Give me love
Il
tempo scorreva lento, con battiti cardiaci irregolari e respiri
affannati. Era sempre lo stesso per Phil, la stessa routine, solo
occasionalmente un diverso sfondo. Non gli importava, sinceramente,
sarebbe potuto essere in una situazione decisamente peggiore, lo
sapeva.
Solo che-
A volte era così solo e così stanco,
ogni fibra del suo essere doleva e nonostante ci provasse con tutte
le sue forze non riusciva a dormire. Ed era il suo dovere rendere gli
umani felici ma a volte la piccola parte egoista del suo cervello
chiedeva perché loro potessero esserlo e lui no.
Phil non piangeva mai, gli era sempre stato insegnato che era futile, ed era d'accordo. Ma alcune notti, quando c'era un freddo pungente e la pioggia filtrava sotto la porta ammaccata del garage,creando pozzanghere intorno ai suoi piedi, poteva sentire la gola chiudersi e gli occhi bruciare di lacrime salate che gli riempivano gli occhi e oscuravano la sua vista.
Phil voleva solo avere la possibilità di dormire, lo agognava, lo bramava. Era divertente il fatto che potessi volere così ardentemente qualcosa che non avevi mai provato, ma presumeva che il sonno fosse dove non dovevi preoccuparti di nulla, e quando le sue ossa avrebbero finalmente avuto riposo e avrebbe smesso di sentirsi come se sfregassero dolorosamente insieme con ogni suo movimento, e i suoi mal di testa sarebbero stati dimenticati, i suoi occhi avrebbero smesso di bruciare, il nodo sullo stomaco si sarebbe sciolto e sarebbe stato in pace. Era qualcosa che Phil poteva solo sognare, almeno per adesso. Faceva il suo meglio per tenere la speranza sempre presente nella sua mente, qualche volta la perdeva un po', ma tirava avanti, e sognava il giorno in cui avrebbe smesso di soffrire.
Phil passò il resto della notte e tutto il giorno seguente a fabbricare una nuova serie di frecce per sé, prendendosi il tempo di intagliarne una per una alla perfezione e addirittura aggiungendoci la sua firma, un piccolo cuoricino alla fine. Non aveva senso ed era piuttosto sdolcinato, ma aveva iniziato a farlo per scherzo un giorno, e non aveva mai smesso.
Pensò
a Dan, e si chiese se stesse bene, probabilmente si sentiva parecchio
male considerando la quantità di alcol che aveva bevuto, ma non era
quello che preoccupava Phil.
Dan aveva guardato Phil con gli occhi
stanchi e senza speranza, e gli aveva detto perché beveva.
L'espressione di Dan rispecchiava esattamente come si sentiva Phil;
la sensazione di dolore e stanchezza perenne che Phil aveva iniziato
a provare dopo anni a lavorare senza dormire, era quasi spaventoso
sapere che anche gli umani conoscevano questo dolore, solo in maniera
differente.
Dan era così giovane, la sua vita umana era appena iniziata, e a volte Phil vedeva quella piccola scintilla di speranza negli occhi di Dan quando parlava, così come Phil sperava di raggiungere la pace e la felicità, Dan ambiva alla stessa identica cosa. Phil si alzò e si stiracchiò, sentendo il lieve scrocchio delle ossa nella sua schiena, causate dall'essere stato seduto piegato troppo a lungo, e l'arruffarsi silenzioso delle piume sulle sue ali quando le spiegò.
A
Phil non sarebbero dispiaciute più di tanto, se solo non fossero
state così inutili. Le sue ali potevano essere usate solo a casa, e
dato che non era mai lì e non ci sarebbe tornato per tanto tempo, le
sue piume si erano ridotte a metà della lunghezza delle sue braccia,
e la maggior parte del tempo erano raccolte e nascoste sotto la sua
pelle, dire che fosse scomodo era un eufemismo.
