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Autore: Panenutella    01/03/2016    1 recensioni
Dal primo capitolo.
"Uno spiraglio fra loro e lo vedo: rimango sbalordita.
Alto, due spalle larghe così, capelli scuri, ricci e lunghi, occhiali da sole, maglietta grigia a maniche corte, tatuaggi lungo tutto un braccio.
Mannaggia la miseria.
È Harry Styles."
Basta capitare nel posto e nel momento voluti dal destino, e l'impatto dell'incontro tra una non-fan italiana dei 1D e Harry Styles cambierà per sempre le vite di entrambi.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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22 – Memoria

 ***
Liam

 Yeah, the taste of your lips on the tip of my tongue
Is at the top of the list of the things I want
Mind is running in circles of you and me
Everyone in between is the enemy

 - Ha completamente cancellato gli ultimi sei anni della sua vita. – La dottoressa è al centro di un cerchio formato da noi e cerca di spiegarci che cosa è meglio fare. – Mi raccomando, non sconvolgetela, non rivelatele verità universali sulla vostra vita e soprattutto non sovraccaricatela di informazioni. La perdita della memoria deve essere una conseguenza del colpo in testa, forse integrato da una reazione emotiva. Col tempo, dovrebbe recuperare i ricordi: generalmente la perdita di memoria passa col riassorbimento dell’emorragia. Voi fate il possibile per aiutarla, ma come ho detto prima, non esagerate.
La ringraziamo e lei si congeda. Noi rimaniamo a guardarci sconvolti. Harry ha appena smesso di piangere, completamente alla deriva: tra di noi lui è quello che si sente più annullato, fisicamente ed emotivamente.
Appena la dottoressa le ha fatto vedere un giornale con la data di oggi Annie ha dato di matto, tanto che hanno dovuto sedarla. Sta dormendo da circa mezz’ora, e noi siamo completamente spaesati. Non sappiamo cosa fare, cosa dire, cosa pensare… abbiamo bisogno di qualcuno che ci faccia da guida.
Briana, arrivata pochi secondi fa avvolta da un camice extralarge accarezzandosi il pancione, posa una mano sul braccio di Louis.
- Chiamate Niall, spiegategli la situazione e ditegli di tornare. – Ordina. – Chiamate Zayn, Gigi, chiamate tutti. Entreremo uno alla volta a parlare con lei. Le faremo capire che noi… che voi siete la sua famiglia.
- E cosa facciamo se lei pensa che siamo estranei bugiardi? Se non crede che siamo amici? – Chiede Louis, la voce rotta dall’emozione.
- Potreste farle vedere le foto. Almeno proverebbero che vi conosce.
- Ehi, scusate! – La voce di Annie arriva flebile da dentro la stanza. – Per favore, ditemi dove si trova Carlo…
Harry sospira e avanza verso la porta con passo grave, pesante. – Vado io.

 
***
Harry

 Tell me now, tell me now,
tell me where you go when you feel afraid?
Tell me now, tell me now,
tell me will you ever love me again, love me again?

