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Autore: Claudiac91    03/03/2016    2 recensioni
Anko Saito, trasferitasi col padre nella Prefettura di Kanagawa, si ritroverà ad affrontare una nuova vita. Scappando da vicende piuttosto dolorose, avrà a che fare con una nuova scuola, nuove conoscenze senza però mai allontanarsi dall'amore della sua vita : il basket.
Genere: Drammatico, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akira Sendoh, Hanamichi Sakuragi, Hisashi Mitsui, Kaede Rukawa, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Con poche difficoltà e per meraviglia di tutti, lo Shohoku stava procedendo per il campionato interscolastico. Le voci correvano, e molti giocatori di altre squadre si presentavano alle partite per osservare dagli spalti. Fenomeno da baraccone della situazione era diventato Hanamichi. Con grande dispiacere della vice manager che cercava in tutti i modi di incoraggiarlo e, soprattutto, aiutarlo. Credeva che per quanto Akagi rimproverasse il rossino, lo stesso contava molto su di lui. E in cuor suo Anko sapeva che, per quanto potesse commettere errori, andando avanti sarebbe diventato fondamentale. A volte si tratta di avere un talento innato, e probabilmente Sakuragi possedeva quest’abilità che non credeva di avere. Non gli parlava esplicitamente dell’argomento, poiché non voleva mettergli altre pressioni. Già quelle a cui era sottoposto si rivelavano piuttosto stressanti. Ma una cosa da ammirare di quel ragazzo c’era. La tenacia. Dopo essersi cambiata un pomeriggio dopo le lezioni, stava per dirigersi in palestra, quando notò che la porta dello spogliatoio maschile era aperta. Con la coda dell’occhio notò che seduto sulla panca a capo chino e pensieroso c’era Hanamichi. Sorrise e bussò alla porta. Quello alzò lo sguardo e abbozzò un sorriso.
 
- Cosa fai qui tutto solo? – gli chiese avvicinandosi.
 
Hanamichi fece spallucce – Gli altri ancora non sono arrivati – rispose. Poi la scrutò inarcando un sopracciglio – Ma Rukawa non scende con te dopo le lezioni? –
 
Anko fece una breve risata – Ha saltato l’ultima ora – affermò – Probabilmente si è messo a dormire sul terrazzo –
 
Il ragazzo annuì, dopodichè riabbassò lo sguardo. Sorpresa del suo silenzio, dal momento che non perdeva occasione per schernire la volpe, si accomodò al suo fianco.
 
- Cosa ti turba? – gli chiese squadrandolo
 
- Non capisco dove sbaglio – affermò non alzando lo sguardo – Gori dice che sono rude e non va bene -
 
Anko si passò una mano tra i capelli, pensando alla cosa giusta da dirgli. Poi sgranò per un momento gli occhi e un sorrisino le comparve sul volto.
 
- Hai presente Naito? – gli chiese d’un tratto.
 
Hanamichi alzò gli occhi su di lei. Annuì, corrugando la fronte
 
- Giocava solo di potenza e a dirla tutta non ne aveva poi così tanta dal momento che l’ho mettesti K.O. -
 
Il rossino inarcò un sopracciglio – Quindi? – chiese scettico
 
Anko sospirò – So che non vuoi essere messo a paragone – e per un momento si bloccò chiedendosi se era il caso di continuare. Ma lo fece – Secondo te qual è la differenza tra Naito e Rukawa? –
 
Le guance di Hanamichi si colorarono di poco e stava per assumere un’espressione corrucciata. Poi pensandoci su, lentamente i suoi lineamenti si rilassarono.
 
- Rukawa ha la tecnica – rispose – Ed è aggraziato –
 
 Ed ad aggiungere tal termine, fece una smorfia che provocò un sorriso divertito alla vice manager.
 
- Esatto – intervenne quest’ultima – Giocare a basket non significa giocare a rugby. E’ una questione di classe. Se tu gli chiedessi…-
 
- NO!- esclamò Hanamichi interrompendola ad occhi sgranati – Non gli chiederò nulla! –
 
Nonostante l’intervento brusco, Anko tornò a sorridergli scuotendo di poco il capo.
- Sei incorreggibile – disse – Ma se ti proponessi di fare qualche tiro con me dopo? -
 
Il ragazzo la guardò perplesso – Giocare con te?- chiese per conferma, poiché aveva sentito benissimo.
 
