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Autore: perpetuum    03/03/2016    1 recensioni
PREMESSA: oltre che ad essere in una clamorosa revisione, ho perso alcune parti della storia, non so se riuscirò mai a terminarla, anche se mi ferisce perché questo racconto è la cosa quanto più vera di me. Desolata e amareggiata, V.
“ Il sole leggero le solletica la fronte, i capelli, le guance. Gli occhiali da sole le coprono gli occhi azzurri, ma è costretta a strizzarli comunque per impedire che la luce la accechi.
Il rumore di foglie secche calpestate la riscuote e inconsciamente si irrigidisce sulla difensiva. Lascia uscire le ultime nuvolette di fumo prima di schiacciare la sigaretta a terra.
«Dovremmo parlarne prima o poi.» le sembra un'eternità dall'ultima volta che ha sentito quella voce, che ha sentito lui. Si alza repentinamente cercando di evitare il suo sguardo. Non dice una parola, non ne ha o forse ne ha talmente tante da non riuscire a tirarne fuori una.
Si allontana silenziosa, lasciando Cristian sui gradini dell'albergo con le mani in tasca e un sospiro sulla bocca. "

~
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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-Couldn't look you in the eye

 

Can you hear my heart beating?
Can you hear that sound?
Cause I can't help thinking
And I won't stop now...
And then I looked up at the sun and I could see
Oh, the way that gravity pulls on you and me... ”

 

 

 

 

Era passata una settimana da quando Elyna aveva incontrato per caso il ragazzo del pianoforte, Milton. Lo aveva cercato su facebook, ma solo con il cognome non poteva fare molto ed infatti non lo aveva trovato. Non sapeva nemmeno perchè le interessasse tanto cercarlo, era sicura, conoscendosi, che non gli avrebbe nemmeno mandato la richiesta d'amicizia così paurosa, così titubante, così timorosa di disturbare, di invadere spazi che non le era stato dato il permesso di percorrere, timorosa di prendersi confidenze che non aveva. Non ne aveva parlato molto con Kendra, sapeva cosa le avrebbe detto la sua migliore amica e non aveva voglia di entrare in argomento, ma doveva ammettere che quel ragazzo le era entrato in testa come un punto di domanda, un'incognita e con difficoltà era riuscita a non rivolgergli un pensiero giornaliero. Tutto ciò era anche stato accentuato dal fatto che non lo avesse visto in giro per scuola, stuzzicando così la sua curiosità su chi fosse e cosa facesse. Tutto ciò che Elyna non conosceva valeva la pena per lei di perseguire, di cercare, di vagare.

«Ieri sera ho fatto sesso con Liam, sai? Wow... è stato magnifico, il suo grosso c...» la voce acuta e gioviale di Kendra le risuona nelle orecchie facendola sobbalzare.

«Che hai detto?»

«Oh, finalmente ci onori della tua presenza! Stavi fantasticando, di nuovo.» Kendra scarabocchia qualcosa sul suo quaderno distogliendo lo sguardo castano dall'amica, Elyna le fissa il profilo con un mezzo sorriso. A molti la sfacciataggine e la schiettezza di Kendra stava antipatica, molti la ritenevano eccessiva e troppo sicura di sè, Elyna semplicemente le vuole bene perchè oltre a Liam è l'unica altra persona davvero importante che avesse lì a New York. L'unica persona che non le avesse mai fatto domande sul suo passato o sul perchè si fosse trasferita in una metropoli come quella venendo da un paese tranquillo di periferia, l'unica persona che la guardasse e vedesse solo lei, Elyna Reyes.

«E tu stai starnazzando, di nuovo.» le fa il verso, ridendo sottovoce attirando le occhiatacce dei loro compagni di classe.

«Insomma, bambolina, per quanto vuoi tenere la tua suddetta migliore amica sulle spine? A cosa pensavi?» Elyna sospira indecisa se dirle la verità o meno quando la voce grave e strascicata della preside irrompe nell'aula con un assordante sibilo di sottofondo proveniente dall'altoparlante.

«Quest'oggi, annunceremo i candidati alla presidenza del Comitato Studentesco...»

«Salvata sul gong...» scherza Kendra avvicinandole il viso tanto da farle il solletico con i suoi ricci biondi.

«Almeno interrompe le lezioni.» sussurra Elyna ignorando le parole dell'altra.

«Hannah Roberts, Allyson Keatin, Mark Harmon, Julian McAllen...» Elyna disegna fiori di loto sul foglio a righe senza prestare attenzione all'annunciazione dei nomi dei candidati. Elyna sa già che avrebbe comunque votato per il personaggio meno popolare del liceo, nonostante sia consapevole che non sarebbe mai riuscito a vincere, almeno lei avrebbe cercato di opporsi alla legge dei più forti e dei più snob che vigeva nel Greenwich High School come in tutte le scuole del mondo.

