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Autore: Bellamy    28/02/2016    1 recensioni
La battaglia tra i Cullen e i Volturi termina in maniera inaspettata: i Cullen perdono, Edward e Bella si uniscono alla Guardia di Aro e Renesmee perde la memoria. I pochi mesi di vita vissuta da Nessie vengono spazzati via.
Dopo quasi un secolo, Aro invita Renesmee a Volterra.
Genere: Malinconico, Suspence, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio, Renesmee Cullen, Volturi | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Breaking Dawn
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Forse questo è l’ultimo capitolo che posterò prima del nuovo round di studio sfrenato. Io spero di no ma voi per adesso godetevi questo capitolo. Spero vi piaccia. Ci sentiamo!
Grazie Alice : )
Bellamy.
 
 
 
Era pieno giorno a Forks. Stranamente il tempo era uno dei migliori, da fare invidia ai paesi del Sud. Il caldo era insostenibile ma questo non scalfiva chi era un vampiro e il loro corpo freddo come il ghiaccio.
Forti raggi del sole accarezzavano la pelle pallida di Rosalie e il risultato fu una stanza illuminata da tanti piccoli diamanti.
Rosalie stava dedicandosi un piccolo minuto solo per se stessa come soleva fare tutti i giorni. Da un paio di mesi a quel giorno, il momento solo per lei diventava sempre più lungo che dei pochi soliti dieci minuti.
La casa era ritornata alla sua calma originale da quando Renesmee la lasciò. La percezione era quasi estranea ormai, dopo quasi cento anni. Rivoleva la sua bambina, la pretendeva.
Renesmee era ormai l’unico discorso che si trattava a casa Cullen. Rosalie era la prima ad iniziarlo e l’ultima a terminarlo per poi trovare altri pretesti per ricominciarlo il giorno dopo.
Non avevano nessuna notizia di lei, tranne per pochissime e brevissime chiamate, non sapevano realmente che cosa le stesse capitando, se stava bene, se aveva bisogno di aiuto.
In quei pochi contatti avuti, Renesmee aveva detto di stare bene ma che voleva ritornare a casa. “Perfetto!” disse Rosalie “Andiamo a riprendercela!”
Era qualcosa di così ovvio da fare che passava inosservato agli occhi dei suoi familiari causandole una rabbia che mai aveva provato prima.
Le pareva non riconoscerli più. Non erano più gli stessi. Non entravano in azione, come erano soliti fare, quando qualcuno della famiglia era in pericolo  o situazioni del genere. Si accontentavano di insulse e inutili chiamate e questo la faceva impazzire.
Rosalie sbuffò. Con Bella era tutto diverso invece. Quando Edward decise di rimanere accanto a lei, forse l’umana più comune e anonima fra tutti gli altri comuni e anonimi umani, impose agli altri di mettere quasi al primo posto delle loro vite Bella e non loro. Bella si tagliava un dito? Di corsa a salvarla! Tutto pur di proteggere la piccola attira disgrazie.
 “Troppo importante per me, Bella.” Disse a denti stretti e con rabbia Rosalie, posando pesantemente un pettine in una piccola credenza di legno.
Renesmee era meno importante di salvare Bella? Continuava a domandarsi Rosalie. Quella domanda era in loop nella sua testa e non smetteva di riprodursi come un disco rotto.
La nascita di sua nipote le diede un attimo di respiro da quella opprimente consapevolezza di non poter mai diventare una madre.
Con Renesmee aveva capito come ci si sentiva ad essere una mamma. Fortuna che lei non poteva mai provare realmente, fortuna che forse era capitata alla persona sbagliata.
Non si era comportata da zia con Renesmee. No. Si era comportata da madre. Era un’ombra per lei. Sempre pronta ad aiutarla a rialzarsi alla minima caduta.
Non poteva lasciare quel ruolo proprio in quel momento. Rivoleva sua nipote, o meglio, figlia, di nuovo con sé. Se voleva essere onesta, Rosalie si sentiva una valida sostituta di Bella, forse più brava di lei.
