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Autore: Bellamy    29/03/2016    1 recensioni
La battaglia tra i Cullen e i Volturi termina in maniera inaspettata: i Cullen perdono, Edward e Bella si uniscono alla Guardia di Aro e Renesmee perde la memoria. I pochi mesi di vita vissuta da Nessie vengono spazzati via.
Dopo quasi un secolo, Aro invita Renesmee a Volterra.
Genere: Malinconico, Suspence, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio, Renesmee Cullen, Volturi | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Breaking Dawn
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Essendo ancora notte fonda, le tre, io ero sveglissima, forse per via di tutta quell’adrenalina, dallo shock causatomi da Andrew o dal ritorno di Bella. Non riuscivo più a dormire.
Bella rimase nella mia stanza, distesa accanto a me nel letto, come se fossimo due migliori amiche durante il sabato sera a casa di una delle due, a mangiare pizza e guardare film. Invece noi preferivamo di gran lunga un po’ di sangue, umano e animale, e guardavamo la luna anziché un film.
Parlavamo circondate dal silenzio assonnato della notte. Gli umani continuavano a dormire, i vampiri a rimanere svegli a fare chissà cosa ed io e Bella sdraiate comodamente in un morbido letto.
Prima la sua presenza in una certa maniera m’infastidiva. Ora ero felice che lei avesse la premura di venirmi a farmi visita e compagnia. In Bella avevo trovato una persona su cui fidarmi e con cui parlare, anche se quella che parlava di più era sempre lei. Sembrava avesse acquisito tanta confidenza con me che mi chiesi se le veniva naturale o meno. Sembrava mi conoscesse da sempre. Mi sentivo cattiva per aver pensato male di lei perché non se lo meritava. Agiva in quel modo perché voleva il mio bene ed io l’avevo capito in ritardo. Poteva comprendere mai il mio star sempre sulla difensiva? Senza manipolatori mentali attorno?
 In me stava crescendo una fiducia e un affetto per la vampira che era molto diversa da tutti gli altri che avevo incontrato, escludendo la mia famiglia. Bella era buona, si poteva notare anche dai sui tratti docili, dalle sue labbra carnose e dai capelli color mogano. Mi ricordava tanto Esme.
Parlammo di tante cose. Di tanti argomenti. Le chiesi perché tutti quei giorni di assenza. Prima Bella esitò a rispondermi guardandomi con la coda dell’occhio e mordendosi il labbro inferiore. Quell’atteggiamento le toglieva almeno dieci in anni da quel suo bellissimo volto.
Ad un tratto poi sbottò: “Ah! Non m’importa!”. Io la fissai in silenzio, chiedendomi quale conflitto interiore stesse combattendo. La sua fronte era corrucciata formandole delle piccole rughe in mezzo agli occhi. Le mani erano strette a pugni così bianchi che si potevano facilmente scambiare con le lenzuola.
Alla fine rispose, con la voce carica di rabbia: “Abbiamo raggiunto la Cina. Lo so, è lontanissimo. Io non ti volevo lasciare sola. Non con quel ragazzo in preda dalla smania di sangue e non solo. Avevo chiesto ad Aro di poter rimanere qui, a badare a voi due, diciamo. Non me lo permise. Non me lo permise neanche Edward. Usai la scusa dell’incapacità di Alessandra e di alcuni vampiri che controllavano il palazzo da fuori. Non servì a nulla. Ogni metro più lontana da Volterra, più diventava grande la mia voglia di ritornare e saperti al sicuro.”
Senza controllo, i miei occhi s’inondarono di lacrime. Non le diedi tempo di comporsi, che l’abbracciai, ero quasi sopra di lei ma non si lamentò. Non avevo parole per descrivere come mi sentivo in quel momento. Mi sentivo bene e amata.
Sentii che a Bella mancò il respiro ma non disse nulla, mi strinse a sé.
Quando sciogliemmo l’abbraccio, la domanda fu inevitabile: “Perché siete andati fino in Cina?”