«Eliza O'Neill ed infine Cristian Milton.» Elyna smette di disegnare all'istante. La matita incollata sul foglio, gli occhi azzurri fissi sul petalo che sta disegnando.

Cristian. È questo il suo nome?

La ragazza sorride fra sè e sè lasciando che la sua mente si accoccoli con l'immagine di quel ragazzo dai capelli mossi e scompigliati di chi arriva sempre in ritardo, seduto al piano, intento a far scivolare le sue dita sui tasti bianchi e neri con così tanta energia e vitalità da farla emozionare al solo ricordo.

La professoressa di letteratura americana riprende a parlare di Coleridge come se non fosse mai stata interrotta strappandola di nuovo dalle sue fantasie.

«Che programmi hai per oggi?» le chiede Kendra che come lei non sembra interessata ai candidati, almeno non lo ero prima di Milton. Elyna mordicchia il gommino del suo lapis, stringendosi nelle spalle cercando di non pensare a quel ragazzo che finalmente ha anche un nome.

«Liam mi ha chiesto di accompagnarlo in un posto.» l'amica rotea gli occhi nocciola scuotendo la testa. Non le piace l'idea, non le piace per niente ed Elyna lo sa bene. È da diversi mesi che la spinge perchè lei esponga i suoi sentimenti verso Liam, ma non è mai riuscita a convincerla, se non altro perchè Elyna è sempre stata la solita cagasotto.

«Dovresti smetterla, sai.» sente, infatti, dire da Kendra mentre lei scarabocchia qualche appunto. È vero, ma come faccio ad interrompere un legame così forte?

«Ti va di venire da me stasera? Pizza e film?»

«Non cambiare discorso solo perchè non ne vuoi parlare!» Elyna è proprio così, preferisce sviare gli argomenti anzichè discuterne, soprattutto con Kendra, che sa bene quanto possa essere insistente. Elyna non è sciocca, in fondo è pianamente cosciente del fatto che l'amica abbia ragione, ma non può nemmeno forzarsi se non riesce nè a chiudere con Liam nè a dichiarargli il suo amore, non sono cose tanto facili da fare come a dirsi.

«Key, per favore, non mi aiuti così...» vede l'amica aprire bocca per ribattere con l'aria di chi sta per fare un discorso che non ammette repliche quando la professoressa Roberts alza la voce in loro direzione.

«Reyes e Sanders, potreste dire a tutti quanti cosa avete di tanto importante da dirvi durante le mie lezioni?!»

 

In seguito Elyna era uscita con Liam, incurante della vocina nella testa che le ripeteva di non farlo. Lui, dall'alto della brava amicizia, l'aveva stretta in un caldo abbraccio davanti i cancelli della scuola, le aveva fatto le solite domande di routine e le aveva messo un casco fra le mani.

Liam sfreccia con la sua moto fra le vie di New York mentre Elyna, dietro di lui, sorride emozionata dentro il casco. Dopo le prime volte in cui per poco non aveva vomitato anche l'anima, si è abituata alla velocità delle due ruote e adesso le piace quasi. Ma la paura non l'ha mai lasciata del tutto ed era per questo, solo per questo, se adesso sta stretta a lui con le braccia intorno alla sua vita racchiudendola in una morsa ferrea.

Liam doveva incontrarsi con un suo vecchio compagno di classe, le aveva detto prima di partire, ma non aveva aggiunto altro.

Il ragazzo spegne la moto davanti un cancello in ferro battuto alto ed imponente. Fra le sbarre tonde e lucide, piccoli ghirigori saldati a formare due lettere gigantesche: "S" e "P".

«Dove siamo?» chiede lei scrutando al di là del cancello capendo di trovarsi di fronte ad una di quelle ville americane che prima di allora le è capitato di vedere solo in televisione o nei film.

Sembra tanto la casa di Seth di O.C., anche se questa è New York e non la California.

«Benvenuta nell'Upper East Side!» grida Liam togliendosi il casco liberando i ciuffetti biondi. Si passa le dita fra i capelli sistemandoli alla meglio mentre Elyna si ritrova a fissarlo incantata fissandosi poi sul segno rosso sulla fronte dovuto alla pressione del casco.

«Cosa? Siamo finiti dentro Gossip Girl?» cerca di calmare con una battuta il suo cuore che ha deciso di galoppare selvaggio in petto, mentre Liam si accende una sigaretta con una tale velocità come se senza di essa non riuscisse nemmeno a parlare.

«Dovresti fumare meno, comunque.» vorrebbe che non le uscisse come una mamma "chioccia" preoccupata per il suo piccolo, ma l'effetto è totalmente opposto.

«Sì, mamma, quando tu smetterai di vederti tutte quelle serie tv che ti fottono il cervello.» scherza lui facendole segno di raggiungerlo.

«Non mi fottono il cervello e non dirmi che non hai mai visto Gossip Girl!» ribatte lei offesa. Liam le scompiglia i capelli, avvicinandosela al suo corpo con un braccio. Se solo fosse meno affettuoso...