La vice manager annuì, assumendo un’espressione seria. Lo sguardo di Hanamichi vagò per qualche secondo sulle sue mani. Non erano più colme di calli e ormai i cerotti erano scomparsi dal un bel pezzo. Poi sorrise e fece un cenno di consenso col capo. Anko ricambiò il sorriso e gli regalò una pacca sulla spalla. In quel frangente stava entrando Rukawa nello spogliatoio, seguito da Kogure e Yasuda. Senza dir nulla si alzò per dirigersi fuori. Sull’uscio si fermò di colpo quando si accorse che si stava per scontrare con Mitsui. Quest’ultimo le aveva afferrato il braccio destro, per impedirle di andargli a finire addosso. Nessuno dei due disse nulla e si limitarono a sorridersi e scambiarsi l’ennesima occhiata. Anko avanzò per poi chiudersi la porta alle spalle. Si portò la mano sul punto in cui Mitsui l’aveva afferrata. Pensò alle parole di Ayako e capì che non poteva restare per sempre ferma al suo posto. Erano finiti i tempi in cui erano gli altri a correrle dietro. Sospirò ed avanzò dirigendosi in palestra, autoconvincendosi che quel pomeriggio si sarebbe avvicinata a lui.
 
 
 
Conclusi gli allenamenti e consegnati gli appunti all’allenatore, Anko puntò su Mitsui. Il suo sguardo vagò . Era seduto per terra intento ad allungarsi i muscoli delle gambe, massaggiandosi con la mano il ginocchio destro. Da quando aveva ricominciato a giocare aveva sempre indossato una ginocchiera. Era più che probabile che temesse di farsi nuovamente male. Fece un profondo respiro e si incamminò lentamente nella sua direzione. Senza accorgersene Ayako la osservava, mentre scambiava delle chiacchiere con Akagi. Quando si pose dinanzi a Mitsui, osservandolo dall’alto stava per aprire bocca. Ma non fece in tempo che si ritrovò Hanamichi che le urlò quasi alle spalle
 
- Bellezza, sei pronta per giocare col genio? -
 
Anko chiuse gli occhi contando fino a dieci per non dovergli urlare contro per lo spavento e il pessimo tempismo. Mitsui alzò lo sguardo, spaventato anch’egli per quell’improvviso intervento da parte del compagno di squadra. Poi il suo sguardo si posò sulla vice manager che, per quale strano motivo, gli si era avvicinato. Questa si voltò guardando Hanamichi e sforzando un sorriso
 
- Si – rispose a denti stretti – Tra un minuto arrivo. Perché non cominci a…- e non continuò pensando a quello che doveva “ ordinargli”.
 
Hanamichi sbattè le palpebre perplesso non capendo. Mitsui abbozzò un sorriso continuando ad osservare la ragazza.
 
- Hanamichi! -
 
Chiamato in causa, il ragazzo si voltò e il suo sguardo s’illuminò quando vide che in palestra era giunta Haruko. Le corse incontro esclamando “harukina cara”. Quest’ultima notando che Anko era posizionata vicino a Mitsui si limitò a sorriderle e a salutarla con la mano.
La vice manager ricambiò, poi si voltò nuovamente in direzione del giocatore che però ritrovò a poca distanza in piedi.
 
- Devi dirmi qualcosa? – le chiese il ragazzo, mantenendo quel mezzo sorriso strano ma sensuale  e squadrandola.
 
Cercando di non far colorare le sue guance più del dovuto, Anko annuì, mantenendo il contatto visivo
- Volevo sapere come andava con la gamba – affermò
 
Quel mezzo sorriso dal volto di Mitsui scomparve, lasciando spazio ad un’espressione perplessa
- Come mai? – gli chiese
 
Anko riacquistò il contegno, dandosi più coraggio e sorridendo
- Sono la vice manager e devo interessarmi sullo stato di tutti – disse con tono pacato – Anche del tuo-
 
Mitsui mostrò nuovamente il sorriso beffardo facendo una breve risata
- Sto bene – affermò – Grazie dell’interessamento -
 
Avanzò di un passo, piegando di poco il petto per avvicinare le sue labbra all’orecchio di lei. I capelli non erano stati legati quel pomeriggio, quindi le spostò una ciocca dietro l’orecchio per farsi ascoltare meglio.
 
