Secret Garden
" Il Signore ha manifestato la
sua salvezza,
agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia"
(Sal. 98, 2)
- Mihael.
Da quanto tempo non si sentiva chiamare con quel nome?
La voce sembrava provenire da un luogo molto distante, anche se non poteva
paragonarlo a nulla che gli permettesse di quantificare quella distanza. Non
aveva comunque importanza, adesso.
- Mihael.
Il ragazzo aprì gli occhi; quella voce gli impediva di lasciarsi andare alla
completa deriva del Nulla.
- Mihael, ascoltami, la tua vita è finita.
La mia vita? , pensò. C'era stata una vita? Ma sì, ecco, il ricordo era
offuscato, lontano, ma era vero, una volta aveva vissuto.
Parlò con la voce della sua "anima", se era quella la definizione più
corretta per la sua attuale "percezione di sé".
- Sì, ne sono consapevole.
- Bene.
Fece una pausa, poi riprese:
- Nella tua vita hai fatto molte cose, hai commesso anche degli errori.
Provò un senso di ... paura? No, era piuttosto una vaga curiosità.
- Verrò punito per questo? Verrò condotto all'Inferno?
Sentì una vibrazione immensa, che attraversò perfino il suo spirito. Una
risata? Quella sì che metteva paura, anche se nella sua attuale condizione era
come se tutte le emozioni gli giungessero smorzate.
- Questi sono concetti mortali, qui le cose sono più complesse. Questa non è
una punizione, diciamo che.. ti sto offrendo una possibilità.
- Una possibilità?
- Sì.
- Di che genere?
- Quella di non entrare nel Nulla. Non ancora, se preferisci.
C'era una possibilità, dunque, un’alternativa al Nulla. Il ragazzo sentiva che
questo concetto, quand'era in vita, lo aveva impensierito più di una volta;
nonostante lui avesse creduto in un Dio, non importava di che genere, in un
Inferno e, perché no, anche in un Paradiso, la possibilità del Nulla, dopo la
morte, lo aveva sempre turbato. Malgrado tutti questi pensieri intrinseci,
tuttavia, era riuscito a vivere senza condizionamenti, seguendo soltanto le
proprie pulsioni. Era stato un errore?
- E che cosa dovrei fare esattamente, per non entrare nel Nulla?
- Dovrai tornare indietro, per finire quello che hai lasciato in sospeso.
Finire? Ma che cosa? Il ragazzo non riusciva proprio a ricordare. Il tempo
valeva davvero qualcosa nel luogo dove si trovavano? Per quel che ne sapeva,
potevano essere trascorsi secoli, come poteva ricordare qualcosa di così
antico?
La voce rispose alla domanda inespressa di Mihael:
- Ricorderai tutto, quando sarai arrivato laggiù.
- Vuoi dire che tornerò in vita?
- Se è per questo, sei vivo anche ora, seppur in maniera diversa. Ad ogni modo,
non tornerai sulla Terra nel modo in cui eri abituato.
Il ragazzo sentì l'impulso di ridere.
- In altre parole sarò come uno zombie o un fantasma?
Di nuovo quella vibrazione tremenda.
- Sei una creatura divertente, umano. Ma non preoccuparti, capirai tutto a suo
tempo.
- Dunque, accetti la mia offerta?
Il ragazzo meditò un momento in silenzio.
- Sì, accetto.
- Bene.
- Soltanto un'altra domanda.
- Sì?
- Perché mi fai questa offerta?
Il ragazzo strinse le palpebre nel timore di essere percorso, di lì a poco, da
un’altra di quelle orribili vibrazioni. Cosa che, purtroppo per lui, non tardò
a succedere.
- Voi umani siete proprio incorreggibili. Cercate sempre un perché e non vi
accontentate mai di quello che ricevete.
Soppesò per un momento quelle parole, quindi si trovò d’accordo.
- Forse hai ragione.
