Anime & Manga > Yu degli spettri
Segui la storia  |       
Autore: Afaneia    26/03/2009    2 recensioni
Questa songfic prende ispirazione dall'omonima canzone di De André. La trovo una canzone molto bella ed è sempre stata une delle mie preferite.
Genkay è una fanciulla cresciuta in un tempio; una volta cresciuta, però, è essenziale per i sacerdoti trovarle marito.
Genere: Romantico, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo terzo Vorrei ringraziare Smolly_sev, che commenta praticamente ogni capitolo (grazie sofy!!) e anche Ladymarie (spero d'aver scritto giusto, sennò sai che figura?)della mail che mi ha mandato. Mille grazie a entrambe. E ora vi lascio al capitolo.

Capitolo terzo- Sciogli i capelli e guarda

E quando i sacerdoti ti rifiutarono alloggio
avevi dodici anni e nessuna colpa addosso
ma per i sacerdoti fu colpa il tuo maggio
la tua verginità che si tingeva di rosso

la tua verginità che si tingeva di rosso.

E si vuol dar marito a chi non lo voleva
si batte la campagna si fruga la via
popolo senza moglie uomini d'ogni leva
del corpo d'una vergine si fa lotteria
del corpo d'una vergine si fa lotteria.

Il sole era già alto quando Toguro arrivo al villaggio.

Lì per lì gli parve che il paese fosse disabitato: camminò a lungo per arrivare alla strada principale, tra strade disconnesse e case di pietra, e durante il viaggio non incontrò nessuno.

chissà che villaggio è…”.

Finalmente raggiunse quella che doveva essere la piazza del mercato.

Girò tra le bancarelle, guardandosi attorno.

Contrariamente al normale, non c’era molta gente. C’erano solo donne, per lo più vecchie, a contrattare i prezzi coi bambini al seguito, e uomini già avanti con gli anni.

- Tu non sei al Tempio, ragazzo?

Toguro si voltò sentendo una voce.

A parlare era stato un vecchio mercante dal suo banchetto di pesce.

- Sta parlando con me?- chiese esitante.

- Sì. Vieni più vicino. Perché non sei al Tempio?

Riluttante, Toguro si avvicinò alla bancarella maleodorante.

- Al Tempio?- ripetè.

- Sì, al Tempio.- L’uomo lo scrutò con attenzione. – Sei forestiero?

- Sì. Cosa c’è al Tempio?

- Cosa c’è!- Il mercante scoppiò a ridere. – Davvero credevo che la notizia si fosse già estesa. Ah, parteciperei anch’io se non fossi già sposato!

- Ma che cosa c’è? Una cerimonia?

- No. C’è una ragazza che si dovrà sposare.

- Un matrimonio?

- No.- il mercante ridacchiò. – Genkay è stata adottata dal Tempio quando era piccola e le morì la madre. È cresciuta lì ma adesso è diventata una bella ragazza- e ammiccò – e i sacerdoti vogliono darla in sposa.

- E chi sarà il fortunato?- chiese Toguro.

- Non si sa: dovrà essere lei a scegliersi il marito. I sacerdoti hanno mandato messi anche nei villaggi vicini a informare. Tutti i giovani di qui adesso sono al Tempio.

- Capisco. Come hai detto che si chiama la ragazza?

- Si chiama Genkay. E per Dio, se è bella! Non si è mai vista una donna più bella da che ci si ricordi, almeno qui. Perché non vai a dare un’occhiata?

- Dubito che avrei possibilità.- Toguro sorrise.

- Pazienza. È vero che c’è tanta gente, ma sei un bel ragazzo robusto. E comunque non capita spesso di vedere una ragazza tanto bella: male che vada avrai visto i due occhi più incantevoli del Giappone!

- Beh, forse andrò.- Toguro decise di prendere in considerazione la possibilità, benché non gli interessasse.

- Fai bene. Il Tempio è lassù, su quella collina.- Il mercante accennò col capo a un edificio in classico stile orientale, arroccato su una collina.

