La
mattina andai in camera di Maura e la svegliai.
“Maura, Maura svegliati.”
“Mmmmm Jane che vuoi, hai gli ormoni sottosopra?.”
“Andiamo a correre, hai voglia?.”
“Correre, ma che ore sono?.”
“Le 06:20, ci vieni?.”
“Che hai, perché non dormi? mi disse cominciando a svegliarsi. Allungati un
attimo, raccontami di Casey.”
“Che vuoi che ti dica, non potrà prendere un permesso, quindi niente rientro a
Boston e questo mi sembra un film… già visto.”
“Che intendi dire?.”
“Non ci sarà mai l’occasione, il suo lavoro è importante, non lo lascerà mai.
E’ quella la sua vita, non fare il papà qui.”
“Stai decidendo per lui?” mi domandò.
“Io non andrò da lui e lui non tornerà a Boston, tutto qui” dissi quasi con il
broncio.
“Non so che dirti.”
“Non dire niente andiamo a correre.”
“Oh mio Dio, mi cambio, vai a farmi un buon caffè e usa la mia polvere non la
tua istantanea.”
“Oookkkk ma sbrigati.”
“Cinque minuti e arrivo.”
“Tre”.
Camminammo senza correre ma trovai beneficio anche in quello, l’aria aperta mi
faceva sempre un bell’effetto. Maura non parlava molto, forse aveva ancora
sonno o forse mi lasciava nei miei pensieri, nei miei mille pensieri. Tornate a
casa, trovammo mamma intenta a preparare la colazione per un reggimento.
“Buongiorno ragazze.”
“E’ la fine, dissi a Maura ridendo. Forza, prepariamoci e andiamo a lavorare,
oggi sarà una giornata tosta.”
“Ti ho preparato uno spuntino per metà mattinata.”
“Wow, grazie mà.”
In ufficio stavano tutti aspettando noi e mentre Maura scese in laboratorio,
noi andammo al Club. Le coincidenze dei due omicidi cominciavano ad essere
troppe. Il Club era chiuso ma trovammo il direttore ad aspettarci. Ci fece
entrare e ci pregò discrezione, per lui e i suoi clienti.
“Per ora possiamo farlo, gli rispose Korsak ma tutto dipende da cosa troveremo.”
Ci dividemmo in piccole squadre, aiutati ancora una volta da altri agenti. Io e
Korsak subito agli armadietti e le varie sale massaggi e ce ne erano molte. Mi
accorsi che un armadietto era a nome del Sig. Isles.
“Oh no, guarda Vince, il papà di Maura era socio del Club, prima di aprirlo la
vorrei avvertire e magari farla venire qua.”
“Si Jane, ottima idea.”
Le telefonai e mi disse che sarebbe arrivata subito.
“Speriamo non sia coinvolto in questa tragedia”.
Intanto aprimmo e ispezionammo gli altri armadietti.
“E io che credevo che in questi Club si fumasse il sigaro e si leggesse il
giornale” dissi, questi si davano alla pazza gioia, qui anche un gel per massaggi
particolari. Più che un Club mi sembra un bordello”.
Arrivò Maura un po’ sconvolta.
“Eccomi Jane, che avete trovato?.”
“Sapevi che tuo padre era un socio?.”
“No, non lo sapevo, è coinvolto?” domandò nel panico.
“Ti abbiamo aspettata per aprire il suo armadietto, ho pensato che ti avrebbe
fatto piacere”. Indipendentemente da quello che troveremo.
“Grazie.”
“Sai se è in città?” le chiesi.
“E’ un po’ che non lo sento ma posso informarmi, dopo lo chiamo.”
“Brava, se in questi giorni è a Boston, mi piacerebbe parlare con lui.”
Fece un gran respiro.
“Certo.”
Lo aprimmo e sicure del Sig. Isles, non trovammo nulla di compromettente. Solo
il cambio per giocare a tennis. Feci convocareil marito della governatrice e altri soci presi a caso dalla lista.
Maura chiamò suo padre ma le disse che non lo frequentava più da anni, per
lavoro girava molto e quindi non era tra i sospettati.
“Meno male” disse Maura.
“Sì, qui le cose si mettono male, scopriremo cose poco legali, credo che il
Ritalin sia il meno.”
Come sempre aiutai Maura in infermeria e trovammo pillole di ogni tipo. Viagra,
Ketamina, Ecstasy, Anfetamine e la più gettonata cocaina.
“Dovremmo avvertire i colleghi della narcotici, qui c’è lavoro per tutti.”