- Ad ogni modo, per saziare la tua curiosità potrei dirti che ogni cosa si basa
su un delicato Equilibrio; alcune delle azioni che tu hai commesso in vita
hanno rotto parte di questo equilibrio. Non sei obbligato a farlo, ma puoi
rimediare. È una tua scelta. Ti basta sapere questo?
Mihael rifletté ancora un istante, poi rispose:
- Si, credo di si.
- Va bene, umano. Andiamo, allora, ti riporto sulla Terra.
- Si.
~ . ~
Si trovava in un giardino ed era primavera. Di questo era certo, perché appena
"tornato" in vita aveva cominciato a ricordare molte cose.
Era in un bel giardino; nulla di paradisiaco, ma aveva delle aiuole curate,
alberi frondosi, sentieri contornati da fiori e persino un piccolo
laghetto con ninfee e pesci rossi. Aveva già incontrato diverse persone che
passeggiavano lì, ma nessuna di loro sembrava accorgersi della sua presenza e
la cosa lo infastidiva non poco. Persino alla donna a cui il ragazzo aveva
levato il cappello in un gesto dettato dalla frustrazione o quel signore a cui
aveva urlato qualcosa nell'orecchio non si erano affatto scomposti, la prima
andò semplicemente a raccogliere da terra il cappello, il secondo agitò con una
mano l'aria dietro il proprio orecchio, come per scacciare una mosca.
Inutile dire che tutti quegli episodi lo avevano a dir poco indisposto. Quella
voce aveva detto che lo avrebbe rimandato sulla Terra perché risolvesse delle
“questioni in sospeso”, ma come poteva riuscirci se non sembrava più in grado
di poter interagire con il mondo e con le persone che gli stavano intorno?
Stava ancora arrovellandosi su questi pensieri, quando si trovò a camminare in
uno spiazzo erboso nel quale, in una carrozzella ferma presso il laghetto,
c’era una persona seduta di schiena. Una ragazza dai capelli castani, lisci e
lunghi fino a sotto le spalle. Il ragazzo decise di avvicinarsi, ma senza
particolari pretese, probabilmente anche lei non si sarebbe accorta della sua
presenza.
Si fermò proprio davanti a lei, così da poterla osservare in volto. Non si era
sbagliato. Era una ragazza, non tanto più giovane di lui nel momento in cui
aveva perso la vita. Era anche piuttosto carina; bei lineamenti, begli occhi di
un nocciola profondo, anche se totalmente inespressivi. La ragazza sembrava
avere lo sguardo perso nel vuoto, completamente assente. Che pena.
D'un tratto, tuttavia, al ragazzo sorse un dubbio, che ben presto divenne una
certezza. Lui la conosceva. Sì, in vita, era certo di avere già incontrato
quella persona, ma dove? In quale frangente? Cominciava a sentirsi in ansia.
- Ciao, e tu chi sei?
Il ragazzo tornò improvvisamente in sé, stupito, e si abbassò finché non fu
faccia a faccia con quella la ragazza che lo fissava con un' espressione
incuriosita, se così si poteva definire ciò che vedeva sul viso di quella
persona fragile e inanime come uno stelo.
- Tu ... riesci a vedermi?
- Sì che ti vedo.
La ragazza abbozzò un sorriso. Il ragazzo continuò a guardarla, impensierito.
- Come ti chiami?
- Eh? Ah, dici a me. Beh, io mi chiamo ... Mello.
Sì, era questo il nome con cui era stato conosciuto, per lo più, in vita.
- Che buffo nome.
Il ragazzo udì una risata lieve e cristallina. Non terribile come quella che
lui aveva sentito in quell'altro luogo, ma allo stesso modo un poco
inquietante, dato che non le aveva per nulla illuminato il viso. In effetti, il
volto di quella ragazza sembrava sempre e comunque inespressivo,
come quello di una bambola di porcellana. Malgrado trovasse la sua mancanza di
ogni espressione un po’ inquietante, quella era l’unica persona che sembrava
accorgersi della sua presenza, quindi non gli restava che parlare, almeno per
qualche tempo, con lei.