Apparentemente, a
casa la sua specie aveva ali della lunghezza dei loro corpi, con
piume soffici e dorate, setose al tatto, non grigie e ruvide come
quelle di Phil.
Phil non poteva nemmeno volare sulla Terra, le sue
ali erano inutili, scomode e irritanti, sperava di poterle
semplicemente strappare, piuma per piuma, e non dover mai più
sentirle arruffarsi senza sosta sotto la sua pelle.
Allungò
un braccio dietro la spalla e si toccò, si erano ritratte sotto la
sua pelle e riusciva a sentire due piccole ferite aperte su ognuna
delle due scapole.
Sentì una piuma e la tirò, inspirando
violentemente mentre la strappava da una delle sue ali.
La piuma
era piccola e arruffata, con un paio di gocce di sangue a
punteggiarla, e Phil la guardò male prima di passare di nuovo le
dita sulle sue scapole; le ferite aperte erano chiuse adesso e
sembravano raggrinzite e rugose, come vecchie cicatrici che erano
guarite da tanto tempo.
Phil lasciò cadere la piuma per terra e
raccolse tutte le sue cose, uscendo nella fredda notte per andare a
lavorare.
C'erano parecchie persone in giro quella notte, la
maggior parte erano vestite eleganti, e ancora di più erano già
ubriache marce. Doveva essere un'altra di quelle 'occasioni speciali'
che gli umani celebravano, pensò Phil, non era bravo a tenere conto
del tempo, o ricordarsi tutte le strane tradizioni che avevano gli
umani.
Passò le strade per un po', e trovò un paio di persone da
accoppiare, ma era difficile scegliere le persone quando la grande
maggioranza di loro era ubriaca. Sembrava che l'alcol avesse un
grande effetto sui sentimenti delle persone, e sulla loro
coordinazione, considerando la quantità di persone che avevano già
sbattuto contro Phil.
Le
strade iniziarono a riempirsi sempre di più, quindi Phil decise con
un sospiro di dirigersi verso gli scalini di cemento sgretolato che
portavano al suo posto preferito in quella nuova città. Era una
terrazza che dava all'intera città, con una singola panchina dalla
quale si poteva avere una chiara panoramica di ciò che stava al di
sotto.
Phil ci andava spesso da quando si era trasferito,
per guardare le persone alle quali in genere doveva passare di fianco
da una prospettiva migliore, e per potersi riposare per un
po'.
Quando raggiunse il posto, notò che qualcuno era già
lì, stravaccato sulla panchina per guardare quelle poche stelle
luccicanti che erano riuscite a farsi strada attraverso la nebbia.
Phil scosse la testa e sorrise tra se e se quando realizzò chi
fosse.
'Ciao anche a te' disse dolcemente, per non
spaventarlo.
Dan alzò lo sguardo e ghignò, inarcando un
sopracciglio.
'Ciao. Mi stai seguendo o cosa?'
'È il mio
posto, vengo sempre qui. Quindi potresti chiederti la stessa cosa'
ribatté Phil.
Dan ridacchiò e si rialzò, in modo da lasciare a
Phil lo spazio per sedersi.
'Non bevi oggi?' chiese Phil, gli
occhi di Dan non erano sbarrati e sembrava piuttosto stabile, non
aveva sentito il forte odore dell'alcol nel suo alito stavolta.
'Sorprendentemente
no, è un evento raro, vero?'
Phil annuì e ridacchio, poi vide
che Dan stava iniziando ad arrossire, grattandosi la nuca e
muovendosi a disagio.
'Grazie per uh... avermi aiutato l'altro
giorno. Ero ubriaco marcio e probabilmente non ce l'avrei fatta a
tornare a casa quella notte se tu non mi avessi aiutato' disse
timidamente Dan.
Phil sorrise e Dan gli sorrise in risposta,
riluttante.
'Non potevo semplicemente lasciarti lì, no? E
oltretutto, penso di capire come ti senti' rispose Phil piano.
