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Autore: tixit    29/02/2016    3 recensioni
Sottotitolo: Quel che si fa per amore.
Una famiglia riunita per Natale, un ospite, anzi... più di uno, e un rametto di vischio.
Aggiungiamo una richiesta insolita, la prova generale di un concerto, uno slittino, delle frittelle, qualche bacio, molte chiacchiere.
Qualcuno si farà dei nuovi amici. Qualcuno dirà la sua. Qualcuno ascolterà cose che non faranno piacere.
Qualche personaggio è inventato, ma bazzica dalle mie parti da tempo per cui è come se fosse di famiglia - non serve conoscerli: li conoscerete. Oscar, André, le sorelle di Oscar (una in particolare), Madame Marguerite, il Generale, Girodelle ed i suoi fratelli, il padre di Girodelle e il fratello del Generale - ognuno con i suoi pensieri per la testa.
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Come al solito risistemo - piccole variazioni, la storia non cambia. Revisionato fino al capitolo 10
Genere: Commedia, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Madame Jarjayes, Oscar François de Jarjayes, Sorelle Jarjeyes, Victor Clemente Girodelle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sigyn la rossa'
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Ce ne vorrà per il bacio della pace

Victor aveva aperto i cassetti fino a trovare le tele di lino, quelle coi ricami.
Poi aveva versato piano l’acqua insaponata sui capelli della ragazzina, solo dove serviva, dal beccuccio della teiera cinese, tamponando - se c’era una cosa che lui aveva imparato andando a pesca di merluzzi, era che non serviva una grossa quantità d’acqua per lavarsi, se si aveva una grossa quantità di pazienza.
Il viso del ragazzo era impenetrabile e i modi impeccabili, ma in qualche modo, o per via di qualcosa nei gesti, o per via dello sguardo, la piccola ebbe questa sensazione indefinibile, come una premonizione, che, ad avere tempo, avrebbe riempito i vasconi di acqua gelida e ce l’avrebbe volentieri scaraventata dentro.

Cosa aveva detto? C’è chi ha lavorato sodo per questa esibizione e mi sembra davvero meschino non partecipare solo perché tu non hai voluto lavorare altrettanto seriamente...

Con una sola frase le aveva dato della meschina, dell’invidiosa, dell’insensibile e della pigra. Forse anche della viziata.

Sigyn sentì che il cuore le si faceva piccolo piccolo.
Clément!
Quello che l’aveva aiutata a imparare la declinazioni latine!

Seduti in terra nel loro Salottino Rosso, a Palazzo Girodelle, accanto al candeliere con il Moro veneziano, altissimo, quasi quanto lei, gliele aveva fatte ripetere e provare fino a che non le erano state chiare, quasi scontate. Senza farle pesare nulla; altro che il precettore che la  incalzava di domande scuotendo la testa!
Gli aveva portato in regalo dalla Normandia uno dei suoi gattini, Ciottolo, piccolo, grigio, proprio carino, dentro un cesto.
Ogni volta che era in visita da Cassandra lei passava sempre a salutarlo e ora...

O lasciava che pensasse male di lei, o lei gli doveva dire il suo punto di vista. Lei non era mica quella frignona di Josephine, che faceva leva sulla sua debolezza per farsi sempre compatire! E non era nemmeno come Oscar, che pensava di vivere a Sparta, il Mondo Ideale del Generale! Convinta che fosse suo dovere farsi divorare da un lupo in silenzio. Tranne che, poi, con lei e con André che le volevano bene davvero, allora lì il lupo lo voleva fare lei! La solita prepotente...

