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Autore: Cristina Maurich 55    29/02/2016    3 recensioni
Un’antica leggenda, narra di un castello “Incantato” dove le sue grandi mura racchiudono dentro di se un paesino chiamato Shadow.
Si dice, che ogni ventinove febbraio il sole tramonti prima e si va frettolosamente a nascondere dietro al grande vulcano oramai spento da centinai di anni.
Tutti hanno paura dell’anno bisestile perché questo porta sciagure agli abitanti del luogo, strani avvenimenti accadono all’interno dell’isola, molti di essi sembrano casuali altri appaiono soprannaturali eppure, molte superstizioni, dicono che ogni fenomeno è legato al castello.
Un castello senza nome e ne tempo, nessuno ha idea da quanti secoli appartenga a Shadow, molti sostengono che la grande fortezza sia maledetta.
Genere: Avventura, Fantasy, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Un’antica leggenda, narra di un castello “Incantato”  dove le sue grandi mura racchiudono dentro di se un paesino chiamato Shadow.
Si dice, che ogni ventinove febbraio il sole tramonti prima e si va frettolosamente  a nascondere dietro al grande vulcano oramai spento da centinai di anni.
Tutti hanno paura dell’anno bisestile perché questo porta sciagure agli abitanti del luogo, strani avvenimenti accadono all’interno dell’isola, molti di essi sembrano casuali altri appaiono soprannaturali eppure, molte superstizioni, dicono che ogni fenomeno è legato al castello.
Un castello senza nome e ne tempo, nessuno ha idea da quanti secoli appartenga a Shadow, molti sostengono che la grande fortezza sia maledetta.
 
 
                                                                        
 
                                                                                                                                                                                                     25/02/2016
 


Caro  diario, anche oggi mi ritorna in mente il litigio pesante che ho avuto con i miei genitori.
Mi mancano, eppure le parole di mamma mi hanno veramente molto ferita. Lei era così contrariata che io facessi  questo viaggio.
Sono passati solamente due giorni da quando sono tornata a Shadow, il mio paese natale. Non ho ricordi di nulla, infondo come potrei. Ho lasciato questo posto quando ero ancora in fasce eppure per qualche strano motivo, ho sentito il bisogno di doverci ritornare. 
Roccia Forte, la città dove ho vissuto per tutti i miei ventun’anni della mia vita, mi teneva da sempre prigioniera dal suo smog e della sua schiavitù verso la tecnologia. 
Qui si può respirare un’aria così piacevole.
Gli uccellini, al mattino, mi svegliano felici con i loro cinguettii mentre i raggi del sole penetrano fastidiosi dentro alle piccole fessure della serranda che essendo rotta non è mai possibile abbassarla del tutto. Quando  apro gli occhi, al mattino, un dolce odore di pane appena sfornato mi salta subito al naso.
Esiste un clima così tranquillo che da sempre mi chiedevo se potesse esserci un posto simile.
I classici mezzi di trasporto qui non esistono, non vi sono pullman, ne taxi e nemmeno automobili esistono però le biciclette,  i monopattini elettrici, i più ricchi girano in carrozze. Se valgono, si possono contare anche gli skateboard e i pattini come mezzi di trasporto ?
Sinceramente non lo so, qui la gente si muove tutta così, ma non solo, esiste un altro tipo di veicolo molto interessante che persino a Roccia Forte non ho mai visto.
Si tratta della “TwentyCup”, almeno qui la chiamano tutti cosi.
Viene usata soprattutto dalle persone più anziane, quelle che vivono da sole e devono arrangiarsi a compiere le loro commissioni o delle volte anche dalle persone comuni che sono in ritardo per poter andare a scuola o dedicarsi alle loro faccende.
Ha la forma di una di quelle grandi tazze, che trovi solitamente ai luna-park. Solo che questa non gira su se stessa per muoversi, ma vola o meglio dire, si alza in aria di circa venti centimetri  grazie ad una forza che la spinge verso l’alto. Nessuno sa spiegarsi questo fenomeno, pare che gli abbia dato questo nome così tanto originale  la persona che la ricevette in dono da parte di una divinità.