«Qualche episodio qua e là e solo perchè la bionda è una gran gnocca!» suona il campanella strizzandole l'occhio. Elyna si specchia nell'occhio della telecamera posta sopra il citofono e solo allora si rende conto dell'alta rete di protezione di cui quella villa è munita, facendole capire che lì dentro abitano persone davvero ricche. Chi può essere questo ricco amico di Liam? E cosa deve fare con lui?

«Chi abita qui?»

«I coniugi Salomon Peterson.» Elyna strabuzza gli occhi e spalanca la bocca fissando l'amico che se la ride sotto i baffi.

«Ero curioso di vedere la tua espressione, ma diciamo che me l'ero immaginata proprio così.» le dà un buffetto sulla guancia quando lei riprende fiato incredula.

«Santo cielo, Liam! Quelli della casa farmaceutica più ricca di New York! Ma stai scherzando?» l'amico ormai scosso dalle risate per il notevole stupore di Elyna si regge la pancia con le mani.

«Non sono mai stato più serio in vita mia!» lei però ancora non capisce cosa ci faccia lui lì ed è questa la cosa che più le sta a cuore di scoprire. Sta per chiederglielo quando un forte clack segnala l'apertura del cancello.

«Ehy, bello!» la voce ilare di un giovane raggiunge Elyna prima che possa vederlo. Percepisce Liam allontanarsi da lei correndo incontro all'amico appena spuntato sul vialetto di marmo che conduce fino all'ingresso della villa ancora troppo distante per permettere ad Elyna di vederla bene.

«Quanto tempo, cazzo! Ti trovo bene!» e ci credo! Elyna cammina titubante, le mani nelle tasche dei jeans strappati.

«Mi stavo intrippando alla play in depandance, per questo vi ho fatto aspettare un pochino.» solo allora Elyna si accorge che in effetti il ragazzo di fronte a lei è coperto solo da un accappatoio di seta nera ed indossa delle ciabatte di pelo dall'aria comoda. Incrocia il suo sguardo verde, facendola arrossire all'istante.

«Sei sempre il solito, Liam. Non mi presenti la tua ragazza!?» Elyna sta per ribattere che è solo un'amica ma ha la gola troppo secca e la testa troppo in subbuglio per dire qualcosa. Impietrita si avvicina a Liam che con i suoi occhi languidi le sorride teneramente.

«È un'amica, Connor, la mia migliore amica. Elyna, ti presento Connor.» le prende dolcemente la mano, sapendo quanto lei possa esser timida all'inizio. Elyna sa che il suo gesto è volto solo alla sua rassicurazione, sa che la tiene così stretta e vicina a sè solo per dirle "io sono qui con te, non aver paura", ma per lei non è per niente facile scindere il suo legame affettivo dalla sua cotta, non è facile in un momento del genere ragionare con mente lucida sulle intenzioni fraterne di Liam. No, per niente, cazzo.

«Sei decisamente molto bella, sono onorato!» la richiama alla realtà Connor sorridendole. Lei ancora non riesce a parlare, per poco a pensare.

Il ragazzo fa segno loro di seguirli nella sua depandance, svoltando a destra da dove deve essere apparso, camminando lungo il viale in marmo contornato da faretti ed alberi dai vari fiori. Elyna si guarda intorno intontita sia dalla mano di Liam ancora stretta alla sua, sia dalla maestosità della villa e soprattutto dalla vastità del terreno circostante. Riesce a scorgere in lontananza, sotto una collinetta, una piscina in muratura dalla forma rettangolare, con tanto di sdraia ed ombrelli a circondarla. Vicino ad essa sorgono due campi da tennis, contornati da tribune e bar annessi mentre un campo da mini-golf si stanzia poco distante da essi. Una serie di gazebi cinge un piccolo laghetto artificiale vicino a loro, dove sicuramente d'estate si terranno rinfreschi e cene dall'aria aristocratica. Come se fosse stata lì ad una di esse, Elyna riesce a percepire la musica bassa, lo scoppiettio dei fuochi d'artificio, il parlottare della classe dirigente di New York, riesce a scorgere lampade e candele sui tavoli imbanditi di cibo e vini costosi provenienti da cantine italiane, riesce a sentire i profumi delle donne, l'odore dei sigari degli uomini e l'odore dei calici avvolti da champagne. Non sa se guardare a quello sfarzo con invidia o distaccata indifferenza, vicina a Liam si sente un po' fuori luogo e si chiede come possa lui, invece, sentirsi così a suo agio. Come se non bastasse i tre ragazzi stanno attraversando solo un lato del giardino dal momento che la visuale dell'altra parte è completamente offuscata dall'imponenza della villa.

