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Autore: SSJD    29/02/2016    8 recensioni
« Ἄνδρα μοι ἔννεπε, Μοῦσα, πολύτροπον, ὃς μάλα πολλά
πλάγχθη, ἐπεί Τροίης ἱερὸν πτολίεθρον ἔπερσεν »
« Narrami, o Musa, dell'uomo dall'agile mente, che tanto vagò,
dopo che distrusse la sacra città di Troia. »
Da amante delle CO storiche come sono, non poteva mancare il seguito de 'La guerra degli dei', che pubblicai giusto un anno fa...
Con questa però, mi sono voluto 'regalare' una AU persino dell'Odissea. Ebbene sì, ho osato sfidare Omero, dato che la sua trama sarà bella, avventurosa, incredibile quanto volete, ma diciamocelo... la conosciamo tutti e sinceramente... chi non si annoierebbe nel rileggerla ancora? Quindi l'ho modificata. Ebbene sì, a mio piacimento e diletto.
Molti dei fatti raccontati sono effettivamente riportati anche nell'opera originale dell'esimio poeta, soprattutto il viaggio di Ulisse (Vegeta) ma, per rendere la lettura più interessante, ho deciso di modificare giusto un attimino i personaggi e i fatti narrati.
Praticamente ho scritto una AU di una Cross-over... un delirio...
Ma fidatevi, il risultato finale... beh... a me piace un sacco...
Se non avete letto il mio primo racconto, vi invito a leggerne almeno l'introduzione, giusto per inquadrare i protagonisti.
Grazie per l'attenzione e buona lettura.
Genere: Avventura, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: 17, Broly, Crilin, Zangya | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku, Goku/Vegeta, Pan/Trunks
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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“Vuoi che resti?” domandò sommessamente Goku, vedendo l’amico inquieto.
“Lo faresti?” chiese l’altro dandogli ancora le spalle.
“L’ho già fatto una volta, ricordi?” affermò togliendosi la veste, i calzari e infilandosi sotto il telo di lino che ricopriva il letto su cui già giaceva Vegeta, per poi aggiungere:
“Certo qui è molto più comodo del giaciglio della tua tenda…al campo…”
“Già…ma la comodità non è purtroppo l’unica cosa che serve, per avere un buon sonno ristoratore. L’ultima volta che mi ricordi di aver dormito in pace è stato con te, dieci anni fa, Goku…” commentò il re senza voltarsi, per non far vedere all’amico che aveva ancora gli occhi pieni di lacrime, al ricordo.
Goku rimase in silenzio. Non aveva parole per la gratitudine, per il rispetto, ma, allo stesso tempo, per il dispiacere che provava nei confronti dell’amico. Vegeta gli aveva, di fatto, salvato la vita e tutti su quell’isola, gli erano riconoscenti: lui, Chichi, i suoi uomini che lo avevano seguito e gli erano rimasti fedeli, condividendo con lui e con le loro famiglie quella terra inesplorata e infine, la piccola Gine. Anche lei inconsapevolmente era potuta crescere in una famiglia che l’amava, solo grazie a Vegeta.
Se la ricordava bene, Goku, la notte in cui, consigliato dall’amico e spinto dai venti, che si erano messi a soffiare inaspettatamente da terra, aveva deciso di partire a bordo della sua nave e di lasciare quella spiaggia maledetta, per sempre.
La vendetta degli dei era stata placata da re Kaio in persona, invocato da Chichi, sua sacerdotessa. Quando si era trovato al cospetto del dio, lo stesso si era stupito molto dalla sua richiesta: avrebbe rinunciato alla gloria che gli sarebbe valsa dalla sua dipartita durante quella maledetta guerra, pur di potersene andare con la sua donna, per sempre.