- E tu, invece, come ti chiami?
- Yagami Sayu.
Yagami Sayu ... Sayu ... perché sentiva di dover conoscere questo nome? Dove
l'aveva già sentito?
- É un nome giapponese.
- Beh, sì, io sono giapponese. Tutti noi, qui, siamo giapponesi, perché siamo
in Giappone. Certo che tu fai proprio delle domande strane, sai?
Giappone? Sì,era stato anche in quel paese, una volta. Adesso ricordava ...,
non era stata una circostanza felice, dato che lì era morto.
Ma perché era morto, poi? Questo non gli era ancora tornato alla mente.
- In effetti, ora che ti guardo meglio, non solo le domande che fai ma anche il
tuo aspetto è piuttosto eccentrico.
- Che intendi dire?
- Vediamo, tanto per cominciare hai dei tratti insoliti. Hai gli occhi del mio
stesso colore, ma i capelli sono biondi. Sono naturali vero? Sei la prima
persona che vedo con dei capelli naturali di quel colore. E poi ci sono i
vestiti che indossi.
Mello si guardò distrattamente.
- E che hanno di insolito?
- Mi piacciono, però sono davvero particolari. Non li avevo mai visti indossati
da qualcuno. Cappotto lungo con cappuccio e pelo, gilet aderente, anfibi neri,
pantaloni attillati di pelle... anche questa è vera?
Prima che Mello sentisse l'impulso di sottrarsi, Sayu si era già allungata un
po’ in avanti, per toccargli la gamba. A Mello venne un brivido.
- Sì, sembra vera.
Sayu sorrise appena. Mello restò vagamente perplesso.
- Qualcos'altro?
- C’è anche la tua cicatrice ...
- Una cicatrice? Dove?
- Sì, guarda, proprio lì. Se ti abbassi te la indico.
Mello si chinò di poco e Sayu gli indicò con un dito la zona in cui vedeva la
cicatrice, sulla guancia sinistra del ragazzo.
- Eccola, è proprio qui.
- Ah.
Mello si portò una mano al volto per studiare la cicatrice, che in effetti
c'era, e tornò in posizione eretta.
- Come è successo?
- Che cosa?
- La tua cicatrice!
- Ah, questa. Boh, non lo ricordo.
- Ma come? Certo che sei davvero un tipo strano!
Il ragazzo sorrise appena, poi si perse per un attimo nei propri pensieri. Come
si era procurato quella ferita? Sentiva la pelle liscia e increspata,
come una bruciatura. Era stato dunque il fuoco a fargliela? C'era qualcosa che non
tornava e, cosa ancora più grave, sentiva una profonda ansia per qualcosa di
importante, che non ricordava.
- Comunque, non ti sta così male, sai? Sei molto carino , anche con quella
ferita.
- Ah, dici? Beh...grazie.
Perché si sentiva così turbato a parlare con quella persona? C'era qualcosa di
sbagliato in tutta quella situazione. Quella ragazza, Sayu, era giovane, carina
e, a sentirla parlare, sembrava nel pieno della vita, nonostante il limitato
repertorio delle sue espressioni, allora che ci faceva in un posto del genere?
Da sola, seduta a far niente, in un posto pieno di persone adulte ( sì, non
aveva incontrato neppure un giovane, camminando per quel giardino).Forse era
malata, ma a vederla non lo avrebbe mai detto. Certo, aveva uno sguardo vuoto, ma
per il resto era una ragazza normale, sembrava potersi benissimo alzare in
piedi e camminare sulle proprie gambe. Era certo che, se avesse voluto, avrebbe
potuto farlo, ma allora perché se ne restava lì immobile, a fissare con lo
sguardo assente i pesci che nuotavano nel laghetto? C'era qualcosa che gli
sfuggiva.
