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Autore: ClosingEyes_    02/03/2016    2 recensioni
I sogni possono rilevare parti di noi che non conosciamo, cose che non ricordiamo ci vengono in mente senza motivo.
Rin sognerà una persona particolare e con l'aiuto di Kagome scoprirà chi è.
Tante avventure l'aspettano, e presto si troverà davanti ad una scelta.
Spero di avervi incuriosito :)
Buona Lettura :D
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Rin/Sesshoumaru
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quando ho pensato sul serio che magari quella sera sarebbe stata una delle più tranquille che io potessi mai passare in ospedale, ho dovuto ricredermi: c'era un casino immenso, quasi non era misurabile.

Sono stata sballottolata da destra e sinistra da infiermieri che correvano al pronto soccorso, mentre io ero così spaesata che non capivo assolutamente nulla di quello che stava accadendo.

Ne ho visto di cotte e di crude in ospedale, davvero troppe, mi sono morti anche pazienti fra le braccia, spesso bambini colpiti da una violenza dentro casa oppure investiti da auto.

Tante volte ho pianto su quei piccoli corpi inermi, strappati troppo in fretta dalla vita, neanche hanno avuto il tempo di imparare a camminare che già riescono a volare.

Lo stiamo perdendo dottoressa, la prego faccia qualcosa!

Cosa potevo mai fare io, con queste mani, che oltre a maneggiare bisturi e altri ferri operatori, non hanno mai fatto seri miracoli, non ero Dio.

Sesshomaru era estremamente calmo e pacato, a differenza di me che stavo entrando in uno stato di agitazione: c'era troppo caos, mancava di ordine e fermezza, tutti agivano secondo il loro istinto senza ragionare pacatamente.

Ma, dopotutto, in un'emergenza cosa mai si voleva ragionare?.

-Mamma, mamma ti prego non te ne andare, mamma resisti!-.

Mi si sbarrarono gli occhi: una voce, probabilmente di un bambino sui cinque anni, era aggrappata al braccio della madre, adagiata su una barella ormai in preda ad una crisi di panico.

I segnali furono abbastanza chiari da farmi mettere i guanti e iniziare ad agire.

Scostai i paramedici, vedendo una situazione disastrosa: la paziente in questione riportava lunghe ferite sugli arti superiori e un fiume di sangue verso il basso ventre, con un evidente “pancione” di donna incinta.

-Maledizione ma perchè non avete tamponato da prima le ferite, banda di incapaci!Levatevi!- scostai con violenza i paramedici dalla barella, prendendo subito delle garze da un tavolino operatorio li vicino e chiamai due infermiere per bloccare l'emoraggia.

-Mamma non mi lasciare no!-.

Vidi il volto di quel povero bambino in lacrime, spaventato come un cucciolo che sente che sta per essere solo per il resto della sua vita senza una mamma, ma non avrei mai permesso che accadesse ciò.

-Come ti chiami piccolo?- mi sedetti a mezz'aria davanti a lui, cercando di sorridergli come meglio potevo.

-Yoto, dottoressa la mamma starà bene vero?-.

Non volevo assicurare nulla a quella povera creatura, se non che avrei fatto del mio meglio.

-La mamma è in buone mani, ora promettimi una cosa: andrai buono buono con l'infermiera Allison nell'asilo per i bimbi speciali come te?-.

-Si..Però poi dopo posso vedere la mia mamma?-.

-La vedrai presto..Allison, porta il bambino nell'asilo e assicurati che stia bene! Voi, razza di idioti, portate la signora in sala parto 2, presto non c'è tempo da perdere!-.

Sentì le voci di sottofondo dei vari specializzandi scioccati per i miei termini così duri e arroganti, ma se quella donna fosse morta per causa mia, non me lo sarei mai perdonato.

-Il primo che fiata durante l'operazione, lo sbatto a calci fuori, chiaro?!- mi rivolsi ai miei specializzandi e infermiere, beccandomi una guardata forse abbastanza intimorita.

-Si signora!-.

Dopo aver sedato per bene la donna, fino a farla addormentare sotto anestesia, incominciai a controllare i suoi parametri, prima di aprirle la pancia per tirare fuori il feto.

-Una femmina, all'incirca sui 3kg, al settimo quasi ottavo mese di gravidanza, in totale stato di sofferenza cardiaca, insufficienza respiratoria causata da un giro di cordone, operiamola immediatamente!-.

Mi guardarono senza parole, forse perchè non si spiegano come abbia fatto da una semplice ecografia ad individuare tutte quelle informazioni sul feto.

-Forza muovetevi!-.

