Fanfic su artisti musicali > Mika
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Autore: Sammy_Stark    03/03/2016    1 recensioni
Fino a che punto si può mentire a se stessi?
Era una domanda che Federico si stava ponendo da qualche settimana.
Aveva creduto che stare lontano da Mika significasse stare lontano anche dal pensiero di lui.
Indovinate un po'... Si sbagliava di grosso.
E Mika sentiva la sua mancanza? Gli interessava ancora qualcosa di lui?
(Può considerarsi un seguito di "Le farfalle sono creature fragili" e "Magari in un'altra vita")
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Da quando Mika si era svegliato, non si era fermato nemmeno per bere un bicchiere d’acqua tra una telefonata e l’altra. Aveva scritto, si era accordato per i nuovi abiti commissionati, era andato a fare la spesa, aveva fatto un po’ di ginnastica, aveva inviato la demo di una nuova canzone e aveva addirittura approvato i bozzetti della sorella, iniziando a lavorarci lui stesso su.

Era iperattivo e alternava picchi di entusiasmo a momenti di profonda tristezza. Perfino Yasmine si rese conto che era più strano del solito ma non aveva chiesto nulla perché lo conosceva fin troppo bene: quello era il suo modo per tenere la mente occupata, per non pensare a qualcosa che lo turbava profondamente. Sapeva che se il fratello non avesse parlato per primo, lei doveva fare finta di nulla fin quando lui non si fosse deciso ad aprirsi.

Erano le due del pomeriggio quando finalmente Federico aprì gli occhi. Si trascinò in bagno con una lentezza degna di un bradipo. Mika si accorse che l’altro si era svegliato solo quando sentì l’imprecazione pronunciata dalla voce familiare di Fedez. “Cazzo!!” Sbottò infatti l’Italiano, davanti allo specchio del bagno.
Si sentiva un deficiente.

In quei pochi minuti dal divano al bagno, aveva pensato di aver fatto un altro dei suoi sogni moralmente inaccettabili e invece adesso aveva la prova concreta che era successo davvero.

Mik bussò alla porta qualche istante dopo. “Federico..? Stai bene..?”. Gli chiese, angosciato. Il rapper fissò la porta per interminabili secondi. Pensò di non rispondere e di rimanere chiuso nel bagno in silenzio, poi si costrinse a comportarsi da persona adulta e, con un profondo sospiro, aprì la porta.

Il sorriso che il Libanese gli rivolse, gli fece perdere un battito. Si accorse solo dopo una manciata di secondi che anche lui aveva uno sguardo impaurito. Impaurito, non arrabbiato.

Fedez deglutì e cercò di formulare un discorso serio nella propria testa. “A me è piaciuto!”.

Di tutte le stupidaggini che poteva dire, quella era di sicuro la peggiore ma gli era venuto così spontaneo da non riuscire a trattenerlo per sé. Aveva pensato di rimangiarsi tutto, di correggersi o di tentare di salvarsi in qualche modo ma non lo aveva fatto. Era rimasto semplicemente a fissarlo, come un idiota.

Mika continuò a sorridere ma lo sguardo si fece assente. Piano piano l’espressione sul suo volto cambiò e Federico si sentì male. Aveva fatto un casino.

Il Libanese abbassò lo sguardo a terra e deglutì a fatica. “Federico, mi dispiace.. Io no voleva fare limoni con te, io… Oh, fuck me! No, Wait! I don’t mean… I meant… Io…”. Prese a balbettare, agitato. L’Italiano sorrise appena. Lo trovava adorabile quando andava nel pallone e iniziava a parlare un po’ in Italiano e un po’ in Inglese. Ma il suo sorriso scomparve in fretta. Ormai era troppo tardi per tirarsi indietro, dovevano semplicemente parlare di quella… Strana relazione tra loro due. “Mik, possiamo parlarne in sala..? O da qualche altra parte..? Ok che è un po’ una situazione di merda ma parlarne in bagno è piuttosto squallido..” provò a farlo sorridere. La pop star annuì e, come un bambino ubbidente, si mise a sedere compostamente sul divano. Federico gli si sedette accanto, sfregandosi le mani sudate sui pantaloni. Odiava quando si agitava e iniziava a sudare come un cretino.

