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Autore: tsubasa_rukia3    04/03/2016    0 recensioni
Sara si trova in Marocco, in cerca di risposte per ciò che le sta accadendo. Ben presto le sue vicende personali si mischiano con intrighi familiari e segreti di corte e in tutta questa tempesta confusa deciderà se prendere in mano le sorti del suo destino. Adam sembra determinato a stare al suo fianco, mentre l'ombra dell'imparatore si fa sempre più vicina.
Aggiornamento settimanale, il venerdì.
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo: Tra leggenda e mito

"Le leggende nascondono verità ai poveri stolti come noi"

L'aveva sentito: un impulso magnetico che la trascinava; non era l'unica. Metà del villaggio era uscito in mezzo alle strade, quella inumana. La nostra città, Laodicea è famosa per il vino delle sue colline; e proprio da quei colli veniamo attirate. Ci guardiamo in sfuggenti visi di confusione, ma le nostre membra non si fermano.
Uscite dalla città, con la notte che ci vegliava, incontrammo un esercito fermo; capimmo subito chi erano: vampire, come noi.
Ognuna aveva vestiti particolari, invece altre erano avvolte da strani mantelli; riuscì ad identificare vagamente la fattura egiziana in alcune e il tessuto spesso della penisola arabica.
Quelle statue stavano guardando una sola figura e segueno i loro volti nascosti, finalmente capimmo che cosa ci aveva atratte: una bellissima donna avvolta da un prezioso abito verde stava ammirando tristemente il mare; i suoi capelli parvero un'estensione riccia della notte e alla loro attaccatura un bianco diadema riluceva, ma ciò che attirò la mia attenzione furono i suoi occhi. Quei dischi emettevano autorità e bellezza d'animo; la cornea era totalmente inglobata dall'iride perlacea, o forse era quest'ultima ad essere stata inglobata, la pupilla non era nera come la pece, no, stupiva catturando lo sguardo di tutte noi, un piccolo zaffiro rotondo e velato da vene cerulee; il tutto veniva esaltato dalla sua pelle ambrata.
-Un vampiro!-, sussurrò qualcuno alle mie spalle e ciò diede inizio ad un brusio di stupore. Un vampiro? Dove? Questo è impossibile!
Mi ritrovai anche io a cercarlo, ci impegai poco, si trovava dietro l'imponente figura, la sua ombra ammantata.
In quell'esatto istante la divina creatura mi guardò con i suoi occhi. Persi il respiro e la ragione. Il mio mondo, ecco cosa era appena diventata. Me lo diceva il mio sangue, urlava e ribolliva: lei è la nostra padrona.
Credo che il mio corpo abbia ceduto, perché dopo mi sono ritrovata in ginocchio con una gonna smeraldina che volteggiava davanti a me.
-Dove siamo?-, mi chiese. La sua voce. Questo mondo non era fatto per sentirla, non ne era degno.
-S-Siamo a Laodicea, ma gli umani negli ultimi decenni le hanno dato il nome di Latakia-, mi sorpresi io stessa. Come ho ho potuto osare rivolgerle la parola?
-Tu!-. Il maschio che non dovrebbe esistere. Sembrava stanco... od erano le ombre della luna a renderlo tale? I suoi capelli corvini e mossi gli incorniciavano la mascella squadrata, mentre una faccia sbarbata mi fissava con severità.
-Sì?-, chiesi. Di nuovo, da dove mi veniva questo coraggio?
-Tu la senti, non è vero?-. Annuì distrattamente.
Una vampira dai capelli neri e lisci mi guardò con intento omicida, mentre silenziosamente mi alzava dal terreno.
-Bene, allora puoi aiutarmi. Faccio fatica alcune volte a capire cosa vuole dire... sembra confusa-, mi spiegò stringendosi il naso all'altezza degli occhi. Il suo arabo ha un'acento esotico. Da dove vieni?
-Ma, I-Io sono una semplice vampira di decima generazione. Non ho il diritto di parlarle-.
La donna inclinò la testa di lato.
-Però, hai il diritto di scelgiere al posto mio.... Strano, eppure dovresti sentire il mio potere che vibra nell'aria. O il tuo sangue è così diluito da essere cieco e sordo?-, mi disse.
L'ho offesa?
-Non mi permetterei mai di offenderla!-, guardai il terreno, -Sono un semplice insetto sotto la sua scarpa-. Ed era così che mi sentivo, un minuscolo essere inferiore che non aveva il diritto nemmeno di respirare la sua stessa aria.
-Bene, allora da adesso in poi sarai la mia voce per questo mondo-, decise.
-Perché?-, mi morsi il labbro. Che cosa ha che non va il mio corpo oggi?!
-Non ti ho scelta io, La Stella del Mattino lo ha fatto. La sua luce sembra cullarti-. Penso che la mia faccia assunse un'espressione perplessa.
-Era questo quello che intendevo. Alcune volte parla in altre lingue, altre sembra che parli con esseri invisibili e per il resto del tempo parla in maniera criptica-, mi spegò il vampiro, la sua ombra.
-Chi siete?-, ebbi l'ardire di chiedere. Credo che stessi iniziando ad abituarmi alla tensione presente, oltre che ad ignorare la moltitudine di esseri immortali che ci fissava.
-Io sono Adam, figlio del fratello dell'attuale Imperatore. A quanto pare sono lo sposo di questa divinità qui presente-, si presentò indicando la figura celeste. Un'erede diretto dei Vladimir? Impossibile!
-Pensi che stia mentendo?-, con gesto secco, prese il bordo del suo maglione e lo strattonò fino allo sterno. Nonostante le ombre e la flebile luce della luna, riuscì a vedere una voglia a forma di tulipano.
-Il simbolo degli eterni!-, sussurrai ad occhi spalancati. Mi rivolse uno sguardo interrogativo.
-Oh, conosci le leggende! Credevo che qualsiasi essere in grado di rimembrarle fosse diventato ormai cenere. Bisogna sempre fidarsi della Stella-, non seppi se stava parlando con me o se stesse semplicemente pensando ad alta voce.
-Vieni, cammina insieme a noi. A quanto pare ho perso qualche secolo di questo mondo. Sarei felice se mi informassi di cosa hanno visto questi tuoi bei occhi color della tempesta-, arrossì. Nessuno aveva descritto così i miei occhi grigi.