Si sollevò impettita, lo guardò negli occhi e replicò tranquilla: “Ma che dici? Io sono arrivata che erano già un pezzo avanti quelle cinque! E mica hanno aumentato le ore di studio per recuperare e inserire me nel loro spettacolo! Lo sapevano benissimo che io sarei arrivata! E sapevano pure la data!” le montò quasi la collera al pensiero di quando era arrivata e aveva scoperto che nessuno le aveva nemmeno scritto per avvisarla! Belle sorelle!
Solo Horthense, che era una signora, aveva sollevato la questione! E Josephine, la solita paraventa… figuriamoci! Tante belle cose su tutto quello che aveva da fare e non si può… e non è capace… e non è nel nostro stile, noi siamo tutte unite nella nostra visione musicale…la dimensione artistica… e la prossima volta forse magari... una artista nel menare il can per l’aia! E allora lei aveva detto no, no grazie! fine della storia!

Si stava davvero irritando, ora che ci ripensava, ma mantenne un tono tranquillo: “E poi io mi sono divertita...mica sono rimasta lì in un angoletto... ho giocato, ricamato, letto, sono andata in visita da Cassandra...  e adesso dovrei piangere perché quelle altre se ne stavano tappate in quel buco a farsi male alle falangi perché sbagliano le note in continuazione!”

Lui la riafferrò deciso e cominciò a sciacquarle i capelli, senza degnarla di uno sguardo.

“E voi non avreste dovuto incoraggiarla.” disse, freddo, rivolto ai suoi fratelli, che si stavano ingozzando di beignets-aux-grosseilles-sans-grosseilles-mais-avec-pommes..

“Non credo tu abbia gli occhi dietro la schiena,” sbottò Sigyn, “non hai visto nulla e non sai nulla di nulla! Non mi ha incoraggiato proprio nessuno!”

“Sei piccola! non credo proprio che tu capisca le conseguenze di quello che fai, altrimenti non saresti qui con un graffio su un sopracciglio e un bozzo sulla fronte. E ringraziamo il Cielo che il graffio sia solo sul sopracciglio.” La voce era veramente gelida, senza un’ombra di simpatia.

“Io corro sulla sabbia e cammino sugli scogli scivolosi, sono agile. Sono rotolata. Non sono caduta come un piombo: sono rotolata!”

Sigyn trattenne il fiato: di Clément si era sempre fidata. Non le poteva fare questo!

“E ringraziamo che sia solo un graffio!” il ragazzo sfiorò con le punta delle dita la crosticina che si stava formando, attento a non bagnarla “non ti resterà una cicatrice, ma te lo saresti meritato!”

“Se lo fanno i tuoi fratelli, lo posso fare anche io! Sono sana quanto loro! Sono sveglia quanto loro! Sono capace di badare a me stessa! E, se vogliamo mettere i punti sulle i, sono nobile quanto loro! Posso entrare esattamente in ogni posto in cui entrano loro e nessuno avrebbe un motivo valido per fermarmi! E poi questo è il mio giardino!”

Maxence e Alo si guardarono  strangolati dalle risate che stavano ricacciando a forza in gola - in ogni posto? in ogni posto… proprio ogni posto… no.

“Si, ma noi sappiamo chi sono i Sette Re di Roma!” disse Alo, cercando di riportare tutto verso lo scherzo..

Clément la mise in piedi, le tese un telo di lino pulito e le indicò brusco il camino.
Sarebbe stato più cortese con un cane di caccia, pensò rattristata la ragazzina.
Poi lui, come ripensandoci, la arrestò e la fissò severo “Ma davvero tu non sai chi sono i sette Re di Roma?”

“Vuole che le arrivi come una sorpresa appena si sentirà pronta per reggere la notizia.” disse Alo. Victor lo fulminò con lo sguardo.

Poi, riprese guardando la piccola, tutta avvilita: “E io poi non capisco, ma cosa ti costava startene quieta ad ascoltare la tua famiglia suonare? Avresti dovuto essere orgogliosa di loro e farglielo sentire, invece di filartela via a fare stupidaggini con questi altri due buffoni, che oramai dovrebbero essere troppo grandi per certe bravate Alla loro età su una slitta!”

“In Svezia le usano le slitte! Tutti i giorni! Grandi e piccoli! Maschi e femmine! In inverno ovviamente! Per non parlare della Russia! Slittano in continuazione! Lo fa anche l’ambasciatore russo! E’ un divertimento e non c’è niente di male!” pigolò disperata Sigyn accoccolata accanto al camino, mentre si asciugava i capelli.