Non vi sono propriamente dei sedili, ma ben si un solido rialzo fatto apposta per sedervi sopra, non pare essere molto comodo, ma al momento non ho ancora avuto l ‘occasione di provarlo.
Percorre un percorso ben definito, passa prima davanti a tutte le case delle persone anziane e poi si dirige, verso il piccolo ospedale, poi passa per l’asilo e le varie scuole  e dopo si ferma davanti al mercato che è aperto tutti i giorni, dove le persone possono vendere i loro prodotti, artigianali.
Qui non esistono, supermercati . La grande TwentyCup, sembra quasi esser un oggetto magico, non ha mai investito ho ferito qualcuno, anzi il contrario si ferma è da la precedenza a qualsiasi cosa o persona che in quel momento intralci il suo percorso, scende atterra quando deve far salire o scendere le persone. Durante la pioggia mi ha raccontato mia cugina che dai lati di quella strana e ingombrante tazza si sollevi un enorme telo trasparente che è agganciato a dei ferri e che permette di non far bagnare le persone che vi sono sopra.
La TwentyCup è veramente qualcosa di forte.
L’isola mi affascina, sono poche le persone che riescono a lasciarla i miei genitori sono stati quelli che molti di questo villaggio chiamano “fortunati”.
Io non la vedo così, amo questo posto anche se il castello mi mette una certa suggestione.
Ogni volta che mi soffermo ad osservarlo mi sento girare lievemente la testa, mi chiedo che cosa potrebbe mai accadere se mi fermassi a guardarlo per più di una decina di secondi.
Probabilmente nulla, l’aria qui è più fresca e devo ancora abituarmi al clima fresco.
Tra me è mia cugina Giulia, le cose sembrano andare bene. Non l’avevo mai conosciuta di persona, ma ho avuto la fortuna che lei diventasse la mia migliore amica di penna. Qui le lettere ci mettono molto ad arrivare, eppure arrivano anche se molto lentamente.
Le persone non usano i computer, il segnale è molto debole non c’è campo, non esistono nemmeno i  televisori e i cellulari, ma ci sono i walkie talkie, quelli funzionano sempre.  
Sono un po’ scomodi delle volte perché hanno solo cinque frequenze diverse e quando gli utilizzi può capitare che oltre a sentire la tua chiamata un amico, la possa anche ascoltare il tuo vicino di casa o chissà chi altro. In compenso ci sono gli affidabilissimi telefoni fissi, almeno questi non sono negati da queste parti.
Penso che ora sia giunto il momento di fuoriuscire da queste calde coperte è chiuderti, mio caro diario la giornata è appena incominciata ed io non posso starmene qui a scriverti  per tutto il giorno.


 
Mi affretto ad uscire dalle coperte calde, chiudo il mio nuovo amico diario e lo nascondo dentro la fodera del cuscino. Tiro su la tapparella e lascio cambiare aria alla stanza, dell’arietta frizzantina entra ed io inizio a provare il primo brivido del giorno. Non mi piace molto il fresco, sopporto di più il caldo.
Velocemente, mi preparo il letto e poi scendo nel piano di sotto dalle scale in legno tutte cigolanti.
La colazione è già pronta sulla tavola pane caldo e Nutella, accompagnato da un bicchiere di succo.
Mia cugina è veramente formidabile, da quando sono qui mi tratta come se fossi una principessa.
Le avevo chiesto, di svegliarmi che le avrei dato volentieri una mano al lavoro, ma a quanto pare ha preferito lasciarmi dormire.
Mi gusto la mia colazione, il pane è così morbido, non  trovo parole per poter descriverne il suo sapore così tanto soffice.
Ricordo che quando ero  a Roccia Forte era mia madre a prepararmi la colazione, mi faceva sempre del latte caldo per scaldarmi durante l’inverno e d’estate mi preparava una buonissima macedonia, di quelle così buone che solamente lei mi sapeva preparare.
Poi c’èra , la mia amata sorellina  chissà se le mancherò?! Perché in questo momento la vorrei abbracciare fortissimo a me. Mi piacerebbe mostrarle Shadow a lei piacerebbe tutto questo ne sono convinta.
Finisco di fare colazione e sistemo le cose sulla tavola, almeno avrà un lavoro in meno da fare dopo Giulia.
