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Autore: ChiaraDanger    01/03/2016    0 recensioni
So che può sembrare la solita storia scontata ma spero possiate cambiare idea leggendola.
Questo è un piccolo estratto:
Precedentemente avevo pensato che finalmente stavo provando cosa significasse sentirsi liberi, sentirsi vivi, ma solo in quel momento, solo con lui vicino a me, solo con la sua bocca avvinghiata desiderosamente alla mia stavo veramente provando cosa potesse realmente intendersi col dire sentirsi vivi, sentirsi il sangue scorrere nelle vene e la linfa vitale crescere al proprio interno.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Danielle Jonas, Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve. Dico solo che i DNCE hanno appena pubblicato la cover di Work e io non sono capace di smettere di ridere XD ahahahah 
Buon martedì post Oscars!!


“Per essere la tua prima uscita qui, ti stai divertendo?” chiese posizionandosi accanto a me sul divano.
“Molto” risposi sorridendogli “è tutto meraviglioso fin ora e tu sei straordinario” aggiunsi stringendomi a lui.
“Alla nostra” sussurrò lasciandomi un veloce bacio sulle labbra, facendo toccare i bicchieri di champagne che avevamo tra le mani.
Ancora una volta mandai giù l’intero contenuto del bicchiere tutto d’un fiato, e immediatamente mi sentii bene. Mi sentivo libera; mi sentivo viva.
Fin ora avevo solo immaginato cosa volesse dire davvero vivere il momento e soprattutto cosa significasse sentirsi desiderati e come ciò poteva farti sentire.
Finalmente lo stavo provando sulla mia pelle e questo mi rendeva estremamente felice. Mi faceva sentire come se tutto il resto della mia vita, i problemi, le paranoie, le delusione, non esistesse, o almeno non avesse più tanta importanza, non fino a che ero con qualcuno capace di farmi sentire speciale.
 
“Sei bellissima” riprese la parola, riportando la mia attenzione alla realtà, mentre lo sentivo lasciarmi un bacio sul collo e i brividi scuotermi dalla testa ai piedi.
Stavo per rispondergli, per dirgli quanto lui fosse meraviglioso e mi facesse sentir bene, ma proprio in quel momento qualcuno venne a frapporsi tra noi.
“Come va ragazzi?” disse sorridendo, consapevole di aver interrotto qualcosa, andando a prendere posto tra noi “che ne dite di fare un gioco?” proseguì guardando prima nella mia direzione e poi in quella di Tyler.
“Danielle non hai niente di meglio da fare?” chiese lui abbastanza infastidito dal suo comportamento.
“Andiamo Tyler, da quando sei diventato così noioso?” lo bacchettò, facendogli poi l’occhiolino “vedrai che ci divertiamo” concluse alzandosi, prima di posizionarsi sulle gambe del mio ragazzo.
 
Come poteva fare questo senza preoccuparsi minimamente della mia presenza? E perché Kevin non le diceva nulla? Ma soprattutto perché Tyler non le aveva detto di non farlo?
Sapevo benissimo chi era lei e sapevo che era la ragazza più corteggiata e popolare della scuola e che io in confronto a lei sembravo uno scherzo mal riuscito. Sapevo anche che tra loro c’era un rapporto di amicizia che durava da anni e che probabilmente tutto ciò per loro era normale, ma questo non mi impediva di essere gelosa, perché adesso nella sua vita, o almeno in parte, ero entrata anche io ed assistere a queste scenette mi faceva rosicare e non poco.
 