- Qualche volta ti squillo così sarai aggiornata sul mio stato -
 
E senza aggiungere altro, si allontanò in direzione dello spogliatoio.
 
Imbambolata e rossa in viso, Anko pensò a quanto aveva guadagnato per essersi avvicinata. Ormai era chiaro. Stava prendendo una cotta per il giocatore. Erano stati così tanto solo a mangiarsi con gli occhi che la sua voce sussurrata l’aveva sciolta. E se un ragazzo come Mitsui poteva farle quell’effetto per così poco, figuriamoci se ci fosse stato di più?
 
Tuttavia non potè pensare ad altro, che si ritrovò nuovamente Hanamichi, stavolta al suo fianco che la osservava. I suoi occhi verdi si posarono su di lui con un’espressione indecifrabile
 
- Perché sei rossa in viso? – le chiese stupito – Hai caldo forse? -
 
Anko sospirò e scosse il capo.
 
- Andiamo a fare qualche tiro – si limitò a rispondere. Avanzò in direzione del canestro, seguita da un  genio del basket piuttosto confuso.
 
 
 
 
***
 
 
 
- Siamo sicuri che posso lasciarti sola? – domandò Daisuke, mentre chiudeva il cofano dell’auto dopo aver sistemato il bagaglio.
 
Anko annuì, sorridendogli con convinzione – Te l’ho detto – affermò – Ho le partite non posso mollare la squadra. E poi non sarò sola dal momento che i Kaimoto resteranno con me anche di notte  –
 
La mattina seguente infatti, lo Shohoku avrebbe disputato la partita che, in caso di vittoria, l’avrebbe portato direttamente alla sfida contro lo Shoyo. La vice manager, ricoprendo il ruolo che si ritrovava, avevo trovato alcune informazioni, per non cogliersi impreparata. La squadra del giorno successivo non era di grande rilievo, nonostante fosse arrivata fin lì. Persino Akagi non sembrava intimorito. Tuttavia da buon capitano richiedeva sempre il massimo della concentrazione. Lo Shoyo era la squadra che più riempiva i pensieri di tutti…Vantava il fatto che quattro dei giocatori superavano l’altezza media richiesta nel basket, ritrovandosi ad essere il secondo team più forte della Prefettura dopo il Kainan. Quest’ultima vincitrice del campionato nazionale da ben diciassette anni. Ma per non perdere la linearità del suo compito, Anko si era soffermata sui dettagli fondamentali, per poi tornare a concentrarsi sulla partita ormai prossima. Chi le preoccupava in particolar modo dello Shohoku era Hanamichi. Temeva in qualche modo che il ragazzo potesse, nonostante l’ultima chiacchierata, lasciarsi bloccare dalle proprie difficoltà. Probabilmente se Haruko avesse speso una parola nei suoi confronti, come sempre d’altronde, l’avrebbe senz’altro incoraggiato maggiormente.
 
- L’hai presa seriamente questa storia della vice manager – disse Daisuke, squadrando sua figlia.
 
Gli occhi verdi della ragazza si posarono sul tramonto alle spalle dell’uomo. Sospirò vagando per un momento con la mente altrove per poi tornare a concentrarsi su suo padre.
 
- Non è male – ribattè – Non giocare non è stata poi così dura -
 
E per un attimo pensò alla palleggiata con Hanamichi, abbozzando un sorriso.
 
- Fino ad adesso – aggiunse il padre interrompendola
 
Gli angoli della bocca della ragazza s’incurvarono all’ingiù. Anche se non esprimeva più di tanto pareri sull’argomento, Daisuke non era entusiasta del fatto che la figlia avesse rinunciato al gioco per ricoprire un nuovo ruolo. Ma quella risposta improvvisa pareva strana…
 
- Dialogare civilmente con mamma ti ha fatto cambiare idea? – chiese brusca incrociando le braccia al petto.
 