Elyna spalanca la bocca nuovamente, ma si affretta a richiuderla subito. Un enorme abitazione in muratura color vaniglia si staglia davanti a lei. Potrebbe benissimo essere essa stessa una villa e non una depandance. I suoi occhi increduli passano sulle finestre ad arco che si affacciano su di un altra piscina dalla forma ovale, questa. Si sofferma sul terrazzino dalla ringhiera bianca che si sporge in avanti prepotente, le colonnine anch'esse bianche sostengono la parte superiore dell'abitazione dando vita ad una spaziosa ed ampia veranda arredata da poltrone in vimini ed un tavolo in legno scuro su cui è posata una bottiglia di Bourbon e tre bicchieri, ci stava aspettando.

«Prego, accomodatevi.» dice lui con voce alta e sicura distraendo Elyna dalla sua contemplazione.

I due ragazzi intraprendono di lì a poco una fitta conversazione e dopo pochi minuti Elyna si perde di nuovo nei suoi pensieri, chiedendosi cosa possa volere una persona di alto rango da un ragazzo come Liam. Non per screditarlo, ma di certo Connor non è tipo da uscire con ragazzi come Liam che il massimo dei soldi che hanno visto sono i mille dollari del Monopoli.

Una donna sulla cinquantina con i capelli raccolti in una crocchia ed una cuffietta bianca a coprirla sopraggiunge con un vassoio colmo di tramezzini.

«Il signor Peterson ha richiesto qualcosa da metter sotto i denti, non è così?» gli sorride cordiale facendo spuntare due piccole rughe all'altezza degli occhi. Connor annuisce ringraziandola e lei si dilegua silenziosa come è arrivata.

Liam e Connor si mettono a mangiare famelici ed Elyna si ritrova a sorridere scoprendo che anche un ragazzo come lui quando mangia si comporta esattamente come tutti i suoi coetanei.

Elyna sta mangiando lentamente il suo panino con bacon, cotoletta di pollo ed insalata quando vede Liam alzarsi pulendosi le mani contro i jeans.

«Allora ci vediamo sabato. Ci conto, ok?» Connor stringe la mano a Liam e rivolge uno sguardo sbarazzino verso di lei.

«Ovviamente mi piacerebbe se tu portassi anche lei. Mi piacerebbe tanto sentire la sua voce, prima o poi.» Elyna in effetti era rimasta in silenzio per tutto il tempo. Sentendosi in terribile imbarazzo avvampa cercando un sostegno da parte di Liam che però non ricambia il suo sguardo come di solito, invece, accade fra i due.

Connor fa accompagnare i due ragazzi al cancello da un altro uomo della servitù, un uomo alto e dalla muscolatura possente, vestito in giacca e cravatta e dall'aria di non essere uno con cui scherzare molto.

Una volta fuori da quella reggia, Elyna riprende a respirare tranquillamente e cercando un contatto con Liam gli posa una mano sul braccio per richiamare la sua attenzione, dal momento che sembra evitarla per tutto il tempo.

«Tutto bene, Liam? Cosa dovevi fare con un tipo del genere?» Liam scuote la testa accendendosi una sigaretta e si passa una mano davanti agli occhi. Quando butta fuori il fumo fissa il suo sguardo ceruleo sui suoi piedi.

«Liam? Perchè ti comporti in modo così strano, tutto d'un tratto?» Elyna, impaziente, si posiziona di fronte a lui cercando di capire la strana espressione preoccupata che gli imbruttisce i lineamenti.

«Non so come dirtelo, sinceramente...» la ragazza deglutisce a fatica, preoccupata. Lei e Liam hanno un rapporto così intenso, così intimo che le risulta difficile credere che ci sia qualcosa che l'amico non possa dirle.

«Ti prego, mi sto preoccupando...» gli posa una mano sul petto a stringergli la camicia a quadri che indossa, il cuore le batte rumoroso.

«Connor mi ha chiesto se riesco a procurargli della cocaina, per sabato, alla festa.» Elyna cerca i suoi occhi, sperando di venir rassicurata, sperando che con il suo solito modo da chi sta troppo fumato per dire cose sensate le dica che sta scherzando, che non è vero che dovrà rischiare la pelle per un figlio di papà, che non è vero che rischierà la galera per portare della fottutissima cocaina ad una stramaledetta festa di snob arroganti.

«Liam...»

«Elyna, lo sai come sto messo in casa... Connor mi offre duemila dollari. Ne ho bisogno...» lei si allontana improvvisamente, come se si fosse scottata. Solo allora Liam la guarda, implorante, come quella volta quando le aveva chiesto di fumare con lui, per la prima volta. Ma stavolta no, questa volta è diverso. Non cederà così facilmente, non si arrenderà sotto i suoi occhi, quegli occhi che lei ama con tutta se stessa, quel giorno non la faranno cedere perchè stavolta non c'è in ballo una canna di erba fumata su un terrazzo in un giorno di sole, stavolta c'è in ballo il futuro di una persona che per lei è troppo importante per lasciarlo andare così, senza nemmeno provare a fargli cambiare idea.

«E quindi cosa? Ti vuoi mettere a spacciar coca? Così, dal giorno alla notte?» Elyna non urla mai, ma in quel momento non si trattiene.