“In Svezia...” disse Victor Clément con il volto impassibile, inarcando un sopracciglio..

Alo intervenne “In effetti è vero… trainate da cani, anche…” poi tacque perché lo sguardo di Clément non sembrava quello di uno con il senso dell’umorismo.

“Monsieur Oscar … c’era parecchia irritazione nell’aria, sia mentre suonava, sia dopo...” la squadrò serio e le toccò i capelli per sentire come andava l’asciugatura

L’irritazione di Oscar? Di Oscar? Allora era vero quello che diceva Maxence! Clément ci teneva ad Oscar! Ma magari se quei due... magari! basta che poi lei non cominciasse con Clément è mio! André è mio! Tutto suo doveva essere! E lei? Non aveva diritto anche lei ad un suo posticino?
“Ma figurati!” disse seria, “La conosco! Se davvero le avesse dato fastidio sarebbe scesa dal palco e avrebbe detto la sua! E il Generale a darle pure ragione! Mi avrebbe fatto sedere davanti a lui, nel caso, per tenermi d’occhio! Ma cosa vuoi che gliene importi a Oscar se io ci sono o non ci sono! Basta che ci sia il Generale! E poi basta chiamarla Monsieur! Basta! E’ femmina! Sennò chiamate Monsieur anche me visto che non capite la differenza! Che il Generale possa essere fuori di… non compos sui… è un suo diritto, ma che gli ospiti lo seguano in queste paz… idee bislacche… in Normandia non succederebbe! Il Nonno non lo permetterebbe.”

“Proprio perché non ti piace quel Monsieur avresti dovuto avere rispetto ed esser presente all’esibizione. Una creatura sensibile costretta a seguire scelte che prima o poi… Tu proprio non capisci, vero? Non riesci proprio a immaginare il futuro? E comunque quando ve ne siete andati  s’è capito che qualcosa non andava: ad un certo punto aveva uno sguardo severo, per un po’ ha perso la concentrazione e si sentiva! Ne ha risentito tutto il pezzo!”

“Ma se non sanno suonare!” la ragazzina trasecolò, Clément era severo sulla musica, lo sapeva molto bene… a teatro era critico, trascinava lei e Cassandra a sentire la musica italiana al Louvre, e poi dei musicisti qua e là per i salotti parigini, ma che stava dicendo? Era impazzito? “Una, Horthense, è proprio brava, le altre si arrangiano! Suonano per il loro piacere, mica per quello degli altri!“

“E quello che mi spiace è che in tutto questo c’è qualcosa di veramente meschino. Avevate litigato, va bene, ma questo non è una giustificazione!”

Non la stava ascoltando! Non la stava ascoltando per niente!

“Ma cosa c’entra adesso un litigio con una corsa su uno slittino? E’ capitata l’occasione e l’ho colta al volo!” cercò di essere serena, ma le costò un grosso sforzo.

“E tua madre era veramente dispiaciuta! Ha dovuto giustificarti con tua sorella Horthense dicendo che forse ti eri stancata, di fare cosa lo sa solo il Cielo. Un eufemismo per la parola annoiata, a me pare!”

Cominciò a legarle i capelli in una treccia semplice - impossibile rifare l’acconciatura originale.


Ero annoiata. Si, ero annoiata. Vedo che anche tu sai usare le parole giuste per definire una situazione!” Le stava venendo da piangere, non era giusto! Non era affatto giusto!

“Quello che è imperdonabile è che se fosse successo con un cantante famoso ingaggiato per una festa, sarebbe stato molto maleducato lo stesso, ma avrei potuto capirlo - se non hai un animo sufficientemente sensibile per la musica, non è colpa tua.”

