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Autore: marwari_    04/03/2016    1 recensioni
|Beyond the pale: qualcosa di impossibile, qualcosa di impensabile - rating "giallo" per i riferimenti all'esoterismo, Salem, spiriti, stregoneria ecc.|
E' il 1992 e una ribelle Paige trascorre noiose ore nel museo della città.
L'incontro casuale con la giovane Prue cambierà per sempre il suo modo di vedere il mondo che la circonda.
Una nuova vita è alle porte di entrambe, un futuro di segreti svelati, famiglie in lotta e destini mutati.
Cosa sarebbe successo se, da giovani, la più grande e la più piccola delle sorelle Halliwell -ignare di tutto- si fossero incontrate?
{POV: Paige/Prue}
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Paige Matthews, Prue Halliwell
Note: Missing Moments, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Charmed: Legacy'
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Cap.5 – il Libro delle Ombre
Prudence girò pigramente il cucchiaio nella tazza di the fumante. Con le dita della mano sinistra stava giocherellando con il medaglione a tre punte senza nemmeno rendersene conto. Era riuscita a conservarlo, dopo che era stato osservato, esaminato e dichiarato di esiguo valore storico o monetario dalle menti più illuminate del museo, facenti parte del progetto di Salem e delle inquisizioni; aveva detto di volerlo conservare per ricordo o come testimonianza delle sue abilità di restauratrice e dopo pochi e scherzosi battibecchi con il suo collega, era riuscita ad ottenerlo. La verità era che non voleva rischiare di fare arrabbiare lo spirito, o qualunque altra spiacevole conseguenza sarebbe potuta incappare per aver deciso di non seguire quelle direttive. E poi.. non potevano essere tutte coincidenze: lei che prendeva parte al progetto delle streghe mesi prima, quella ragazza e l’incidente nel laboratorio, quello strano sogno che le era parso talmente reale, Melinda Warren, il suo spirito, la triquetra, quelle parole solenni e la profezia che si era incisa nella sua mente come un marchio a fuoco.. Doveva assolutamente riuscire a comprendere quale fosse il suo compito, a cosa si riferisse la profezia, che legame possedesse con quella Melinda Warren e se tutta la faccenda degli spiriti, della magia nera, delle streghe e dei poteri speciali che essi possedevano fosse reale. Reale quanto il giorno e la notte.. reale nel senso che non si trattava di credere o meno, reale perché preesisteva al di là della volontà o della ragione.    Doveva convincersi una vota per tutte: da che parte decideva di stare?    Prudence portò la tazza alla gola e ne bevve tutto il contenuto d’un fiato, incurante del liquido bollente che le bruciava il palato e la gola. Socchiuse gli occhi, per imporsi di non smettere finchè anche l’ultima goccia non avesse sfiorato le sue labbra.. sì, avrebbe dovuto agire così: senza pensare, prendere la decisione di credere, fino in fondo, contro la ragione e contro le opinioni altrui, se mai avesse deciso di confidarsi con qualcuno e questi le avesse dato della matta.    
Si alzò ed aggirò il tavolo al di là della cucina, fermandosi alla base delle scale. Si appese al palo finale della balaustra, abbracciandolo per tutta la sua larghezza ed appoggiando il mento sulla cima spiovente, poco prima del pomo che la decorava, come faceva da bambina, lo sguardo fisso al piano di sopra.        
La nonna era fuori, a controllare le azioni IBM, come sempre e ci avrebbe impiegato almeno un paio d’ore prima di tornare a casa, il che le dava tutto il tempo che voleva per cercare di aprire la porta e curiosare in soffitta. L’unico ostacolo che avrebbe potuto incontrare era Phoebe.. tuttavia quest’ultima era chiusa in camera sua, “sola” con Jimmi.. sicuramente aveva approfittato anche lei dell’uscita di Penelope e confidava nel silenzio di Prue o nella sua ignoranza.. senz’altro non sarebbe venuta a disturbarla per simili inezie. Era come sola nella grande casa, nessuno avrebbe potuto importunarla.
Aveva appena appoggiato il piede sul primo gradino quando il campanello suonò, facendola quasi inciampare. Come mai Piper era già a casa?    