 - Ciao. – Prendo una sedia dal tavolo e la sistemo accanto al suo letto, sedendomici sopra.
- Ciao – risponde, impaurita e stanca. Come farò a dirle che suo fratello è morto da anni? Come posso spezzarle il cuore un’altra volta, farle rivivere di nuovo quell’immenso dolore, come se niente fosse? Non posso farlo, punto e basta. Cosa vorrei se fossi al suo posto? Giocherello con gli anelli, cercando qualcosa di sensato da dire.
Vorrei speranza.
- Ascolta… Carlo… è in Giordania.
- In Giordania?? – Strabuzza gli occhi.
- Sì. Hanno trovato una cura sperimentale per il cancro al cervello e l’hanno inserito nel programma di ricerca. È lì già da un po’ e a quanto ne so i medici dicono che si riprenderà completamente.
- Oh, grazie a Dio! – Annie scoppia in lacrime di gioia, e non riesco a capire se stia ridendo o piangendo. La commozione mi preme sul cuore. Ho fatto bene a darle speranza? Non lo so. Da quando ho baciato Kendall ogni cosa che faccio mi sembra quella sbagliata.
- Grazie, grazie, grazie! – Mi sorride.
Non posso restare in questa stanza un minuto di più: ho bisogno di stringerla a me, di chiederle perdono per quello che ho fatto con Kendall, di baciarla, di sentire il suo odore, di ridere con lei, di ricordare tutti i bei momenti passati durante la nostra relazione.
Ma lei non sa nemmeno come mi chiamo.
Quando si calma, ha il fiatone per i singhiozzi.
- Ti serve qualcosa? Vuoi un fazzoletto?
- Sì, grazie. – Si passa una mano sulle guance. Tiro fuori dalla tasca un pacchetto di fazzoletti, lo apro e gliene porgo uno. Lei ringrazia, e si soffia il naso. Guardo fuori dalla finestra: si sta facendo sera.
Annie sospira e mi osserva. – Quindi ho scordato gli ultimi sei anni?
- Sì… - Sospiro anch’io, non distogliendo gli occhi dal cielo.
- È strano. Non so niente di te, eppure mi sembra di conoscerti.
- Come?? – Mi volto verso di lei, sperando che tutti i ricordi siano tornati al loro posto.
- Sì… è come se ti avessi amato tantissimo ma non ti vedessi da secoli. Il che è strano, perché non ti ho mai visto prima. Non so se mi sono spiegata…
Questo per me è troppo: mi piego su me stesso e affondo la testa fra le mani. Non posso impedire ad altre lacrime di scorrere.
- Tutto bene? – Mi chiede Annie, avvicinandosi e posandomi una mano su una spalla. – Perché stai piangendo?
- Piango perché sono stato uno stupido. Ho fatto una cosa orribile di cui mi pento amaramente, e ora non posso fare più niente per rimediare.
- Che cosa hai fatto?
- Ho tradito la mia ragazza baciandone un’altra per pubblicità. Non ho avuto abbastanza palle da dire al mio agente di infilarsela in quel posto, la pubblicità.
- E lei che cos’ha fatto?
- Mi ha lasciato, e non risponde alle mie chiamate.
Annie sembra davvero interessata e amareggiata al tempo stesso. Mi mostra un mesto sorriso. – Forse non risponde perché ti ama troppo…
- No, lo fa perché mi odia.
- Non credo. Senti, scusa se te lo chiedo, ma posso sapere chi è questa ragazza?
Sospiro e la guardo dritta negli occhi. – Tu.
- Cosa?
- Io e te siamo stati insieme per quasi un anno. Mi hai lasciato più o meno due settimane fa.
- Non ci credo, è impossibile!
- Ti faccio vedere una cosa. Posso avvicinarmi al comodino? – Apro il cassetto, dove le infermiere hanno messo tutti i suoi effetti personali, e ne tiro fuori la collana che le ho regalato e il disegno del nostro primo bacio che ho trovato nascosto in una tasca del suo portafoglio. Le mostro prima il disegno. – Questo è il nostro primo bacio, a Roma. Ci siamo conosciuti il giorno prima, e tu l’hai disegnato. E questa – alzo la collana – te l’ho regalata io. Perché un cuore innamorato vola libero.
Annie prende in mano il disegno e lo studia, come se lo vedesse per la prima volta.
- Mi dispiace non ricordarmene…
- Col tempo, forse, ti tornerà tutto in mente. – Dico alzandomi. Non posso restare qui dentro un minuto di più. Mi avvio verso la porta.
- Ehi, scusami? – Mi chiama, e io mi volto verso di lei. – Scusa se te lo chiedo, ma posso tenerti la mano solo per un secondo?
Mi avvicino al fianco del suo letto più velocemente che posso e mi inginocchio, arrivando più in basso del suo viso. Poso le braccia sulle lenzuola, accanto al suo corpo coperto dal camice, senza staccare gli occhi dai suoi. Annie mi guarda con un sorriso timido e mi accarezza il braccio coi tatuaggi. Le poso delicatamente l’altra mano sulla sua, evitando di stringere. Cerco di trasmetterle col tocco e con lo sguardo tutto l’amore che provo per lei. Annie mi guarda, sorride, e intreccia le sue piccole dita con le mie.
- Mi dispiace tanto non ricordarmi di te…
- Non preoccuparti.
Posa la fronte sulla mia testa.