Mi chiudo in bagno, decido di dedicarmi più tardi ai lavori domestici prima voglio  visitare meglio Shadow.
I miei capelli rossi, lunghi fin all’inizio del collo sono tutti scombinati, vedo il colore della ricrescita castano scuro che pian piano sta iniziando ad accentuarsi, presto sarà ora di ritingerli nuovamente.
Mi lavo i denti e mi  rimetto i vestiti comodi di ieri che sono ancora puliti.
Felpetta con disegnato al centro un barboncino peloso e jeans, quando rientrerò a casa e dopo aver fatto tutte le faccende domestiche ne approfitterò per farmi una buona doccia calda.
Esco dalla casa, chiudo la porta dietro di me, qui si conoscono tutti. Mia cugina non chiude mai a chiave,  la porta si può aprire sia dall’interno che dall’esterno, lei continua a dirmi che non c’è ne bisogno e io mi fido.  Mentre passeggio lungo le case costruite ancora con mattoni, il rumore di una carrozza attira la mia attenzione ed è trainata da un bellissimo cavallo nero dal mantello ben curato.
Il sole scompare e appare asseconda delle nuvole che lo coprono.  Per le strade non vedo  nessuno, sono quasi le 10.00, i ragazzi sono a scuola e la maggior parte della gente è al mercato.
Decido di andare a trovare Giulia al lavoro.
 Mi incammino verso la piazza principale, purtroppo non conosco ancora tutte le strade quindi seguo il mio istinto sperando che non mi tradisca e mi conduca a destinazione.
Il mio sguardo si incrocia con quello di una ragazza bionda,  tiene tra le mani dei sacchettini trasparenti, riesco ad intravedere delle verdure all’interno di essi. In quel momento dieci rintocchi suonano dall’alta torre del castello.
Osservo il grande orologio in cima ad essa, le ore sono segnate con i numeri romani.
La testa inizia a girarmi, vedo tutto annebbiato e poi il buio.
 
Al mio risveglio mi trovo in ospedale con l’ago della flebo attaccato al braccio.
Accanto al mio letto c’è lei, la ragazza bionda che ricordo di aver incontrato poco prima di essere svenuta per strada.
-Tutto bene -?  Mi domanda lei molto timidamente.
-Credo di si… Mi hai portata tu qui ?- Le chiedo mentre mi perdo nell’osservare la piccola stanzetta bianca.
-Non proprio, ho chiamato solo i soccorsi. E’ venuta pure Giulia a trovarti-.
-Ha lasciato il lavoro per me.-
-Solo per vedere come stavi e poi per parlare con i dottori, pare che hai avuto un calo di pressione. Mi sono assunta la responsabilità che l’avrei avvisata non appena ti saresti ripresa, adesso la contatterò con il walkie talkie, vuoi parlarci?-
Aggiunge lei finendo il discorso con un bel sorriso.
-Certo, comunque piacere.- Le allungo la mano per poi finire la mia presentazione – Io sono Crystal-
Lei la stringe, la sua mano è così fredda- Piacere mio, sono Fairy –
Rimango stupita, quale genitore chiamerebbe sua figlia “fata.” ?!
-Lo trovo un nome curioso-.
Lei non aggiunge nient’altro, pare essere una persona timida.
Molliamo entrambe la presa. Tira fuori dalla borsa nera, che tiene a tracolla, il walkie-talkie e chiama mia cugina che non risponde.
-Probabilmente sarà impegnata con qualche cliente, non preoccuparti, troverà il modo di rintracciarti. Ti chiedo scusa, ma devo andare a casa, devo prepararmi ancora il pranzo.- Mi saluta lei frettolosamente.
-Certo, va bene e grazie per quello che hai fatto.-
-Per così poco figurati-. Aggiunge infine lei, lasciando la stanza e con essa anche la porta aperta.
Poco dopo entra subito l’infermiera
-Buon giorno!- Tiene tra le mani una cartella clinica.
-Come ti senti ?- Mi chiede gentilmente.
