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Autore: ClosingEyes_    03/03/2016    2 recensioni
I sogni possono rilevare parti di noi che non conosciamo, cose che non ricordiamo ci vengono in mente senza motivo.
Rin sognerà una persona particolare e con l'aiuto di Kagome scoprirà chi è.
Tante avventure l'aspettano, e presto si troverà davanti ad una scelta.
Spero di avervi incuriosito :)
Buona Lettura :D
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Rin/Sesshoumaru
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quella notte non dormì, i pensieri di ciò che era appena accaduto in quella stanza, continuavano a vorticarmi senza tregua, ma ancor di più mi fluttuò nel cervello una domanda a cui sicuramente da sola non potevo darmi risposta, data la mia precaria memoria.

Optai per svegliare Sesshomaru, cercando un metodo più dolce e possibile, onde evitare una delle sue solite guardate assassine.

-Sesshomaru?Mi senti?Svegliati- spingevo leggermente il suo braccio, nella speranza che anche quel gesto lo potesse “resuscitare” dal mondo dei sogni.

-Rin che c'è, perchè non dormi ?-.

-Innanzitutto vorrei dirti che sono le sei e mezza di mattina, forse è il caso che entrambi ci svegliamo.Seconda cosa, c'è una domanda che dovrei assolutamente farti- si voltò dal mio lato, osservando la mia faccia, ancora provata dal sonno.

-Dimmi-.

-Se alla fine siamo finiti qui per la morte di Naraku, non pensi che ci sia una strana ma fattibile possibilità che il pozzo sia ancora integro?- mi prenderà forse per pazza, ma io sento che manca ancora qualcosa, come se fossi insistentemente chiamata da una forza maggiore che mi dice di tornare nel mio passato.

-Possibile, ma perchè?Qui non ti va più bene?-.

-Nono, va benissimo, ma ti ripeto, sento che c'è qualcosa che ancora non mi quadra, non potresti aiutarmi tu?-.

-Rin chiedi a Kagome, io ormai mi sono “arrugginito” su combattimenti, odori sospetti e scontri vari, sono un medico- menzogne, mi stava nascondendo qualcosa.

-Bene, chiederò a lei.Comunque ora alzati che è tardi, io intanto che vado giù mi prendo la cartella della Signora White, non possiamo aspettare a lungo, ne parlerò con Kagome- era meglio che pensavo in primis al lavoro.

-Va bene, a dopo-.

Posai un bacio sulla guancia di Sesshomaru e andai nel bagno, per darmi una rinfrescata e prepararmi per una nuova, noiosa, estenuante, tremenda giornata di lavoro.

Costretta da una stupida regola ospedaliera, dovevo indossare quello stramaledetto camice rosa, insieme a quello bianco, certo che ci vuole proprio una fantasia di bambini dai cinque anni in su per pensare ad una cosa simile.

Mi legai i capelli in una treccia e, con tutto il sonno possibile, presi la cartella della signora White e uscì fuori dallo studio di Sesshomaru.

Nel corridoio vi era ancora un silenzio da cimitero, probabilmente nessuno ancora era venuto a lavoro o, più semplicemente, ci sarebbe stata una fila tremenda al bar per il caffè.

Chiamai l'ascensore e non appena si aprirono le porte, vi trovai Kagome, piena di sonno peggio di me, con uno sguardo perso su un'unghia probabilmente fresca di rottura.

-Buongiorno Kagome-.

-Buongiorno Rin, a che piano vai?-.

-Vado a prendermi un caffè al bar, vieni con me?-.

-Quello era il mio intento-.

La solita Kagome, mi ricordo bene che anche quando studiavamo insieme, la mattina lei faceva sempre tardi per colpa di questa sua tremenda pigrizia, spero che ora si sia un po corretta con il tempo.

Prima di parlare della signora White e della probabilità che il pozzo era ancora aperto, ci prendemmo un caffè, in quel bar dove c'erano pochi specializzandi e qualche infermiere a cui avevo dato dell'idiota qualche ora prima, durante la nottata.

-Che mi dici allora?Come mai questa cartella fra le mani?-.

-La signora White, Kagome, non è proprio nelle condizioni migliori, lo sappiamo bene entrambe, stamattina dovrebbe fare di nuovo le analisi e optare per un intervento il prima possibile- la testa di Kagome si mosse in senso di negazione, come se la mia idea fosse alquanto esclusa.

