Spazio
autore
Kate-love:
Oddio, quante guest star in questo capitolo: Robin, Bellamy, Don
Abbondio,
Occhi di falco, Zoro e soprattutto i mitici Gatsu e Grifis di
“Berserk”.
Mi
raccomando, tienili d’occhio perché potrebbero
fare altre comparsate! Certo che
ogni volta che ripenso a Robin bambina in stato Hulk-Super
sayan-berserk
scoppio a ridere…tu no?
Nascondino
con l’arrotino ( e l’ombrellaio)
Krieg
si stiracchio, si rigirò nel letto, sbadigliò, si
riaddormentò.
Improvvisamente
sentì qualcosa di interno, situato fra il pancreas e i
polmoni, come un
orologio biologico, che gli imponeva di alzarsi per rispondere a non
meglio
precisate incombenze.
Si
staccò da Kuro, a cui era stata abbarbicato fino a quel
momento come un’ape con
il miele, si stropicciò gli occhi e, nella penombra che
avvolgeva la camera da
letto, aprì gli occhi e fissò il calendario di
Barbie fissato alla parete.
Una
data era segnata con il
pennarello
rosso.
Dopo
aver realizzato che quella data cadeva proprio nello stesso giorno ebbe
un
attacco di panico e cominciò a graffiarsi le guance;
fortunatamente apprese
grazie alla sveglia che erano ancora le quattro del mattino e aveva
quindi
mezz’ora di tempo.
Svegliò
Jango con un sonoro calcio nello stomaco, mentre per Gin fu necessario
sparare
un colpo di pistola in aria.
Anche
Kuro si alzò: i quattro si infilarono vestaglie e pantofole,
quindi capeggiati
da un eccitato e saltellante Krieg si diressero verso la camera degli
infanti.
Un
attimo prima della catastrofe i quattro, sdraiati per terra e sui letti
in pose
grottesche e apparentemente privi di vita, stavano sognando: Arlong la
morte di
tutti gli esseri inferiori ( leggasi umani) del pianeta; Hacchan tutto
il
gelato al cioccolato del mondo; Kuroobi Pippo Baudo in bikini e Chu una
bella
avventura di Winnie the Pooh e Pimpi nel paese delle meraviglie.
L’ammiraglio
pirata fece irruzione nella stanza sbattendo la porta e gridando come
un
ossesso, mentre gli altri tre cercavano di trattenerlo: “Alle
armi! Alle armi!
Mancano pochi minuti! Non c’è più
tempo!”.
Non
appena realizzarono di cosa stava parlando, gli uomini pesce esplosero
in un
grido di gioia e insieme al paparino adottivo, cercando di stringersi
un po’,
si spaparanzarono sul divano e accesero la televisione sintonizzandola
su Rai
Uno, mentre Kuro cucinava con aria nevrotica e gli sguatteri, vestiti
da
valletti seicenteschi per celebrare l’importante occasione,
servivano e
riverivano i cinque.
In
sostanza all’asilo dei pirati si erano tutti alzati prima dei
grilli per vedere
in diretta la puntata finale de “Lo Zecchino
d’oro”.
Nel
mondo di One Piece partecipano a tale show, anziché bambini,
pezzi grossi della
Marina o della pirateria, che di solito cantano sempre lo stesso brano
per
decenni di fila: sicché non è insolito che un
presunto “artista” vinca la
competizione per più edizioni consecutive.
Quella
volta il conduttore nonché supremo padrone
dell’inferno Topo Gigio consegnò il
premio a Crocodile, che, ormai disperato, calcava le scene da
vent’anni con una
versione remix di “Il coccodrillo come fa”: al
secondo posto si classificarono
Shanks il rosso e i suoi, battuti di un pelo.
A Kuro
ribolliva il sangue: tanti anni prima, quando era ancora un pirata
serio, aveva
vinto la gara con “ Quarantaquattro gatti”
interpretata dalla sua ciurma in
fila per sei col resto di lui e Jango; ma quando qualche mese prima si
era
presentato alle selezioni con “Volevo un gatto
nero” era stato subito cacciato,
per discriminazione contro i diversi, a suo dire.
Finito
lo show e le scommesse clandestine che lo accompagnavano, fu il turno
di una
mega partita a nascondino a cui parteciparono tutti tranne il capitano
dalla
dubbia identità sessuale che, indossato un costume intero
arancione a righe
gialle, si posizionò su una sdraio in
giardino.