- Grazie. Arrivederci signore.-

Toguro si allontanò dalla bancarella e si avviò lentamente verso la collina. Non gli interessava prendere moglie e sapeva di non avere possibilità contro decine di altri pretendenti, ma dopotutto, si disse, il mercante aveva ragione: era curiosa di vedere come fosse fatta questa ragazza tanto bella.

Ormai era estate inoltrata e faceva caldo lungo la salita ripida che dal villaggio portava al Tempio.

Quando raggiunse il piazzale che si trovava davanti all’edificio vide un centinaio di persone: tutti ragazzi, per lo più molto giovani, persino più di lui: si chiese quanti anni avesse quella ragazza…Genkay?

Sentì due pretendenti ridere, sotto un albero, accennando a lui.

Si avvicinò di un paio di passi per sentire queste parole

- …come pensa di far colpo vestito così…

- forse è forestiero…

- Però guarda com’è muscoloso!

- Già…

Toguro ridacchiò, allontanandosi di qualche passo.

Si appoggiò al tronco di un albero, ascoltando le frasi sconnesse dei bei damerini ben vestiti che lo circondavano.

Dopo una decina di minuti le porte del Tempio si spalancarono.

Ne uscì un sacerdote: scrutò con attenzione i ragazzi, poi fece un cenno all’interno del Tempio.

Sciogli i capelli e guarda già vengono...
Guardala guardala scioglie i capelli
sono più lunghi dei nostri mantelli
guarda la pelle viene la nebbia
risplende il sole come la neve
guarda le mani guardale il viso
sembra venuta dal paradiso
guarda le forme la proporzione
sembra venuta per tentazione.
Guardala guardala scioglie i capelli
sono più lunghi dei nostri mantelli
guarda le mani guardale il viso
sembra venuta dal paradiso
guardale gli occhi guarda i capelli
guarda le mani guardale il collo
guarda la carne guarda il suo viso
guarda i capelli del paradiso
guarda la carne guardale il collo
sembra venuta dal suo sorriso
guardale gli occhi guarda la neve guarda la carne del paradiso.

Dio, se era bella!

Era piccola, bassa e sottile ma già formosa nonostante la giovane età; gli occhi grandi, d’un bel castano scuro, la pelle bianchissima, i capelli lunghi, lasciati sciolti, intrecciati di fiori.

Ma quello che lo colpì fu lo sguardo, triste, timido, recalcitrante.

Si lasciò condurre fuori senza opporre resistenza; ma osò appena sollevare lo sguardo sulla folla che l’attendeva e il suo bel viso si tinse di rosso.

Il sacerdote la guidò nel mezzo della folla.

Con grande timidezza, la ragazza scrutò gli uomini senza tradire alcun interesse.

Quando gli passò davanti la fissò negli occhi.

Genkay si soffermò un attimo su di lui; ma Toguro non abbassò lo sguardo dai dolci occhi di cerbiatto, e ottenne in cambio il pallido fantasma d’un sorriso.

La ragazza gli sorrise, poi si affrettò a seguire il sacerdote che la precedeva, e che non la perdeva di vista un minuto.

Terminato il giro, l’uomo la riportò sulla scalinata del Tempio.

- Allora, Genkay: hai scelto il tuo sposo?

Così in fretta?!” Toguro sgranò gli occhi. “Non possono pretendere che scelga l’uomo con cui passerà tutta la vita semplicemente guardandolo!”

Istintivamente si tirò indietro.

Fissò di nuovo la ragazza: e si rese conto che era una bambina, una ragazzina, che non aveva neppure la sua età: no, non aveva intenzione, non avrebbe mai accettato di prendere quel fiore come moglie, non quella bambina, non le avrebbe mai fatto del male.

Poi si rilassò. Ma no,non avrebbe scelto lui.

Troppo alto, quasi il doppio di lei, troppo robusto: avrebbe scelto un ragazzo più giovane, più dolce…

- No, signore.

- Vuoi che scelga per te?

- Io…

Senza attendere risposta il sacerdote si voltò. Scrutò la folla, poi sollevò un braccio indicando un ragazzo tra le prime file.

- Vieni tu.