-Non se ne parla, quella donna non vuole nessun cesareo, ci ho già provato io, è più testarda di te- considerato che io sono un mulo, la vedo difficile.

-Vuole morire dunque?-.

-Per questo ho chiamato te, devi aiutarmi, non posso convincerla da sola, Sesshomaru poi non ne parliamo, dice che è il caso di togliere prima il tumore-.

-Ma così il bambino soffre, che idea del cavolo!-.

-Appunto-.

Non appena tentai di parlare della questione “ Pozzo Mangia Ossa”, Kagome per l'ennesima volta mi fermò, chiedendomi di come avevo passato la mia prima notte qui in ospedale.

Come potevo mai dirgli che nonostante un parto cesareo complicato e un tamponamento cardiaco, avevo passato una delle notti migliori della mia vita.

Come potevo anche solo accennarle che ero andata a letto con Sesshomaru nella pausa di lavoro notturno, mi avrebbe riempito di domande se solo avessi cominciato a parlare di quanto lui mi abbia dedicato tante attenzioni per farmi tornare la memoria, riportandomi nel passato con quella bellissima stoffa in seta e con le sue semplici parole.

-Come è andata la nottata, è stata faticosa?-.

-Non proprio, ho fatto un cesareo e ho mandato un paziente in cardiologia per un tamponamento cardiaco- quella faccia non mi convince, vuole sapere di più.

-E?-.

-E sono andata a letto con Sesshomaru, mi sembra ovvio.Nel contempo però mi sono ricordata tutto, cioè una buona parte, il resto sicuro verrà da se-.

La sua faccia era sconvolta, tanto da farmi ridere: non credeva a quello che aveva appena sentito, gli si leggeva in faccia lo stupore della mia notizia, detta quasi con leggerezza, senza un velo di imbarazzo.

-E tu me lo dici con questa calma?-.

-Come dovrei dirtelo Kagome, sono pur sempre le sei e mezza del mattino-.

Mi guardò sorridendo, effettivamente per quel orario non c'era molto da essere esuberanti, io neanche capivo cosa stavo dicendo, parlavo senza ragionare, mi sembrava tutto automatico.

Kagome si alzò dalla sedia, facendomi segno di seguirla per il giro di visite e io la seguì: dovevamo innanzitutto andare dalla signora White, per parlare dell'eventualità che il cesareo doveva farsi, senza neanche pensarci su due volte.

Ma la porta era già aperta e un grandissimo idiota di nostra conoscenza, stava già parlando del suo di intervento, ovvero della rimozione del tumore a farfalla che la paziente neo mamma, purtroppo, aveva.

-Non penso sia una saggia idea Dottor Taisho- Kagome bloccò Sesshomaru, alquanto allarmata da tale idea così avventata.

-Lei propone qualcosa, Higurashi?Non vedo altra soluzione-.

-Io no, ma la dottoressa Takame sicuro avrà una buona idea.Si è studiata per bene la cartella clinica della paziente-.

Si voltarono tutti verso di me e, schiarendomi la voce, avanzai verso di loro, chiudendo la porta alle spalle e meditando su cosa potevo dire senza scatenare l'ira di entrambi.

-Allora, se consideriamo che entrambi avete un problema, entrambi problemi dovranno risolversi entro questa giornata.In tanti anni di carriera non ho mai proposto una cosa simile, ma a quanto vedo dalle analisi di stamattina, lei sta bene, a parte il tumore, e il suo piccolo bambino sta quasi per morire.Ora con tutta la lucidità di questo mondo mi deve dire lei: è disposta a fare un doppio intervento che porterà alla nascita del bambino e alla rimozione del tumore, oppure sceglie di far morire suo figlio e pensare solo a se stessa?Il parto naturale è da escludere, morireste entrambi-.

La signora mi guardò sconvolta, piangendo per le notizie appena avute, ma poco importava, ero io il medico e dovevo essere chiara fino al midollo, nonostante mi sia beccata una guardata scioccata e furibonda di Sesshomaru.

-Dottoressa Takame lei non sa cosa sta mettendo in gioco- la voce di Sesshomaru mi arrivò alle tempie come un sussurro, ma un sussurro che non portava a nulla di buono, solo ad una semplice strigliata nel caso la signora avesse accettato.

-Lascia decidere a lei- mi voltai e vidi finalmente in quella donna la determinazione e la voglia di vivere, insieme a quel bambino che portava in grembo da ormai quasi nove mesi, pronto per venire al mondo.

-Accetto, lo faccio per nostro figlio e per me stessa- strinse la mano al marito,segno che più di tutti lui doveva darle forza.

