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Autore: sfiorarsi    04/03/2016    4 recensioni
[During!The Voyage of the Dawn Treader - 1152 parole - incest!]
Sentiva l’epidermide bruciare, nel punto esatto in cui la candida mano della sorella lo aveva sfiorato, bramandogli lo zigomo e sfiorandogli la punta del naso. Quel breve contatto provocò in lui scosse che lo fecero sentire sporco, sporco di un amore di cui non si capacitava.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edmund Pevensie, Lucy Pevensie
Note: Movieverse | Avvertimenti: Incest
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I personaggi e le ambientazioni quivi presenti non sono frutto della mia immaginazione, ma inventati da C.S Lewis. La storia è stata scritta e ideata senza alcuno scopo di lucro.



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Il Veliero dell’Alba guizzava veloce fra le onde bluastre, le fiancate illuminate dal riflesso di flebili raggi del sole, che donava al cielo prime parvenze di luce, in contrasto con il nero della notte.
Le ultime stelle scomparivano oltre la linea del cielo, lasciando il loro posto a un sole aranciato che si rifletteva su quell’immensa distesa d’acqua salata.
Edmund camminava a passo lento lungo il ponte di legno, le mani incrociate dietro la schiena, unite fra di loro, mentre i suoi occhi scuri rimiravano quello splendido paesaggio, da cui il sole faceva capolino illuminandogli e scaldandogli il volto.
Osservava il dolce incresparsi delle onde contro la fiancata di babordo, una leggera schiuma bianca brillare in balia della luce del sole che, di secondo in secondo, diveniva sempre più intensa.
Il cielo si trasformava, sotto i suoi occhi attenti, da nero notte ad un azzurro dolce, quasi fragile, mentre anche l’ultima stella scompariva all’orizzonte.
I primi passi cominciavano a risuonare sul ponte, seguiti da veloci inchini e formali saluti di chi, per timore o per rispetto, non aveva scambiato che più di qualche parola con il giovane e antico Re.
Uno scalpitio familiare attirò la sua attenzione, ma non vi posò lo sguardo, assorto dai repentini cambiamenti che le sfumature del cielo subivano.
«Buongiorno, Ed» sussurrò la dolce voce di sua sorella Lucy, mentre un affettuoso buffetto sulla guancia veniva impresso, come marchiato a fuoco, sulla sua pelle. Sentiva l’epidermide bruciare, nel punto esatto in cui la candida mano della sorella lo aveva sfiorato, bramandogli lo zigomo e sfiorandogli la punta del naso. Quel breve contatto provocò in lui scosse che lo fecero sentire sporco, sporco di un amore di cui non si capacitava.
Si riscosse dai suoi pensieri quando Caspian gli cinse le spalle in una stretta amichevole, informandolo che il comandante li aspettava in cabina.
Si diresse a passo guizzante verso la minuscola stanzetta traballante, rivestita di mappe e documenti reali, perdendosi nei continui tentativi di ignorare lo scalpitio alle sue spalle, lo stesso scalpitio della persona che, volente o nolente, aveva provocato in lui scosse e scariche elettriche, che continuavano a espandersi lungo l’intero corpo slanciato.
Brevi parole e chiarimenti confusi, che a Edmund giunsero ovattati, ovattati dalla straordinaria bellezza con cui Lucy faceva aderire le mani sul tavolo lucente, studiando con sguardo attento e bocca socchiusa la mappa aperta fra le venature, osservando i suoi capelli arricciarsi all’altezza delle clavicole, le curve del suo corpo proporzionate alla sua figura, e si sentii nuovamente sporco. Sporco dei suoi pensieri, macchiato di un amore tanto rifiutato dalla famiglia, vile nella codardia dei suoi silenzi, in contrasto con l’eco della sua coscienza, presagio di sensi di colpa.
Il comandante lo interrogò sul da farsi, ma Edmund dovette avere in volto un’espressione stranita, tanto che Lucy scoppiò in una delicata risata, seguita a ruota da Caspian e da un abbozzato sorriso del capitano.
Edmund scosse la testa, terrorizzato dal sapore del suo sporco amore, le viscere attanagliate, le budella strette l’una all’altra in una morsa dolorosa. Rispose al comandante, fingendo di dimostrarsi interessato, mentre un’improvvisa stanchezza prese il sopravvento sul suo corpo impuro, costretto in un amore che, da Re qual era, non poteva permettersi di provare. Si scusò con i presenti, accusando un forte mal di testa, e si ritirò nella piccola stanza adibita a dormitorio. Si rintanò fra i mucchi di pergamene e volumi, sedendosi contro la parete umida e traballante, facendo scorrere nervosamente le unghie fra le venature sottili del legno.