 “Dovevamo trovare più clan e vampiri possibili. Li vuole incontrare Aro.” Bella aveva gli occhi spalancati d’orrore.
“Perché?”
Si mise a sedere ed io la imitai sparando che non cambiasse argomento. Lei sembrava essere molto a disagio.
Tenne le mani premute contro il materasso facendolo quasi toccare con il pavimento. Guardava davanti a sé combattuta. Io rimasi in silenzio a fissarla senza sapere cosa potevo fare per lei.
Dopo si alzò cogliendomi alla sprovvista e iniziò a fare avanti indietro, dalla porta fino alla finestra di fronte. Sembrava stesse parlando con un’altra persona, ma oltre a me non c’era nessuno con lei.
Le sue parole uscirono ferme e decise. La loro profondità mi lasciarono impietrita sopra il letto.
“Ti prometto.” Iniziò “Che non permetterò a nessuno di farti del male. Ti veglierò e ti proteggerò sempre. Con me sarai sempre al sicuro, te lo prometto. Ho come dono uno scudo ma se servirà ti farò da scudo anche con il mio corpo. Non importa. Non m’importa neanche se la mia presenza ti stanchi o che Edward tenti di fermarmi. Io ci sarò, Renesmee. Questa è la mia missione. E’ chiaro?”
Rimasi a bocca aperta. Non sapevo se risponderle, non sapevo neanche cosa dirle, o starmene zitta. Ad un tratto mi ricordai un detto che diceva: chi tace, acconsente.
“Cosa sta succedendo?” domandai sussurrando non potendo usare il mio dono.
 Bella mi guardò con aria stanca “Non lo so con certezza ma ho paura che in tutto questo centri anche tu. Edward non mi dice nulla. Afferma che non legge nulla in quella mente malsana di Aro ma io so che mi sta mentendo.” Era arrabbiata. Arrabbiata con Edward?
Cadde un freddo silenzio. L’aria gelida che proveniva da fuori gonfiava la seta delle tende.
Non sapevo per quanto tempo rimanemmo in silenzio. Decisi di rompere io quel momento di mutismo: “Perché Edward ti dovrebbe mentire?” le domandai.
Le spalle di Bella si afflosciarono mentre lei si sedeva nel letto accanto a me. “Non lo so. Non è più quello di prima.”
Ah. “Com’era?”
“Era la mia ancora. Il mio punto fermo, il mio posto sicuro.” Sussurrò lei febbrilmente. I suoi occhi brillavano innamorati ma erano velati di tristezza.
“E poi?”
“Sei arrivata tu.” Disse, la sua voce era smorzata, un misto tra rabbia, tristezza e qualcos’altro che non capivo. Bella era una bomba pronta a scoppiare in qualsiasi momento. Nel suo volto si leggevano troppi sentimenti contrastanti.
Non potei non chiederlo a Bella, lei forse poteva rispondermi. Chiederlo direttamente a suo marito mai.
“Cosa ho fatto a…tuo marito?” domandai.
 Bella posò lo sguardo sulle sue mani poggiate nel letto, ciocche di capelli le coprirono il viso. “E’ quello che sto cercando di capire.”
Quindi non lo sapeva neanche lei. Aveva notato il comportamento che Edward aveva riservato solo per me. “Perché ti sei imposta questa missione?” domandai.
Ero grata, onorata e lusingata che Bella decise di proteggermi senza una precisa richiesta da parte mia. Io non le avevo mai chiesto nulla del genere e mai glielo avrei chiesto. Rimanevamo pur sempre delle sconosciute e non mi sembrava neanche il caso. Ero curiosa della motivazione che la spinse a dirmi quelle parole. Davvero era intenzionata a proteggermi con il suo corpo se il caso lo richiedeva? Era troppo per me.
Bella temporeggiò prima di rispondermi ed io mi sentivo di più sulle spine.