 

Qualche ora dopo, stavamo marciando in silenzio come solo un insieme di vampiri era in grado di fare. La nostra destinazione era Minsk, l'attuale Bielorussia. La creatura divina, che scorpì essere chiamata Sara, usò un'altro nome e nonostante ciò riuscì benissimo a capirla. Mi stupivo di me stessa.
 

I nostri piedi mangiarono montagne, vallate, deserti, fiumi e mari; e allo stesso tempo la marcia si era infoltita di altre vampire. Più ci avvicinavmo alla meta, più diventavamo nervose e nessuno osava fare qualcosa che nemmeno la Regina, così avevano iniziata a chiamarla tra di loro, che non avesse permesso alla 'Stretta Cerchia'.
Forse per alcuni è difficile da credere, ma i vampiri hanno una loro lingua ufficiale. Usata in rari casi, ma esiste e io mi ritrovai ad usarla quotidianamente per tradurre i messaggi della Regina. Ero diventata il suo messaggero-portavoce.
Un giorno, per la precisione a Chisinau, si fecero avanti dei delegati della famosa associazione che protegge i vampiri nell'ombra. Chiesero un'incontro con la Regina e lei glielo concesse, nei suoi occhi vidi un'ombra di nostalgia. Forse, in un'altra vita faceva le stesse cose...
-Signora, noi non abbiamo mai sentito parlare di voi e osate spuntare all'improvviso per detronizzare l'Imperatore? Che spavalderia!-, iniziò a chiarire fin da subito una formosa vampira dai capelli biondi e dalla pelle candida.
Iniziano già con il piede di guerra? Alzai un sopracciglio. E per poco non diventai muta alla risposta che dovevo riferire.
Guardai Adam che con un cenno mi fece il segno di proseguire.
-Vi sbagliate. Nessuno può essere detronizzato da un trono che non gli appartiene-.
-Come vi permettete-, la vampira fu rimessa sulla sedia dalla forza di Yuki, la guardia del corpo della Regina.
-Come stavo dicendo-, tradussi,- Io sto solo andando a prendere il mio posto. L'arancia deve essere colta appena diventa matura o rischia di marcire.-, fece una pausa per dare uno dei suoi rari sorrisi scettici,- E poi, è stato lui a creare tutto questo. Non posso certo rifiutare il suo invito-.
La osservai e non potei dire ciò che l'aria trasmise alle mie orecchie: Siccome nessuno vuole rispondere alla mia domanda; devo chiedere direttamente a lui. Adam sbiancò.
Comparvero dal nulla tre fagotti e con un'espressione da far piangere perfino una pietra, li strinse leggermente al petto. La seta si stropicciò legermente al suo abraccio e Adam fece il segnale.
Mi alzai in piedi.
-Mi duole avvisarvi che la Regina ha finito di parlare con voi. Prego, potete accomodarvi all'uscita-, invitai le tre delegate. Divennero delle statue di sale e poi delle persone oltraggiate. E queste sarebbero delle diplomatiche?
-Come osa congedarci! Noi siamo coloro che nascondono i vampiri all'umani-. Non seppi mai cosa avrebbe detto. Le tre ospiti divennero, letteralmente, delle chiazze di sangue.
-Allora, è il momento di aprire gli occhi ai bambini-, setenziò la Regina. 
Ci vollero venti minuti per far girare la voce e meno di cinque per avere i preparativi completi. A quanto pareva, la Veggente aveva avvisato chi in dovere già in anticipo.
La sorella della Regina e la sua amica erano una coppia particolare. Molte volte mi hanno invitata a prendere qualche tazza di te, ma dopo il primo invito declinavo sempre le oro offerte.
Ancora oggi mi chiedo perché Sara mi abbia scelta. Per il mio strano aspetto?
Ho scoperto, quando siamo passate per il Mar Morto, che era sempre stata in grado di vedere il mio aspetto oltre l'illusione; ma, ad eccezione di lei, nessuno ne è in grado.
Quella notte, fu indimenticabile per il resto del mondo e i notiziari umani non fecero altro che diffondere il nostro messaggio: 'I vampiri esistono'.
L'avevamo scritto con tutti i corpi prosciguati della Capitale, impossibile insabbiare l'accaduto; fu anche una buona scorpacciata per tutte noi.
Adam divenne ubriaco, ovviamente di sague, per nutrire la sua sposa. La Regina si nutriva solo dalla ninfa del suo consorte, mentre i gemelli neonati succhiavano il suo latte mischiato a quello umano; ovviamente queste, informazioni appartenevano solo alla 'Stretta Cerchia'.