Mi posizionai davanti alla donna, incominciando a aprire quell'enorme “sacca” in cui la bambina era rinchiusa: mi ripromisi che , per la seconda volta nella mia vita, sarei riuscita a salvare quella bambina e sua mamma in stati completamente critici.

Troppo sangue, emorragia estesa, ma non impossibile da fermare: sudavo freddo , maledizione dov'è Sesshomaru quando ho bisogno di lui e perchè questa bambina fa fatica ad uscire?!.

-Dottoressa, vuole che chiamo la dottoressa Higurashi?-.

-No, aspetta..-.

Mai, mai in tanti anni di carriera ho visto questo miracolo: quella bellissima bambina era ancora riunchiusa in quella sacca amniotica perfettamente intatta, mi si “accomodò” fra le mani, come se fosse una piuma, una piuma di un cigno, bella come mai avevo visto.

-Ma è un miracolo dottoressa..-.

Trattenni le lacrime, non dovevo perdere le staffe proprio in quel momento.

-Affido la bambina a voi ragazzi, della madre ci penso io, non deludetemi-.

Leggermente la posai fra le mani dell'ostetrica e di una infermiera, lasciando quel piccolo miracolo venuto al mondo una un secondo in più in quella piccola sacca amniotica.

Cominciai a pulire le ferite della madre, richiudendo per bene quella già aperta per il taglio cesareo, poi passai a quelle sugli arti superiori.

Mi rincuorari, eccome se mi rincuorai, non appena sentì quel bellissimo suono, seppur abbastanza prerompente e forte, un bellissimo pianto di una bambina venuta alla vita, per miracolo, per la forza della madre che non si è arresa davanti alle ferite, davanti alla stanchezza, alle probabili notte insonne e forse anche a quelle maledette voglie di mangiare.

-Ho pulito, richiudete per favore-.

Mi tolsi il camice sporco di sangue e i guanti, uscendo dalla sala operatoria con un bel sorriso stampato in faccia, perchè potevo finalmnete dire di averle viste tutte ma, soprattutto, di essere riuscita a fare di tutto.

Salì al piano superiore con l'ascensore e percorsi quel corridoio lungo e freddo, fino ad arrivare all'asilo dei bambini, dove Yoto era stato portato gentilmente dall'infermiera.

-Yoto-.

Vidi il bambino alzare lo sguardo, decisamente provato da tutto ciò che aveva passato, con gli occhi gonfi dalle lacrime versate fin ora, ma non appena incrociò il mio sorriso, mi corse fra le braccia e lo portai dalla mamma.

-Ora la mamma è un po stonata va bene?Però è sana e salva ed è nata anche la tua sorellina-.

Aprì la porta della stanza della madre e Yoto si lanciò dentro, sorridendo felice alla mamma che già aveva fra le sue braccia la sua piccola bambina.

-Dottoressa, lei è il mio angelo-.

-Suvvia signora non esageriamo, ho fatto il mio dovere!Ora mi scusi ma il cerca persone chiama, lei per qualunque cosa bata che prema il tasto 2, è il mio cercapersone privato- chiusi la porta, raggiungendo Sesshomaru nel pronto intervento, sala 1.

-Sesshomaru , hai bisogno di aiuto?..- ero decisamente stanca, dopo quel intervento così delicato e impegnativo.

-Come è andata con la tua paziente in condizioni critiche?-.

-Abbastanza bene, sia lei che la bambina stanno bene.Piuttosto tu cosa stai combinando, sicuro di sentirti bene?Lascia fare a me dai, ne ho passate di notti al pronto soccorso, posso dire di aver visto di tutto-.

Sentì chiaramente con il fondendoscopio che c'era un tamponamento cardiaco e che se il paziente era vivo era solo per miracolo, doveva essere operato d'urgenza.

-Ma sta per morire, tamponamento cardiaco, c'è un cardiochirurgo?-.

Chiamai due infermieri, chiamandoli con un fischio palesemente maschile, ma abbastanza chiaro da far capire che la situazione era abbastanza grave.

Gli infermieri presero la barella e la portarono nella sala operatoria, dove il cardiochirurgo era li ad aspettare, già pronto ad operare il paziente.

Sesshomaru era decisamente stanco, chissà quante altre notti ha passato senza dormire, tralasciando le notti in bianco in un letto con una specializzanda, ma comunque aveva bisogno di riposare.

-Sesshomaru vai a riposare per favore, sei davvero stanco-.

-Vieni con me?-.

-Non posso, devo ancora vedere alcuni paziente, appena finisco ti raggiungo- gli posai un bacio casto sulla guancia, per evitare di andare troppo nell'occhio del ciclone di quelle specializzande allupate.

