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Autore: Federico    26/03/2009    1 recensioni
Arlong, come tutti sanno, è spietato… Ma riuscite a immaginarvi lui e i suoi soci che si comportano come bambini piccoli? E se, per complicati intrighi che coinvolgono lo stesso Gold Roger, finissero in uno stravagante asilo per piccoli pirati gestito da Don Krieg e dal Capitano Kuro? Nota: In questa fic compaiono moltissimi personaggi di O.P, sia vecchi che nuovi, nei ruoli più assurdi che si possano immaginare: spero di riuscire ad accontentare i fan di ciascun personaggio, che però dovranno avere i nervi saldi...
Genere: Commedia, Parodia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altro Personaggio
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Spazio autore

Kate-love: Oddio, quante guest star in questo capitolo: Robin, Bellamy, Don Abbondio, Occhi di falco, Zoro e soprattutto i mitici Gatsu e Grifis di “Berserk”.

Mi raccomando, tienili d’occhio perché potrebbero fare altre comparsate! Certo che ogni volta che ripenso a Robin bambina in stato Hulk-Super sayan-berserk scoppio a ridere…tu no?

 

Nascondino con l’arrotino ( e l’ombrellaio)

 

Krieg si stiracchio, si rigirò nel letto, sbadigliò, si riaddormentò.

Improvvisamente sentì qualcosa di interno, situato fra il pancreas e i polmoni, come un orologio biologico, che gli imponeva di alzarsi per rispondere a non meglio precisate incombenze.

Si staccò da Kuro, a cui era stata abbarbicato fino a quel momento come un’ape con il miele, si stropicciò gli occhi e, nella penombra che avvolgeva la camera da letto, aprì gli occhi e fissò il calendario di Barbie fissato alla parete.

Una data era segnata con  il pennarello rosso.

Dopo aver realizzato che quella data cadeva proprio nello stesso giorno ebbe un attacco di panico e cominciò a graffiarsi le guance; fortunatamente apprese grazie alla sveglia che erano ancora le quattro del mattino e aveva quindi mezz’ora di tempo.

Svegliò Jango con un sonoro calcio nello stomaco, mentre per Gin fu necessario sparare un colpo di pistola in aria.

Anche Kuro si alzò: i quattro si infilarono vestaglie e pantofole, quindi capeggiati da un eccitato e saltellante Krieg si diressero verso la camera degli infanti.

Un attimo prima della catastrofe i quattro, sdraiati per terra e sui letti in pose grottesche e apparentemente privi di vita, stavano sognando: Arlong la morte di tutti gli esseri inferiori ( leggasi umani) del pianeta; Hacchan tutto il gelato al cioccolato del mondo; Kuroobi Pippo Baudo in bikini e Chu una bella avventura di Winnie the Pooh e Pimpi nel paese delle meraviglie.

L’ammiraglio pirata fece irruzione nella stanza sbattendo la porta e gridando come un ossesso, mentre gli altri tre cercavano di trattenerlo: “Alle armi! Alle armi! Mancano pochi minuti! Non c’è più tempo!”.

Non appena realizzarono di cosa stava parlando, gli uomini pesce esplosero in un grido di gioia e insieme al paparino adottivo, cercando di stringersi un po’, si spaparanzarono sul divano e accesero la televisione sintonizzandola su Rai Uno, mentre Kuro cucinava con aria nevrotica e gli sguatteri, vestiti da valletti seicenteschi per celebrare l’importante occasione, servivano e riverivano i cinque.

In sostanza all’asilo dei pirati si erano tutti alzati prima dei grilli per vedere in diretta la puntata finale de “Lo Zecchino d’oro”.

Nel mondo di One Piece partecipano a tale show, anziché bambini, pezzi grossi della Marina o della pirateria, che di solito cantano sempre lo stesso brano per decenni di fila: sicché non è insolito che un presunto “artista” vinca la competizione per più edizioni consecutive.

Quella volta il conduttore nonché supremo padrone dell’inferno Topo Gigio consegnò il premio a Crocodile, che, ormai disperato, calcava le scene da vent’anni con una versione remix di “Il coccodrillo come fa”: al secondo posto si classificarono Shanks il rosso e i suoi, battuti di un pelo.