Il
prescelto per essere il cacciatore fu Gin: e gli altri, mentre lo
sguattero
contava in modo confuso a causa della propria perenne ubriachezza,
sciamarono
per la casa e si occultarono in ogni luogo possibile
e immaginabile.
“98…99…103!
Anzi, 100! Sto arrivando gente!” disse estraendo la pistola
con aria minacciosa
e iniziando a camminare in tondo tastando mobili e pareti.
Passò
la mano callosa e puzzolente sopra un mucchio di stracci che coprivano
un
tavolo, senza immaginare che là giacesse Kuroobi; spaventato
da quelle dita che
si muovevano in qua e in là le azzannò, e il
pirata balzò in aria gridando per
il dolore.
“Sarà
stato un ratto” pensò accarezzandosi
l’arto dolorante, mentre la manta, ridendo
sotto i baffi e sicura di non essere stata scoperta, tirò
fuori il game boy e
prese a giocarci.
Il
tossicodipendente continuò il suo giro di perlustrazione,
sbuffando come un
toro e lanciando intorno occhiate da lupo famelico; il suo passo era
pesante,
il suo respiro ben percepibile e Chu, nonostante il dolore derivante
dal fatto
di stare appallottolato come un contorsionista in una credenza
piccolissima, lo
sentiva avvicinarsi come una presenza maligna e distruttrice, come il
demonio
in persona.
“Eppure
non riesco a scovarli…” disse Gin fra
sé e sé grattandosi la testa, mentre sul
soffitto sopra di lui stavano Hacchan e Jango, che tentavano
disperatamente di
non mollare la presa e di non emettere suoni di alcuna natura per non
tradirsi.
In
quello stesso momento Kuro, stabilitosi sotto un ombrellone a pois blu,
stava
assaporando attimi di puro piacere e un gelato Magnum.
Davanti
a lui passavano molto persone e tutti, che lo conoscessero o no, lo
salutavano;
e così faceva lui.
Ad un
tratto vide sfrecciare davanti a sé un furgone decorato in
modo stravagante, e
dotato di un altoparlante che aveva certo avuto momenti migliori che
amplificava una stridula e fastidiosa voce: “E’
arrivato l’arrotino! Arrota
coltelli, forbici, forbicine, forbici da seta, coltelli da prosciutto!
Donne!
E’ arrivato l’arrotino e l’ombrellaio!
Aggiustiamo gli ombrelli! L’ombrellaio
donne! Ripariamo cucine a gas! Abbiamo i pezzi di ricambio per le
cucine a gas!
Se avete perdite di gas noi le aggiustiamo! Se la cucina fa fumo noi
togliamo
il fumo della vostra cucina a gas! Lavoro subito, immediato!
E’ arrivato
l’arrotino!”.
Capendo
quale occasione della vita le stava passando di fronte, Kuro
iniziò a
strepitare facendo cenno al mezzo di fermarsi.
Dal
furgone scesero una specie di truzzo in camicia hawaiana senza niente
sotto e
costumino, con un’assurda chioma azzurra ritta come un palo,
il naso di ferro e
gli occhiali da sole e un osceno ciccione con la bocca piena di denti
cariati.
“Salve
signora! IO sono Cutty Flam detto Franky, l’arrotino, e LUI
è il mio collega
Teach detto Barbanera, l’ombrellaio. In cosa possiamo
servirla?”.
“Mah
guardi… ci sarebbero i miei guanti artigliati, la lancia di
mio marito e la
spada dentata di nostro figlio.. Aspetti che glieli vado a
prendere…”e tornò
carico di utensili e armi varie come un mulo.
“Figaro
qui… Figaro lì!” canticchiò
allegramente Franky arrotando una sciabola piena di
ruggine, mentre il compare si stendeva fra i cespugli e svuotava una
fiaschetta
di rum.
“Allora
signora tutto bene a casa?” chiese Teach.
“Sa…
ultimamente abbiamo adottato quattro uomini pesce! Li avevano
abbandonati, e
perciò…”.
“Per le
trippe di Nettuno e anche le mie! Dev’essere dura!”.
“Eh
già… mangiano come un reggimento e spaccano tutto
quello in cui si imbattono…
ma d’altronde sono così carini ed educati quando
si sa come educarli…”.