“Martinez?” mi chiese Korsak sapendo il nostro passato.
“Aspettiamo di interrogare quelli convocati, poi si Martinez, avvisa il
capitano intanto.”
Prendemmo in prestito la sala lettura e aspettammo.
“Cavoli quanti libri, anche molto pregiati” disse Maura ammirandoli.
“Sì, peccato che non li leggeva nessuno, avevano ben altro da fare.”
“Già, peccato. “
“Jane” mi chiamò
“Sì?.
“Prometti che con il marito della governatrice ci andrai piano?”.
“Non farò nessun trattamento speciale, voglio chiudere questo caso, si sta già
prolungando troppo.”
“Si però finché non avremo prove certe, sii un po’ tollerante.”
“Maura… lo sono sempre.”
“Cosa, ma che stai dicendo? con quella faccia e le tue espressioni, non lo sei
mai.”
“Da che parte stai? se non ti fidi chiama Korsak.”
“Non è che non mi fido ma tu parti in quinta e poi t’ingolfi.”
“Wow dottoressa, bell’esempio, metterò la retromarcia, nel caso.”
Ad uno ad uno interrogammo i venti soci chiamati, tutti confessarono le
stravaganti cose che facevano lì ma tutti giurarono di non aver a che fare con
l’omicidio di Alice. Squillò il telefono di Maura ed uscì dalla stanza.
Lasciammo per ultimo il marito della governatrice, gli dovevamo un po’ di
privacy. Si comportò da vero signore, rispose alle nostre domande in modo
chiaro, anche alle più intime e ci disse di aver detto tutta la verità alla
moglie.
“Bene, se ci ha detto tutto, non ha nulla da temere, la nostra chiacchierata
non uscirà da qui, gli dissi, però può capire che il Club sarà messo sotto
perquisizione dalla narcotici, questo non possiamo evitarlo.”
“Lo capisco e grazie per la discrezione. Se posso esservi d’aiuto in qualche
modo, dite pure.”
La porta si aprì e Maura mi fece cenno di uscire.
“Hai novità?” le chiesi subito.
“Si, hanno analizzato i dna e Gray aveva ragione.”
“Non ci credo, com’è possibile?.”
Mi sedetti in una poltrona lì vicino, l’angoscia mi aveva colpita e affondata.
“Dimmi com’è possibile arrivare a tanto” le chiesi.
“Non lo so, è statisticamente provato che il cervello può far cose che nemmeno
immaginiamo, la scienza dice…”
“Si ok, basta, qui si parla di uccidere una ragazza di diciannove anni, il
cervello va in tilt in questi casi.”
“Forse hai ragione, la scienza non può controllare tutto, almeno non questo.”
“Dai, torniamo alla BCU, spero per l’ultima volta. Sai, credo che dovresti
tenere delle lezioni di vita, scienza e delitti, forse qualcuno seguirà il tuo
esempio. Io ti seguirei ad occhi chiusi.”
“Lo dici perché sei mia amica, come insegnante sarei tremenda.”
“Già, hai ancora quell’A- da digerire.”
“Non prendermi in giro, ho studiato sodo per togliere quel meno.”
“Ne sono certa.”
Arrivammo all’università e il mio umore cambiò immediatamente. Il rettore ci
stava aspettando e parlammo un po’ del caso. Dalla finestra notai che si stavano
allenando a football e scesi un attimo da loro. Il coach e CJ mi raggiunsero.
“Salve, ancora qui, ci sono novità?.”
“Purtroppo sì ma non posso dirvi nulla, la dottoressa sta parlando con il
rettore, saprete tutto tra poco. Prima o poi verrò a vederti giocare, dissi a
CJ.”
“Ci conto detective.”
Li salutai con un sorriso e raggiunsi gli altri. Il rettore ci portò nel
laboratorio e chiamò Giulia Russell.
“Che è successo?” ci domandò preoccupata.
“Sei in guai seri ragazzina” dissi, vieni con noi.”
Tornammo alla biblioteca e la interrogammo.
“Avevi paura che andasse alla polizia e per te finiva il traffico di droghe che
avevi messo su con il prof di chimica?.”
“Di che parlate?.”
“Abbiamo scoperto tutto e andrai in galera per molto tempo. Alice non si
meritava un’amica come te, era la tua compagna di stanza maledizione, una tua
amica.”
“Perché l’hai uccisa?” le chiese Maura per scoprire qualcosa del suo carattere.
Scoppiò a piangere e distrutta, confessò.