“Perché mi ricordi Vanessa.” Rispose “Mia sorella.”  Si morse il labbro inferiore “Per la maggior parte della mia vita non l’ho mai avuta con me. L’ho lasciata al suo destino. Ho deciso di far parte dei Volturi per proteggerla. Ma continuerò a proteggerla, ti proteggerò perché vedo Vanessa in te.”
Mi guardò intimorita, ma i suoi occhi erano carichi di una speranza che non riuscivo a decifrare.
Annuii. All’improvviso mi sentii stanca, sentivo le ossa pesare tonnellate dentro di me.
Mi misi sotto le coperte, dando le spalle a Bella. Lo stomaco mi punzecchiava. Non era per la sete, quella c’era sempre. Era per tutte quelle informazioni ricevute dalla vampira. E da Andrew.
Bella non si mosse ma mi chiese: “Vuoi riposare? Vuoi che ti lasci sola?”
Scossi la testa anche se probabilmente non mi poteva vedere. “Voglio chiederti un’altra cosa.” Lei non mi rispose, aspettò finché io continuassi. “Perché hai paura di lasciarmi con quel nuovo vampiro?”
La domanda era così ovvia e forse lei ne era più informata di me, ma volevo sentire una risposta.
“E’ incontrollabile. Essendo un neonato, il sangue è sempre nei suoi pensieri. Farebbe di tutto pur di bere anche l’ultima insignificante goccia. E ti ricordo che nelle tue vene ne scorre, di sangue.”
Come avrebbe reagito se le avessi detto che già lui aveva assaggiato il mio sangue affermando che era il più buono fra tutti? Avrebbe reagito male? Era molto probabile.
Non risposi aspettando che lei continuasse a parlare. Dentro di me stavo già covando un macigno che a malapena potevo sorreggere. Non ero brava a raccontare bugie o mantenere dei segreti in queste situazioni. Non era giusto.
Sentii lo stomaco diventare un mattone e la gola la sentii chiudersi.
Bella non si accorse di nulla e continuò a parlare disgustata “Il suo dono è tremendo. E ho paura che prima o poi lo userà su di te.”
“Bella! L’ha già fatto!” le volevo gridare. Aveva già sperimentato su di me il suo dono subdolo e cattivo rendendo il mio corpo vuoto del mio essere e facendone ciò che voleva.
“Che dono?” domandai, senza voce.
“Manipola le menti delle persone. Io, per fortuna, ne sono immune. Anche Edward ovviamente. E pure tu.” Disse sicura, si voltò verso di me sorridendomi. Ricambiai ma quel sorriso non era sentito.
“Perfetto per Aro.” Mormorai a denti stretti.
“Si.” Fece Bella. “Spero non ti abbia dato fastidi quando non c’eravamo.” Ora lei mi guardava con uno sguardo indagatore e apprensivo ed io mi armai di abilità recitative e tentai di apparire disinvolta.
“No.” Dissi sicura. “Ha provato a entrare ma l’ho cacciato.”
Perché stavo mentendo? Perché lo stavo comprendo? Dovevo urlarlo, andare da Aro e pregare di tenerlo lontano da me per tutta la mia eterna permanenza a Volterra. E invece no, lo stavo proteggendo e non se lo meritava. Aveva ucciso delle persone, aveva bevuto il mio sangue senza il mio consenso, aveva preso il controllo della mia mente facendone ciò che più gli gradiva.
Perché lo stavo facendo? Perché, sfortunatamente, avevo perso la testa per un vampiro con un potere che solo i pazzi e gli assetati di potere potevano desiderare.
Il volto di Bella per un attimo divenne una maschera d’orrore per poi diventare una maschera d’orgoglio.
“Brava.” Disse sorridendo “Ho sentito il suo odore appena entrata nella stanza” si rabbuiò. Si chinò e mi diede un bacio nella fronte. “Ora puoi dormire tranquilla, mia cara Renesmee, ci sono io con te.” Mi sussurrò nell’orecchio.