A Kuro ribolliva il sangue: tanti anni prima, quando era ancora un pirata serio, aveva vinto la gara con “ Quarantaquattro gatti” interpretata dalla sua ciurma in fila per sei col resto di lui e Jango; ma quando qualche mese prima si era presentato alle selezioni con “Volevo un gatto nero” era stato subito cacciato, per discriminazione contro i diversi, a suo dire.

Finito lo show e le scommesse clandestine che lo accompagnavano, fu il turno di una mega partita a nascondino a cui parteciparono tutti tranne il capitano dalla dubbia identità sessuale che, indossato un costume intero arancione  a righe gialle, si posizionò su una sdraio in giardino.

Il prescelto per essere il cacciatore fu Gin: e gli altri, mentre lo sguattero contava in modo confuso a causa della propria perenne ubriachezza, sciamarono per la casa e si occultarono in ogni luogo possibile  e immaginabile.

“98…99…103! Anzi, 100! Sto arrivando gente!” disse estraendo la pistola con aria minacciosa e iniziando a camminare in tondo tastando mobili e pareti.

Passò la mano callosa e puzzolente sopra un mucchio di stracci che coprivano un tavolo, senza immaginare che là giacesse Kuroobi; spaventato da quelle dita che si muovevano in qua e in là le azzannò, e il pirata balzò in aria gridando per il dolore.

“Sarà stato un ratto” pensò accarezzandosi l’arto dolorante, mentre la manta, ridendo sotto i baffi e sicura di non essere stata scoperta, tirò fuori il game boy e prese a giocarci.

Il tossicodipendente continuò il suo giro di perlustrazione, sbuffando come un toro e lanciando intorno occhiate da lupo famelico; il suo passo era pesante, il suo respiro ben percepibile e Chu, nonostante il dolore derivante dal fatto di stare appallottolato come un contorsionista in una credenza piccolissima, lo sentiva avvicinarsi come una presenza maligna e distruttrice, come il demonio in persona.

“Eppure non riesco a scovarli…” disse Gin fra sé e sé grattandosi la testa, mentre sul soffitto sopra di lui stavano Hacchan e Jango, che tentavano disperatamente di non mollare la presa e di non emettere suoni di alcuna natura per non tradirsi.

In quello stesso momento Kuro, stabilitosi sotto un ombrellone a pois blu, stava assaporando attimi di puro piacere e un gelato Magnum.

Davanti a lui passavano molto persone e tutti, che lo conoscessero o no, lo salutavano; e così faceva lui.

Ad un tratto vide sfrecciare davanti a sé un furgone decorato in modo stravagante, e dotato di un altoparlante che aveva certo avuto momenti migliori che amplificava una stridula e fastidiosa voce: “E’ arrivato l’arrotino! Arrota coltelli, forbici, forbicine, forbici da seta, coltelli da prosciutto! Donne! E’ arrivato l’arrotino e l’ombrellaio! Aggiustiamo gli ombrelli! L’ombrellaio donne! Ripariamo cucine a gas! Abbiamo i pezzi di ricambio per le cucine a gas! Se avete perdite di gas noi le aggiustiamo! Se la cucina fa fumo noi togliamo il fumo della vostra cucina a gas! Lavoro subito, immediato! E’ arrivato l’arrotino!”.

Capendo quale occasione della vita le stava passando di fronte, Kuro iniziò a strepitare facendo cenno al mezzo di fermarsi.

Dal furgone scesero una specie di truzzo in camicia hawaiana senza niente sotto e costumino, con un’assurda chioma azzurra ritta come un palo, il naso di ferro e gli occhiali da sole e un osceno ciccione con la bocca piena di denti cariati.

“Salve signora! IO sono Cutty Flam detto Franky, l’arrotino, e LUI è il mio collega Teach detto Barbanera, l’ombrellaio. In cosa possiamo servirla?”.

“Mah guardi… ci sarebbero i miei guanti artigliati, la lancia di mio marito e la spada dentata di nostro figlio.. Aspetti che glieli vado a prendere…”e tornò carico di utensili e armi varie come un mulo.

“Figaro qui… Figaro lì!” canticchiò allegramente Franky arrotando una sciabola piena di ruggine, mentre il compare si stendeva fra i cespugli e svuotava una fiaschetta di rum.

“Allora signora tutto bene a casa?” chiese Teach.

“Sa… ultimamente abbiamo adottato quattro uomini pesce! Li avevano abbandonati, e perciò…”.