“Prima di tutto, ascolta: non interrompermi, va bene? E’ un po’ il motivo per cui sono qui, quindi non…” Sospirò e strinse un pugno. “Non avevo intenzione di ubriacarmi e pomiciare con te, è ovvio. Però è stato forte. E non lo dico perché ero ubriaco fradicio e adesso ho due succhiotti inguardabili addosso…” Le mani gli tremavano e la voce faticava ad uscire. “Cazzo, Mik, sono un rincoglionito con le parole…” Stava per vomitare l’anima, visto che aveva lo stomaco vuoto. Lo sguardo di Mika si indurì e per un attimo Federico faticò a riconoscerlo. “Tu deve pensare a quello che esce da tua bocca. Noi siamo fidanzati. Non tra di noi! Io dev..Devo andare via da Parigi. Torna da Giulia, Federico.” Mormorò il Libanese e si alzò in piedi.

Fedez non riusciva a capire quella reazione. Nella sua mente era stato Mika ad iniziare a baciarlo e gli sembrava di ricordare un discutibile rigonfiamento nei pantaloni dell’amico, premuto contro la propria coscia.
Deglutì a fatica. Non era affatto il momento di distrarsi.
Tutto quello che era successo non gli aveva dato fastidio, forse perché erano mesi che sognava che accadesse ma adesso si sentiva offeso. Era lui quello etero che stava precipitando nel vuoto dopo che la terra gli era crollata sotto i piedi, era lui quello in preda alle crisi esistenziali. Si meritava forse quel trattamento? Aveva detto qualcosa di sbagliato?
Sospirò e alzò lo sguardo a cercare gli occhi di Mika. “Per favore, ti ho chiesto di non interrompermi, voglio davvero parlarne…” Lo pregò, mantenendo comunque la calma, per quanto potesse riuscirci. L’amico però restò in piedi, irremovibile. “Non abbiamo niente da dire. Devi andare. Io posso chiamare un taxi per te.”. Il tono gelido che Mika usò fece rabbrividire Fedez. Non credeva fosse umanamente possibile che quel ragazzo potesse essere così glaciale. Si sentì smarrito, davanti ad un uomo che non riconosceva come il suo amico un po’ pazzo e adorabilmente strano. Strinse entrambi i pugni e si alzò. “Sai una cosa?” Sbottò, tirando su col naso. Non voleva passare per la femminuccia lacrimosa della situazione ma effettivamente si sentiva così: come la ragazza conosciuta in discoteca che ti porti a casa e che scarichi il mattino dopo, quando la sbronza è passata. “Vaffanculo, Mika, Vaffanculo!” Gli urlò in faccia e scappò via letteralmente.
Non pensò al fatto che avesse lasciato la propria valigia nell’appartamento del Libanese, così come la giacca e tutto il resto. Grazie al cielo, prima di andare in bagno si era infilato la maglietta e aveva preso il cellulare almeno.

Non sapeva bene cosa fare né dove andare. Imboccò il viale del parco lì vicino e ci si addentrò senza esitazioni, mentre le lacrime iniziarono a bagnargli le guance. Era un coglione. Aveva appena ricevuto l’ennesima conferma, l’ennesimo pugno nello stomaco. La cosa peggiore è che faceva troppo male questa volta.

Nel proprio appartamento, Mika se ne stava rannicchiato sul divano proprio come la sera prima se ne stava Fedez. La casa era avvolta nel silenzio, spezzato ogni tanto solo dai singhiozzi del ragazzo. Anche se stava soffrendo e stava uno schifo per come si era comportato, realizzò di sentirsi vivo come non si sentiva da anni. Iniziò a riflettere sul fatto che gioia e dolore fossero tristemente sbiaditi negli anni, un po’ come tutti gli altri sentimenti, quando si trattava di Andy e che invece, ora che erano rivolti a Fedez, gli sembrava di aver ripreso a respirare davvero e questo lo rendeva ancora più disperato. Da qualche parte dentro di sé però gioiva perché aveva anche capito come tornare a sentirsi davvero bene, peccato che quella sua cura se ne era appena andata dopo che lui l’aveva cacciata nel peggiore dei modi.

   
 
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