- Anche mio fratello è un bel ragazzo, sai? Ha sempre avuto molto successo con
le donne e la sua attuale ragazza è un’ attrice famosa. È stato anche uno
studente modello, il migliore di tutto il Giappone. Vorrei rivederlo.
Aveva parlato con una tale assenza di presunzione, che Mello non si sentì
nemmeno di controbattere. Sayu sembrava avere una grande stima per suo
fratello. Anche qui, però, qualcosa gli diceva che c’era qualcosa che non
andava.
- È da tanto che non vi vedete?
- Uhm... eh, sì, proprio tanto. Ma è per via del suo lavoro, sai. È sempre
molto impegnato, poveretto. Spero che si liberi al più presto e mi venga a
trovare. Comincia un po’ a mancarmi.
- Ti auguro di incontrarlo presto.
- Grazie, lo spero anch'io.
Rimasero un po’ di tempo, così, immobili, a contemplare il laghetto in
silenzio. Poi Sayu cominciò a rovistare sotto la coperta che aveva poggiata in
grembo e nello scomparto su un lato della carrozzina, come se stesse cercando qualcosa.
- Mello?
- Sì?
- Senti, non trovo il libro che mia madre mi ha regalato,ti dispiacerebbe
guardare sulla panchina là dietro quell'albero? Credo di averlo dimenticato lì,
quando io e la mamma ci siamo fermate per riposare. Me lo porteresti, per favore?
- Sì, non c'è problema.
Mello si allontanò nella direzione indicata da Sayu, proprio dietro un albero
poco distante, ma sulla panchina non c’era traccia del libro. Il ragazzo decise
di controllare, per sicurezza, sotto la panchina e negli immediati dintorni, ma
non trovò niente. Mentre tornava da Sayu, Mello notò che qualcuno le si era
avvicinato: una donna non molto alta e avanti con gli anni, con un sorriso
bonario sul viso stanco. Era indeciso se avvicinarsi lo stesso o starsene in
disparte, quando Sayu lo tolse dall’imbarazzo della scelta.
- Ah, eccoti. Hai trovato il libro?
- No, mi spiace, non c’era.
- Oh,non importa ... pazienza. Vieni, ti presento mia madre. Si chiama Yagami
Sachiko.
Yagami? Ancora quel nome ... ma perché aveva la sensazione di conoscerlo? E
poi, d'improvviso, tutto gli fu più chiaro. Il sovrintendente Yagami Soichiro,
l'uomo che quel giorno, nel bunker, non se l’era sentita di ucciderlo.
Quell'uomo che gli era rimasto impresso proprio per la sua integrità, in
evidente contrasto con il fatto che suo figlio fosse in realtà Kira, il
fanatico pluriomicida. Kira, ovvero Light Yagami, il fratello maggiore di Sayu.
Sayu Yagami, la seconda persona che Mello aveva fatto rapire pur di
impossessarsi del Death Note. Il quaderno della morte con cui avrebbe potuto
avvicinarsi a Kira e fermarlo, battendo sul tempo Near. Near, il suo acerrimo
rivale di sempre, ma anche la persona per cui, alla fine, aveva dato la vita,
nella speranza che in due sarebbero riusciti a superare L, il loro mentore. Il
suo orgoglio, tuttavia, li aveva ostacolati, non facendoli lavorare insieme e
alla fine, Mello aveva capito che soltanto diventando lui stesso una prova
incriminante contro Kira, avrebbe permesso a Near di incastrarlo e consegnarlo
nelle mani della giustizia, quella vera. Si era sacrificato, Mello, chissà se
poi ne era valsa la pena, se Near era vivo e se Kira era veramente caduto. Era
andata così? Avrebbe dovuto scoprirlo nel tempo che gli restava da trascorrere
sulla Terra. Al momento, però, aveva altro a cui pensare. Sayu Yagami.