-Bene grazie, forse, solo ancora un po’ frastornata.-
-Non preoccuparti è normalissimo, non hai nulla di grave per tua fortuna. Come ti è apparsa Fairy?-
-Non lo so, diciamo che non la conosco così molto bene, forse un po’ troppo insicura di se stessa.- Le rispondo con aria dubbiosa.
-E normale dopo quello che ha passato. Qui a Shadow, non esistono segreti sanno tutto di tutti.- Continua il discorso, mentre appoggia la cartella clinica al comodino affianco al mio letto e apre la finestra per dar modo di far cambiare aria alla stanza. –Nell’ultimo anno bisestile, che è stato quattro anni fa, ha perso entrambi i genitori e non  solo, le è scomparsa persino la sorella più grande, così, nel nulla.
Le forze dell’ordine hanno fatto di tutto per cercarla, ma non l’hanno mai ritrovata.
-Mi dispiace molto per lei, mi sembra una brava ragazza-.
-Infatti lo è. Mi farebbe piacere se voi due diventaste amiche. Dimmi, cosa ti porta qui a Shadow?-
Chiede lei con un tono curioso.
Io rimango in silenzio per qualche secondo mentre mi osservo le unghie delle mani che stanno già crescendo, solo due giorni che sono qui e non le ho mai mangiate. -Sono venuta a trovare mia cugina.-
-Giulia giusto ?-
-Si..-
Si siede sulla sedia posta vicino al mio letto
-Le persone di solito cercano di scappare da Shadow, mi stupisco di tua cugina che abbia deciso di ospitarti. Penso che fai ancora in tempo a tornare indietro, al ventinove febbraio mancano  ancora quattro giorni.-
Certo che questa è proprio una vera impicciona, sono tentata di dirle di farsi un piattino d’affari suoi.
-Non so esattamente cosa dovrebbe accadere il ventinove febbraio?- Mi rivolgo a lei mentre mi sistemo una ciocca di capelli dietro alle orecchie.
-Oh ! Povera cara, non dirmi che tua cugina non ti ha raccontato nulla. Per quale motivo pensi che i tuoi genitori abbiano lasciato questo luogo sperduto? Per farti vivere una vita tranquilla. Shadow è un luogo isolato, qui troverai solamente il nulla, imparerai a conoscere il vero significato del dolore.
Sei arrivata nell’anno sbagliato, proprio quattro giorni prima dell’inizio di tutto. Curioso non trovi? Le cose strane accadono ogni quattro anni, persone che scompaiono improvvisamente, il sole che tramonta prima del solito, ma tu queste cose non le puoi capire.-
Il suo tono pare essere più agitato, si affretta ad alzarsi e sfilarmi l’ago dal braccio, noto che la sua mano inizia a tremare-  Scusami.-
Fa un grande respiro –Mi sono fatta prendere dalle  emozioni.  Ed e sbagliato lo so, ma tu che ne hai l’opportunità, appena ti è possibile abbandona quest’isola. Potresti veramente pentirtene gli eventi avranno inizio dall’ultimo giorno del mese e saranno frequenti fino alla fine dell’anno -
Rimango turbata da quel suo comportamento- Grazie per le cure e tutto, io è meglio che adesso vada .-
Abbandono frettolosamente l’edificio, sento di avere addosso ancora quell’odore di ospedale sui miei vestiti. Proprio in quel momento passa la TwentyCup , si ferma dinanzi a me, giusto il tempo di poterci salire. Come pensavo il rialzo è veramente scomodo, dovrò ricordarmelo per la prossima volta, sarà meglio che quando ci salirò mi porterò un cuscino da casa.
-L’ ultima fermata è il mercato vero ?- Domando a un’anziana signora che è seduta accanto a me
Mi fa cenno con la testa di si.
Per tutto il tragitto tra me e lei c’è un enorme silenzio.
Mi osservo intorno, più ci si avvicina alla piazza principale è più inizia a essere numerosa la gente.
Finalmente sono arrivata, un enorme fila di bancarelle si presenta dinanzi a me, ci sono quelle che vendono prodotti per la casa, banchetti di verdure ma anche di dolci e pesce fresco è proprio possibile trovare di tutto è come ad essere all’interno di un enorme supermercato, dove ogni negozio vende cose diverse, dai vestiti, agli animali, al latte e via dicendo, solo questo non è propriamente un supermercato è piu che altro un gran casino. La gente urla continuamente

.