 
 
Dormii poco e male. Feci il solito incubo. Ero sola, accerchiata da macchie nere, coperta da fiocchi di neve. Non riuscivo a muovermi, le braccia e le gambe erano legate da corde invisibili e le ombre scure stavano avanzando veloci per risucchiarmi…
 
 
Il problema della cicatrice sembrava migliorare. Il sangue non usciva più ma i lembi erano divisi. Pelle umana e vampira non collaboravano insieme.
Mi ricordai che una volta Carlisle disse che l’assunzione di sangue poteva indurre più velocemente la rimarginazione delle mia pelle ma non  n’era molto sicuro. Meglio provare. No?
Corsi verso il camino e presi il mio zaino. Scavai dentro e uscii le tre sacche di sangue ancora intatte. Per fortuna mia non erano ancora andate a male. A malapena contenevo la gioia. La mia gola urlava di felicità. Strappai la linguetta di tutte e tre le sacche e bevvi tutto il contenuto in un solo sorso dimenticandomi tutti i principi e l’orgoglio di cui mi ero obbligata prima.
Il sangue era ancora corposo, ed era caldo. Quando bevvi l’ultima goccia, mi sentii già più forte e vigorosa. Sentivo la vitalità scorrere nelle mie vene e pompare i miei muscoli. Quella stanchezza mentale permanente stava per affievolirsi per lasciare il posto alla lucidità.
Quando stavo per rimettere le sacche nello zaino, non sapevo proprio dove buttarle, la mia mano venne fermata da un’altra, più fredda e forte della mia. Ebbi un colpo al cuore, per un attimo pensai fosse di nuovo Bella e invece:
“Le hai tenute nascoste e non mi hai detto nulla?” domandò Andrew con sguardo divertito “Devo ammettere, però, che è una visione molto triste.” Continuò fingendo una espressione delusa.
Lo guardai e dentro di me l’ira iniziò a farsi sentire. Quel ragazzo riusciva ad irradiare solamente odio e sembrava potesse ricevere solo odio, nient’altro e non sembrava neanche turbato all’idea.
“Vattene.” Dissi mentre mi alzavo e mi avvicinavo alla porta per aprirgliela.
Lui fu più veloce e chiuse la porta nello stesso momento in cui io la stavo aprendo. Si appoggiò con le spalle alla porta e continuò a sorridermi. Gli occhi rossi brillanti.
I miei occhi, invece, fiammeggiavano. “Che cosa vuoi?” domandai esasperata.
Lui fece finta di pensarci “Tante cose. Prima di tutto perché Isabella è sempre qui, nella tua stanza? E’ inquietante. Secondo: perché stavi bevendo del sangue da delle sacche d’ospedale? Fa schifo. E terzo: sto morendo dalla voglia di azzannare il tuo collo ma dobbiamo andare da Aro.”
Come risposta, lo presi per le spalle e lo scaraventai a terra. Aro poteva aspettare, prima dovevo uccidere Andrew. Il letto strisciò stridendo contro il pavimento di legno, spinto dal peso di Andrew e dal mio.
Gli bloccai il collo con un ginocchio e con le mani feci per staccargli la testa. Trattenni un grido di sforzo, nonostante mi sentivo più forte di prima, grazie al sangue appena bevuto.
Andrew, essendo un vampiro neonato, era più forte di chiunque altro, solo per un breve periodo però. I denti erano serrati e scoperti mentre tentava di spingermi via. Piantò le sue unghie dentro la mia carne, nei fianchi, ed io urlai di dolore, gli occhi mi lacrimavano ma non lasciai la mia presa sul suo collo e sulla sua testa.
“Lasciami!” ordinò a denti stretti, durante un mio momento di distrazione, ed io gli obbedii. Tolsi le mani dalla sua testa e caddi di peso sopra di lui. Era come schiantarsi con un muro di cemento. Più che sfinita dallo sforzo, ero stanca dal poco sonno della notte. Volevo addormentarmi. Aveva di nuovo usato il suo dono su di me.