Lentamente, un uomo si fece strada tra la folla e risalì la scalinata.

Era persino più vecchio di lui, di qualche anno. E brutto, anche, di evidente estrazione contadina, muscoloso, abbronzato sulle spalle dove era esposto al sole durante il lavoro nei campi.

- No!- Genkay si lasciò quasi sfuggire un grido; si tappò la bocca con le mani e prese il respiro.

- Signore, io credo di avere scelto, adesso.

- E chi?

- Ecco…- Genkay si voltò verso la folla e osservò i ragazzi lì schierati, in attesa che un suo cenno segnasse il loro diritto a lei e al suo corpo.

- Lui!- Il braccio bianchissimo si sollevò a indicarlo.

Lui. Non c’erano dubbi.

Si ritrasse d’un passo, sperando che l’indice teso non indicasse proprio lui.

Il sacerdote sorrise. Scese la scalinata. Si avvicinò all’albero dove si era appoggiato. Gli appoggiò una mano sulla spalla, sorridendo.

- Vieni pure, avvicinati.- disse, conducendolo -quasi trascinandolo- verso la gradinata e verso la ragazza che attendeva.

La vide più da vicino, adesso. E per quanto la osservasse, non c’erano difetti nel suo volto bianco.

- Vuoi prenderla in sposa?

La domanda del sacerdote lo riscosse dalla vista di Genkay, troppo bella per essere reale, troppo dolce per essere una donna ed un’umana peccatrice.

- Io…- fissò negli occhi la ragazza, e al suo sguardo ne rispose uno quasi disperato,implorante.

- Non possa farlo, signore.- disse Toguro. Genkay si morse le labbra, senza dir nulla.

- Perché?

- Ecco…questa ragazza è troppo giovane.-

Sì, la creatura divina ce gli stava di fronte gli pareva troppo giovane; ma non solo.

Gli pareva una ragazza troppo bella perché potesse appartenere a lui, troppo fragile perché potesse proteggerla come meritava, troppo innocente perché lui potesse solo sperare di toccarla senza macchiare quella pelle bianchissima e pura.

Il sacerdote aprì la bocca; poi la richiuse.

- Non vuoi sposare questa ragazza?

- Io…- Guardò il sacerdote, ottenendo uno sguardo severo in risposta.

Incrociò gli occhi di Genkay; vide sé stesso riflesso nello sguardo dolcissimo dell’angelo.

- Sì,voglio sposarla.

E fosti tu Giuseppe un reduce del passato
falegname per forza padre per professione
a vederti assegnata da un destino sgarbato
una figlia di più senza alcuna ragione
una bimba su cui non avevi intenzione.

Genkay non aveva detto una parola da che erano partiti.

Non si era mai lamentata di essere stanca, non gli aveva chiesto quando l’avrebbe sposata, neppure quale fosse il suo nome.

L’aveva seguito, avvolta nel suo mantello, senza dir nulla.

Era riuscito ad ottenere un passaggio sul carro di un mercante per un villaggio non distante, che però conosceva e dove conosceva una buona locanda.

Lui era abituato a dormire ovunque, ma adesso aveva una fidanzata, oltretutto così bella, e doveva pensare a proteggerla. E a non farle mancare nulla.

Non sapeva, francamente, perché avesse detto di sì al sacerdote.

Gli era parso che fosse la cosa più giusta da fare, semplicemente.

Perché se lui avesse rifiutato, l’avrebbero data a qualcun altro; e non era sicuro che chiunque altro avrebbe avuto buone intenzioni su di lei.

Toguro non sapeva neppure cosa fare di quella ragazza, in verità.

Ma non voleva farle del male.

Non l’avrebbe mai toccata; mai, per nessun motivo, quella bambina che avrà avuto tredici anni. Si sarebbe preso cura di lei, aveva preso questo impegno, e l’avrebbe mantenuto.

E mentre te ne vai stanco d'essere stanco
la bambina per mano la tristezza di fianco
pensi "Quei sacerdoti la diedero in sposa
a dita troppo secche per chiudersi su una rosa
a un cuore troppo vecchio che ormai si riposa".