Dan
lo guardò e annuì, comprensivo, e Phil gli fece un cenno in
risposta, un patto silenzioso di non discutere dei loro problemi e
lamentarsi delle loro vite.
Entrambi tornarono a
guardare la città, osservando il mare di luci arancioni che
brillavano fin dove riuscivano a vedere. Phil riusciva ancora a
sentire le persone sotto che urlavano e festeggiavano e cantavano.
Aprì la bocca per parlare di nuovo ma all'improvviso le persone
diventarono ancora più rumorose, e Phil realizzò che stavano
facendo un conto alla rovescia, e Dan stava mormorando sottovoce i
numeri con loro.
Quando raggiunsero lo zero, ci fu un boato, e i
fuochi d'artificio iniziarono ad irrompere nel cielo, annegando nella
luce arancione della città e illuminando l'intero cielo notturno.
Lontano, Phil riusciva a sentire un orologio battere forte l'ora.
Sobbalzò
quando Dan si allungò verso di lui e lo baciò dolcemente sulla
guancia.
'Pe-per cos'era quello?' borbottò Phil, posandosi la
mano sulla guancia e sentendosi arrossire.
Dan
sorrise.
'Ovviamente bisogna baciare qualcuno a mezzanotte, e tu
eri la mia unica opzione, non che mi lamenti' disse Dan facendogli
l'occhiolino, e Phil si sentì la faccia bruciare come se stesse
andando a fuoco, aveva una strana sensazione allo stomaco, come se
avesse fatto una capovolta all'indietro e si fosse annodato da
solo.
'Oh' fu tutto quello che Phil riuscì a dire.
'Buon
anno nuovo, Phil' disse Dan, prendendo la mano di Phil e
stringendogliela.
Oh, quindi ecco che festa era. Phil non riusciva
a credere al fatto che un altro anno umano fosse già
passato.
'Uh-anche a te' rispose Phil.
Entrambi alzarono lo
sguardo al cielo e guardarono i fuochi d'artificio esplodere sopra di
loro, la notte che si riempiva di colori e suoni.
'Un altro
anno della mia vita che si trasforma lentamente in un terribile
disastro' disse Dan ridacchiando, poi sospirò e scivolò ancora più
profondamente nella panchina.
Phil si accigliò.
'Non
deve per forza andare così. Tu... tu sei una persona grandiosa Dan,
solo che non sei in un posto altrettanto grandioso.'
'Sono nato
qui, non è colpa mia' borbottò Dan.
'Lo sai che non
intendo dire dove vivi' disse Phil dolcemente.
Abbassò lo sguardo
verso le loro mani e realizzò che erano ancora intrecciate, così le
strinse come Dan aveva fatto con lui qualche secondo
prima.
'Troverai il tuo posto in questo mondo, Dan, e sarai
fantastico, ne so abbastanza da esserne certo.'
Dan non lo guardò,
ma Phil vide gli angoli della sua bocca arricciarsi.
'Come fai a
dirlo? Mi hai visto solo ubriaco e miserabile.' Sospirò Dan.
'Perché
vedo che guardi sempre tutti con così tanta curiosità e speranza, e
ci tieni. Ci tieni e vuoi cambiare le cose. E so che lo farai. Questo
sarà il tuo anno, ne sono sicuro.'
Dan era così giovane e così triste, e Phil voleva solo che fosse di nuovo felice. Gli umani avevano una vita corta, e Phil non voleva che il ragazzo la spendesse nel dolore.
Dan
si avvicinò e baciò di nuovo Phil sulla guancia prima di alzarsi
dalla panchina e avviarsi verso gli scalini.
'Ci penserò. Grazie,
Phil, c-conta molto per me.'
Gli sorrise e poi si affrettò per le
scale, Phil sorrise tra se e se mentre continuava a guardare i fuochi
d'artificio ballare sopra di lui.