Sorrisi, ordinando categoricamente a Kagome di portare il modulo per il consenso operatorio e mi avviai già nella sala, avevo bisogno di meditare a lungo su quella scelta, ma io potevo farcela, ho affrontanto anche di peggio.

Iniziai a lavarmi, ma compulsivamente, come se avessi qualcosa addosso, come se avessi, appunto, l'ansia di sbagliare: Sesshomaru non mi aiutava, sicuramente era su tutte le furie, mi avrebbe messo pressione per tutto l'intervento se qualcosa fosse andato storto.

Dopo un'oretta buona a sistemare i ferri, li vidi entrare, con la signora White ormai completamente addormentata.

-Rin spero per te che questo intervento andrà bene, nel caso contrario parlerò con mio padre per prendere provvedimenti- ecco appunto, che grande aiuto.

-Se chiudi la bocca e eviti di farmi salire ancora di più l'ansia, probabilmente andrà bene- non mi serviva il pappagallo che mi diceva che dovevo stare attena ad ogni mio movimento.

Mi feci portare l'ecografo per vedere più o meno la posizione del feto, rendermi conto della sua grandezza per stabilire il margine di taglio e vedere quanto esso stesse soffrendo.

-Bene, ho fatto una delle scelte migliori e peggiori della mia vita: il bambino è letteralmente sofferente, ha anch'esso un giro di cordone intorno al collo e porta un'insufficienza respiratoria.Direi che possiamo iniziare, lei è d'accordo dottor Taisho?- ancora una volta un parto complicato, ma tutte a me stanno succedendo, incredibile.

-Lei faccia del suo meglio dottoressa. Higurashi, non mi deluda lei-.

Parlava a Kagome come se io fossi la principiante di turno che non sapeva cosa doveva fare, maledizione che fastidio: io sono stata sempre quella che ha fatto vivere, anche nei casi più complessi, i bambini che rischiavano la morte, ero capace di fare anche questo.

-Ripeto quello che ho detto ieri: il primo che parla, lo sbatto fuori alla sala e con me non entrerà mai più, quindi dottor Taisho è pregato di far stare le sue specializzando in assoluto e sacro silenzio- ero veramente su tutte le furie, non solo per il suo odioso atteggiamento, ma anche per quella calcagna di femmine in calore che gli stavano quasi addosso.

-Avete sentito la dottoressa, fate le brave- lo uccido con il bisturi nella gola, giuro.

Nonostante mi aspettavo perdite di sangue e complicanze gravi, almeno il mio intervento andò bene: il bambino riuscì ad uscire tranquillamente e pianse al momento del famoso “schiaffo”, aprendo così i suoi polmoni e riuscendo a respirare in completa autonomia, ma non potevo dire lo stesso della mamma.

I parametri devo ammettere che erano molto instabili, causa comunque del sangue perso sia dal ventre che dal cranio, dove Sesshomaru stava operando.

-Bisogna mettere delle sacche di sangue, intanto Trishia prendi il bambino e portano nell'antisala, controlla tutti i parametri, lavalo e portalo poi nella sala neonatale- l'ostetricia che mi avevano assegnato per fortuna era molto più competente di quelle che avevo ieri, da un lato mi rincuorai ma dall'altro mi inziai a stressare, non trovavo le sacche di sangue.

-Rin aspetta ti aiuto io- meno male che c'era Kagome con me, lei sapeva come calmarmi.

-Kagome per favore chiudi tu la ferita, fai una sutura degna del tuo nome, non sei una principiante, anche Sesshomaru lo ha detto- mi limitai a non guardare quel bastardo in faccia, mi stava facendo perdere il lume della ragione, lo odiavo tremendamente in quel momento.

-Sei stata bravissima Rin, non ti preoccupare-.

-Potreste stabilirmi i parametri della signora, me la state stressando e così non riesco a lavorare- la voce di Sesshomaru era ferma e glaciale, d'altronde come lui.

Presa da un momento di pura rabbia, indicai una sua specializzanda qualunque, una di quelle che gli stava troppo addosso e le ordinai di fare quello che era suo compito.

-Senti tu, invece di stare li a guardare quello che fa il dottor Taisho, stai a sentire un tuo superiore: prendi delle sacche di zero positivo e mettile alla paziente, sei capace oppure non te lo hanno insegnato?Forza muoviti-.

-Dottoressa Takame non tratti così le mie specializzande, si dia una regolata-.