Raggiunti la città di L'viv, in Polonia, Le Guardie Reali si unirono alla nostra marcia. 
Solo dopo che furono decimate dallo Sguardo della Morte; le seguaci della Regina si divertivano a  dare dei nomi ai suoi poteri, almeno a quei pochi che potevano scorgere.
Mi invidiavano, incredibile ma vero. Perché io ero la sua prediletta, colei che poteva udire la sua voce. All'inizio, quella notte in Siria, non me ne ero accorta; ma dopo pochi giorni capì che quando Sara parlava, ella non muoveva le labbra.
Ho rischiato di essere avvelenata sette volte, morire in 'strani incidenti' per dieci volte e qulache volta mi ritrovavo col corpo irrigidito, siccome qualcuno aveva avuto la folle idea di acquisire le mie capacità facendomi quasi morire dissanguata. Ovviamente, il pazzo piano non funzionò; le tre volte successive in cui mi svegliai con una sete genocida me lo confermavano.

Eccoci qui, alle porte della nostra meta. Il silenzio lo si poteva accarezzare, talmente era spesso. La città era stata ipnotizzata e fatta evaquare, le vampire che conoscevano gli ingressi segreti li aprirono e li resero sicuri, mentre le nuvole minacciavano pioggia.
Ci vollero dieci minuti per entrare; la 'Stretta Cerchia', di cui facevo parte anche io, fu la prima ad entrare insieme a due volontarie per guidarci.