Sospirò frustrata, cercando di pensare il più in fretta possibile alla prossima volta in cui avrebbe potuto tentare l’effrazione in soffitta.. forse il giorno dopo, forse la settimana successiva alla stessa ora dello stesso giorno
«Ciao.» non era decisamente Piper. Prue squadrò la ragazza che si trovava di fronte e sorrise sbigottita davanti alle speranze che aveva totalmente perso «Sperò non ti sia dimenticata di me.» la più piccola delle due spostò imbarazzata il peso del corpo da un piede all’altro, mostrando timidamente l’apparecchio che portava ai denti. Prue non poté fare a meno di sorridere: nella sua mente, le immagini della sua adolescenza formavano un malinconico ricordo e poi c’era sua sorella Piper, la mezzana, che era proprio uguale a lei. Quella ragazza le ricordava qualcosa di familiare: frangetta, apparecchio ai denti.. solo Phoebe l’aveva scampato.
«Affatto.» mormorò, facendosi da parte per lasciarla entrare «Vieni pure.» Paige era restia ad entrare, ma lo fece lo stesso
«Mi chiamo Paige, comunque.» un’altra “P”, fu il primo pensiero della mora: quante potevano essere le probabilità?
«Avevo perso le speranze di vederti qui..» confessò la ragazza a mezza voce, mentre la conduceva nel salottino. La più giovane scrollò le spalle per poi abbassare lo sguardo e fissarlo sulle intricate trame del tappeto. «Ti è successo qualcosa di strano ultimamente?» Paige deglutì a quella domanda. Come poteva dirle tutto quello che le era capitato? Perché la osservava in quel modo? Forse anche lei..? «Perché sei venuta qui?» Prue di certo non voleva metterla in imbarazzo, o farla sentire come ad un interrogatorio.. eppure.. eppure doveva sapere. Quei grandi occhi spauriti e confusi, quell’irrequietezza che aveva caratterizzato anche lei, negli ultimi giorni.. aveva visto in lei quello sguardo, lo stesso che osservava nel riflesso dello specchio ogni mattina: disorientato, curioso ed inquieto.
«Hai studiato francese?» la domanda della ragazza la spiazzò. Prue schiuse le labbra sorpresa, sedendosi sul bracciolo della poltrona e prendendo a fissarla con le sopracciglia appena aggrottate.. quella ragazzina era molto più strana di quello che pensasse
«Ehm.. sì.» mormorò incerta
«Dis-moi quelque chose.» esclamò Paige, gli occhi scuri fermi in quelli chiari di lei che, quasi la supplicavano
«Tu étudiés François?» domandò titubante l’altra, ansiosa di capire il motivo di tutto quello
«No mai! Nemmeno una volta!» sbottò Paige. Prue non capiva. «Ma lo comprendo. E lo parlo. E lo faccio con tutte le lingue che mi vengono in mente.. persino il latino!» la ragazza agitò le mani in sua direzione, dipingendosi un’espressione eloquente sul volto
«Oh..» mormorò l’altra, grattandosi appena la nuca «Niente.. niente fantasmi, per esempio?» cercò di essere disinvolta mentre diceva quella frase, ma non riuscì nel suo intento. La sorprese che Paige non si fosse sconvolta o spaventata
«Forse.» mormorò pensierosa l’altra, riflettendo sullo strano sogno della notte precedente «Però so di sicuro di aver fatto illuminare la mia penna!» estrasse orgogliosa la sua biro multicolore, allargando il palmo e porgendo l’oggetto a Prue. Questi la esaminò, ma non trovò nulla di particolare
«Non possono essere solo coincidenze..» Prue pensava a voce alta, convincendosi sempre di più della effettiva realtà delle cose straordinarie che aveva visto accadere, aveva sentito raccontare o che aveva semplicemente sognato o immaginato. Poteva essere tutto vero, un mondo da scoprire, esplorare e conoscere che era lì, a portata di mano, protetto da una chiave invisibile che doveva solamente essere scoperta.
Si voltò verso la ragazza e prese posto sul divano di fronte alla poltrona sulla quale si era seduta; portò i gomiti sulle ginocchia e si sporse completamente verso di lei: quella ragazzina, quella Paige, era l’unica in grado di comprendere il suo nervosismo, la sua inquietudine verso fatti inspiegabili, misteriosi e magici che erano piombati sulle loro vite dal nulla. Lei era l’unica che poteva comprendere i suoi sentimenti, che poteva condividere i suoi pensieri e mantenere i segreti che si sarebbero confidate. Insieme sarebbero venute a capo di quel mistero, ne era certa.. doveva essere così. Era una battaglia troppo grande per riuscire ad affrontarla per conto suo «Melinda Warren.» disse concisa.    