“Il gioco si fa con una moneta” riprese la parola, e quando riportai di nuovo la mia attenzione su quello che mi circondava, notai che le persone intorno a noi erano aumentate.
“Io la lancerò in aria ma prima ognuno di voi dovrà dirmi se uscirà testa o croce” spiegò mostrando la moneta “chi sbaglia manda giù uno shot di Whisky e Sambuca” concluse sorridendo.
“Testa” disse Kevin abbassandosi a baciare la propria ragazza sulle labbra.
Tyler mi guardò, come a volermi chiedere cosa scegliere, e io mi limitai a mimargli una croce con le dita, dopodiché lui, insieme agli altri presenti, comunicò la nostra decisione a Danielle, la quale successivamente fece librare la moneta nell’aria. La riafferrò con fermezza e posizionandosi al centro del cerchio formatosi intorno al tavolino gremito di alcolici decretò testa.
“Scusa” dissi avvicinandomi a Tyler e baciandolo velocemente, prima di mandare giù l’ennesimo drink della serata senza batter ciglio. Sì, ero decisamente alticcia.
“Prossimo turno” disse di nuovo lei, raccogliendo ancora una volta le nostre scelte.
“Croce” arrivò una voce dal lato, quando la moneta era già in aria, ma senza neanche aspettare l’esito del lancio mandò giù uno shot lungo la gola.
“Joseph non funziona così il gioco” lo ammonì in modo scherzoso la ragazza, guadagnandosi in cambio un sorriso da lui.
“Scusa bellezza, prometto che non lo farò più” le rispose ancora sorridente, anche lui visibilmente ubriaco, prima di sparire improvvisamente, così come era arrivato.
Facemmo ancora qualche giro, fino a che non finirono tutti i bicchieri sul tavolo, dopodiché ognuno tornò alle proprie occupazioni.
Il troppo alcol in circolo nel mio corpo mi fece sentire l’irrefrenabile bisogno di andare al bagno, così iniziai a guardarmi intorno per vedere se c’era Lex da qualche parte, in modo che potesse accompagnarmi, ma di lei non si vedeva neanche l’ombra.
Senza rendermene conto, né di come fosse successo, né di quando avessi accettato, mi ritrovai con Danielle a farmi compagnia e quello fu senza dubbio uno dei momenti più strani della mia vita.
 
“Quindi le cose tra te e Tyler sono serie?” chiese avvicinandosi allo specchio, aggiustando il rossetto color ciliegia che le definiva le labbra.
“Non lo so” risposi osservandola nei gesti “So che stiamo bene insieme”.
“Ma tu ancora pensi a Joe” aggiunse voltandosi nella mia direzione, riponendo il rossetto nella borsa.
“Io… Dio io non lo so!” affermai frustrata, lasciando andare un sospiro “Voglio che lui esca per sempre dalla mia vita ma non ci riesco. Vorrei dirgli di andare a farsi benedire per come mi ha trattata ma poi eccolo lì” feci una pausa pensando a lui, a quello che era successo quella mattina e a come sarebbe potuta finire se non fosse intervenuta la professoressa.
“Eccolo lì con il suo sguardo su di me, il suo sguardo intenso e acceso su di me e improvvisamente divento incapace di parlare, di muovermi... persino di respirare” ammisi forse nella maniera più sincera possibile.
Non ero io a parlare. Era l’alcol a parlare per me e per una volta mi stava facendo dire le cose così come erano in realtà. L’unico problema? La persona a cui le stavo dicendo e probabilmente presto mi sarei pentita di queste mie confessioni.
“Ma poi c’è Tyler” ripresi, portandomi le mani tra i capelli “Merda lui è così perfetto. Forse troppo perfetto per me. È dolce ed intelligente e lui vuole stare con me” proseguii indicandomi, come se in questo modo riuscissi a far percepire meglio il mio messaggio “cosa ho io che lo ha portato a voler stare con me?”.
Sentivo tutte le mie insicurezze crescere esponenzialmente al mio interno man mano che andavo avanti con il mio discorso, e avere lei davanti non mi aiutava.
 
