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Autore: CamYagamii95    06/03/2016    2 recensioni
Distopia.
In un periodo non meglio precisato, lo Stato ha il controllo delle vite di ogni cittadino e di tutti i suoi aspetti: formazione scolastica, lavoro, persino la vita sentimentale, vissuta in funzione della procreazione.
Che succede a coloro che cercano di adeguarsi al sistema ma sono delle anomalie?
Genere: Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

La sveglia suonò alle 7:30. Alessia afferrò il cellulare e aprì solo un occhioper spegnere quel fastidioso trillo, poi si rinfilò sotto le coperte e tornò a dormire.

Dopo mezz'ora, che a lei era sembrata solo cinque minuti, si svegliò col respiro affannoso. Avrebbe davvero dovuto smetterla con questa storia dei ritardi. Sin dall'anno precedente, quando aveva raggiunto l'età per lavorare, lo Stato le aveva assegnato un posto da operaia in un'azienda agricola. Non era quel che voleva fare, ma sicuramente non poteva opporsi al sistema.
Se un giorno fosse stata in ritardo probabilmente l'avrebbero presa per oppositrica politica. E di sicuro non poteva permettersi di attirare l'attenzione su di sè. Aveva già altro da nascondere, ci mancava solo l'opposizione poilitica.
Fortunatamente aveva già fatto la doccia la sera precedente, così le bastò addentare velocemente qualcosa per colazione, sciacquarsi il viso e mettersi addosso qualcosa dic omodo per essere pronta.
Alle 8:30, l'inizio del suo turno in azienda, lei era già nell'ingresso a chiacchierare con gli altri. Lo Stato non scoraggiava la comunicazione fra loro, non era previsto alcun divieto in tal senso; ma d?altra parte si parlava sempre di argomenti sciocchi e futili, tipo l'ultimo episodio di quei stupidi reality che mandavano in tv, pettegolezzi a caso su celebrità senza alcun merito e simili. Non si parlava mai di politica, o perlomeno mai seriamente, e soprattutto non in luoghi pubblici.
Proprio mentre stava per suonare il segnale che segnava l'inizio del turno, arrivò Sarah. Alessia si finse intenta a sistemarsi un ciuffo dei capelli per non salutarla, e si allineò in fila con gli altri operai.
Il capo-reparto diede a tutti loro un paio di guanti ed un camice, controllò che nessuno di loro avesse addosso gioielli o cosmetici di alcun tipo e poi li fece entrare nella zona cernita. Era ottobre, tempo di piena per la raccolta delle olive. Il loro compito era selezionare le olive che scorrevano su un nastro: le più belle, dopo lavaggio, cottura e confezione, sarebbero state vendute direttamente al consumo, mentre quelle ammaccate e non molto grandi sarebbero servite alla produzione dell'olio. Era una tipicità del posto, e lo Stato ci teneva al fatto che ogni luogo con delle eccellenze ricevesse degli incentivi alla produzione, in modo da arrivare ad un'economia semi-autarchica.
Dopo quattro ore di intenso lavoro, in cui il nastro non si era fermato un attimo, suonò un altro segnale: il turno era finito.
Alessia era stata molto presa dal lavoro che sicuramente non consentiva alcun pausa, ma lei ci si era immersa più del solito e più del dovuto: tutto pur di non avere pause e guardare per sbaglio in direzione di Sarah.
Ora gli operai potevano riposarsi. Si diressero verso un contenitore in cui gettarono i camici, che venivano lavati e igienizzati prima del riutilizzo, e gettarono i guanti, poi si diressero verso la mensa.
Ad ognuno di loro, a seconda delle esigenza misurate dallo Stato, era assegnato un menu diverso. Bastava scorrere una tessera in una specie di registratore di cassa e questo stampava una lista di cibi, da presentare poi all'addetto alla mensa. A lei era toccata pasta e piselli, purea di patate, dell'insalata poco condita, una barretta di cioccolato scadente e una mela rossa. Lei sorrise sarcastica, mentre altri guardarono il suo vassoio con invidia. Lo Stato aveva interesse che lei ora fosse ben nutrita.
Con la testa immersa nei suoi pensieri, si accomodò ad un tavolo vuoto.
Poco dopo le si sedette di fronte il suo migliore amico dai tempi della scuola, Giovanni, e altre due ragazze con cui parlava di tanto in tanto.
- Che succede? - le chiese il ragazzo, che la conosceva troppo bene per non notare la sua aria pensierosa.
- Ma hai visto quanta roba mi hanno dato da mangiare? - gli chiese lei di rimando. C'era dell'altro, ma non le andava di parlarne, specialmente di fronte alle due ragazze, che non conosceva molto.
- Già, ultimamente sei un po' magra, qualcuno dev'essersene accorto. - scherzò Giovanni.
- Non credo proprio - rispose Alessia, prendendosi fra le dita il rotolino che aveva sulla pancia - sai benissimo perchè improvvisamente mi danno tutto questo cibo.
Si fermò perche la voce le si stava spezzando.
Ogni donna, ognuna ad una diversa età, che veniva calcolata dallo Stato a seconda del ciclo mestruale e di altri parametri, riceveva una lettera. Quella lettera aveva lo stesso contenuto per tutte. Lo Stato si premurava di avvertirle che avevano appena raggiunto la loro età più fertile, che la maternità era un'esperienza unica ma soprattutto che una nuova vita non avrebbe portato ad altro che a prosperità, e quindi - per dirla in breve - era ora di procreare. Alle ragazze era lasciata una scelta, infatti potevano indicare il partner con cui preferivano portare a termine il compito. Perchè di un compito si trattava, nonostante le belle parola. Infatti, se il partner indicato non fosse stato fertile, o se la ragazza non aveva alcun partner da indicare, lo Stato procedeva all'individuazione di un compagno compatibile.
Alessia non aveva una scelta. La persona a cui pensava non sarebbe mai stata un'opzione.
Giovanni capì a cosa Alessia si stesse riferendo, e le prese una mano.
- Sopravviverai anche a questo - le disse semplicemente.