Ma le parole del dio erano state inequivocabili:
“Temo che agli dei e a Kaio Shin in particolare, della tua rinuncia non interessi nulla. Le tue gesta verranno comunque narrate nei secoli, che tu cada o meno sul campo di battaglia…Sei e rimarrai sempre una minaccia, per loro, a meno che…tu non decida di rinunciare alla tua immortalità. In tal caso ti vedranno come un uomo qualsiasi e niente sarà loro più dovuto…
Sentendo quelle parole a lui era tornato in mente il dialogo avuto solo qualche ora prima con il suo più caro amico:
“Goku, questa non è mai stata la tua guerra. Ti avevo convinto a partecipare per la tua gloria, perché il tuo nome riecheggiasse nei secoli. Hai ucciso il principe di Troia per vendicare la persona che amavi di più a questo mondo e ciò ha permesso agli Achei di avanzare di nuovo e di respingere con maggiore forza gli attacchi dei nemici. Le genti parleranno di te comunque, nei secoli avvenire. Ora non hai più motivo di rimanere. La notte che abbiamo passato assieme ha fatto rinascere in me l’ingegno e ho in mente un piano, per espugnare Troia, ma non lo realizzerò mai, se so che tu sei rimasto per andare incontro alla morte certa che il volere degli dei ti hanno riservato…”
Ripensando a quelle parole, senza alzare nemmeno il capo, aveva risposto alla richiesta del dio che aveva di fronte, con una semplice e inequivocabile parola:
“Rinuncio”
Re Kaio a quel punto aveva alzato un angolo della bocca e appoggiato una mano sul capo che, chino di fronte a lui, era ancora prostrato in segno di riverenza e sottomissione.
A quel punto aveva sentito le forze venirgli meno e il vigore di sempre abbandonarlo in un unico istante.
Il suo destino era compiuto.
Da quel momento in poi non sarebbe stato più il semidio che il mondo avrebbe ricordato, ma un semplice uomo, desideroso di terminare i suoi giorni in pace.
Quando Re Kaio se ne era andato, aveva raccolto le sue cose, caricato la sua nave, chiamato a raduno i suoi uomini ed era partito, portando con sé la sua amata e il bambino che portava in grembo, convinto che avrebbe imparato ad amarlo, nonostante fosse certo essere l’indegno figlio di Napa.
Avevano viaggiato per giorni fino ad approdare su un’isola deserta, ad est dalla terra greca e si erano stabiliti lì, lontani dal mondo e da tutti e avevano vissuto tutti quegli anni in pace.
Quando Chichi aveva dato alla luce la bambina, l’amata madre di Goku gli era apparsa in sogno e l’aveva rassicurato che, non solo la piccola era figlia sua, ma anche che, come lui lo era stato, fino a pochi mesi prima, era una semidea che avrebbe portato prosperità e pace, nella terra che avevano scelto per vivere.
Il mattino seguente, ricordava di essersi alzato dal letto per andare a prendere in braccio la neonata per guardarla profondamente in quegli occhi d’ebano della sua stessa identica espressione e, dopo averle fatto un leggero sorriso, che la bambina aveva stranamente corrisposto, le aveva dato il nome che ancora le mancava: Gine, lo stesso di sua madre.
Da allora non gli era importato altro che proteggere la sua famiglia e vivere in pace e serenità in quella terra dove mai nessuno ‘straniero’ aveva più messo piede, fino a quel giorno.
Si voltò di lato e vide il corpo di Vegeta muoversi sotto la spinta di quelli che sembravano essere singhiozzi incontrollabili.
A Goku si spezzò il cuore nel vederlo così afflitto. Gli mise una mano sulla spalla, invitandolo a voltarsi.
Vegeta mosse il braccio per levarsi, con il dorso della mano, le lacrime dagli occhi, prima di girarsi verso l’amico con cui aveva evidentemente bisogno di sfogarsi:
“Non riesco a prendere sonno, Goku. Ho incubi tutte le notti”
“Cosa ti tormenta, Vegeta? I mostri di cui hai parlato questa sera? La morte dei tuoi compagni?” chiese Goku desideroso di scoprire cosa turbasse realmente l’amico.
“No…quelli solo…in parte…Ma c’è dell’altro e non volevo parlarne in presenza della tua sposa, per non turbarla. Ciò che non mi fa dormire è il ricordo della dea Lunch. Quella non era una dea, Goku, ma un demone. Mi ha tenuto prigioniero per sette anni…sette…dannatissimi… anni…senza che…nemmeno…me ne accorgessi. Mi ha fatto rivivere per tutto quel tempo sempre lo stesso giorno, in modo che ne perdessi la cognizione. Di giorno sembrava la creatura più bella e gentile che esistesse sulla terra, ma di notte…
Tutte le sere a cena mi corteggiava, lusingava e ballava sensualmente per me. Mi faceva bere del vino ottimo e mangiare del cibo mai assaporato in vita mia per poi convincermi, con l’inganno, ad assecondare tutti i suoi desideri. Quando cercavo di resisterle era anche peggio. Prendeva delle corde…stregate…che usava per legarmi polsi e caviglie, per poi fare di me ciò che voleva…
Ogni volta che mi ridestavo al mattino, avevo dimenticato tutto, ma mi ritrovavo con segni evidenti delle sue perversioni su tutto il corpo: morsi, lividi, cicatrici che indicavano quanto quelle corde fossero strette intorno ai miei arti e poi…il dolore. Il dolore che a volte mi pervadeva il corpo partendo da ciò che fa di me un uomo. Un dolore indescrivibile che mi auguro nessun altro uomo debba provare. Mi ha distrutto, Goku. Quella donna ha distrutto tutto il mio desiderio. Quel desiderio…”
Si interruppe perché gli occhi avevano di nuovo ripreso a pizzicare a causa delle lacrime amarissime che stavano per esplodergli dentro, salendogli direttamente dal cuore. I suoi lugubri pensieri furono interrotti da una domanda da parte dell’amico che, attento alla spiegazione, necessitava di un chiarimento:
“Come sei riuscito a scappare?”