Quel giorno erano tutti a casa. Tutti erano sempre a casa. La lasciavano solamente per andare a caccia. Decisero di posticipare la data del trasferimento in un giorno ancora da stabilirsi e annullarono le iscrizioni alle università. Carlisle non si fece più vedere in ospedale, solo per qualche visita a casi urgenti che chiedevano il suo aiuto. Tutto si era fermato.
Non erano soli, i Denali erano ospiti in casa da qualche giorno portandosi con loro una vaga notizia di un certo stravolgimento nel mondo dei vampiri. Nessuno poté dare una vera risposta perché nessuno era al corrente di nulla ma la tensione si sentiva, qualcosa sotto si stava muovendo.
Questa informazione venne riportata ai Cullen anche da un coppia nomade di passaggio a Forks diretti verso il Canada. Erano un uomo ed una donna di origini neozelandesi, Amy e Karl. I due avevano un’aria molto selvatica ma erano entrambi vestiti con abiti eleganti essendo pur sempre dei nomadi. Entrambi alti e biondi, il loro corpi erano nervosi, pronti ad attaccare ad ogni evenienza. Ma non erano ostili, tutt’altro.
Il loro racconto risultò molto fantasioso e confuso alle orecchie dei Cullen:
Parlò Karl con una forte partecipazione. La donna si limitava ad annuire confermando ogni singola parola che diceva l’uomo: “Si dice che ci coinvolgerà tutti” cominciò “Ci chiameranno a combattere. I Volturi ci chiameranno. Qualcuno dice che stanno preparando un’arma segreta. Altri dicono che l’arma segreta sono i Figli della Luna. A quanto pare sono ritornati. Quei italiani non fanno trapelare nulla ma sono sicuro che non hanno niente in mano. Stanno perdendo le redini della situazione se tutto questo è vero.”
Udendo menzionare i Volturi, i Cullen ebbero attenzione da vendere per quei due nomadi. Carlisle chiese: “Avete altre notizie su i Volturi?”
“Assolutamente. Nessuno sa nulla. E nessuno si può avvicinare a Volterra. Si dice che neanche loro siano lì.”
“Cosa?!” esclamò Rosalie. E se i Volturi non erano in Italia, Renesmee dov’era? La domanda parve spontanea a tutti i Cullen e a i Denali.
Karl fece spallucce con fare rassegnato: “Alcuni vampiri del Nord Europa dicono che in tutto questo c’entrano pure i Rumeni, che hanno preso di nuovo loro il potere, ma chi lo sa?”
 
 
 
Erano tutti riuniti in salotto, fermi come statue, a meditare. Era vero quello che aveva detto Karl? O erano tutte fantasie per ammazzare il tempo?
La prima parola la prese Rosalie: “Dobbiamo andare.”  Disse sicura e guardando con altrettanta sicurezza i vampiri intorno a lei. Terminando la frase sperò che qualcuno si risvegliasse da quel sonno profondo in cui si erano cimentati, prenotasse il primo biglietto aereo e andasse a riprendersi Renesmee.
“Se Karl ha detto la verità, Renesmee potrebbe non essere più a Volterra ma da qualche altra parte.” Fece Carlisle, appoggiato vicino al camino spento.
Rose si sentiva ribollire dentro: “Possiamo provare! Non ci costa nulla! Non è così difficile!”
Tanya, seduta rigidamente del divano, domandò: “Non ti ha detto dov’era l’ultima volta che ti ha chiamato? Carlisle?”
Il dottore scosse la testa sconsolato: “No, ha detto solo che vuole ritornare a casa.”
“Carlisle!” urlò Rosalie “Ti rendi conto? Ha bisogno di noi!”
Nessuno parlò dopo la sfuriata di Rose perché sapevano che aveva ragione. Dovevano attivarsi, un’aria strana si respirava in quel periodo e nessuno buon presagio era visto all’orizzonte.