Danielle era semplicemente bellissima. Non aveva nulla che non andasse e ne era consapevole e questo mi portava ad ammirarla e allo stesso tempo ad invidiarla tantissimo.
Non perché io odiassi me stessa, ma mi sarebbe piaciuto che le persone avessero potuto guardare anche me con la stessa ammirazione con cui guardano lei, e non in riferimento esclusivo all’aspetto fisico, ma anche a tutto il resto.
Alla sua sicurezza, alla sua determinazione, alla sua capacità di leader. Alla sua capacità di tener testa ai tre ragazzi ai piedi dei quali si prostrava l’intera scuola, senza mai sentirsi in difficoltà.
Questo era Danielle per me. Una ragazza che da un lato non era nelle mie corde e che mai ci sarebbe entrata, ma che dall’altro ammiravo tantissimo.
“Tu capisci quello che intendo vero?” chiesi alla fine del mio sfogo ricco di rivelazioni.
“Sì è tutto chiaro; molto chiaro. Puoi scusarmi un attimo?” disse quindi uscendo e lasciandomi sola in un bagno deserto.
 
-ho bisogno di aria- mi dissi, dirigendomi come una furia verso l’esterno.
Mi girava la testa e avevo bisogno di un po’ di spazio per me per mettere insieme i pezzi della serata fin ora andata.
Uscii da un ingresso che si trovava vicino al bagno, il quale dava sul retro del locale, e immediatamente l’impatto con l’aria fredda della notte mi fece riprendere un po’ di lucidità.
Era pungente sul viso e sul resto del corpo lasciato scoperto dagli striminziti vestiti che avevo indosso.
Mi poggiai alla porta, in modo da ottenere un migliore equilibrio, e iniziai a sfregare le mani sulle braccia, nel tentativo di acquistare un po’ di calore.
Feci un lungo respiro, chiudendo gli occhi e inalando quanta più aria possibile, nella convinzione che questo mi avrebbe aiutata a schiarirmi le idee e a ritrovare un po’ di lucidità, ma proprio in quel momento fui scaraventata in avanti dalla porta che si aprì alle mie spalle.
“Fanculo” dissi a voce troppo bassa affinché chi era uscito potesse sentirmi.
Mi girai sulla destra per dare un’occhiata a chi era appena uscito, rischiando di farmi cadere, e quasi senza sorpresa mi accorsi che erano due le persone: Joe ed una ragazza che si stavano baciando.
 
“Ehi tu” mi rivolsi nella loro direzione, senza neanche rendermi conto di quando avessi deciso di parlargli “ti farà soffrire. Ti userà e poi ti lascerà andare, fidati di me”.
Era la pura verità. Era ciò che pensavo e ormai avevo imparato a conoscere, e finalmente, grazie al mio stato di non perfetta sobrietà, ero riuscita a dirlo ad alta voce.
“Lui vuole solo entrarti nelle mutande e poi dimenticarsi della tua intera esistenza” proseguii nel mio discorso, sorprendendomi da sola per l’impeto di coraggio che mi aveva spinta a parlare.
“Puoi scusarmi un attimo?” chiese lui alla puttanella in calore di turno, prima di incamminarsi nella mia direzione “parli come se fossi stata con me. Come se avessi mai avuto la possibilità di fare questa esperienza con me” proseguì rivolgendo e sue parole nei miei confronti, chiudendomi tra il muro e le sue braccia, una volta che si fu avvicinato a me.
“Ormai credo di conoscerti abbastanza per sapere che questo è ciò che fai” spiegai con voce ferma e tranquilla e forse questa era la prima volta che mi rivolgevo a lui senza sentirmi inferiore “quello che non comprendo è il perché tu lo faccia” aggiunsi fissando i miei occhi nei suoi, sorreggendo il suo sguardo.
Un leggero ghigno si fece strada sulle sue labbra e questo mi confondeva. Stava forse ridendo di me? O era sorpreso dalla mia reazione così coraggiosa? Oppure si stava solo assaporando il momento prima di abbattermi come faceva ogni volta?
“È divertente. Questo è tutto” rispose allargando il sorriso, facendo accelerare il mio battito cardiaco “lo hai mai provato?” aggiunse intensificando il suo sguardo su di me, costringendomi ad abbassare il mio, incapace di sostenere ancora quegli occhi fissi nei miei, e così facendo dando una tacita risposta alla sua domanda.
“Vuoi provare anche tu?” chiese prendendomi il volto tra le dita e sollevandomelo, in modo che potessi tornare a guardarlo in quegli occhi color ambra in cui aleggiava una fiamma di vita “Vuoi seguirmi nel buio?” aggiunse per poi baciarmi.
 