Paige annuì «Era una strega.. molto potente. Ho idea.. che abbia a che fare con noi.» le spiegò «Una strega vera, una strega buona.» proseguì, Paige dischiuse le labbra «L’ho sognata.» confessò con un filo di voce «E’ la donna che ho visto condannare al rogo.» Prue sembrava sollevata da quella notizia: aveva forse trovato l’elemento che le accomunava?
«C’è una profezia.» proseguì, ponderando bene prima di recitare le esatte parole a memoria: c’erano tanti punti che doveva ancora chiarire, tra cui le sorelle, l’unione e il legame che le congiungeva.. era solo metaforico o era una legame di sangue? Paige non sembrava familiare con quella parte, forse non era ancora il tempo di rivelare tutto.. «Parla di magia e di un grande potere.. per sconfiggere il male.»
«L’ho visto anche io.. l’ho-» Paige socchiuse gli occhi prima di correggersi «L’ho sentito. Lo diceva lei, Melinda.. prima di essere catturata. Era una specie di filastrocca..»
Rimasero a lungo in silenzio, semplicemente guardandosi.    
Perché tutto quello era capitato a loro? Perché quella faccenda era così enigmatica? Perché entrambe avevano la sensazione di sapere troppo poco? Tra di loro c’era tensione, c’era curiosità e c’era apprensione.. potevano tornare alle loro vite facendo finta che non fosse mai accaduto nulla di tutto quello? No, era troppo forte il desiderio di scoprire, di indagare. Entrambe sapevano che era giusto così, anche se non sapevano attribuire una spiegazione logica a nulla di tutto ciò.
«Mia nonna continua a ripetermi.. che tutto accade per una ragione. Che ci sono misteri inspiegabili che aspettano solo di essere svelati. Di non avere timore dell’ignoto.. dice sempre che quando si è pronti per una cosa, quella viene da te..» Prue aveva rotto il silenzio con parole lievi e al contempo estremamente potenti: era come sentire un discorso di sorella Agnes. E Paige si fidava ciecamente di sorella Agnes. E, senza un motivo preciso, nonostante non la conoscesse per niente, sentiva di fidarsi anche di Prue.
«Cosa dobbiamo fare?» chiese curiosa, alzandosi dalla poltrona e tormentandosi le dita irrequieta
«La mia famiglia, anche se mia nonna lo nega, ha avuto sempre a che fare con qualcosa di occulto, con fatti inspiegabili che sono sepolti nella memoria e nel tempo. E’ il punto zero. Sento che in soffitta ci sono le risposte che cerchiamo.» Prue le indicò le scale, la fece salire per prima. Le fu sufficiente una rapida occhiata nella tasca della tuta per notare che parte della triquetra, debolmente, si stava illuminando.

⁓✧⁓


Paige sentiva un peso indicibile gravare sulle sue spalle. Poteva sentire decine di occhi che la fissavano, mentre camminava davanti a Prue, che la sospingeva, senza toccarla, su per le scale e per il corridoio. Avrebbe voluto seguire la ragazza mora, così da non trovarsi costretta ad osservare le pareti per scorgere il punto giusto per girare da questa o quella parte; invece i suoi occhi si posavano di sfuggita sui vasi antichi, sulla carta da parati ingiallita, sulle lucerne a muro dalle coppe in vetro opaco e soprattutto sui quadri, sui ritratti di famiglia, che sembravano ricambiare il suo sguardo circospetto e diffidente. Non le erano mai piaciuti i ritratti, soprattutto se si soffermava a pensare che tutte quelle persone erano passate a miglior vita da decenni.. non capiva proprio il motivo di tenere tutti quelle raffigurazioni inquietanti in casa, sorveglianti instancabili di quelle che erano stati i loro corridoi, le loro scale, le loro stanze.