«Intanto non urlare e poi, no... sarà solo per quella sera, solo una volta...» Liam cerca di prenderle le mani, ma lei sta attenta a stargli lontano facendo un passo indietro. Se solo stesse più vicina a lui e si toccassero rischierebbe di vacillare troppo e non può permetterselo, deve essere dura con lui stavolta.

«Certo, solo una volta. Quante volte l'ho sentito! Non è mai solo una volta!»

«Elyna, qui si parla di me, di me... ti prego, cerca di capirmi... non ti deluderò...» sente gli occhi pizzicarle dalle rabbia, dalla preoccupazione che possa anche solo provar a fare una tirata... che possa cadere in qualcosa di più grande di lui. Non potrebbe sopportare di vederlo cadere in quel baratro, non potrebbe vivere senza di lui, non è ancora pronta, forse non lo sarà mai per lasciarlo andare totalmente.

Lo guarda con l'ansia che le impedisce di respirare e vede solo guai, solo casini nei suoi occhi chiari, nella sua anima che è da sempre così a rischio, così sola, così sempre stata troppo attratta dal pericolo, dall'illecito...

«Se vuoi la mia benedizione, puoi scordatela! Fallo e mi hai perso, per sempre.» non sa se sarebbe capace di mantenere una promessa simile, non lo sa e forse dentro di lei percepisce chiaramente un secco no, ma deve tentare in qualche modo, in qualunque modo.

Liam scuote la testa gettando la sigaretta ridotta ormai al solo filtro in terra, con rabbia. Si muove in tondo, nervoso, passandosi più volte mani fra i capelli come fa ogni volta che riflette freneticamente ed Elyna si sofferma sulle occhiaie sotto gli occhi, che dovrebbero imbruttirlo, ma che a lei piacciono tanto, osserva la sua bocca stretta in un ghigno di puro nervosismo. I suoi occhi serpeggiando da lei all'asfalto e lei vorrebbe corrergli incontro ed abbracciarlo, afferrarlo per le spalle e stringerlo a sè, vorrebbe dirgli che lei comunque sarà accanto a lui, a difenderlo, a guardargli le spalle, come da quattro anni succede, ma non ci riesce. Non quella volta.

«Liam...» alla fine si accende un'altra sigaretta e si ferma alzando lo sguardo sul suo richiamo.

«Spero tu cambierai idea, Elyna - la sua voce è un leggero mormorio di chi ha troppa paura per parlare - ...perchè ho intenzione di andare fino in fondo.» è come se ricevesse uno schiaffo in pieno volto, le crolla addosso la consapevolezza della sua decisione ed abbassa la testa, sconfitta. Evidentemente non valgo poi così tanto per lui.

E con questa convinzione a risuonarle come una cantilena nella testa, corre via, lontana, alla ricerca di un rifugio che ha sempre trovato solo in Liam, ma che quel pomeriggio è venuto a mancare.

 

 

La prima cosa che aveva fatto era stata raccontare tutto a Kendra, una volta rinchiusa nella sicura culla che era la sua stanza. Aveva sbattuto le porte con rabbia, si era morsa le labbra per soffocare i singhiozzi ed aveva calciato il muro fino a sbucciare la punta delle sue amate Doctor Martens.

«Okay, però adesso respira...» la voce calda e calma dell'amica risuona un po' arrochita dal vivavoce del suo telefono poggiato sul letto, fra le pieghe delle lenzuola.

Elyna si passa le mani fra i capelli castani, cercando di riprendere fiato dal troppo pianto.

«È Liam, Key... Liam... Il mio Liam...» morde un cuscino a soffocare le urla di rabbia, calde lacrime le bagnano il viso.

«Ely, non posso sentirti così... dammi cinque minuti, mi vesto e sono da te.» ma Elyna non vuole nessuno, non in quei momenti, non durante le sue crisi di pianto, di nervoso, d'ira. Sono parte di lei, una parte così profonda che reputa solo propria e che sente di averne persino bisogno, necessità ogni tanto, periodicamente come il ciclo, il cambio delle stagioni, il raffreddore... sa che dopo aver pianto per ore e gridato fino a perder la voce sarà tutto passato, tutto finito, tutto solo un ricordo buffo di cui ridere. In quei momenti non vuole nessuno accanto a sè, nessuno a batterle sulle spalle debolmente ripetendo bugie come "ci sono io qui, andrà tutto bene". Perchè niente in realtà va tutto bene, niente è mai andato tutto bene da che ricordi. Per quante mani ed occhi le abbiano sussurrato quelle parole magiche, non è mai cambiato niente.

Nemmeno Kendra, nemmeno lei, la sua migliore amica, nemmeno lei.

«No, lascia stare...» dopo qualche minuto in cui Kendra insiste parecchio, Elyna riesce a convincerla a non raggiungerla così che possa lasciare che il dolore e le lacrime, le scivolino lentamente addosso, stringendosi le braccia intorno alle ginocchia, dondolandosi avanti ed in dietro come per cullarsi prima di dormire, soffocando il viso nel cuscino.