 ***
Briana

 Io e Louis guardiamo Harry e Annie l’uno accanto all’altra a occhi chiusi e con le braccia uno sull’altra.
- Non credo di averlo mai visto così innamorato – sussurra Louis. Non rispondo.
Sento un calcetto in alto e accarezzo il pancione: il piccolo è già podalico, e sta facendo il diavolo a quattro.
Se io non avessi incontrato Annie, oggi pomeriggio, non so se a quest’ora sarei ancora viva, in salute e prossima a diventare madre.
- Pensi quello che penso io, riguardo ai nomi? – Chiedo a bassa voce. Lui annuisce.
- Ora più che mai.
- Ragazzi, ho trovato Niall. Dio non voglia che sia stata un’impresa… - Liam interrompe la nostra conversazione col cellulare premuto contro l’orecchio. - si trova a Chiang Mai, dice che prenderà il primo volo possi… Niall? Novità, amico? Oh, Cristo… - copre il microfono del cellulare con una mano e si rivolge a noi. – Dice che il primo volo parte tra mezz’ora, ma ci metterà comunque quattordici ore. Sarà qui per le otto di domattina. Ha quindici ore di volo e due scali, uno a Bangkok e uno a Francoforte. È il massimo che può fare. – Torna a parlare al cellulare. – Amico, parti. Abbiamo bisogno di te qui.
Si allontana. Nello stesso momento Harry esce dalla camera, passandosi una mano sugli occhi gonfi. Louis lo abbraccia dandogli pacche sulle spalle.
Decido che è il mio momento di entrare.
- Ciao, Annie.
- Oh, ciao! – Annie si tira su sistemandosi bene a sedere e mi indica la sedia accanto a sé con un braccio. – Prego, siediti!
- Grazie – mi accarezzo il pancione sedendomi, e poi resto in silenzio.
- Qual è il sesso? – Chiede dopo un minuto.
- Oh, nessuno lo sa. – Sorrido. – Nemmeno io.
- Ah. – Intreccia le dita. – Hai già deciso il nome?
- Beh, se è maschio, lo chiameremo Freddie.
- Se è femmina?
- Annie – sorrido.
- Eh? Oh! Come me!
- Già.
- Sono contenta. – Sorride anche lei. Tutto questo è solo cortesia, non è una vera conversazione. Non posso aiutarla in nulla in questo momento.
- Ora scusami, ma devo andare. – Mi alzo e mi avvio verso la porta.
- Scusa – mi chiama, e io mi volto. Proprio come ho visto fare a Harry solo cinque minuti fa. Annie sta sedute a gambe incrociate sul letto, sotto le lenzuola. Mi lancia uno sguardo timido e poi si gratta la nuca, distogliendo lo sguardo. – Uhm… quel ragazzo, quello coi capelli lunghi… è vero che stavamo insieme?
- Sì, è vero. – Storco la bocca in una smorfia. – Ti ama più di chiunque altro.
- Capito. – Sorride asimmetricamente per poi tocchignarsi la flebo. – Grazie.
- Ci vediamo.
Uscendo, mi torna in mente un passo di “Mangia, prega, ama”, uno dei miei libri preferiti, sulle anime gemelle:
“La gente crede che l’anima gemella sia come un vestito che ci sta alla perfezione, e tutti la cercano per questo. E invece è uno specchio che ti mostra tutti i tuoi limiti, e attira l’attenzione su di te, facendoti capire che è il momento di cambiare la tua vita. Una vera anima gemella è forse la persona più importante che tu possa incontrare, perché demolisce i muri che ti circondano e ti sveglia di colpo. Ma non puoi pensare di vivere per sempre con lei. Le anime gemelle arrivano nelle nostre vite proprio per farci scoprire un’altra parte di noi stessi, un altro strato, e poi se ne vanno” *.
Spero che non sia il loro caso.

 ***
Louis

 Now I’m searching in every lonely place
Every corner calling out your name
Trying to find you but I just don’t know
Where do broken hearts go?