“Per le trippe di Nettuno e anche le mie! Dev’essere dura!”.

“Eh già… mangiano come un reggimento e spaccano tutto quello in cui si imbattono… ma d’altronde sono così carini ed educati quando si sa come educarli…”.

“Non direi signora!” replicò Franky che non aveva capito nulla, facendo la punta ad una mannaia. “Il mio maestro era un uomo pesce, e guardi come mi ha educato! Maledetto ciccione giallo…”.

Contemporaneamente la partita di nascondino proseguiva in modo cruento.

Kuroobi, tanto sicuro dell’impunità, era stato scovato e nonostante si fosse gettato in una corsa disperata, spaccandosi la faccia su un muro almeno un paio di volte, Gin aveva raggiunto la tana prima di lui e lo aveva ufficialmente eliminato.

Il pirata riprese la caccia e si leccava le labbra al pensiero gioioso di poter snidare nuove vittime.

Cantando passò davanti a una tenda ma, accortosi che qualcosa non andava, tornò sui propri passi.

Da dietro il telo spuntavano due smisurati piedi blu con tanto di sandali.

Ora: chi in quella casa poteva avere delle fette simili, perdipiù assai fetenti?

Gin credette di udire un battito di denti provenire da dietro le tenda, ed era anche incuriosito dal rubinetto che spuntava dalla sommità di questa.

Percependo puzzo di bruciato scostò la tenda e si imbatté in Arlong che tremava come una foglia, si copriva il viso con un giornale e aveva occultato il naso a sega sotto un tubo con rubinetto.

I due si lanciarono un infuocato sguardo di sfida e spiccarono un balzo: lo squalo sfondò il muro con il cranio lasciò la propria impronta sui mattoni, Gin incespicò su un tappeto persiano e si ruppe il bacino, ma nonostante gli inconvenienti e gli infortuni continuarono a correre a tutta birra verso lo stesso obiettivo: la tana.

Arlong era in vantaggio ma l’avversario non gli dava un attimo di tregua e aveva anche cominciato a sparare a salve.

L’uomo pesce era alle strette e stava per ceder quando ebbe un’idea geniale e, afferrato un martello che giaceva casualmente a terra, lo scagliò su un piede dell’inseguitore, costringendolo a fermarsi per cure mediche d’urgenza.

In questo modo, sotto lo sguardo entusiasta dell’eliminato Kuroobi, arrivò gridando alla tana e aggiunse: “Cinquantun per me libera tutti!”.

Gin lo raggiunse dopo una ventina di minuti zoppicando vistosamente e mugolando: “Non vale…mi hai fatto la bua…”.

Nel frattempo in giardino si erano esauriti sia gli attrezzi da arrotare che gli argomenti di cui chiacchierare.

“Scusi se non gliel’ho detto subito, ma ho un certo problema con il fumo in cucina… Me ne sono accorta stamattina mentre preparavo i toast per mio marito…”:
”Benissimo! Compagno, procedi!”.

Barbanera alzò una mano e creò attorno a sé una cortina di oscurità e un mini buco nero.

“Questo è il vero motivo per cui ho mangiato quel frutto del diavolo! Volevo velocizzare le pulizie sulla nave, ma Barbabianca non ha gradito…” aggiunse Teach, quindi iniziò ad aspirare il fumo dalla cucina.

In quel preciso istante Gin stava per sorprendere Chu che, riparatosi sotto un presunto mantello dell’invisibilità, invocava la pietà divina: ma come, tutti gli altri, si sentì risucchiare da qualcosa.

A nulla valse aggrapparsi ai mobili.

Kuro si stupì molto quando vide volteggiare in aria, fra oscurità, fumo e oggetti vari, gli altri inquilini dell’asilo, e si infuriò tanto che saltò addosso a Teach e cominciò a prenderlo selvaggiamente a sberle e a percuoterlo con un ombrellino che lo stesso Barbanera aveva aggiustato:“Mostro!Lasciali andare!Te ne farò pentire!”:
Il sortilegio cessò, ma nel frattempo Franky era già salito sul furgone ed era partito a tutto gas.

L’ombrellaio lo tallonava da vicino, anche se era al limite di resistenza.

“Muoviti a salire! Se quei matti ci acchiappano ci fanno a pezzi!”.

  
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