Ero quasi stesa del tutto sopra Andrew, la testa appoggiata al suo petto. Lui mi strinse a sé e insinuò il suo volto nel mio collo nascondendosi con i miei capelli. Inspirò forte.
“Ti conviene fare così? Ti potresti fare male.” Bofonchiò, pareva si stesse addormentando pure lui.
Sbuffai “Preferirei che non usassi il tuo diabolico potere con me.”
Andrew sorrise “Se tu ti comporti bene.”
Non gli risposi.
Continuò a parlare, io volevo solamente che si zittisse. “Non hai risposto alle mie domande.”
Per un attimo non capii di quali domande stesse parlando, il mio cervello aveva solo registrato il momento dopo, dove io lo attaccavo, poi ricordai. “Non mi va di darti giustificazioni.” Gli risposi.
“Ma tu mi hai chiesto cosa volevo.” Era furbo!
Sbuffai di nuovo e gli risposi tenendo premuta la mia fronte contro il suo petto.
“Primo: Bella è forse l’unica persona normale in questo palazzo e solo lei può entrare in questa camera.” Lo linciai con lo sguardo “Secondo: non sono affari tuoi. Terzo: te lo scordi.”
Andrew fece una smorfia “Non è normale quella vampira. Si comporta con te come se fosse tua madre. Il suo ragazzo mi ha minacciato di uccidermi se mai io dovessi avvicinarmi a te, addirittura. Riguardo agli altri due punti non sono d’accordo.”
Cosa aveva appena detto? Avevo sentito bene? Mi alzai e mi misi in piedi “Andrew, cosa ti ha fatto?” domandai.
Edward? Che prendeva le mie difese? Non era possibile. Doveva esserci un altro Edward a Volterra.
 Anche lui si alzò, aveva un’espressione strana. “Sei preoccupata per me? Non devi. Verrò da te sempre.” Disse avvicinando il mio collo a sé con un suo lungo braccio. Sembrava un ubriaco che pregava per un’ultima bottiglia di vino o di liquore da bere.
Lo allontanai da me, pretendendo la sua attenzione. “Andrew, cosa ti ha detto Edward?”
Lui sospirò e si passò una mano tra i capelli “Mi ha dato un po’ di botte urlandomi che devo stare lontano da te. Che esagerazione. Sicura che non li conoscevi prima di arrivare qui?”
“No!” sbottai “Edward mi odia. Ed io non provo simpatia per lui.” Continuai. “Impossibile.” Mi ripetevo.
“Strano.” Fece lui, guardando i miei fianchi sotto lo strato della maglietta nera. “Mi dispiace averti fatto male.” Fece per alzarmi la maglietta ed io lo fermai, non volevo che vedesse la mia cicatrice “Andiamo.” Gli dissi avvicinandomi alla porta, intontita.
Andrew non mi condusse verso la solita Sala delle Udienze ma dove avevamo avuto il nostro terzo tragico incontro, nei sotterranei. Mi chiesi se i corpi delle sue vittime fossero ancora in quella lugubre cella, pregai davvero di no.
Arrivammo in quel salottino che faceva un po’ da bivio. Andrew scelse la porta al centro e non mi aspettai di trovare una grande e lunga grotta.
Era una grotta nuda e fredda, l’umidità punzecchiava e dava la sensazione di soffocamento. Il suo unico arredo era delle candele accese in più punti, una molto vicina all’altra per fare più luce nelle pareti e per illuminare il pavimento di terreno sterrato.
Là trovai Aro, con i suoi fratelli e le mogli, insieme alla guardia. Edward e Bella, come sempre, erano dietro ad Aro. Loro erano solo di lui.
Bella mi lanciava occhiate ansiose. Invece Edward mi mandava occhiate di ghiaccio e di ammonimento. Non potevo credere che uno come lui aveva provato a difendermi.