- Guardate qua. – Briana, uscita da cinque minuti dalla camera di Annie, si avvicina a noi col cellulare su Twitter. Ci mostra dei twit delle fan sull’accaduto di oggi pomeriggio, e tutti i messaggi recano un singolo hashtag: #PrayForAnnie.
- Come hanno fatto già a saperlo? – Chiede Harry stralunato.
- La notizia è uscita sui notiziari – spiega Briana. – E non chiedetemi come ma sulla rete stanno girando anche i filmati della sicurezza. Sono peggio degli sciacalli, quando ci si mettono.
Scorre con il pollice lungo lo schermo e poi si sofferma su un messaggio in particolare. Lo legge.
- Fino a un paio di ore fa stavano organizzando una veglia per Annie, qui in ospedale!
- Non le faranno mai entrare – puntualizzo.
Liam si avvicina alla finestra e guarda in basso.
– Guardate! – Esclama.
Lo imitiamo.
Giù nel parcheggio, appena sotto l’ala dell’ospedale dov’è ricoverata Annie, un gruppetto di un centinaio di ragazze si è radunato nel buio e nel freddo delle nove di sera con candele accese in mano, che risplendono nell’oscurità e illuminano fiocamente i loro visi di un opaco color fuoco. Guardano in alto, le fan, e alcune reggono dei cartelli “#PrayForAnnie”, “We love you Annie”.
Eccole, le fan: quelle da cui, dal giorno in cui Simon ci ha uniti in un’unica band, abbiamo tratto la nostra forza. Quelle per cui viviamo ogni momento e ogni concerto con la stessa intensità che mettiamo nel fare l’amore con una donna, con la stessa forza, la stessa libertà, la stessa ironia.
Sono sempre state lì, come un baluardo contro le difficoltà, pronte a difenderci da coloro che ci danno addosso, pronte a urlare i nostri nomi e a darci coraggio e sostegno. Le directioners sono coloro da cui veniamo, da cui stiamo e da cui andremo ora, in passato e per sempre, nonostante la pausa.
- Si può aprire quest’affare? – Liam armeggia con la finestra finché non riesce ad aprirla, e a quel punto io, lui e Harry ci sporgiamo di sotto. Stranamente, nessun urlo isterico. Nessun nome urlato. Solo un profondo silenzio, che arriva al cuore più di mille grida. Simon e Garfunkel gli hanno dedicato una canzone, al suono del silenzio.
Harry alza un braccio fuori dalla finestra e urla: - Vi amiamo!
Le fan, in tutta risposta, alzano le candele.
Rabbrividisco per il freddo e allontano Briana dalla finestra, dandole la mia felpa e restando in maniche di maglietta. Lei mi sorride, poi arranca verso una panca e ci si sdraia sopra, poggiando la testa contro il muro.
- Devo portare alla paziente la cena. – Un’infermiera sta in piedi davanti alla porta di Annie con un vassoio rosso in mano, e parlando attira la nostra attenzione facendoci voltare dalla finestra. – Per voi va bene?
- Certo che per noi va bene – risponde Liam.
- Posso pensarci io? – Mi faccio avanti, lasciando interdetta l’infermiera.
- Certo – risponde porgendomi il vassoio. Mentre lo fa il suo sguardo si posa su Briana addormentata sulla panchina.
- Forse è meglio portarla a letto – la indica con un movimento del capo dopo avermi passato il vassoio.
- La aiuto io – si offre Liam. Harry anche se volesse non credo riuscirebbe a staccarsi da Annie.
Liam e l’infermiera si avvicino a Briana per svegliarla, io mi avvio verso la stanza e, un attimo prima di entrare, mi giro di nuovo a osservare Harry.
Rannicchiato per terra con la testa fra le mani e il viso nascosto dai capelli è l’immagine stessa dello sconforto e del rimpianto. Non fa mai piacere vedere il tuo migliore amico in questo stato, senza neanche avere la minima idea di quanto il suo tormento potrà finire… soprattutto se per quel tuo migliore amico, qualche anno fa, hai provato qualcosa di indefinito, ma che non era soltanto amicizia.
Forse è meglio decidermi a entrare.
- Ciao. – La saluto. Lei sospira.
- Ho sentito questa parola più volte oggi che nel resto della mia vita – cerca di grattarsi sotto la fasciatura. – Dio, che fame!
- Ho giusto quello che fa per te – poso il vassoio sul tavolino davanti a lei. – Dunque, oggi abbiamo brodino, insalata di pollo e una pera. Cosa desideri?
- Eddie Redmayne nudo su una spiaggia, ma mi accontento anche del brodino. – Sorride.
- Eccola lì.
- Che cosa?
- La nostra intesa – mi lascio sfuggire.
- Perché, eravamo amici?
- Moltissimo. E ti sarò grato per l’eternità: hai visto la ragazza col pancione, prima? Tu lei hai salvato la vita, oggi pomeriggio.
- E come? – Sta bevendo quel brodino con la velocità di un elefante.
- Hai affrontato un pazzo che voleva farle del male.
- Non credo, non ne avrei mai il coraggio – allontana il piatto vuoto del brodino e attacca l’insalata di pollo.
- L’hai fatto, invece.
- Beh, io invece non me lo ricordo – sbotta, pentendosene subito dopo. – Senti… la ragazza col pancione… è tuo figlio quello?
- Sì! – Mi illumino. – Te lo ricordi?
- No, è soltanto una sensazione…
- Capisco.
Annie solleva la pera, la posa con uno sbuffo e abbassa il capo.
- Mi dispiace non sapere chi siete. Mi dispiace non ricordare nulla. Io ci provo e ci riprovo, e mi viene mal di testa, ma niente! L’ultima cosa che mi ricordo è di aver mangiato una pizza ai peperoni a casa mia. Voi sembrate conoscermi tutti, sembra che sappiate ogni cosa di me, e io invece non so niente! Non ricordo niente! Il vuoto totale!
- Ehi, ascolta – Mi siedo sul letto accanto a lei e le metto una mano sulla spalla. – Vedrai che tornerà tutto a posto. Ti tornerà tutto in mente, anche se non è una cosa immediata. E anche se non ti ricordi di noi non ci ricordiamo di te, e se ti serve sapere qualcosa basta chiedere. D’accordo?
-  D’accordo.
- Quindi… qualche domanda?
- Ne avrei una marea, ma non saprei tra quali scegliere… e sono molto stanca, ora.
- Va bene. Ti lascio riposare.
- Grazie, Louis.
Mi blocco di colpo e lei si copre la bocca con una mano, spalancando gli occhi.
- Oh, mio Dio! – Esclama.
- Te lo ricordi? – Sorrido.
- Sì! Cioè, non lo so… Mi è uscito così! Oh mio Dio! Tu sei Louis?
- Sì! Sì, sono Louis!
Ci mettiamo a gridare di gioia e ci abbracciamo sul letto. Lei continua a ripetere il mio nome e io mi devo sforzare per non piangere.
- Ricordi altro?
Annie si ferma, mi guarda, poi la sua espressione si corruccia. Corruga le sopracciglia, stringe le labbra, si porta due dita alle tempie come se avesse l’intenzione di scavare letteralmente nel suo cervello e trattiene il respiro.
- Nulla. – Il sorriso svanisce.
- I nomi degli altri?
- No… Scusa.
- Stai tranquilla – le scompiglio i capelli. – Riposati.
Esco dalla stanza come danzando sulle punte. Harry mi placca non appena metto un piede fuori.
- Ha ricordato chi siamo? Si ricorda i nostri nomi? Si ricorda di me? – Domanda impaziente. Sospiro.
- Mi dispiace, Harry. Si è ricordata soltanto il mio nome.
Lui mi lascia andare un braccio, gli occhi spenti, e si allontana.