Paige sentì un brivido attraversarle la schiena e un goccia di sudore scivolarle lungo la nuca. Si diede della stupida e della paranoica, mentre cercava di soffocare quel fastidioso sussulto sistemandosi il colletto della camicia a strisce che indossava
«Da che parte?» la ragazza le rivolse un sorriso timido fermandosi in cima alle scale, indecisa se andare a destra o a sinistra del corridoio. Allungò il collo in entrambe le direzioni, ma non vide nulla che potesse aiutarla se non la debole luce che illuminava scarsamente le pareti. Prue la raggiunse in pochi passi, premendo l’indice sulle labbra ed indicando la porta che si trovavano di fronte
«C’è mia sorella.» mormorò con un sorriso divertito «Non credo baderà tanto a noi. Ma è sempre meglio non stuzzicarla.» Paige annuì, trovandosi alle spalle della bruna e seguendola, ora più tranquilla, verso le stanze a sinistra. Sentì una sorta di delusione quando si accorse che ognuna delle porte era chiusa, impedendole così di guardare al lori interno: trovava tutto in quella casa così misterioso da farle quasi paura. Dopotutto cosa sapeva di quella Prue? E di quella casa? E se fosse stato tutto architettato per attirarla lì, in quella stanza?
«Non so se sia una buona idea.» sussurrò titubante, mordendosi subito il labbro inferiore. Se avesse avuto cattive intenzioni nei suoi confronti quella frase aveva decisamente segnato il suo destino.
Prue le sorrise.     
Non avrebbe saputo spiegare il motivo per il quale avesse trovato quel gesto così confortante e familiare.. Paige non aveva potuto fare altro che ricambiarlo.
«Ecco qui.» la ragazza dovette fare qualche passo e sporgersi per poter vedere, nella penombra, ciò che il braccio destro di Prue, allungato verso l’alto, le stava indicando. Paige rimase in silenzio per non dar voce a parole che, persino nella sua testa, suonavano rudi e ben poco cortesi: che avrebbe dovuto dire di fronte ad un’ennesima rampa di scale, forse più anonima delle precedenti e ad un’altra porta serrata?    
Si voltò lentamente verso di lei, cercando nell’espressione dell’altra qualche indizio per non risultare totalmente stupida
«Vuoi che vada avanti io?» ipotizzò insicura, poggiando il piede sinistro sul primo gradino
«Se sai come aprire le porte, certo: è chiusa a chiave e la nonna la porta sempre al collo.» Prudence incrociò le braccia al petto con un’espressione irritata e sospirò rumorosamente. Cosa avrebbe pensato di lei, che l’aveva condotta fino in soffitta se sapeva benissimo che lì la loro corsa si sarebbe interrotta? Come avrebbe potuto spiegarle quel desiderio incontrollabile di mostrarle il sottile legno che divideva la casa dalla soffitta, come se fossero sempre stati due mondi a parte?
«Non crucciarti, sorella.» Prue portò di scatto lo sguardo sulla ragazza, sollevando scettica un sopracciglio. Normalmente le avrebbe dato un fastidio tremendo sentirsi chiamare in quel modo da un’estranea, eppure con lei non lo percepiva come un affronto. E anche se avesse voluto protestare, non avrebbe potuto farlo, troppo ipnotizzata e sorpresa dal fatto di vedere la mano dell’altra rovistare in tasca ed afferrare un paio di forcine dai bordi irregolari.    Paige modellò con mano esperta le sottili stanghette metalliche e, mal celando il suo sorriso soddisfatto, prese a cercare il giusto incastro per poter far scattare la serratura
«Non sono certa di voler sapere il perché tu sia tanto brava..» mormorò la bruna, osservando interessata le dita abili dell’altra
«Probabilmente il cosmo mi ha messo diverse volte in posizione da dover essere in grado di scassinare delle porte così da farmi essere abbastanza brava per oggi, in questo preciso istante, ad aprire la porta segreta di tua nonna.» rispose Paige in tono sarcastico, le parole inframezzate per la tortuosità di quella toppa «Tutto accade per un motivo, no?»
Prue la fissò per un lungo istante, il volto concentrato e le mani in movimento. Non stava guardando lei, ma in sua direzione, qualche centimetro sopra la sua testa mentre cercava di udire il giusto scatto per aprire la porta.. non era certa del motivo per cui stesse osservando così attentamente i suoi lineamenti: i grandi occhi maroni come quelli della madre, i lunghi capelli castani e lisci come quelli di Piper, l’apparecchio ai denti che stava sfiorando con la punta della lingua, forse senza nemmeno accorgersene, tanto simile a quello che aveva portato lei alla sua età e quegli indumenti trasandati, spaiati e ribelli, come quelli di Phoebe. Poteva vedere qualcosa di tutte loro in quella ragazzina venuta da chissà dove, provava un senso di protezione e percepiva uno strano legame, nonostante sapesse così poco di lei, a metà di quello sfuggente e caduceo che possedeva con Phoebe e quello forte e simbiotico che aveva con Piper. Quella Paige stava esattamente nel mezzo: avevano vissuto un’esperienza tanto speciale e privata, loro due, che senza nemmeno renderle consce le aveva inevitabilmente avvicinate ed ora Prue voleva darle un ruolo nella sua vita, nonostante tutti quelli a cui pensava le stavano stretti. Lei non poteva essere amica, non poteva essere sorella.. come poteva sentirsi legata in un modo talmente particolare da esserle oscuro?