-E lei si dia una mossa prima che la paziente per causa sua vada all'altro mondo!- guardai Kagome e lei stessa mi disse di uscire dalla stanza, ero stanca e presto mi avrebbe raggiunto anche lei.

Uscì con prepotenza, senza neanche degnarmi di “salutare”, non spettava a me farlo, io avevo già fatto abbastanza sotto pressione di quel cretino.

Ma nonostante la mia rabbia, la mia disattenzione ebbe la meglio e andai a sbattere nel petto di qualcuno, molto simile a quello di Sesshomaru.

Ti prego non dirmi che ho beccato il “paparino”.

-Dottoressa Takame, perchè così scossa?Cosa è successo?- appunto.

-Buongiorno Dottor Inu Taisho, nulla di che, devo dire che suo figlio è bravo a mettere in ansia le persone, principalmente una come me che fa questo lavoro da anni-.

-Avete operato White, non è così?-.

-Si e grazie alla mia testardaggine di salvare sia lei e il bambino, è andato tutto bene, ma suo figlio ha avuto la geniale idea di mettermi in agitazione prima dell'intervento, facendomi diventare la dottoressa infame che risponde male agli specializzandi e li tratta come matricole- ma effettivamente quelli sono matricole che sono li per imparare.

-Takame, ho chiamato lei perchè ha una competenza in campo medico da fare invidia a chiunque, non si faccia sopraffare da mio figlio, l'importante è che lei ha fatto il suo dovere, ora vedremo lui come se la cava-.

-Guardi, se osa mancarmi di rispetto per una seconda volta davanti aad altri medici e matricole, oserò tornare ad Osaka, nel mio ospedale e dai miei pazienti!-.

I miei occhi erano ormai al limite, presto avrei pianto per la furia delle mie parole: scappai via, chiudendomi in ascensore e andando nella sala di attesa, dove il marito della signora White attendeva con ansia qualche esito dell'intervento.

Mi asciugai le lacrime, onde evitare fraintendimenti, e gli andai incontro, spiegandogli che una buona parte dell'intervento era stata fatta e ora toccava solo al Dottor Taisho fare la sua parte, io il mio lo avevo fatto.

Mi ringraziò abbracciandomi, dopo di che mi lasciò andare, mi aveva stritolato troppo, troppa confidenza ma che sono una parente?!.

Tornai al bar per prendermi un altro po di caffè, dovevo riprendermi, mi girava forte la testa e poco ci mancava che sarei svenuta li, in mezzo ad una squadra di medici che non so neanche fin quanto siano competenti.

Mi beccai guardate storte ovunque, sentendo anche commenti poco grandevoli sul mio conto, ovvero che ero un'arpia, la nuova fiamma di Sesshomaru, la principessina che pretendeva troppo e che ero troppo rigida e scorbutica.

-Se avete tanto da criticare, mie care matricole, invece di pensare ai vostri pazienti, abbiate il coraggio di dirmi in faccia le cose! Io nel mio ospedale ad Osaka, sono rispettata da tutti per il carattere così fermo e deciso, ho salvato milioni di vite in stato di quasi morte, ho dovuto affrontare cose che voi ancora non avete visto e vi auguro di non vedere, quindi per favore, abbiate pietà che di questi discorsi ne ho piene le scatole!Tornate a lavoro!-.

Voltai le spalle, sentendo finalmente un silenzio tombale: l'unico rumore che sentì erano dei passi verso diversi reparti, almeno mi hanno ascoltato, sono tornati a lavorare.

Presi un po di aria, mettendo la testa fuori al balconcino dell'androne, rilassandomi finalmente: tutta quella rabbia che avevo in corpo si era ormai dissolta, restava solo una perenne stanchezza causata da tutto quello stress.

Improvvisamente però mi sentì chiamare e mi voltai, vedendo Kagome con il fiatone e con un sorriso stampato in faccia manco avesse visto l'arcobaleno.

-Rin ma dove ti eri cacciata?!Vieni, la signora White è sveglia e..-.

Mi suonò il cercapersone, quello privato, ricordo di averlo dato ad un'unica persona, ed era un codice blu, di nuovo.

Diedi il restante caffè a Kagome e corsi via, verso il reparto di ginecologia, spalancando la porta della stanza dove vi erano Yoto e la sua mamma.

-Cosa sta succedendo?!- chiesi ad una delle infermiere li presenti.