 

 

«Elyna, ti sto implorando... cazzo! Fammi... entrare...»

«Non gridare, Liam! E vattene a casa!» Elyna avvicina il suo occhio azzurro allo spioncino scorgendo la figura distorta di un Liam seduto per terra con la schiena contro il muro. È ubriaco perso e sicuramente è sballato, ha gli occhi rossi e lucidi e la voce biascicata. Elyna sente il cuore pomparle furiosamente nel petto, implorandole pietà, implorandole di aprire quella dannata porta e farlo entrare. Immaginando che si sarebbero gridati addosso come farebbe una coppia fidanzata da anni, magari tirandosi anche qualche oggetto dietro come in un film, per poi finire con i volti così vicini da saltarsi addosso e baciarsi fino a perdere conoscenza e finire a rotolarsi nel letto a far la pace.

«Se non mi apri... vomito sulla porta...» la voce impastata di Liam la riscuote dai suoi viaggi mentali. Oh, cazzo...

«Liam, porca puttana, sei sempre il solito.» apre la porta di getto, con il cuore in gola, così felice di vederlo, ma allo stesso tempo ancora furiosa. Lo prende sotto le ascelle cercando di alzarlo, ma un metro e ottanta di ragazzo non è facile da alzare e così fatica un po' spronandolo a darle una mano.

«Alza quel tuo culo sudicio, Morrison.» spesso lo chiama per nome, in modo affettivo, soprattutto quando lui la chiama bambolina, oppure quando è decisamente incazzata, come in quel caso.

«Sei ancora arrabbiata... con me?» le chiede con l'alito che sa di birra e vino allo stesso tempo creando un disgustoso tanfo da far invidia ai senza tetto della stazione di Central Park.

«Quanto hai bevuto, maledetto idiota!» esclama disgustata quando finalmente il giovane decide di alzarsi e così facendo lei riesce a prenderlo sotto braccio e trascinarlo in casa.

«Sai che al Phoenix dopo aver vomitato, ti offrono loro da bere?» Elyna lo trasporta di peso nel bagno, gettandolo senza troppe cerimonie dentro la doccia. Grazie al cielo mamma è sempre fuori almeno si risparmia queste scene.

«Interessante, davvero.» risponde sarcastica alzandogli il viso incontrando i suoi occhi vacui. Per un attimo il suo sguardo celeste la incanta facendole perdere la coscienza della situazione sentendo improvvisamente le gambe molli, tanto da rischiare di cadere.

«Liam...» sussurra a fior di labbra sentendo qualcosa sulla punta della lingua...

Il ragazzo la fissa in stato confusionale e quando apre bocca esce un pesante rutto dal sapore acre e amaro. Elyna inorridisce, disgustata e risentita, distogliendo lo sguardo con rabbia furente. Sempre a rovinare tutto...

«Fanculo!» bofonchia poi interrompendo il contatto visivo.

«Secondo me... dici troppe parolacce per essere... una bambolina...» Elyna quasi non lo sente indispettita com'è e senza ritegno apre l'acqua fredda facendo uscire un getto potente dalla doccia. Il ragazzo, ancora vestito, si riscuote all'istante gridando spaventato e un po' anche irritato dall'acqua gelida, ma Elyna trattiene a stento una risata e decide di tenerlo qualche minuto in più sotto il getto, giusto per vederlo annaspare un po'.

«Puoi dormire qui, se vuoi, stanotte.» gli dice poi con tono risoluto ed il più neutro possibile lanciandogli una felpa e dei pantaloni di tuta. Liam alza gli occhi su di lei ancora frastornato e non del tutto tornato lucido. Annuisce forse incredulo della sua magnanimità ed in fondo anche lei si stupisce di stessa e di quanto poco tempo ci abbia messo per perdonarlo, ma d'altronde doveva aspettarselo: gli vuole troppo bene per poter rinunciare alla sua vita con lui accanto, anche se non nel modo in cui le piacerebbe.

«Mi dispiace, Elyna. Davvero, tanto.» le dice qualche minuto dopo, lei è già dentro il suo pigiama di pile, gli occhi struccati lo guardano ancora in cagnesco, ma il suo cuore batte troppo forte per riuscire a rimanere impassibile. Maledetto cuore innamorato.

«Buonanotte, Liam.» lei fa per andarsene in camera sua quando il ragazzo l'afferra per un braccio e l'attira a sè. Ha i capelli ancora bagnati, le goccioline in eccesso le fanno il solletico sulla guancia, cadendo. L'abbraccia forte, affondando il viso nell'incavo del suo collo e lei si scioglie, completamente, in balìa delle sue emozioni, dei sentimenti che prova per lui ed ancora si chiede come sia possibile che Liam non percepisca il suo cuore scalpitante contro il petto. Si chiede come sia possibile che non la senta tremare scossa dai fremiti dovuti alla sorpresa di quel gesto, come può non sentirla rabbrividire sotto il suo respiro caldo contro la pelle. Come può esser così cieco da non notare tutti i segnali che il suo corpo manda, ancora prima che Elyna possa bloccare.