 ***
Harry

Tell me where you’re hiding now?
Come on baby ‘cause I need you now
Tell me, ‘cause I’m ten feet down

 La camera è al buio e Annie, all’interno, sta dormendo. I ragazzi sono tutti addormentati, sistemati in ogni angolo libero. Fuori è notte fonda, le fan se ne sono andate, solo io sono ancora sveglio.
Come faccio a dormire sapendo che la mia ragazza ricorda solo il nome del mio migliore amico, ma non il mio? Come faccio a dormire sapendo che non avrò mai il suo perdono? Come faccio a entrare di nuovo in quella stanza?
Cammino avanti e indietro per il corridoio, cercando la forza per entrare e di non svegliare nessuno.
Vorrei tornare indietro su quella barca e mandare Kendall a quel paese. Preferirei uccidermi piuttosto che rifare quell’errore. Peccato che Annie non potrà mai capirlo.
Mi fermo, valutando un’idea: forse nel sonno posso avere di nuovo la mia Annie. Forse, se non sta troppo a pensarci, potrebbe ricordarsi di me. Forse, se resto con lei senza svegliarla, potrebbe sentire la mia presenza e ricordarsi di me.
Entro nella camera in punta di piedi: Annie dorme su un fianco, rivolta verso la sedia. È profondamente addormentata.
Il coraggio: proprio una delle più grandi virtù di cui l’uomo possa vantarsi, oltre all’altruismo, è stata la sua rovina.
Mi siedo sulla sedia accanto a lei, attento a non fare il minimo rumore. Allungo un braccio sul materasso verso le dita della sua mano, sfiorandole. Lei ha un movimento impercettibile verso di me, o me lo sono solo immaginato?
Appoggio l’altro braccio sul materasso per farmi da cuscino. E qui, a pochi centimetri di distanza da lei, mi addormento. 

* “Mangia, prega, ama” di Elizabeth Gilbert, cap. 48. Edizioni Rizzoli

   
 
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