Non ero mai entrata alla Corte e la Sala del Trono sembrava il frutto di un bellissimo dipinto che si sposava con dell'architettura gotica.
Il trono, posizionato a qualche metro dall'ingresso, era avvolto dalle ombre.
-Bene, bene-. Una voce profonda e potente scosse l'aria facendo inginocchiare tutti i presenti tranne la Regina. Con enorme stupore, anche io  fui risparmiata da quell'effetto.
Sara mi osservò per qualche secondo, agrottado la fronte per un'istante.
-La stella del Matino ti benedice anche adesso-, mi spiegò. Fui confusa più di prima. -Ti prego di essere la mia voce, mia cara Sofia-. Annuì sotto shock. Mi stava pregando? Mi diedi un pizzicotto.
-E così, sei tornata dal regno dei morti. Amica mia-, l'Imperatore si alzò dal trono e io, bloccata dai corpi delle vampire, non potei nascondermi dietro la Regina, anzi mi trovavo più vicina al sovrano rispetto a Sara.
-Hai perso il diritto di chiamarmi così-, la mia voce era diversa. Piena di fiducia, un tono più bassa e autorevole. O per Allah, oggi è la mia fine, non è vero?  Mi chiesi non appena fui fulminata dagli occhi cremisi del potente Vladimir.
Me lo immaginavo ormai decrepito, dopotutto era un sovrano di quasi cinque mila anni; invece un vampiro dai tratti di un quarantenne stava facendo dei piccoli passi verso di noi. I capelli corvini, che erano ancora folti e lucenti, incorniciavano un fisico statuario sebbene avvolto da vesti antiche di qualche secolo. Solo la leggera patina bianca sulle sue iridi scarlatte tradiva un segno della sua lunga vita. Sorrideva. Confidente di se stesso.
-Beh, ormai non ricordo più il vostro nome. Perciò come potrei mai chiamarvi?-, la sua pronuncia della lingua vampirica era perfetta, -Ora ricordo. Mi hanno detto che oltre a chiamarvi 'Regina', in pochi vi chiamano Sara. Farò così-, decise.
Un leggero ridacchiare fu diffuso nella sala e solo allora mi accorsi che dietro alle due file di colonne che incorniciavano il tappeto, quello che dall'ingresso andava fino al trono, c'erano delle dame avvolte da vestiti preziosi. Le mogli!
-Ma come. Dopo tutti questi anni non avete perso il vizio di circondarvi dei vostri giocattoli?-, le mie labbra avevano una volontà propria, ormai.
L'espressione derisoria scomparve dai suoi tratti maschili.
-Facciamola finita. Se siete venuta per una battaglia, sarò felice di porre fine alla vostra vita-. Perché sta guardando me?
-L'unico motivo, perché stai ancora respirando, è la mia volontà. Rispondi con la verità o la morte ti sembrerà una benedizione irragiungibile-, finalmente capì. La Regina mi stava accarezzando i capelli e forse per quello le mie parole erano accompagnate da strane immagini nella mia testa. Le mie parole? Sono le sue.
Rise.
Come si permetteva?
Un momento. Questa rabbia non è mia. Questo senso di potere non mi appartiene e questo infinito dolore non l'ho mai provato.
Le lacrime mi uscirono dagli occhi, stupefatta raccolsi qualche goccia. Sui miei palmi, delle irregolari sfere di rubino brillavano. La Regina sta piangendo.
-Che tu sia maledetto Imperatore!-. Ecco. Queste erano parole mie e questa era la mia rabbia.
-Io non farei arrabbiare la benedetta dalla Stella-, aggiunse la Regina.
Vladimir s'irrigidì.
Iniziai a sentire stanchezza, questa storia era inutile. Il serpente che si mangia la coda.
-Non intendo prendere il tuo trono. In onore della nostra vecchia amicizia rispondi solo a quest'ultima domanda: Dove è mio figlio-. Vidi un mircaolo. L'Imperatore sbiancò dalla paura.
Inclinai leggermente la testa.
-Qual'è stato il tuo errore?- chiesi. Ed ero io a volerlo sapere.
Una luce uscì dalla sua fronte. Cercò di scappare, ma delle radici si avvilupparono intorno a lui. Della cenere fluttuante lo circondò e quelle corde vegetali scomparirono.
-La verità compare sempre-, e nel dirlo mi sentì stanca come una donna vissuta, amareggiata.

Finalmente, eravamo riuscite ad imobilizzarlo. Le poche stolte che avevano provato a fermarci coprivano il pavimento sotto forma di ferro liquido.
Sentivo il corpo stremato, mentre la mia Regina era fresca come una rosa.
Riformulò la domanda:-Dove è il mio bambino!-. Comparve nuovamente quel cono di luce e da esso immagini piene di verità colmarono la nostra mente: l'aveva ucciso in un impeto di rabbia.
Nessuna madre vuole assistere all'assassinio del prorpio figlio.
Sentì qualcosa spezzarsi dentro di me, e quella spaccatura mi uccise.
Gridammo e il mondo smise di avere importanza.
L'imperatore divenuto cenere, insieme alle sue mogli, non aveva rilevanza.
Adam che si alzava non aveva importanza.
Le vampire che ci avevano seguito, che tremavano di paura e piangevano, non avevano importanza.
L'aria che mancava dai miei polmoni, non era importante.
La nostra sofferenza specchiata negli occhi di entrambe era solo un fardello; vederla riprodotta in quelli di Adam era solo un'altro riverbero doloroso.
I tre bambini non importavano, nemmeno loro. 
Sentì le coperte dell'oscurità che, promettendo serenità, provenivano dalla Regina.
Mi diressi verso di lei, ci abbracciammo e ci preparammo ad essere avvolte da un bel sonno rassenerante.