-Il bambino ha le convulsioni, attacchi di stress e panico, non si riesce ne ad intubarlo ne a mettere una flebo di morfina, cosa dobbiamo fare dottoressa?-.

Ricordate ragazzi, nei bambini si sconsiglia, in casi di convulsioni e attacchi di panico, di fare una dose di morfina intramuscolo, può causare evenutali paralisi, ma questi nei casi più gravi, per il resto dovete solo pregare che la causa per cui fate questa follia, abbia un senso e soprattutto sia un caso abbastanza serio.

Diceva bene il mio professore, non si doveva fare, era una delle cose peggiori che si potessero mai fare, ma dovevo provare, così non l'avrei sicuramente salvato, il cuore non avrebbe retto a lungo.

-Morfina intramuscolo, non c'è altra soluzione-.

-Ma dottoressa è pericoloso-.

-Lo so, ma ne vale della sua integrità fisica e cardiaca-.

Guardai la madre ormai in lacrime, ma acconsentì, capendo che non c'era molto da fare se non tentare quella follia.

Mi diedero la siringa con la morfina all'interno e subito la misi nella gamba del ragazzino, calmandolo immediatamente, ma con le palpitazioni che avessi sbagliato tutto, che forse dovevamo aspettare.

Lo attaccammo alle macchine, mettendogli anche una flebo di calmante, ripromettendomi di restare li fino al suo risveglio, per controllare eventuali paralisi in atto.

Persi metà della mia giornata, ma finalmente Yoto aprì gli occhi e non so per quale miracolo, riusciva a muovere ogni muscolo, la sensibilità era controllata, sentiva il caldo e il freddo, la puntura e il tocco della mano.

-Dottoressa, mi hai salvato- i suoi occhi innocenti mi fecero scoppiare in lacrime, senza nessun pudore, non controllai quel fiume di acqua salata che usciva dai miei occhi.

-Si, sei vivo- dissi singhiozzando, ma stranamente ero felice, finalmnete libera.

-Non piangere, tu sei brava, hai salvato anche la mia mamma- avevo fatto due miracoli in quella giornata, forse davvero ero brava.

-Non dire così, ho fatto il mio dovere. Dopo ti vengo a trovare, andiamo a farci un giretto nel tubo di Super Mario, va bene?Controlliamo cosa ti sfrulla in quel cervello!- dissi scompigliando i suoi capelli, facendolo sorridere.

-Dottoressa, grazie per quello che sta facendo per noi, non so come potrò mai sdebitarmi-.

-Pensi a guarire, mi basta questo. Ci vediamo dopo-.

La mia crisi di pianto si era controllata, era andato tutto bene, quindi mi diressi verso l'androne, trovandomi gli occhi di tutti addosso.

-Dottoressa Takame!- un'uomo, penso più o meno della mia età, con degli occhi verdi e una lunga cosa nera, si stava avvicinando prepotente verso di me.

-Prego, lei è?-.

-Dottor Koga Zetsu, ho saputo che ha fatto una siringa di morfina intramuscolo ad un bambino di cinque anni.Dico, ma cosa le hanno insegnato a medicina?!- ci mancava solo questo adesso.

-Mi hanno insegnato a rischiare qualunque cosa pur di salvare la vita di qualcuno, se lei avesse visto in che condizioni riversava quel bambino, sarebbe stato capace anche lei di fare un intramuscolo, il cuore non avrebbe retto più, era chiaro, ma lei non c'era!Non giudichi il mio lavoro dottore, lei non sa io chi sono e io non so chi è lei a lavoro, quindi si faccia da parte!-.

Il suo sguardo diventò rosso come un pomodoro, in evidente imbarazzo davanti a tutti i medici li presenti, ma poco mi importava, io non avevo nulla da perdere in quell'ospedale, stavo solo facendo il mio dovere.

-Ah e aggiungo, dottore, che l'intramuscolo non ha causato nessun tipo di paralisi e perdita di sensibilità, l'ho testato personalmente non appena il bambino si è svegliato, dunque, si informi meglio prima di rivolgersi in questo modo ad un medico-.

Voltai le spalle, beccandomi non so perchè un applauso dalla platea generale, ma non essendo una egocentrica prendi merito, mi limitai ad andarmene nella stanza riposo, cercando finalmente un po di pace.

-Maledizione ma neanche il tempo di sedermi e questi già mi chiamano!- il cercapersone aveva sul display il numero di Kagome, costringendomi ad alzarmi e andare verso la stanza dove era ricoverata la signora White.