Quell'entità ultraterrena lo aveva riportato lì perché terminasse qualcosa in
sospeso, perché “risanasse” l'equilibrio che le sue azioni in vita avevano
compromesso. Tornato sulla Terra, però, l'unica persona con cui sembrava poter
comunicare era proprio quella ragazza. Quella che non avrebbe dovuto trovarsi
in un posto del genere. Quella che sembrava non essere malata e che quindi
avrebbe potuto vivere come una ragazza normale della sua età, ma aveva uno
sguardo vuoto, come se qualcosa l'avesse sconvolta nel profondo.
Un evento tragico ...
Come un rapimento? Quello che lui aveva ordinato per mettere le mani sul
quaderno, ma le cui conseguenze, alla fine, si erano riversate
involontariamente anche su di lei. Era dunque questo che doveva fare? Rimediare
ai danni provocati a questa ragazza? E come?
- Sayu, dai, è quasi ora di pranzo. Andiamo a mangiare qualcosa, ok?
- Ma, mamma, volevo farti conoscere il mio nuovo amico.
- Sì, sì, lo incontreremo dopo. Non ti preoccupare, tesoro, adesso andiamo.
- Ma..Uff! E va bene. Allora ciao, Mello. Tornerò ancora nel giardino questo
pomeriggio, se vieni anche tu, cercami.
- Va bene, ci vediamo dopo. Ciao, Sayu.
- Ciao, ciao!
Mello la guardò allontanarsi, con la madre che spingeva lentamente la carrozzina.
Ovviamente, neanche Yagami Sachiko sembrava poterlo vedere o sentire, solo sua
figlia pareva riuscirci. Il suo compito aveva dunque a che fare con la salute
mentale di quella ragazza?
Si trovava sulla terra già da diverse ore e non sentiva fame, caldo, sonno, in
effetti, non provava alcuna esigenza fisica. Non poteva neppure definirsi uno
spirito vero e proprio, altrimenti Sayu non avrebbe potuto toccarlo qualche
momento prima; era davvero un "esistere" strano il suo. Pensò,
comunque, di essere sulla via corretta riguardo a Sayu. A quanto pare il suo
compito sarebbe stato quello di "vegliare" su quella ragazza, fino a
che non avesse rimediato alle conseguenze delle proprie azioni.
Come una specie di angelo custode, quindi? Bah, non scherziamo. Come un
compagno di conversazione, forse, almeno finché non fosse riuscito a farla
tornare in sé quel tanto che bastava a permetterle di avere di nuovo una vita
“normale”. Finché non le avesse riconsegnato il diritto di sperare e di cercare
, come tutti i giovani, una vita felice. Sì, Mello concluse che fosse questo il
suo compito. E si sedette sulla panchina non lontano dal laghetto, ad
aspettare.
(I
personaggi di questa fan fiction non mi appartengono, ma sono di proprietà
della maestra Tsugumi Ohba e del maestro Takeshi Obata.)
Salve cari lettori occasionali e non
^^. Questa è la primissima fan fiction sul fandom di Death Note che decido di
pubblicare. Il fatto strano è che ho pensato per settimane a una storia con
protagonisti Mello, Near e Halle e poi, invece, la prima volta che
l’ispirazione mi ha colpita sul serio, è saltata fuori questa MelloxSayu. Spero
vi sia piaciuta, io l’ho trovata un esperimento interessante. Internet pullula
di fan fiction sulle relazioni yaoi di Mello con altri personaggi maschili di
DN. Premesso che non ho nulla contro questo genere di storie, anzi, mi è
capitato di leggerne alcune veramente lodevoli, ho voluto tuttavia provare un
abbinamento più insolito per uno dei miei personaggi preferiti della serie
manga/anime. Ringrazio preventivamente chiunque vorrà recensire e un grazie
particolare a Skyless_star per la sua disponibilità e i preziosi consigli.