Adesso stava esagerando!
“Non è che a me non interessa la musica... non mi interessa quella musica! Quando mi hanno portato a sentire il piccolo Mozart dal Principe Conti, mi è piaciuto, se permetti! Ma vogliamo mettere sullo stesso piano Mozart e le sorelle Jarjayes? E poi, è vero, io preferisco la Tarantella di Kircher! Gesuita come lo zio Jean-Claude! Oppure Stefano Landi... Si more cantando, si more sonando la Cetra, o Sampogna, morire bisogna.Si muore danzando,bevendo, mangiando…”

Alo annuì - la piccola aveva ragione, si deve morire, tanto vale godersela e andare su uno slittino con due deficienti non molto saggi, se c’è l’occasione... però Sigyn stava davvero troppo con Père Reynier, pure le canzoni sulla morte… alla sua età? Quest’anno l’avrebbe portata a teatro con Cassandra! Era ora che quelle due cominciassero a sgrezzarsi un pochino... Opera Comique! Ma prima, gli era chiaro, avrebbe dovuto chiedere il permesso a Clément… sogghignò tra sé, divertito. Chiedere al fratello minore... che idea!

Victor Clément le legò la treccia con il nastro verde.

“Ma quello che è imperdonabile è quando una cosa del genere la fai a un membro della tua famiglia.” La voce di Victor esplose tagliente come una stalattite di ghiaccio chi si infrangesse al suolo.

Alo alzò gli occhi al cielo. Victor sembrava grande, ma era piccolo! Sono proprio quelli che ti vogliono bene che dovrebbero accettare che non ti piace sentirli suonare, invece di costringerti ad essere quello che non sei solo per farli contenti. E non dovrebbero nemmeno chiedere perché. Anche perché quello lo dovrebbero capire da sé.

Maxence invece strinse la mano a pugno - perso in pensieri che un po’ gli facevano male.

Sigyn non disse nulla e chiuse gli occhi. Questo non glielo avrebbe perdonato! Mai! Non l’avrebbe mai più salutato se andava a trovare Cassandra, e se lui capitava in Normandia con il Vecchio… ah beh! se ne sarebbe rimasta al calduccio in casa, senza degnarlo di uno sguardo! Anzi avrebbe suonato la chitarra in camera sua, così nemmeno lo avrebbe sentito. E non avrebbe più suonato con lui, o ballato con lui, tanto c'era André.
E nemmeno avrebbe più giocato a dama e a carte con lui anche se era il solo che le desse soddisfazione: contava le carte come lei!
Si scostò da Clément con un movimento rapido.

Victor le toccò la spalla - un gesto gentile - per riportarla lì, ma la vide sobbalzare; la scoprì fino all’omero, incurante delle sue proteste, con gesti bruschi.
Imprecò.
“Ti farà male stanotte, lo sai vero?” disse irritato, “E domattina sarà pure peggio!”

“Si, io lo so, ma tu lo sai vero che non è affar tuo?” rispose scontrosa, come un micetto selvatico, rimettendosi a posto il vestitino “e che nemmeno io sono affar tuo?” precisò senza arrabbiarsi e senza alzare la voce, “non sei mio fratello e non sei il mio tutore...”. E non sei nemmeno più il mio amico, pensò. Ma non lo disse.

“Però sono più grande,” sbottò, irritato Clément, “e forse il solo, in questa stanza, che ha ancora un po’ di cervello!”

Tacquero tutti.

Fu Alo che ruppe il silenzio “Parlami di Loki, cosa è la cosa terribile che fa?”

Sigyn deglutì e scosse la testa.

“Non c’è tanto tempo, Numero Cinque, ci stanno aspettando… raccontami solo chi era questo tizio con i capelli rossi. Di cosa si occupava?“


“Principalmente della fine del mondo, direi...” si intromise Clément irritato.

Sigyn alzò gli occhi al cielo.

Maxence chiese incuriosito “Il Ragnarok? Dove l’uomo non viene giudicato, ma spazzato via?”

Sigyn annuì “Si, lo fa iniziare lui, arriva su una nave fatta con le unghie dei morti…”

"Personcina curiosa questo tuo Loki..." disse Alo, con un sogghigno

   
 
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