Dopo almeno 20 pazienti del pronto soccorso , finalmente potei respirare un secondo di pace; era stato davvero faticoso , non pensavo che potesse essere così movimentato un pronto soccorso alle tre di notte.

Nel mio ospedale è difficile che ci sia così tanto movimento , più di giorno non si capisce nulla: respiravo la pace fra i corridoi del reparto di neurologia, aprendo la porta dello studio di Sesshomaru e vedendolo sopra al lettino a pancia all'aria, decisamente privo di forze.

Meno male che è un demone, non dovrebbe stancarsi come noi umani.

Non riuscivo proprio a non ridere, mi faceva davvero morire in quella posizione così scomoda e scomposta, faceva più ridere lui che me con la tutina rosa da ginecologa.

Effettivamente se la potevano risparmiare quella sottospecie di divisa che classificava il ramo di appartenenza: siamo tutti medici, passati tutti per la stessa strada per la bellezza di sei anni, perchè mai metterci queste ridicole tutine e invece tenere solo il camice.

-Quella tutina rosa ti dona-.

-Non me lo dire va, che ora me la levo subito, mi fa davvero pena- tolsi quella maledetta divisa, restando in intimo, per la seconda volta, davanti a Sesshomaru.

Mi venne spontaneo avvicinarmi a Sesshomaru, sedermi accanto a lui sul lettino e incominciai ad allungare le mani verso il suo bellissimo, maledetto, seppur perfetto, fisico scultoreo.

-Rin, ma non ti ferma nulla?- con te steso così no.

-Vieni qui.-.

Lo tirai a me, facendolo mettere semi seduto, mentre fra baci rubati, lo spogliavo di quella camicia bellissima che lo rendeva davvero sexy, spogliandolo delle sue vesti di demone rigido e freddo.

Sentivo le sue mani percorrermi la schiena, lentamente ma avidamente, con sensazioni mai provate fino ad ora: sentivo ancora quelle bellissime scariche, stavolta al basso ventre, segno che non avrei resistito un altro secondo se non avessi fatto l'amore con lui subito.

Improvvisamente ribaltò la situazione, mettendomi sotto di lui e fissandomi, mi aveva incatenato nei suoi sguardi, fra le sue mani, nel suo bellissimo profumo di menta e muschio e dio, se dovessi dire quanto era bello in quel momento, mi morirebbero le parole in gola.

-Rin, sei sicura?-.

-Sesshomaru..-.

Lui è la mia persona, non voglio che nessun altro mi provochi dolore e piacere, non voglio altro dalla vita se non il mio bellissimo demone.

-Sei bellissima.-.

-Ti amo..-.

Lo strinsi forte a me , baciandolo con passione, mentre lui con una mano mi slacciava il reggiseno, sfiorando la mia pelle con una delicatezza degna di un principe: mi tolse gli slip, coccolandomi ancora un po, prima di farmi sentire quello strappo e poi quello slancio verso il piacere.

Entrò in me, senza smettere di baciarmi e io strinsi gli occhi, sapevo che faceva male ovvio, ma non credevo che fosse così tremendamente fastidioso.

Sentivo chiaramente quello strappo, come lui sentì l'odore del mio sangue, ma poco mi importava perchè ad ogni sua spinta, iniziavo a sentire piacere e goduria, ciò che finalmente aspettavo da una vita intera.

-Si, Sesshomaru..- le mie unghie si avvinghiarono alla sua schiena, graffiandolo come se fossi una tigre, ma non si lamentò, anzi sembrò che ciò lo eccitava ancora di più.

Quindi questo è l'amore?L'apice del piacere e della pace con se stessi? L'amore fa stare così bene da dimenticare che eravamo sul lettino di uno studio neurologico, che come prima volta il luogo lasciava a desiderare, ma non mi importava, perchè su quelle lenzuola, ho dato a lui ciò che ho preservato da anni gelosamente.

Le nostre anime e corpi si muovevano all'unisono, senza smettere un attimo di amarci, per una incessante ora di puro piacere, senza mai sentirsi stanchi.

-Ti amo anche io, Rin-.

Solo quella stanza sa quanto ci siamo amati in quella notte, fra un codice blu ed un altro, fra i rumori degli infermieri che correvano fra una sala ed un'altra e fra le ambulanze che facevano avanti e indietro.

Il cercapersone non suonava o, forse, non era ciò che volevamo sentire.

L'amore rendere sordi e spesso anche ciechi, ma fare l'amore rende tutto una magia, fare l'amore rende anche il peggiore dei posti uno di quelli su cui non puoi fare a meno di non farlo.

Mi ha reso regina anche qui, in un ambiente che dovrebbe essere sterile ma invece è pieno di amore.

Io, la sua regina.

   
 
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