Oltre a loro c’era un numeroso gruppo di vampiri disposti in maniera casuale nella lunga grotta, davanti a noi. Ognuno di ogni etnia diversa, c’erano anche alcuni ragazzini.
“Eccola qui, Signore.” Fece Andrew ad Aro dandomi una spintarella verso il vampiro dai capelli scuri.
“Grazie caro.” Sorrise. Poi, guardandomi, i suoi occhi s’illuminarono, a rivederlo sembrava ancora più vecchio “Renesmee, mia cara, spero non ti sia annoiata durante la nostra assenza.”
Andando contro le sue aspettative, non gli porsi una mia mano per fargli vedere i miei pensieri. Le tenni tutte e due dietro la schiena e dissi: “Avrei preferito un’avvertenza ma non fa niente.”
Aro rise di gusto e tutti lo fissarono chiedendosi cosa c’era di così tanto divertente “Hai ragione, piccola amica, la prossima volta t’informerò. Hai già fatto la conoscenza di Andrew? E’ un nuovo membro della nostra… famiglia.”
Mi voltai verso Andrew, dietro di me, e lui mi fece un inchino di riconoscenza, trattenendo un sorriso. “Si.”
Aro sorrise a tutti e due “Bene!” mi posò una mano nella spalla e mi spinse verso il centro del posto, in bella vista di tutti quei ospiti vampiri. Alcuni mi riservavano delle occhiate curiose, altri borbottavano con altri vampiri. Io mi sentivo un fenomeno da baraccone.
“Amici miei provenienti da tutti i paesi del mondo, vi presento Renesmee. Unica nel suo genere. Voi vi starete chiedendo perché tengo nella mia casata un’umana, ancora viva. In effetti, il suo cuore batte e nelle vene scorre sangue caldo ma lei, cari ospiti, non è del tutto umana. Lei, signori, è una mezza vampira.”
Il volume dei borbottii aumentò ed io iniziavo a innervosirmi. Con un brusco movimento, scansai la mano fredda e di carta vetrata di Aro dalla mia spalla e mandai sguardi sinistri ai vampiri davanti a me.
“Com’è possibile?” chiese un uomo scuro con un accento francese, un palmo della mano teso verso di me.
Aro sembrò cercare le parole più adatte “Dati gli studi miei e dei miei fratelli, abbiamo appurato che i vampiri possono procreare con le femmine umane. Il risultato, come vedete accanto a me, è un ibrido. Sono molto simili a noi: hanno le stesse nostre capacità intellettive, hanno la nostra stessa sete di sangue. E, soprattutto, hanno la nostra stessa forza fisica.”
“Non dire cose insensate Aro!” sbottò un vampiro che mi ricordava tanto mio zio Emmett. Era grande quanto un armadio, i muscoli delle braccia e delle spalle minacciavano di strappare la camicia dell’uomo.
Aro gli sorrise “Amico?”
“Kerykos, vengo dalla Grecia.” Una donna riccia, accanto a lui, sorrideva orgogliosa. Forse era la compagna.
Aro continuò a sorridere “Amico Kerykos, dubiti della forza fisica di Renesmee?”
Kerykos rise e se non fosse stato per la sua risata avrei creduto che c’era un terremoto. “Ovviamente, Aro.”
“Bene! Ti darò la prova del contrario. Andrew” lo chiamò dietro di noi “puoi venire un attimo qui per favore?” Andrew ci raggiunse subito, e si mise al mio fianco, mi sorrise. Non era rassicurante.
“Andrew è un vampiro neonato. Mi sembra un candidato perfetto per provare il test.” Disse Aro.
Kerykos a sua volta fece di no con la testa “Chi ci dice che stai bluffando?”
Aro era colpito da quel vampiro greco “Allora partecipa al test pure tu.”
Ad un tratto rimasi da sola e brividi freddi percorsero tutta la schiena. Tutti i vampiri si misero ai lati, più lontano possibile per fare diventare più grande il campo di scontro.
Davanti a me, due vampiri pronti a dare il meglio di loro. 
  
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