“Una sera, ho deciso di far finta di sorseggiare la bevanda che sapevo mi avrebbe fatto scordare tutto, il giorno seguente. Volevo capire come fosse possibile che, dopo ogni notte passata con lei, il mio corpo fosse in condizioni sempre più pietose.
Quella notte fu un incubo. Ѐ ancora impressa qui, nella mia memoria ed è quell’unica notte che non mi consente prendere sonno. Finita la cena mi invitò a seguirla nelle sue stanze. Lo feci senza discutere, non volevo si insospettisse per il mio eventuale rifiuto. Mi fece sdraiare sul suo letto e di nuovo mi bloccò con quelle dannate corde…e…” si interruppe deglutendo più volte il niente, tanto il dolore del ricordo gli stesse facendo male.
“E?” lo incitò Goku che riteneva giusto farlo sfogare fino in fondo.
“Contro ogni mio volere, abusò di me. Mi procurò ferite che pensavo mi avrebbero portato alla morte. La supplicavo di smettere, ma sembrava godere ancora di più del mio profondo dolore. Il mattino seguente, mi svegliai a fianco a lei. Le corde erano sparite, ma il ricordo di quanto accaduto no. Era vivido nella mia mente ed evidente sul mio corpo. Mi vestii di fretta e corsi alla spiaggia. Trovai una specie di zattera, caricai del cibo e un otre d’acqua e partii…Il resto…beh…sono qui…” concluse abbassando lo sguardo come se si sentisse colpevole di qualcosa.
Goku sospirò. Come avrebbe potuto consolare l’amico, il suo più caro amico, l’uomo migliore che lui avesse mai avuto l’onore di conoscere? Come poteva fargli capire che poteva tornare a fidarsi delle persone che lo circondavano, dopo tutto ciò che aveva passato?
Senza pensarci troppo su, con l’indice sotto il mento, lo invitò a rialzare il viso e fissò i suoi occhi ebano in quelli di lui, pieni di tristezza e umidi di lacrime. Fece un sorriso impercettibile, prima di sollevare leggermente il capo, per annullare la distanza tra le loro labbra e baciarlo.
Dopo un primo momento di totale imbarazzo, misto a sconcerto, in cui Vegeta aveva sgranato gli occhi fino a quasi farli uscire dalle orbite, il suo cuore tornò inaspettatamente a battere ad un ritmo normale. Chiuse gli occhi e si concesse a quello che sembrava essere una sorta di piccolo paradiso di emozioni piacevoli e di inebriante desiderio. Schiuse le labbra per poter meglio assaporare quelle ‘sconosciute’ dell’amico e scoprirne così un gusto dolcissimo.
Poi, preso dal piacere che quel gesto inatteso gli stava donando, Vegeta decise di sdraiarsi quasi completamente sul corpo dell’amico, che gli concesse la nuova posizione senza replicare, né interrompere il contatto delle loro labbra che ora si sfioravano appena, come se timidamente cercassero di accarezzarsi senza essere impudenti.
Goku prese ad accarezzargli la schiena delicatamente. Sapeva le condizioni in cui versava la pelle di lui che, nonostante le cure prestategli qualche ora prima da Chichi, risultava ancora leggermente arrossata e dolorante.
Vegeta lo lasciò fare. Sentiva di avere il bisogno di potersi lasciare andare. Il disperato bisogno di potersi fidare di nuovo di qualcuno. E chi altro se non il suo migliore amico? La persona che con quel semplicissimo gesto d’affetto gli stava donando così tanto piacere, risollevando il suo morale da un abisso che poteva sembrare troppo profondo? Già, doveva essere proprio lui: Goku. Colui che una volta era stato il guerriero più forte del mondo ellenico ora era lì ad aiutare lui che, con infinita gioia, aveva deciso di farsi salvare.