 

Entrati nella locanda, Toguro contrattò con l’oste per la cena ed una camera.

Genkay l’aspettava seduta ad un tavolo, ancora coperta fino al capo dal mantello.

Notò qualcuno lanciarle occhiate distratte ma non vi prestò attenzione.

Dopo diversi minuti si sedette di fronte a lei.

- Puoi toglierti il mantello. Sei al sicuro se sono accanto a te.- disse.

- Sì.- Lentamente la ragazza si scoprì il viso.

Per quanto l’avesse ben guardata in faccia non riusciva ad abituarsi alla vista di quella straordinaria bellezza, così potente e al contempo così mite.

- Erano davvero molti i tuoi pretendenti, Genkay,

- Sì, lo so.

Genkay non sollevò il viso dal legno scabroso del tavolo rozzo.

Aveva paura, paura di lui, di quello che sarebbe dovuto diventare il suo sposo.

- Genkay, domani o dopo domani arriveremo al mio paese.

La ragazza annuì, senza alzar gli occhi dal tavolo.

Dopo pochi secondi gli occhi le si riempirono di lacrime, tremando violentemente.

- Genkay!-. La ragazza si coprì il volto con ambo le mani, singhiozzando ma tentando di calmarsi.

- Mi dispiace tanto…-mormorò – Io…non volevo…

- Genkay, io non voglio farti del male!- Senza riuscire a trattenersi, Toguro si alzò e le afferrò un polso, per costringerla a scoprirsi il viso e a guardarlo. – Genkay, per amor del cielo! Io non ho alcuna intenzione di farti del male!

Ma Genkay non riusciva a calmarsi; tremava violentemente e pronunciava parole sconnesse.

Toguro ascoltò le frasi spezzate che pronunciava per capire cosa la facesse soffrire tanto.

- Non voglio…non sono pronta…

Improvvisamente capì; gli venne quasi da ridere all’idea, troppo grottesca, che lei credeva che lui volesse davvero…

- Genkay, io non voglio avere figli da te!

Genkay sollevò il viso su di lui, fissandolo con gli occhi pieni di lacrime.

- Tu…

- Genkay, non voglio nulla da te. Io voglio proteggerti nel migliore dei modi, ma non voglio…-

- Allora perché hai scelto di sposarmi?

- Ho pensato che sarebbe stato meglio così; ma io non voglio nulla.

- E che cosa vuoi fare di me?

- Te lo spiegherò mentre mangiamo.

L’oste portò al tavolo due ciotole colme di zuppa, del pane e una brocca di vino; augurò una buona cena e si allontanò.

Toguro osservò la ragazza sollevare il cucchiaio e portare lentamente alla bocca la zuppa di carne.

- Sono allievo di una scuola di arti marziali, Genkay.- iniziò.- In questo momento, viaggio con i miei compagni per il Giappone per allenarmi con loro; ci siamo separati per qualche mese per poter far visita ai nostri conoscenti e contavamo di rincontrarci il mese prossimo per continuare il viaggio. Io non ho parenti né amici: sono stato cresciuto dal mio maestro e ho deciso di impiegare questi mesi per visitare il Giappone. Così sono arrivato al tuo villaggio…

- Che cosa conti di fare, allora?

- Ti porterò al mio paese, dove credo che tu possa essere al sicuro. Ti affiderò alle cure del mio maestro: ci penserà lui prendersi cura di te. Ti posso assicurare che è un brav’uomo, mi fido completamente di lui. Ci sposeremo, prima che io riparta, ma solo ed unicamente se è questo che vorrai: non ti costringerò, ma credo che il matrimonio sia il modo migliore per giustificare la tua presenza; ad ogni modo, hai tutto il tempo per pensarci. Io ripartirò per il mio viaggio, ma anche se non sarò con te, sappi che sarai al sicuro lì.

- Credo che sia la cosa più giusta da fare.- disse Genkay, ma non lo guardò negli occhi.

Quella notte Toguro rimase sveglio molto tempo, a guardarla dormire.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Yu degli spettri / Vai alla pagina dell'autore: Afaneia