"Layla! Sofia! Svegliatevi!"
Chi era? Chi disturbava il nostro sonno? Una strana luce mi avvolgeva e vidi due donne.
Entrambe sembravano due dipinti viventi della regina. Quella coi capelli castani e senza la corona, cercava di scuotere l'altra.
"Layla! Layla!", continuava ad urlare.
"Ti prego! Avevi promesso che avresti cresciuto i miei bambini! I nostri bambini!", si mise a piangere.
Mi riaddormentai.

Una vita dopo, i miai occhi si riaprirono. La Regina dai capelli castani mi diede uno schiaffo, ebbi la sensazione che non fosse il primo.
"Svegliati!".
Sono sveglia, le feci notare fermando il prossimo.
"Tu sei la prediletta della Stella. Ti prego, illuminala!".
Non capisco. Io non ho dei poteri particolari. Non ho nemmeno un oblige. Ad essere onesta non ho ancora capito la storia della Stella, le confessai.
"Tu sei quasi uguale a me. No, anzi più potente. In te il sangue della prima generazione si è risvegliato e sembra che la Madre, La Stella del Mattino, ti adori.".
Voi state parlando in un'altra lingua.
"No! Devi fare qualcosa! Sei l'unica che può fare qualcosa! I miei bambini!", gemette. La sua disperazione, lentamente mi abbracciò e delle immagini mi riempirono la mente.
Io cullavo dei piccoli fagottini di tenerezza, li osservavo camminare, li assistevo nella loro prima caccia di sangue, aiutavo il loro apprendimento, giocavo con loro, li sgridavo per le sciocchezze che avrebbero potuto fare.... E un groppo mi si formò in gola. 
Avrebbero fatto tuttto questo senza di me?!
No, io li ho portati in questo mondo, hanno bisogno di me come io di loro! 

I MIEI BAMBINI!

"Raziel, tesoro mio. Ormai, è l'ora di tornare a casa", gli sussurrai all'orecchio.
"Ancora un po'", si lamentò stringendosi di più sul mio petto.
Sorrisi. Arrivare su questo pianeta è stata un'ottima idea. La nostra razza è rinata e La Madre mi ha benedetto con dei figli. Il mio primogenito, Raziel. La luce dei miei occhi.

 

"Madre!Aspettate! State correndo troppo velocemente! Il mio cavallo non riesce a stare dietro al vostro passo!", si lamentò.
"Tesoro, ma sto andando già troppo piano!", lo presi in giro tirandogli dolcemente le orecchie, " Inoltre, siamo in ritardo. Tua sorella si arrabbia se non arriviamo in tempo alla sua festa".
Mise il broncio.
"Dai, quando crescerai faremo delle bellissime gare di corsa", gli promisi.
"Non è vero". L'aria si fece fredda.
"Io non crescerò. La vita mi verrà strappata per la sete di potere. Non mi vedrete mai sposare una donna e non avrete mai il caloroso sorriso di una nonna".
Una macchia di sangue iniziò ad uscire dal suo stomaco. Il cavallò scomparve. Le vesti si distrussero e la carne iniziò a squagliarsi.
"RAZIEL! RAZIEL"

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-Adam, che facciamo?!-, chiese per l'ennesima volta Yuki.
Fatima stava gestendo le altre vamipre, mentre Mariam stava stringendo la mano di Sofia.
Nessuna di loro due si svegliava da due giorni e le vampire si stavano innervosendo. I bambini sembravano privi di vita, addormentati, come loro due. Abbiamo fatto venire le curatrici più famose ed esperte e nessuna di loro era stata utile.
Tutti avevano visto il miracolo di Sofia. Tutte avevano cercato di prendere i 'Sacri Zaffiri' e tutti avevano assistito al leggendario incontro.
E solo Adam e Mariam assistettero all'immenso potere di Sara. Gli ci vollero mesi per scoprire che in realtà era stata Sofia a riportarla in vita.
I due corpi, quello esile della vampira siriana e quello autorevole della Regina, si unirono in uno solo.
Quello fu l'istante in cui i neonati iniziarono a piangere.
Quello fu l'istante in cui i Vampiri iniziarono ad uscire verso il sole e quello fu l'inizio del Regno di  Menigišiti.

 

FINE

  
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