«Ti voglio bene, Elyna.»

Anche io, ti amo.

 

 

 

*

 

 

 

Avrebbe preso un cazzotto in faccia piuttosto che dover sopportare l'allenamento dell'ora successiva.

«Ricordami cosa ci faccio io qui, per favore.» esclama furente rivolta ad una Kendra che si sta stirando le lunghe gambe dalla pelle olivastra, accucciandosi a terra con le mani davanti al viso in una posa che Elyna trova del tutto inappropriata da fare davanti a dei ragazzi.

«Stai ampliando il tuo cerchio di amicizie, che ad oggi comprende solo me e Liam.» la bionda si alza con il viso rosso dall'affluenza del sangue e soffia dal viso dei ciuffetti fuggiti dalla coda.

«Non ricordo di aver mai accettato qualcosa del genere.» Elyna si guarda intorno con sguardo preoccupato, osservando la vastità della palestra e sentendosi mancare l'aria. In un angolo una dozzina di ragazzi dalle tute dai colori sgargianti raffiguranti i colori del loro liceo, si stanno allenando in una partita di basket. Elyna, non particolarmente attiva nella vita studentesca, non sa nemmeno come si chiami la squadra della scuola e quale mascotte abbia dal momento che non è mai andata ad una partita. Stessa cosa non si può invece dire di Kendra che da sempre è una componente delle cheerleaders.

«Ieri James mi ha trascinato in bagno, te l'ho detto?» Elyna cerca di imitare l'amica correndo lungo il perimetro della palestra cercando di ignorare l'ansia di essere notata da qualcuno di quei ragazzi, che le attanaglia la bocca dello stomaco.

«James chi?» vorrebbe davvero concentrarsi sul discorso della sua amica e di divertirsi in quella maledetta ora, ma sa di non esser fatta per quel genere di cose. Lo sport in generale non fa per lei, aveva fatto nuoto per qualche anno prima di trasferirsi a New York, ma era uno sport individuale, niente contatto fisico, niente squadre, niente ragazze con indosso pochi straccetti colorati saltellanti ed urlanti, il nuoto era silenzioso, liberatorio, puro movimento del corpo, qualcosa assolutamente più affine a lei.

Elyna aveva cercato di far desistere Kendra dall'idea di trascinarla ad un allenamento con lei, ma era impossibile mettersi contro l'amica e uscirne vincente. Aveva la maledetta capacità di stressarti l'anima a tal punto da farti cedere, da farti dire, su un primo momento persino convinta, "ma sì, dai, proviamo". E così era stato, ma Elyna avrebbe felicemente mandato tutto al diavolo una volta finita quell'ora.

«Quello là, con la palla in mano adesso. Carino, eh?» le dice avvicinandosi a lei stiracchiandosi le braccia. Elyna strizza gli occhi, maledicendosi per aver lasciato gli occhiali in borsa ed aver dimenticato di mettersi le lenti.

«Oh, sì molto...» in realtà non riesce a distinguere bene quelle masse informi di colori che vanno dall'oro al verde in un mix così forte da farle venir mal di testa, ma non vuole deludere la sua amica. Così la lascia parlare, lascia che le racconti una delle sue tante avventure, delle sue tante cotte che dureranno il tempo di una sigaretta.

 

I minuti successivi sono la cosa più brutta mai capitata nella sua vita, veramente. Katrina, la ragazza che allena le cheerleaders, urla ed impartisce ordini come un dittatore impazzito. Incurante del fatto che Elyna non praticasse sport da una vita, non si fa scrupoli, urlandole contro per tutto il tempo senza ritegno. Più volte Elyna deve mordersi la lingua dal dire qualcosa di cattivo, lei che non risponde mai male a nessuno, lei che perde le staffe raramente. D'altro canto, Kendra le stringe la mano più volte, come per calmarla, per rassicurarla che è lì con lei, ma in realtà Elyna un po' ce l'ha anche con Kendra perchè se non avesse insistito tanto per trascinarla in quel posto infernale con questa storia del cavolo di farle fare amicizia con il genere maschile, forse adesso non si sarebbe trovata dolorante a trascinarsi sotto la doccia allo stremo delle forze.

«Stasera mi devi due birre, come minimo.» aveva mugugnato sotto il getto dell'acqua calda all'amica che aveva cantilenato un "Sì, va bene, ma ammetti che è stato divertente", no per niente, uno schifo totale.

Elyna esce da sola dallo spogliatoio, con una certa impellenza, inadatta a quei luoghi super affollati che le mettono ansia e agitazione. Si sistema i capelli con le mani, un po' arricciati in fondo per via del calore dell'asciugacapelli e dell'umidità, non ancora del tutto asciutti. Indossa il giacchetto sulla soglia, indaffarata, desiderosa di fiondarsi a casa nel suo letto a riposare lontano dal mondo e da chiunque non sia capace di lasciarle i suoi spazi, un nome a caso.