Entrai, vedendo Sesshomaru e Kagome attendermi con ansia, compresa la signora White che si era appena risvegliata.

-Dunque suppongo che sia andato tutto bene, perchè chiamarmi?-.

-Non vuoi vedere il bambino che tu stessa hai salvato?- mica era mio figlio, certo ero contenta di aver visto che andava tutto bene, ma poi basta, ero già fin troppo scossa.

-Non ho dubbi che sia sano, almeno così dice la cartella, il Dottor Taisho ha fatto il suo dovere, leggo che il tumore è stato rimoss perfettamente, volete altro?- Sesshomaru mi guardò con uno sguardo per dire “Rin ma che ti prende”, ma proprio lui doveva evitare di guardarmi in quel modo.

-Dottoressa lei è la migliore, grazie, infinite volte grazie- il signor White mi guardò felice, stringendo delicatamente il suo piccolo bambino fra le braccia.

-Mio dovere- mi limitai a rispondere, uscendo dalla stanza.

Kagome mi prese per un braccio, uscendo insieme a me e guardandomi preoccupata.

-Rin ma cosa ti prende?-.

-Sai cosa Kagome?Forse l'aria di Tokyo non mi ha fatto per nulla bene, è il caso che io torni ad Osaka, mi sento troppo sotto pressione qui, non è fatta per me questa città, ne tanto meno le persone che ci sono all'interno- forse dovevo tornare alla mia solita routine, ma con quale coraggio.

-Rin non dire sciocchezze, ho saputo che hai anche salvato un bambino con una procedura impossibile da fare, sei la migliore- ora basta!.

-Ti prego smettila, smettila di dirmi che sono la migliore, che sono bravissima e altre stronzate varie: ho rischiato di uccidere un bambino, ma l'ho salvato, mi sono fatta prendere così tanto dall'ansia da non essere riuscita a finire un cazzo di intervento in un modo decente.Non è mai successo nelle mie sale operatorie, mai!Significa che non è questo il mio posto e io non sono per nulla brava!- avevo finito le lacrime, ma la mia voce era palesemente impastata da sofferenza visibile.

-Rin, non smetterò mai di dirlo che sei la migliore, fin quando non ti entrerà in quel tuo maledetto cervello!- Kagome mi abbracciò forte, cercando di calmarmi e portandomi nello studio di Sesshomaru.

Mi fece stendere sul lettino, controllando il mio battito ed era molto accelerato, dunque invece di imbottirmi di farmaci, ordinò a Sesshomaru con un messaggio di portarmi una camomilla, lasciandomi poi sola.

Dopo un'ora di attesa, finalmente Sesshomaru arrivò con la mia camomilla, era ora dico io, che cavolo stava facendo invece di preoccuparsi di me!.

-Sei troppo tesa, calmati-.

-E tu sei troppo lento, muoviti a darmi la camomilla- sbuffai, allungando un braccio.

Sentì una piccola imprecazione uscire dalle sue labbra, ma non diedi assolutamente peso, mi limitai a prendere la camomilla e rilassarmi come si deve.

-Scusami se in sala operatoria ti ho trattato da matricola- per poco non mi affogavo, lui mi sta chiedendo scusa?.

-Prego!- non avevo nessuna intezione di cedere.

-Rin sono serio, non pensavo potessi alterarti così tanto-.

-Beh ora lo sai, modera i termini e i modi se non vuoi che me ne torni ad Osaka e mi trovi un altro fidanzato- non lo avessi mai detto.

Mi tolse la camomilla da sotto al naso e neanche avessi avuto il tempo di replicare che mi sbattè sul lettino, di nuovo, per l'ennesima volta, con degli occhi di fuoco; adesso è lui ad essere arrabbiato, si leggeva in faccia che ciò che avevo detto lo ha fatto andare su tutte le furie e non poco.

-Tu sei mia, non mi importa delle litigate, non ti voglio perdere di nuovo, quindi non osare dire mai più una cosa del genere-.

Non so se era la voglia, la rabbia o quella maledetta posizione, ma stare così sotto di lui, mi fece venire una morsa nello stomaco così forte da farmi sporgere verso di lui e baciarlo, con tutte le mie ultime forze.

Sentì le sue labbra rilassarsi man mano sulle mie, dimenticando per un secondo quelle parole di fuoco.

Resterà comunque un grandissimo idiota per come mi ha trattato, ma è pur sempre il mio bellissimo, scorbutico, antipatico idiota.

L'avrei perdonato, oggi.

   
 
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