Ma dove e come cominciare? Pensò Carlisle. Aveva una grande responsabilità su Renesmee. Aveva promesso e non voleva commettere passi falsi per danneggiarla ulteriormente. Voleva Renesmee al sicuro ed era più che sicuro che Edward e Bella l’avrebbero protetta in tutti i modi possibili.
“Non ha mai accennato nulla riguardo ad Edward e Bella.” Constatò Esme in un sussurro, un po’ assente da ciò che la circondava. Era vicina la finestra e guardava verso la foresta color verde scuro.
Garrett, in piedi accanto a Kate, sgranò gli occhi: “Davvero? Non vi ha detto nulla?”
“Forse non li ha mai incontrati.” Disse Carmen.
Emmett, seduto anche lui nel divano, fece segno di diniego: “Non credo. Edward e Bella sono sempre con Aro. E se Aro avrà visto almeno una volta Renesmee, c’erano pure loro.”
“E non si saranno lasciati perdere l’opportunità di vederla almeno una volta.” Terminò Esme.
“E se l’hanno vista” cominciò a dire Rosalie fremendo di rabbia “perché non fanno qualcosa?!”
“Forse lo stanno già facendo.” Rispose acido Carlisle.
Rosalie non fu colpita da quel tono di voce “Se hanno fatto qualcosa, perché Renesmee non è ancora qui con noi? L’hanno convinta ad unirsi ai Volturi? Quest’atto di egoismo me lo aspetterei da loro.”
“Adesso basta Rosalie!” la rimproverò Esme provata “Non ti permetto di offendere così Edward e Bella. Hanno sacrificato la loro vita per darne una a Nessie. Tutti i genitori farebbero questo per i propri figli ed Edward e Bella l’hanno fatto per cento anni, senza fiatare.”
Rosalie guardò per un attimo Esme, colpita. Esme si che era una madre, lo era da umana e lo era da vampira. Lei era una madre a tutti gli effetti. Lei poteva capire meglio di Rosalie e forse anche meglio di Bella. Fu come ricevere uno schiaffo in pieno volto. Rosalie si sentiva di nuovo sopraffatta da quella terribile consapevolezza che la fece zittire.
Strinse una mano di Emmett e si sedette nel divano accanto a lui, poi disse alla fine: “Io rivoglio mia nipote indietro. A tutti i costi.”
“Lo vogliamo tutti.” Sussurrò Carmen stretta ad Eleazar “Come lo vorranno Edward e Bella.”
Il silenzio ritornò per una decina di minuti. Alla fine Tanya si voltò verso Alice seduta nelle scale accanto a Jasper e chiese: “Alice, vedi qualcosa?”
Alice, più che essere un vampiro o un fantasma, era una povera anima dannata all’inferno. I suoi occhi scuri erano vitrei e velati. Non guardavano più la realtà che la circondava. Ventiquattro ore su ventiquattro concentrata sul futuro, sul futuro di tutti. Ma non riusciva a vedere nulla. Nemmeno i futuri di Edward e Bella, nemmeno Aro, per via della presenza nelle loro vite di Renesmee.
Ma lei non demordeva, continuava a stare concentrata, impaurita di perdere qualche visione. Sperava in una qualsiasi, anche la più inutile. Le sue giornate erano ormai dedicate a questo fino a scordarsi della presenza degli altri.
Alice non rispose subito. Io suoi occhi, prima concentrati su un punto fisso del parquet sotto di lei, ora girovagavano per il salotto. Dopo si fermarono verso gli alberi della foresta. I suoi occhi si sgranarono.
Gli altri vampiri la guardavano in apprensione come se le loro vite dipendessero esclusivamente dalla vampira.
Alice era sbalordita e sconcertata da quello che aveva previsto, e non lo credeva possibile davvero.
“Alice.” La incalzò Rosalie con il cuore in gola.
Non reagì come quell’ultima volta, facendo cadere un vaso di cristallo. Anzi, risultò troppo calma per via dello stupore: “I Volturi stanno arrivando.” Sussurrò.