Nella foga di vestirsi e di sgattaiolare fuori il prima possibile non si rende conto di star andando a sbattere dritto contro una figura girata di spalle.

«Oddio! Scusa!» si appresta subito a dire mortificata, un braccio nel parka verde militare e l'altro penzoloni contro il fianco, mentre fra i denti stringe un pacchetto di sigarette.

Il ragazzo – Cristo, ma perchè sempre un ragazzo! - si volta di scatto togliendosi gli auricolari con aria di chi sia appena caduto dalle nuvole, un po' come me, insomma.

«Scusami, davvero...» continua a dire Elyna incrociando un paio di occhi castani, così familiari da ricordarle qualcosa, finchè la consapevolezze non la raggiunse nella mente come un guizzo nella notte più buia.

«Tu, davvero?» le dice lui, visibilmente sorpreso, la sua espressione dapprima corrucciata si scioglie in un sorriso, passandosi una mano fra i capelli vaporosi. Perchè deve farlo sempre?!

«Già, io...» Elyna, imbarazzata, arrossisce sugli zigomi distogliendo lo sguardo da lui prima di diventare completamente rossa. Era passata più di una settimana dal loro primo incontro che un po' si stupisce che possa ricordarsi di lei. Nessuno si ricordava troppo a lungo di lei, di una come lei, così silenziosa, così timida, così da ultima fila.

«Hai dato grande spettacolo, prima...» si mette comodo, il suo ipod stretto fra le dita come se fosse un cimelio di famiglia, lui amante della musica, lo capisce dall'orecchino a forma di chiave di violino che gli pende dal lobo sinistro.

«Cosa?» lei si porta mani sul petto cercando di calmare il batticuore, l'ansia, l'agitazione, non sa nemmeno lei cosa di preciso le stia annebbiando il cervello.

«Stavamo ridendo praticamente tutti. Katrina c'è andata giù pensante più del solito.» ed ancora in quel momento in cui lo dice gli viene da ridere, Elyna lo nota dalla vivacità dei suoi occhi quando si posano sul suo volto. Starà notando il mio rossore? E nel momento esatto in cui se lo chiede sente il calore sulle guance, sapendo di essere arrossita ancora di più.

«Oh, per quello...» mentalmente sta mandando accidenti sia verso Katrina che verso Kendra, che non può non odiare per averla trascinata in quella situazione di merda, anche se in fondo è solo colpa sua per aver accettato.

«Mi piace questa tua aria. Ce l'hai sempre?!» il ragazzo la osserva meglio, più attentamente ed Elyna vorrebbe sprofondare, vorrebbe che le mattonelle la inghiottissero all'istante per toglierle da quell'imbarazzante conversazione, per nascondersi dai suoi occhi furbi, prepotenti.

«Quale aria?» ed è in quel momento che lo sente ridere. Se possibile la sua risata le ricorda la melodia del piano che gli ha sentito suonare, attraversandola lungo la schiena e avvolgendosi intorno al suo stomaco, stringendolo con forza.

«Quest'aria smarrita, anche adesso... di chi sta pensando ad altro!» si ritrova a ridere a sua volta, o perlomeno a sorridere, stupita che possa averlo notato, che possa decifrarla così bene, sentendosi piano piano più calma, a suo agio, non minacciata da una figura sconosciuta come di solito le capita. È sul punto di dirgli qualcosa, magari di presentarsi, sentendosi finalmente padrona di se stessa, consapevole di dove si trova. Ha preso in mano il coraggio, dopo i primi minuti di paura, capendo attraverso la faccia birichina di quel ragazzo che può esser se stessa, che tanto la capirebbe lo stesso. Può provare a lasciarsi andare, non importa tenere sempre la mano sul freno di sicurezza, così timorosa di fare la discesa e di rotolare via solo acquistando più velocità. È in procinto di parlare quando qualcuno richiama la loro attenzione.

«Ehi, Milton, che fai, non ci raggiungi al Joe's?» il ragazzo allontana lo sguardo da Elyna, forse controvoglia, le piace credere di aver visto un certo disappunto sentendosi chiamare.

«Arrivo, Jones.» quando il giovane torna a concentrarsi su Elyna l'atmosfera è ormai rovinata e lei lo sa bene, stringendosi già nelle spalle.

«Devo scappare, ma tieni gli occhi aperti la prossima volta, eh!» le fa l'occhiolino, infilandosi rapido le cuffiette nelle orecchie così frettolosamente da farle credere che anche lui, come lei, necessiti un posto in cui rifugiarsi, in cui nascondersi dal brusio della città, del parlottare del mondo.

Elyna rimane immobile ancora per qualche minuto fissando il punto in cui Milton è appena passato, con un sorriso a colorarle il viso.

 

   
 
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