Fu il sordo scatto della serratura a distoglierla dai suoi pensieri e, schiarendosi la gola per dissimulare le sue guance che sentiva arrossate, prese a fissare la porta, sicura di vederla aprire da un momento all’altro
«Ce l’hai fatta?» Prue aggrottò delusa le sopracciglia quando Paige, abbassata più volte la maniglia, constatò che il suo lavoro era stato del tutto vano
«Io.. ero sicura di avercela fatta.» mormorò la più giovane, osservando tristemente le forcine irrimediabilmente deformate
«Non preoccuparti.» Prue le rivolse un altro di quei sorrisi, cercando di confortarla e, con suo enorme sollievo, sembrò funzionare. Avrebbe voluto tanto trovare un modo ed un motivo valido per farla rimanere, per conoscerla, per scoprire insieme quel mistero che le aveva cercate e scelte e che però si era fermato oltre quella porta.
Era stato incredibilmente bello finché era durato.
«Beh, potremmo cominciare dalla Rosenberg o dal museo.. dopotutto è lì che è cominciato tutto.» Paige si morse il labbro inferiore, scrollando le spalle con noncuranza. Si sarebbe dovuta comportare diversamente, mostrarsi distaccata ora che erano state letteralmente chiuse loro le porte, eppure voleva trovare una scusa per rimanere con quella ragazza, imparare da lei e con lei di quel segreto che le aveva agguantate, trascinandole con esso in un turbinio di emozioni e sinistri avvenimenti
«Potremmo.» lei annuì e combatté per lunghi istanti con la voglia di afferrarle la spala o la mano e condurla in salotto per presentarla alla famiglia. Sarebbe stato uno sbaglio con la nonna: avrebbe fatto troppe domande e l’avrebbe fatta scappare.. senza contare il fatto che avrebbe potuto scoprire qualcosa riguardo ai loro strani sogni, ai bizzarri avvenimenti e soprattutto alla soffitta «Se tornerai tra qualche giorno ti presenterò al resto della famiglia. La nonna odia quando ci sono ospiti inaspettati: vuole offrire i migliori trattamenti.» ridacchiò lievemente, un piccolo sorriso che contagiò anche Paige.     
Le lasciò il numero del suo cerca persone: sarebbe sicuramente tornata.
«Sorelline sono tornata!» Prue sorrise impercettibilmente alla voce lontana e sempre allegra di Piper, che salutava lei e Phoebe di ritorno dall’università. Forse a lei avrebbe potuto presentare frettolosamente Paige, di sicuro l’avrebbe accolta con il suo proverbiale calore, offrendole thè e biscotti. Quell’immagine della dolce Piper le scaldò per un attimo il cuore: era sempre così se lo sarebbe dovuto aspettare, ma ogni volta veniva colta alla sprovvista dall’affetto che nutriva nei confronti della sorella più piccola.
Eppure non era la sola cosa che l’aveva lasciata spiazzata: un sinistro cigolio la fece rabbrividire e, circospetta, girare.    
I suoi occhi, come quelli sorpresi e spaventati di Paige, si fissarono sgomenti sulla porta della soffitta che, lenta e pacata, si apriva alle loro spalle.


Note:

  • Rosenberg Library: biblioteca pubblica ubicata a Phelan Avenue, San Francisco. È situata all’interno della City College della città ed è un punto di riferimento per la maggior parte degli studenti dell’isola. Al 4° piano è collocato un reparto adibito all’apprendimento tramite ricerca;
  • La porta che si apre: mi riferisco all’episodio 1x01, il pilot, dove la soffitta lascia entrare Phoebe inspiegabilmente, dopo che quest’ultima ha provato e riprovato ad aprire la porta. Qui ho voluto farla aprire nello stesso modo misterioso dopo l’arrivo di Piper perché, in quel momento, è in effetti la prima volta in cui le sorelle si ritrovano tutte e quattro insieme all’interno della casa.
   
 
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