enorme. Prese sulle spalle Christian, che ne frattempo si era addormentato, per poi camminare tutti verso la casa dell'amico:

-Alessia, sono stanco- disse Patrick tenendosi alla giacca di Alessia, camminando a stento. Anche Alessia era stanca, ma doveva farcela, almeno lei:

-Tranquillo, siamo quasi arrivati- camminarono per altri dieci minuti, fino a ritrovarsi di fronte a casa di Omar. Alessia suonò al citofono e sentì:

-Chi è?-

-Alessia, puoi far salire me e i miei fratelli?- un rumore le fece capire che poteva entrare, così entrò con i fratelli e lo raggiunse piano:

-Ma che ci fai qui Alessia? E' tardi- disse Omar prendendo in braccio Christian. Alessia lo zittì con un segnò della mano e disse:

-Chiamiamo gli altri e poi parliamone- Omar li fece entrare e Patrick si addormentò subito dopo sul divano:

-Ti prego, chiama solo gli altri e digli di fare in fretta- quasi lo supplicò la ragazza con il capo chino. Il riccio sorrise intenerito e rispose:

-Tra poco saranno qui-

   
 
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