“Non
direi signora!” replicò Franky che non aveva
capito nulla, facendo la punta ad
una mannaia. “Il mio maestro era un uomo pesce, e guardi come
mi ha educato!
Maledetto ciccione giallo…”.
Contemporaneamente
la partita di nascondino proseguiva in modo cruento.
Kuroobi,
tanto sicuro dell’impunità, era stato scovato e
nonostante si fosse gettato in
una corsa disperata, spaccandosi la faccia su un muro almeno un paio di
volte,
Gin aveva raggiunto la tana prima di lui e lo aveva ufficialmente
eliminato.
Il
pirata riprese la caccia e si leccava le labbra al pensiero gioioso di
poter
snidare nuove vittime.
Cantando
passò davanti a una tenda ma, accortosi che qualcosa non
andava, tornò sui
propri passi.
Da
dietro il telo spuntavano due smisurati piedi blu con tanto di sandali.
Ora:
chi in quella casa poteva avere delle fette simili, perdipiù
assai fetenti?
Gin
credette di udire un battito di denti provenire da dietro le tenda, ed
era
anche incuriosito dal rubinetto che spuntava dalla sommità
di questa.
Percependo
puzzo di bruciato scostò la tenda e si imbatté in
Arlong che tremava come una
foglia, si copriva il viso con un giornale e aveva occultato il naso a
sega
sotto un tubo con rubinetto.
I due
si lanciarono un infuocato sguardo di sfida e spiccarono un balzo: lo
squalo
sfondò il muro con il cranio lasciò la propria
impronta sui mattoni, Gin
incespicò su un tappeto persiano e si ruppe il bacino, ma
nonostante gli
inconvenienti e gli infortuni continuarono a correre a tutta birra
verso lo
stesso obiettivo: la tana.
Arlong
era in vantaggio ma l’avversario non gli dava un attimo di
tregua e aveva anche
cominciato a sparare a salve.
L’uomo
pesce era alle strette e stava per ceder quando ebbe un’idea
geniale e,
afferrato un martello che giaceva casualmente a terra, lo
scagliò su un piede
dell’inseguitore, costringendolo a fermarsi per cure mediche
d’urgenza.
In
questo modo, sotto lo sguardo entusiasta dell’eliminato
Kuroobi, arrivò
gridando alla tana e aggiunse: “Cinquantun per me libera
tutti!”.
Gin lo
raggiunse dopo una ventina di minuti zoppicando vistosamente e
mugolando: “Non
vale…mi hai fatto la bua…”.
Nel
frattempo in giardino si erano esauriti sia gli attrezzi da arrotare
che gli
argomenti di cui chiacchierare.
“Scusi
se non gliel’ho detto subito, ma ho un certo problema con il
fumo in cucina… Me
ne sono accorta stamattina mentre preparavo i toast per mio
marito…”:
”Benissimo! Compagno, procedi!”.
Barbanera
alzò una mano e creò attorno a sé una
cortina di oscurità e un mini buco nero.
“Questo
è il vero motivo per cui ho mangiato quel frutto del
diavolo! Volevo
velocizzare le pulizie sulla nave, ma Barbabianca non ha
gradito…” aggiunse
Teach, quindi iniziò ad aspirare il fumo dalla cucina.
In quel
preciso istante Gin stava per sorprendere Chu che, riparatosi sotto un
presunto
mantello dell’invisibilità, invocava la
pietà divina: ma come, tutti gli altri,
si sentì risucchiare da qualcosa.
A nulla
valse aggrapparsi ai mobili.
Kuro si
stupì molto quando vide volteggiare in aria, fra
oscurità, fumo e oggetti vari,
gli altri inquilini dell’asilo, e si infuriò tanto
che saltò addosso a Teach e
cominciò a prenderlo selvaggiamente a sberle e a percuoterlo
con un ombrellino
che lo stesso Barbanera aveva aggiustato:“Mostro!Lasciali
andare!Te ne farò
pentire!”:
Il sortilegio cessò, ma nel frattempo Franky era
già salito sul furgone ed era
partito a tutto gas.
L’ombrellaio
lo tallonava da vicino, anche se era al limite di resistenza.
“Muoviti
a salire! Se quei matti ci acchiappano ci fanno a pezzi!”.