Finalmente riesco a intravederla, mia cugina che da sempre è stata brava in disegno sta cercando di vendere i suoi quadri.
Le corro incontro
-Giulia, Giulia devo assolutamente parlarti-
Lei mi guarda stupita – Cosa ci fai qui ? Non eri in ospedale ? Come stai?-  Mi abbraccia forte senza nemmeno darmi il tempo di risponderle.
-L’infermiera mi  ha detto che ho avuto un abbassamento di pressione e mi ha parlato di Shadow e delle cose strane che accadono ogni quattro anni.-
Alza gli occhi verso il cielo mentre sbuffa- Non dirmi che hai conosciuto   Fanny-
-Fanny ?- Ripeto io ad alta voce
-Si, dai l’infermiera obesa dai capelli corti castani e le meches bionde. –
-Senti, non voglio innervosirti, ma possiamo parlare un secondo. Ti chiedo solamente un momento.-
-Sono molto occupata adesso…- Aggiunge lei, mentre osserva i suoi quadri.
-Nessuno comprerà i tuoi quadri a quest’ora è quasi l’una, il tempo vola in fretta avvolte. Senti hai mangiato?-
-Ancora no…-
Insisto, desidero farla cedere, ho bisogno di sapere- Allora lascia che ti offra qualcosa, un panino almeno, il tempo che ti riposi due minuti, sarai stanca-.
-Non spendere i tuoi risparmi, quando ti serviranno veramente potresti  pentirtene di averli consumati oggi e poi ecco Emanu- Fa un cenno con la mano a un ragazzo che si sta avvicinando con un sacchetto.
-Chi sarebbe ?-
Le domando io, vedendolo avvicinarsi
-E’ il ragazzo che mi aiuta ogni volta a portare qui i miei quadri. Ha un piccolo carretto trainato da un asino, qui ci aiutiamo come possiamo.-
-Ciao, bellissima fanciulla, vedo che oggi sei in buona compagnia.- Pare essere un ragazzo eccentrico
Mia cugina, si limita a sorridergli
-Piacere sono Crystal- Prendo l’iniziativa di presentarmi per prima.
-Piacere mio- Conclude la frase facendomi un occhiolino.
- Sei il suo ragazzo-?
Giulia fa dei colpi di tosse sforzati e si volta dall’altra parte dandoci le spalle.
-No, ma sai non mi dispiacerebbe esserlo.-
Si rigira verso di noi e con una risatina nervosa ci interrompe e aggiunge -Bene, cambiamo discorso credo che questa conversazione bizzarra sia durata fin troppo, cosa mi hai portato di buono Emanu?-
-Quello che ho trovato, pane fresco imbottito  di salame, il tuo preferito. –
Gli porge il sacchetto e lei si precipita a toglierlo dalle mani –Wooow ! Due panini questa volta ti sei proprio superato. Tieni cuginetta questa è per te.- Mi allunga un panino, pare essere molto buono, lui ci fissa silenzioso, sembra  dispiaciuto di qualcosa- Veramente…-
-Cosa c’è?-  Chiede lei
-Nulla, nulla… Penso che ora io debba andare, passo a prenderti più tardi per riportarti a casa.- Le accarezza un braccio e poi se ne va.
-Penso che tu a lui piaccia. E credo che questo panino non fosse veramente destinato  a  me, ma  era per lui. Dai era evidente che ci tenesse a pranzare con te.-
-Forse, ma a me non interessa.-
-Magari è il momento che ti riprendi in mano la tua vita. Infondo solo perché tra te e Ed è finita non vuol dire che tu non  possa rifarti una vita.- Concludo il discorso assaporandomi quel buon pane.
-Già Ed…- Osservando il cielo con gli occhi lucidi, mentre sussurra il suo nome. credo che voglia tenermi nascosto qualcosa. Quell’amore per lei doveva essere importante se non è stata in grado di lasciarlo ancora andare.
Mi avvicino a Giulia stringendola tra le mie braccia.
Ha un buon profumo, sembra lavanda, poco prima quando lei mi ha abbracciata non me ne  ero accorta.
