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Autore: Miss_Sunshine    27/03/2009    7 recensioni
È un giorno speciale per Cuddy ma che sembra perdersi nella solita routine… Ma cosa succede quando House si ricorda cos’ha di speciale quel giorno? Sarà un compleanno diverso per Cuddy? Sarà l’inizio di qualcosa? Leggete e scoprite!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greg House, Lisa Cuddy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Dunque, questa è la mia prima fanfic in assoluto. Ho voluto cimentarmi in questo genere cominciando dalla coppia Huddy, che io trovo semplicemente stupenda… Accetto critiche e consigli per migliorare le prossime fanfic… Kisses e… Sunshiners 4ever!

Disclaimers: I personaggi di questa storia non appartengono a me, ma a chi li ha creati. La storia è frutto della mia fantasia.

Fastidioso.
Molto fastidioso.
Queste erano le uniche parole che la donna riuscì a pensare quando sentì il rumore della sveglia che le segnalava che un altro giorno era già cominciato. Ma quello, si disse, non era un giorno come tutti gli altri anche se probabilmente sarebbe finito per esserlo. Di controvoglia staccò la sveglia e si alzò dal letto per dirigersi in bagno. Le ci vollero venti minuti di doccia gelata per svegliarsi completamente, ma infine si recò davanti l’armadio e aprì le ante. In fondo quello era un giorno speciale quindi poteva anche osare un po’ più del solito… Si decise per una gonna sopra il ginocchio e una giacca bordeaux e abbinò una camicetta rosa in chiffon, scarpe coi tacchi alti foderate in raso dello stesso colore del tailleur. Lasciò i capelli sciolti. Lisa Cuddy uscì di casa per recarsi in ospedale e cominciare un'altra settimana.

Insignificante.
Davvero insignificante.
Questo era il modo che Gregory House usava per definire il suono della sveglia. Si alzò dopo circa un’ora buona che questa aveva suonato la prima volta e ci impiegò altri quindici minuti per raggiungere il bagno attraverso il caos che regnava sovrano nel suo appartamento. Dopo si concesse una tranquilla colazione, tanto non c’era mica fretta di andare al lavoro. Tornò in camera, indossò un paio di jeans lasciati in giro la sera prima e una maglietta grigia col disegno di una chitarra elettrica blu e rossa, un paio di sneakers, il suo inseparabile bastone con le fiamme ed era pronto ad uscire. Già due ore di ritardo ancor prima di essersi anche solo avvicinato al PPTH.

Irritante.
Non c’era altro modo per descrivere il ritardo costante di House ogni mattina. Lisa si preparò psicologicamente allo scontro. Vide House passare davanti al suo ufficio ed aprire la porta.
-Buongiorno, raggio di sole!
-House hai due ore di ritardo!
-Uhmm, sì, ’sta mattina ho fatto presto…
-Non oso immaginare a che ora ti presenti quando fai tardi!
-Se vuoi domani posso darti una dimostrazione.
-Non ci tengo, ma grazie lo stesso! Comunque ho dato un’occhiata agli esami che hai richiesto per il paziente e mi sembrano del tutto fuori luogo visto che ancora non hai neanche uno straccio di diagnosi!
Uno a zero.
-In effetti, tutti quegli esami non mi servono… Posso sempre vivisezionarlo… Però dopotutto è facile parlare quando passi la giornata a calcolare bilanci invece che a salvare la vita alla gente…
Uno a uno.
-Vorrei farti notare che è abbastanza probabile che se vivisezioni un paziente quello non sopravvive a lungo…
-È vero ma se lo curo con calcoli e bilanci non sopravvive di certo…
Due a uno. E pure quella volta House aveva vinto.
-D’accordo, fai gli esami.
-Grazie, raggio di sole.

Noioso.
Assolutamente noioso.
Questo Gregory House pensava di quel tempo morto mentre si trovava da solo a lanciare la sua palla anti-stress contro il muro per poi riprenderla all’ultimo secondo. Se non aveva nessuno da torturare i suoi pensieri vagavano e non era sicuro della direzione che avrebbero potuto prendere. Quella mattina aveva vinto la sua sfida verbale quotidiana con Cuddy, ma non aveva potuto fare a meno di notare quanto fosse sexy quella mattina. Più delle altre volte, a dire il vero. Chissà perché, poi…

Frustrante.
Ecco com’era vedere House che entrava nel suo ufficio con sicuramente un’altra diagnosi strampalata in testa. Quella mattina doveva essersi sentito punto sul vivo perché da quando lei lo aveva accusato di non aver formulato nessuna diagnosi sul paziente lui gliene aveva portate addirittura tre. Ora era finalmente il momento di quella giusta.
-Ho capito cos’ha.
-Non avevo dubbi. Certo se mi avessi risparmiato le stupidaggini di prima sarebbe pure stato meglio…
Era in vantaggio, doveva cercare di mantenersi su quel piano.
-Almeno ora lo posso curare. Non mi sembra che tu abbia contribuito molto, razza di scansafatiche travestita da medico.  
Un altro pareggio.
-Almeno io non l’ho quasi ucciso tre volte in mezza giornata!
Di nuovo in vantaggio.
-Almeno io salvo vite che sono sempre più importanti dei bilanci di un ospedale. Un ospedale che gestisci anche mediocremente visto che mi ostacoli sulle diagnosi e quindi rechi ai pazienti ore in più di sofferenza.
Non c’era niente da fare. House era più forte.
-Sparisci, House.
-Ai tuoi ordini incantevole strega!
E se ne andò con un sorriso. Non tanto perché aveva vinto per la seconda volta la sfida verbale con Cuddy, quella era normale amministrazione. Ma perché si era ricordato cosa aveva di speciale quel giorno.