“Aveva scoperto tutto, il traffico di pillole e droghe, stava per spifferare
tutto a voi e per noi sarebbe stata la fine.”
“Lo sarà ora, dissi molto seria. Hai ucciso una tua coetanea, quando uscirai di
prigione, se mai uscirai, sarai talmente vecchia da…”
Ero furiosa ma riuscii a trattenermi, non era quella la sede giusta per una mia
piazzata, Maura mi fece cenno di calmarmi ed uscii da lì.
“Vi aspetto fuori, dissi, faccio mandare degli agenti per l’arresto. Non fatela
uscire da qui.”
“Sì Jane.”
Trovai una panchina e mi feci passare l’arrabbiatura. Morire a diciannove anni
per una passione non lo trovavo giusto. Arrestarono Giulia e con Maura tornammo
alla centrale.
“Ehi, tutto ok? mi chiese, abbiamo dato giustizia ad Alice.”
“Sì Maura, una ventenne morta e una in galera per tutta la vita, due vite
rovinate.”
“Eh sì.”
“Ti va di andare da Jennifer e i genitori di Alice?” Le chiesi.
“Certo che si, ora possiamo rendergli il corpo per un degno funerale. Alice era
davvero in gamba.
“Lo era davvero.
“Voglio chiedere a mio padre di istituire una borsa di studio a suo nome, nel
campo giornalistico.”
“Sarebbe magnifico, sei fantastica Maura.”
Mi sorrise. Li trovammo tutti a casa e con calma facemmo il resoconto di tutte
le nostre indagini. Maura gli disse che il giorno dopo potevano andare a prendere
Alice e che li avrebbe aspettati lei in persona. Ci ringraziarono molto e ci
salutammo con dei grandissimi abbracci. Tornate alla macchina, ci concedemmo
due minuti per riprenderci dalla commozione.
“Jane.”
“Si?.”
“Volevo dirti che io amo il mio lavoro e farlo con te e gli altri, è una cosa
che mi appaga alla grande. Non esiste un noi-voi…”
La guardai.
“Maura lo so, scusa anco…”
“Lasciami finire per favore, so che eri arrabbiata e hai detto quelle cose ma
se le pensi davvero, io preferisco cambiare squadra e…”
“No Maura ti prego, si ero arrabbiata ma non con te, tra noi non c’è un
noi-voi, siamo una squadra fantastica e noi due amiche, buone amiche. Non
cambiare squadra… per favore.”
Mi stavano scendendo delle lacrime che non riuscivo a fermare.
“Sono venuta via dai piani alti perché non mi piacciono, quel mondo non fa per
me, quando torno a casa voglio sentirmi soddisfatta del lavoro svolto e del
nostro lavoro di gruppo.”
“Io lo sono sempre, tu fai parte di noi e poi ora avrai un compito ancora più grande,
stai diventando zia e dopo me, sarai la sua persona più importante. Su questo
non ho alcun dubbio.”
“Oh Jane.”
“Senza di te, ci perderemmo in patatine a hamburger” dissi per sdrammatizzare.
“Grazie, ne sono onorata. Mio nipote non mangerà hamburger.”
“Non iniziare ad esagerare, dagli il tempo di crescere un po’. Ho chiamato
tutti al Dirty Robber, darò la notizia, forza andiamo.”
“Si, abbiamo da festeggiare stasera.”
Finalmente con Maura era tornata la nostra solita intesa, ci eravamo parlate
apertamente e risolto tutto. Al Dirty erano arrivati tutti e ordinai birra e
vino per tutto il tavolo.
“Stasera si festeggia, dissi sedendomi. Finalmente il caso è stato risolto però
ci sarebbe un’altra cosa da festeggiare, volevo dirvi che…”
“Dai Jane, non tenerci sulle spine, mi incitò Frankie, voglio bere.”
“Sempre il solito, volevo dirvi che, sono incinta, aspetto un bambino.”
Ci fu un chiacchierio generale ed erano tutti contenti.
“Infatti tu berrai sidro o succo di arancia” disse Maura.
“Cosa? no, assaggio un po’ del tuo vino. Sarà l’ultima volta lo prometto.”
“Va bene, ma mezzo bicchiere.”
Si unì anche il capitano e da lì la mia famiglia era al completo.
Avevamo chiuso un caso molto difficile, mi aveva presa molto e avevo rischiato
di perdere Maura. Ora che tutti sapevano del bambino, la mia vita lavorativa
sarebbe cambiata completamente ma contrariamente a quello che credevo, ero
felice.