“Alice!” esclamarono tutti i Cullen e i Denali. Tante domande ore balenavano in testa a tutti i vampiri presenti: Erano venuti a riportare Renesmee? Erano presenti pure Edward e Bella? Perché venire senza avvisare?
La speranza che insieme ai Volturi ci fosse Renesmee era presente in tutti, soprattutto in Rosalie. Il petto le si era gonfiato, risentiva le sue braccia calde stringerla forte in un abbraccio.
“Quando?” chiese Jasper.
Alice si alzò “Sono ormai vicini. Entro stanotte arriveranno qui. Non capisco se vogliono farci una sorpresa o meno.”
Eleazar scosse la testa “Nessuna sorpresa, loro contano che li avrai visti in qualche visione.”
“Renesmee sarà con loro?” chiese Esme, con una mano stretta al petto.
“Lo spero tanto!” sbottò Rosalie pronta alla carica “Non so come potrei reagire se non ci fosse.”
“Carlisle” fece Emmett “Dovremmo avvisare i lupi.”
Carlisle annuì “Si, va’ ad informarli. Dì loro che si tratta sempre di Renesmee. Vai anche tu, Jasper.” Poi si rivolse ad Alice: “Dove ci incontreremo?”
Aggrottò per un attimo la fronte: “Nella radura dopo il fiume.”
 
 
Era passata da poco mezzanotte, i Cullen e i Denali erano in fermento. Non riuscivano a stare fermi. Alice non riusciva a prevedere le loro intenzioni e quindi non sapevano cosa aspettarsi da quella visita più che inaspettata. Inaspettata e anche un po’ sospetta.
I Quileute vennero avvisati e promisero ai Cullen massima protezione in caso di bisogno, circoscrivendo il bosco sottoforma di lupi. Dopo la battaglia, dopo la morte di Jacob in battaglia, il rispetto e la tolleranza tra i Cullen e i Quileute aumentò concedendosi tra loro aiuti, se l’emergenze li richiedevano.
I membri del vecchio clan, Sam, Quil, Seth e gli altri, ormai non c’erano più, deceduti a causa della vecchiaia provocata dalle trasformazioni che man mano si facevano più rare.
I nuovi giovani membri della tribù erano cresciuti con il racconto della battaglia e vedevano Jacob come esempio da imitare. Vedevano in lui una persona coraggiosa che preferì morire pur di salvare la persona amata. Volevano essere come Jacob per i loro oggetti degli imprinting.
La morte di Jacob fu l’ultimo potente colpo che la famiglia Cullen subì. Il coma di Renesmee e l’abbandono di Edward e Bella non erano stati abbastanza.
Jacob Black riposava nel cimitero della riserva, vicino al mare. I Cullen avevano il permesso di visitare la sua tomba. Non vi portarono mai Renesmee.
Ormai Jacob faceva parte della famiglia a tutti gli effetti. I Cullen si erano abituati alla sua puzza, Edward stava iniziando a vederlo come un fratello, era rimasto il migliore amico di Bella, ed era solamente di Renesmee.
Come si sarebbe comportato Jacob con Renesmee in queste situazioni? Si chiedevano spesso i Cullen. Probabilmente sarebbe stato molto più bravo di loro.
 
 
“Credo sia ora di andare.” Sussurrò Alice guardando fuori la finestra, il buio pesto.
Lasciarono la casa e un fruscio di rami interruppe il silenzio della notte. Erano alcuni lupi che stavano proteggendo la casa.
“Altri stanno circondando la radura.” Informò Jasper guardandosi attorno. Strinse la mano di Alice.
“Spero ci sia almeno la mia bambina.” Sperò in tono sommesso Esme ricevendo un abbraccio da suo marito.
Arrivarono in pochi secondi e li trovarono lì, con fare disinvolto. L’illuminava solamente la luna.