Colmò velocemente la distanza tra noi, senza neanche darmi il tempo di rendermene conto, e in un secondo la sua bocca fu sulla mia.
Non era delicato, né tantomeno romantico, come avevo più volte immaginato, ma al contrario era rude, passionale ed eccitante.
Sentii i suoi denti mordere e tirare sul mio labbro inferiore, costringendo un gemito ad uscire dalla mia bocca e in quel momento ne approfittò per legare la sua lingua alla mia.
Immediatamente mi sentii avvolta in un turbine di sensazioni che mi stava travolgendo e mi stava facendo provare qualcosa che mai avevo avvertito prima nella mia vita.
Sentivo le gambe tremare e i brividi scuotermi man mano che il bacio si intensificava.
Legai le braccia al suo collo, bisognosa di avere un contatto con lui che non fosse solo quello delle nostre bocche. Il suo sapore mi inebriava, rendendomi desiderosa di averne sempre di più.
Tornò a mordere sulle mie labbra, dandomi la possibilità di riprendere fiato, mentre posava una mano sui miei fianchi e contemporaneamente mi costringeva con il suo corpo contro il muro.
Mi sentivo in estasi, abbandonata completamente alle sue attenzioni e alla sua bocca di nuovo sulla mia. Non riuscivo a rendermi conto se tutto quello che stava accadendo fosse davvero reale o frutto di una fantasia.
Posò l’altra mano sul mio viso, facendola poi scivolare lentamente giù lungo le braccia e poi dritta lungo i miei fianchi, per poi risalire verso il torace. Sentivo la pelle andare in fiamme sotto il suo tocco, così appassionato, indelicato ed elettrizzante.
I brividi continuavano a dominare al mio interno e le gambe a tremare e ciò mi portava a credere che avessero potuto cedere da un momento all’altro.
Strinsi la presa su di lui, portando una mano tra i suoi capelli e l’altra sul suo avambraccio, come se da quella stretta dipendesse tutto quello che stava succedendo tra di noi.
Precedentemente avevo pensato che finalmente stavo provando cosa significasse sentirsi liberi, sentirsi vivi, ma solo in quel momento, solo con lui vicino a me, solo con la sua bocca avvinghiata desiderosamente alla mia stavo veramente provando cosa potesse realmente intendersi col dire sentirsi vivi, sentirsi il sangue scorrere nelle vene e la linfa vitale crescere al proprio interno.
Le sue labbra si staccarono nuovamente dalle mie, iniziando a percorrere la loro strada giù lungo il mio collo, soffermandosi in quel punto così inaspettatamente sensibile del mio corpo, prima di riprendere la loro corsa giù verso la mia clavicola.
Sospirai, assaporando quei tocchi, quei baci e quelle sensazioni così nuove e travolgenti per me.
 
Quante volte lo avevo sognato? Forse troppe, tanto da averne perso il conto, ma era davvero questo quello che volevo? Era davvero così che volevo che andasse tra di noi? Volevo davvero essere la sua scopata della serata, della quale molto probabilmente me ne sarei pentita?
No, non era questo quello che volevo e quello di cui avevo bisogno. Sentivo che nonostante tutto meritavo molto di più di quello che lui mi stava offrendo ora e la consapevolezza che c’era qualcun altro in grado di offrirmi quel qualcosa di più di cui avevo bisogno mi portò, in un lampo di lucidità, a staccarmi da lui.
“Io, io devo andare” balbettai, con le parole che facevano fatica ad uscire dalla mia bocca, ancora priva di fiato per quello che stava succedendo “mi dispiace ma non è questo quello che voglio” aggiunsi divincolandomi da lui e scappando di nuovo all’interno.
  
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