Stancante.
Terribilmente stancante.
Ecco com’era stata quella interminabile giornata di lavoro. Cuddy era appena tornata a casa. Aveva uscito un’insalata confezionata dal frigo e l’aveva mangiata ancora vestita come la mattina. Un’altra volta quella giornata che doveva essere speciale era rimasta una giornata come le altre. Stava per andare a cambiarsi, quando sentì bussare alla porta. Andò ad aprire e rimase sconcertata nel vedere House a pochi centimetri da lei.
-House che ci fai qui??
-Oh, ma come siamo gentili! Non sai che gli ospiti si accolgono con un “prego, accomodati pure”?
-Ma io non voglio che tu entri! Questa è casa mia, non il mio ufficio!
-Sul serio?? Non sapevo fosse casa tua, credevo ci abitasse Kate Moss! È una tua vicina per caso? Perché questi li avevo portati per lei, ma se la vedi puoi darglieli tu.
E detto questo fece apparire da dietro le spalle un enorme mazzo di tulipani gialli.
Lisa era davvero meravigliata. Che avesse capito? Che si fosse ricordato? Ma cosa andava a pensare?! Quello era Gregory House!
-Allora… non li vuoi?
House la riportò alla realtà.
-Eh? Ah, si certo…
Lisa era ancora a bocca aperta quando prese i fiori tra le braccia.
-Dunque…Uuhm… vuoi entrare…?
-Ora finalmente ti ricordi come si fa! Devo dire che voi donne siete strane in fatto di buone maniere!
E mentre diceva questo era già entrato in salotto e si era comodamente seduto sul divano in pelle.
-Io vado a cercare un vaso per i fiori…
Così Lisa poté eclissarsi per qualche minuto. Aveva bisogno di riordinare le idee, di ragionare. Perché House le aveva portato dei fiori? Si era ricordato? Ma questo era impossibile! Ma allora perché le aveva regalato quegli splendidi fiori? Non era da House.
Una voce la distolse dai suoi pensieri riportandola alla realtà.
-Sei andata a prendere il vaso in vetreria per caso?!
-No! Eccomi… arrivo…
Ecco, quello era House!
Lisa tornò con i fiori sistemati in uno splendido vaso.
-Capisco che il mio fascino ti ha sconvolta, ma se non metti l’acqua i fiori muoiono.
Accidenti! Ma come aveva fatto a non accorgersene?!
Corse in cucina, mise l’acqua nel vaso e finalmente lo sistemò su un mobile e si andò a sedere accanto ad House.
-Allora dov’è la festa?
-Quale festa, scusa?
-Pensavo stessi facendo una festa. Ma se non è così allora devi rendermi i fiori!
-Ma che gentiluomo!
-Però se non c’è una festa bisogna rimediare.
-Cosa vuoi dire?
Cominciò a capirlo quando vide che House stava avvicinando il proprio volto al suo, accarezzandole i capelli con una mano e avvicinandola a sé con l’altra.
Lisa avrebbe voluto fermalo, chiedergli cosa stesse facendo, ma il suo corpo sembrava voler solo assecondare House.
-Greg…
Ma non riuscì a dire altro perché lui la stava già baciando e lei si trovò a corrispondere quel bacio e scoprì di desiderarlo da molto tempo. Lasciò che il bacio si approfondisse e accarezzò il viso dell’uomo che quella sera l’aveva sorpresa.
Lui le tolse la giacca e lei non glielo impedì. Poi passò alla sua camicetta lasciandola solo col reggiseno di pizzo rosa, ma anche quello non durò molto.
Lei gli aveva sfilato la maglietta e ora gli accarezzava la schiena. Lui le baciava il collo e ora scendeva verso i seni.
Lisa avrebbe voluto fermarsi un attimo a chiedersi cosa stava facendo, ma per una volta poteva mettere da parte la razionalità, perché non c’era niente di razionale in quello che stava succedendo.
Sentì che Greg le sollevava la gonna per accarezzarle la coscia con una mano, mentre l’altra era ancora tra i suoi capelli.
Non immaginava che Gregory House potesse essere così dolce.
Gli baciò il petto e sentì scivolare via la gonna, così si concentrò sui pantaloni dell’uomo che ormai la stava sopra.
Era perfetto, mancava solo una cosa…
-Buon compleanno, raggio di sole…
Glielo aveva sussurrato in un orecchio e poi era tornato a baciarla.
Ecco, ora era davvero tutto perfetto.
  
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