Tutti gli occhi dei Cullen e dei Denali correvano veloci attraverso le file del piccolo gruppo che formavano i Volturi. Stranamente c’era solo Aro senza i suoi fratelli, con vampiri a loro sconosciuti.
Renesmee non era lì. Nemmeno Edward e Bella.
La delusione e la rabbia fu collettiva e l’aria calma della notte si fece pesante e cattiva. Rosalie fece un passo avanti ringhiando, pronta ad attaccare. Emmett la fermò, ringhiando anche lui.
Iniziò a parlare Aro, dopo aver visto le reazioni di Emm e Rose, con un tono di voce amichevole “I metamorfa intorno a noi. Come tanto tempo fa.”
Carlisle lasciò la mano di Esme, avanzò di qualche passo mettendosi di fronte ad Aro. Ora erano faccia a faccia.
“Si.” Disse Carlisle “Le abitudini sono dure a morire.”
Aro rispose con un sorrisetto, unendo le sue mani vicino al  petto.
Carlisle era troppo impaziente e stanco di quelle messe in scena tipiche del vampiro di fronte a lui. Voleva risposte. Ora.
“Dov’è Renesmee? Come sta?” chiese con voce rigida.
Aro non smise di sorride “Oh! Renesmee è fantastica!” la sua espressione era estasiata “Non ho mai conosciuto un soggetto come lei così interessante. E’ affascinante. Con tante sorprese.”
Rosalie rispose con un ringhio: “Che intendi?”
Il vampiro la guardò torvo: “Non dirmi che dopo tutti questi anni non avete notato le potenzialità di Renesmee. Stento a crederci.”
“Ora basta Aro!”  lo incalzò Carlisle stringendo i pugni “Girano tante voci su di voi in questo momento. Più confuse che altro. Dicci dov’è Renesmee e come sta. O ce la riprenderemo. Senza convenevoli.”
Aro non rispose subito. Era visibilmente colpito dalle parole di Carlisle che straripavano rabbia e impazienza. Gli occhi sgranati e la bocca socchiusa. Guardò per un attimo i suoi compagni, invisibili dal cappuccio, che rimasero muti per tutto l’incontro. Poi disse con un sussurro:
“Beh, avete notato che non ci sono… Edward e Bella.”
 A sentire i loro nomi, tutti i Cullen e i Denali trasalirono. Non vederli di presenza dopo anni era una cosa, sentirli nominare da Aro era un’altra.
Esme avanzò di un passo mettendosi vicina a suo marito “Come stanno?” chiese senza nascondere l’ansia e l’apprensione che la opprimeva da troppo tempo.
Aro sembrò non aver sentito la domanda di Esme. Soppesò le parole e prese un altro argomento: “Non sapevo che… l’accaduto avesse causato a Renesmee una perdita di memoria così considerevole.”
Adesso fu Alice che alzò il tono di voce “Lo capisci ora?! Ti rendi conto a che vita l’hai condannata?!”
L’urlo rimbombò per tutto il perimetro della radura e nei suoi limiti si alzò un ruggito unanime dei lupi.
Aro reagì in maniera fredda alla domanda urlata di Alice. Strinse gli occhi e li puntò dritti verso la piccola vampira. La voglia di averla nella sua guardia era ancora viva.
“Renesmee ha riconosciuto i suoi genitori. L’hanno convinta a restare a Volterra.”
“Cosa?!” urlarono all’unisono i Cullen e i Denali. Era una notizia scioccante. Era impossibile. Stentavano a crederci. Mai Edward e Bella avrebbero voluto la loro figlia a Volterra, tantomeno vicina ad Aro.
“Sono sicuro che vi avrà detto che vorrà ritornare a casa con i suoi genitori.” L’espressione di Aro era un misto tra dispiacere e ilarità.
“Ha solo detto di tornare a casa. Senza nessuno.” Rispose Carlisle.
Aro fece un grande sorriso: “Forse perché i suoi genitori non possono andarsene da Volterra. Mi hanno promesso totale fedeltà.”
Rosalie aveva ragione.
  
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