-A questo punto è inutile fingere-.  Si asciuga le lacrime che rigano il suo volto.
Rimaniamo strette in quell’abbraccio – Tra me e Ed, non è mai finita.
-Cosa vuoi dire?-  Mi distacco da lei e la guardo con un’aria dubbiosa.
-Devi andartene da qui Cry…- Mi stava chiamando, nello stesso modo in cui ci scrivevamo le lettere.
-Mi hai invitata tu a venire -.
-Lo so è assurdo-. Mi da le spalle mentre inizia  a mangiare il suo pranzo.
-Perché non vuoi parlare con me?-
Lei non mi risponde subito, ma poi inizia a raccontare- Ed e io eravamo felici. I miei genitori decisero di trasferirsi e volevano che io andassi via con loro. Erano dei pochi fortunati, ma l’amore per Ed era troppo grande. Lui aveva qui tutta la sua famiglia e io non c’è la facevo a lasciarlo. Mia madre mi abbracciò forte mentre mio padre, non volle più parlarmi, mi disse : < Scegli lui per la tua famiglia. Ti rendi conto, che qui non avrai alcun futuro? > . Io gli risposi male, lui mi guardava con quello sguardo così severo. Avevo appena compiuto diciotto anni, finalmente potevo decidere della mia vita ciò che volevo.
I miei lasciarono Shadow, iniziai a scrivere lettere a mia madre, le chiedevo di mio padre e mi rispondeva sempre la solita cosa < Non vuole sapere niente di te.>
Era l’anno del bisestile proprio come questo, dal ventinove febbraio in poi le persone tremano perché è da quel giorno che inizia ad avventarsi a Shadow la sventura, fino alla fine dell’anno.
Per ricominciarsi a ripetere dopo altri quattro anni la stessa cosa.
Le prime persone iniziarono a morire, improvvisamente senza una ragione o peggio, scomparivano e basta senza sapere se stanno bene. Tutti a Shadow sanno dove poter andare a cercare i propri cari, ma nessuno ha il coraggio di andarci, di entrare dentro al castello di colui che ti priva di ogni affetto.
Una notte, Ed venne a dormire da me chiusi la porta a chiave come facevo ogni anno in cui c’èra il ventinove febbraio.
Ricordo quel giorno ,facemmo l’amore, fu così intenso, ero agitata, per me si trattava della prima volta.
Ci addormentammo stretti l’ uno all’altra. Feci un sogno, in cui dipingevo Ed su un quadro.
Quando mi svegliai, Ed non era più accanto a me, trovai al suo posto il quadro che avevo dipinto nel sogno.- Si posa la mano sopra alle labbra mentre inizia a piangere.
-Penso di averlo intrappolato dentro al quadro. Può sembrare assurdo e pure ho sempre in testa questa immagine, non riesco a levarmela dalle mente. Non trovo altre spiegazioni.-
-Per quale motivo, non me ne hai mai voluto parlarne?- Le chiedo, con voce triste.
-Avevo paura, che non saresti mai venuta a trovarmi. Ho insistito tanto che tu venissi quest’anno perché temo di affrontare un altro anno bisestile da sola, ma ora mi rendo conto di aver sbagliato tutto. Se tu resterai qui, potresti scomparire. Ho bisogno che vedi mio padre e gli dici che mi dispiace. Ti prego promettimi che lo farai.- Mi chiede, mentre mi afferra la mano e me la stringe forte con gli occhi pieni di lacrime.
-No… Resterò qui con te. Shadow è anche casa mia, tu sei parte della mia famiglia. Non me ne andrò, vorrebbe dire voltare le spalle e tu non te lo meriti, hai già sofferto abbastanza. E per quanto riguarda a Ed, mi viene difficile credere che tu lo abbia rinchiuso dentro un quadro, ma se è veramente così ti prometto che troveremo il modo per poterlo anche riuscire a tirarlo fuori.-
-Non c’ è lai con me quindi ?!-
-No… Non preoccuparti. Posso darti una mano a vendere  i quadri se vuoi .-
Lei tira un po’ su il naso e sorride – Si ottima idea , ma prima finiamo il nostro pranzo.-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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