Quattro anni prima
Qualcuno le toccò il braccio, e lei tornò alla realtà.
Alessia era in classe e stava sognando ad occhi aperti. Per fortuna Giovanni l'aveva "risvegliata".
- Allora? - le chiese la professoressa.
Giovanni le sussurrò quasi inintellegibilmente "Hugo", e lei iniziò a parlare senza fermarsi un attimo.
Poco dopo suonò la campanella, e lei si interruppe. Pensava che avrebbe continuato a parlare di Jean Valjean e degli amici dell'alfabeto per sempre.
Mentre la professoressa usciva per cedere la cattedra alla collega di Economia Aziendale, lei si immerse nuovamente nei suoi pensieri.
Stava pensando ad una persona e proprio non riusciva a contenersi. Non vedeva altro che i suoi capelli nerissimi e le sue labbra carnose e rosse.
Qualcosa la distolse dalle sue fantasie, anzi qualcuno. La persona cui stava pensando l'aveva appena salutata.


Note dell'autrice
Innanzi tutto, grazie per aver letto! Mi scuso per la brevità del capitolo, ma ho colto un'idea di getto sul pullman e ho cominciato a scrivere, e non mi sembrava il caso di dilungarmi troppo... Se volete saperne di più dovrete continuare a leggere :p
E poi, ringrazio anticipatamente chi spenderà due minuti del suo tempo per scrivermi due righe di recensione, o anche con messaggio privato se preferite: non scrivo da anni e i miei studi non includono la letteratura, per me le critiche, che mi facciano notare i miei sbagli, sono importantissime!
Ma ringrazio anche i cosiddetti "lettori silenti", spero tornerete.
In quanto alla frequenza dei capitoli, non prometto nulla: ci saranno settimane in cui non pubblicherò nulla e settimane in cui pubblicherò ogni giorno, spero sarete pazienti con me!
Ora la smetto di ammorbarvi con le mie chiacchiere, alla prossima!
   
 
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