Punii sé stesso, ripensando alla cristallina risata di Lucy, al delicato muoversi delle sue spalle al ritmo della sua felice condizione, le lentiggini brillanti su quella pelle bianca, l’arricciarsi improvviso del suo naso ad ogni risata. Sbatté la testa contro la parete, come per punirsi a quegli sporchi ma inevitabili pensieri.
Sentii il pavimento scricchiolare e, mormorando parole di scuse, affermò di non avere alcuna voglia di partecipare a nessuna delle brevi riunioni reali.
«Sono io, Ed» giunse la voce di sua sorella, accompagnata dalla sua immagine ricoperta dai larghi abiti di Caspian, che però non celavano le forme pronunciate della ragazza. Si sedette al fianco del fratello, che ne inebriò il profumo dolce, la fragranza della sua pelle che tante volte, durante i suoi più oscuri desideri notturni, aveva sognato e immaginato di assaggiare lembo per lembo.
Si riscosse dai suoi pensieri, sfiorando il volto della giovane con gli occhi e lambendone i contorni con ogni fibra del suo essere, mentre lei ne ricambiava lo sguardo con espressione interrogativa sul volto.
Edmund sussurrò il suo nome, più e più volte, stringendo con gli occhi fra di loro come per allontanare un fastidioso bruciore, strofinandosi le palpebre e massaggiando le tempie provate, ma senza smettere di ripetere il suo nome, lentamente, quasi fosse una litania.
«Che succede, Ed?» gli sussurrò Lucy nell’orecchio, provocandogli centinaia di brividi al solo contatto con il suo respiro caldo, che gli bramò l’orecchio e il punto in cui la mascella incontrava il collo.
Si riscosse, aprendo gli occhi e trovandosi dinnanzi lo sguardo interrogativo della sorella, che ora si trovava con le mani in grembo e le gambe incrociate, intenta a fissarlo con insistenza.
Edmund osservò le sue labbra carnose, rosee e socchiuse, emettere dolci e caldi respiri nella sua direzione, il lento e continuo abbassarsi e alzarsi del suo petto, i capelli castani e mossi rimbalzarle contro le spalle.
E così, quando afferrò il viso della sorella con dolcezza inaudita, sembrò che tutti i suoi timori, tutti i suoi sensi di colpa, tutta la sporcizia di cui si sentiva protagonista vennero risucchiati da sentimenti contrastanti alla vista del viso di Lucy a pochi centimetri dal suo. Appoggiò le labbra sulle sue, carnose e morbide, a Edmund sembrò che quelle labbra fossero state create volontariamente per reagire alla presenza delle sue.
Lucy si ritrasse di scatto, come impaurita da tale contatto, per poi riappoggiare le labbra su quelle del fratello che si mossero, malleabili e in attesa, contro le sue, in una danza senza fine.
Accarezzava la pelle candida con estrema lentezza, assecondando i movimenti del corpo di entrambi piegando la testa, armeggiava con i capelli di Lucy, che sobbalzavano a ogni loro spostamento.
Le loro bocche, affamate, non si distaccarono nemmeno quando i piccoli Pevensie si alzarono in piedi, traballanti, reggendosi alle pareti per dirigersi alla cabina di Lucy.
Le loro labbra furono divise solamente dalla necessità di chiudere la porta, per poi riunirsi in un dolce abbraccio, composto di carezze e baci sparsi.
Edmund le baciò le palpebre immacolate, le guance piene, i lobi delle orecchie, il dolce scendere della mascella fino al mento, per poi tornare a concentrarsi nuovamente su quelle labbra rosee, bocca affamata.
E così, quando finirono l’una fra le braccia dell’altro, in un’inevitabile stretta dei corpi entrambi, le mani unite in una morsa fraterna, le bocche che, di tanto in tanto, si richiamavano, si sentirono a casa.
 
 
Nascondiglio dell’autrice: sono stata distante da Narnia e dai fratelli Pevensie a lungo, qualche anno, ma non ho mai scordato la storia dell’armadio, e tutto ciò che ne consegue.
Questa incest!centric è dedicata completamente alla dolce Pevensie, prima amica di questo fandom, troppo a lungo e spesso sottovalutato. Spero che questa cosa questa one-shot possa appassionarvi quanto ha appassionato me. Un abbraccio!
 
sfiorarsi
  
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