Il giovane re continuò a lungo, senza stancarsi e percorrendo i fasci dorsali e lombari in tutta la loro lunghezza. Rimase piacevolmente sorpreso quando Vegeta lasciò che gli sfiorasse i glutei e con le dita seguisse il profilo dell’incavo fra le natiche.
Il bacio, l’abbraccio e tutte le piacevoli carezze che Goku gli stava concedendo, avevano sicuramente sortito l’effetto desiderato allorché Vegeta, interrompendo quel momento idilliaco di riconciliazione con se stesso, senza dire nulla si sdraiò a lato dell’amico, liberandolo così dal suo peso.
Goku girò leggermente la testa dalla sua parte e lo trovò ad osservare il soffitto con uno sguardo decisamente sereno.
“Va tutto bene, Vegeta?” gli chiese sottovoce.
L’amico non fece altro che voltarsi verso di lui, per poterlo guardare negli occhi e rispondergli:
“Sì. Era tanto tempo che non mi sentivo così bene. Ѐ stato molto… appagante e infinitamente… piacevole… Grazie, amico mio”.
Goku aprì un sorriso dolcissimo e sinceramente gli disse:
“SSSSHHH… sono io a doverti ringraziare, per esserti fidato di me ed esserti abbandonato alle mie carezze. Volevo dimostrarti che le persone che ti amano non potranno mai farti del male. Ora è tardi, è meglio riposare. Sono sicuro che il tuo sonno sarà più tranquillo e poi… domattina ti devo portare a vedere una cosa”
“Va bene. Pensi che la tua dolce consorte mi odierà se ti chiedo di restare con me, stanotte?” lo supplicò quasi.
“Certo che no! Mi ha suggerito lei di starti vicino. Dormire con lei o con te mi fa stare ugualmente a mio agio,” scherzò Goku.
“Ah! Ma come puoi dire una cosa del genere? Guarda che non sono disposto a sostituirmi a tua moglie. Quindi vedi di fare il bravo, sai?” gli rispose Vegeta che sembrava aver ritrovato parte del suo antico buonumore.
“Mhmm anche tu, furbetto…” lo redarguì Goku con un sorrisetto malizioso.
“Buonanotte e di nuovo, grazie. Ti devo molto” sussurrò Vegeta tornando improvvisamente serio prima di chiudere gli occhi su un sorriso sereno.
“Ti sbagli, sono io ad essere ancora in debito con te” rispose Goku sottovoce spegnendo la candela presente sul comodino dalla sua parte del letto.
“Buonanotte, Vegeta” concluse senza ricevere risposta: il re di Itaca era già caduto nel sonno profondissimo che cercava da anni.
 
 
 
 
 




NCA: Secondo il racconto dell'Odissea di Omero, Calipso (Lunch) era figlia di Atlante e viveva sull'isola di Ogigia, che gli autori pongono nel Mediterraneo occidentale. Donna bellissima e immortale, Calipso fu punita dagli dei per essersi schierata dalla parte del padre nella Titanomachia. Fu costretta a rimanere sull'isola di Ogigia, dove le Moire, mandavano uomini bellissimi ed eroici di cui non faceva che innamorarsi, ma che poi dovevano partire. Nell’Odissea si racconta come ella amò Ulisse e lo tenne con sé, secondo Omero, per sette anni (secondo lo Pseudo-Apollodoro cinque e secondo Igino solo uno) offrendogli invano l'immortalità, che l'eroe insistentemente rifiutava. Ulisse conservava in fondo al cuore il desiderio di tornare ad Itaca e non si lasciò sedurre.
Calipso abitava in una grotta profonda, con molte sale, che si apriva su giardini naturali, un bosco sacro con grandi alberi e sorgenti che scorrevano attraverso l'erba. Ella passava il tempo a filare, tessere, con le schiave, anch'esse ninfe, che cantavano mentre lavoravano.
Le lacrime di Ulisse vennero accolte da Atena, la quale, dispiaciuta per il suo protetto, chiese a Zeus di intervenire. Il dio allora mandò Ermes per convincere Calipso a lasciarlo partire e lei a malincuore acconsentì. Gli diede legname per costruirsi una zattera, e provviste per il viaggio. Gli indicò anche su quali astri regolare la navigazione.

 
   
 
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