Daisuke sospirò passandosi una mano tra i capelli lucenti e privi di biancore. A quanto pare, tra i coniugi Saito c’era stato una riappacificazione civile, dal momento che sua madre un paio di sere prima aveva richiamato direttamente nella nuova abitazione.
 
- Sai che tua madre non può influenzarmi – disse l’uomo.
 
Anko scosse il capo – Ti ha influenzato più di quanto credi – affermò.
 
- Eppure siamo qui – ribattè pronto l’altro – E poi credo che sarebbe stata contenta di vederti -
 
Daisuke non era tipo da lasciare casa e famiglia per andare in giro a causa del lavoro. Era sempre stato un ottimo pianificatore, e nulla lo aveva portato ad allontanarsi da Tokyo per affari. Tuttavia la sua sede principale lavorativa si trovava ancora lì, nonostante il trasferimento a Kanagawa. E da bravo lavoratore che si ritrovava, era stato chiamato per svolgere alcuni compiti di persona lasciati in sospeso prima del suo allontanamento. Solo una volta la figlia l’aveva accompagnato nello studio della Prefettura e di certo aveva sottolineato la differenza dell’habitat.
A Tokyo tutti conducevano una vita diversa. Lussuosa. A Kanagawa s’erano dovuti adattare.
 
Anko fece spallucce – Ho la squadra – Poi i suoi occhi indagarono sull’uomo – Approfitterai della cosa per parlare con lei? –
 
Da come aveva compreso, Daisuke si sarebbe fermato per i prossimi giorni nella sua vecchia dimora, dove sola abitava la moglie. Questi annuì.
 
- Vedremo cosa fare – disse – Ma tu vedi di comportarti bene in mia assenza – E detto ciò le accarezzò il capo. Poi aprì la portiera dell’auto per accomodarsi.
 
In quell’istante la signora Kamoto uscì in cortile affiancando la ragazza
- Stia tranquillo signore – affermò salutandolo con la mano – Sua figlia sarà al sicuro -
 
Daisuke le rivolse un sorriso gentile – Non ho dubbi – disse. Poi salutò nuovamente la figlia con uno sguardo di “ avvertimento” . Infine accese il motore ed lentamente si avviò verso l’uscita del lungo vialetto.
 
La signora Kamoto rientrò, mentre Anko a braccia incrociate sul petto, guardava l’auto allontanarsi. Si chiedeva se quel mini viaggio di lavoro non era una scusa per rincontrare la madre. Da quando si erano trasferiti da poco più di un mese non si erano ancora visti. Qualcosa le diceva che prima o poi se la sarebbe trovata a Kanawaga per una visita. Conosceva i suoi genitori e delle volte erano fin troppo prevedibili. Il suo cellulare nella tasca vibrò. Lo prese, destandosi dai suoi pensieri. Fece un largo sorriso quando vide il mittente del messaggio. Poi, un istante dopo si rabbuiò. Se i suoi genitori si fossero riappacificati sarebbe tornata a Tokyo? Avrebbe ripreso la sua vita di sempre e avrebbe potuto seguire la strada che le era stata programmata. Ma a Kanagawa avrebbe lasciato persone care e, in particolar modo, qualcosa che doveva ancora cominciare. Scosse il capo per cacciare via quel pensiero che le parve brutto. Tante volte aveva sognato il ritorno a casa. Invece in quell’istante le sembrava qualcosa di orribile. Scrisse velocemente una risposta. Rialzò poi nuovamente lo sguardo dinanzi a sé. L’auto era sparita, il sole era calato quasi del tutto e le prime stelle stavano prendendo luce nel cielo. Sospirò ed infine rientrò in casa.
 
*** Continua ***
 
Finalmente qualcosa sta per muoversi. E dal prossimo capitolo la cosa si farà sempre più interessante. Non vi resta che scoprirlo continuando a leggere. Voglio ringraziare tutti quello che stanno seguendo questa storia. Ho notato che molti l’hanno inserita tra le seguite e le preferite. Sono lusingata. Ma un ringraziamento particolare voglio darlo a chi mi recensisce! Senza togliere nulla a nessuno. Grazie di cuore. Alla prossima. Un bacio!
   
 
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